blue rooms (più ripido è il fondale più alta è l’onda)  

 

 di Alessandra Cava

«Or come faremo a sapere le nuove del mondo?»

«ci sono pur sempre le rose, / ci sono pur sempre i gerani…»

 

uno spostamento, non un passo, più volte, questa mattina, anche i massi, più volte, causando, rischiando di inghiottire, causando la demolizione, delle correnti

 

si è reso necessario, questa mattina, uno spostamento di forme, queste barriere, figuriamoci cosa accadrà, si ammette che le cose possano cominciare, si ammette che le cose, più volte, possano cominciare prima, anche i massi, ma non che possano finire, questa mattina, dopo di noi

perché il mare sia clemente, a solo due metri dai massi, è necessario tenere, a protezione dell’asfalto, la città intatta, dal periodo e dalla frequenza, delle ultime ore, si ammette che, una zona soggetta, al presente, non può disertare, dopo che, ancora danni, ancora, la demolizione delle barriere, anche i massi hanno ceduto, l’unica possibilità, la fine, uno spostamento di forme invece che di sostanza

 

s’immagini cosa potrebbe accadere, s’immagini, uno spettacolo, dopo che, nelle scorse ore, c’è stato il cedimento, figuriamoci, anche i massi, frequenti in questo periodo, cosa accadrà, in quel punto, all’approssimarsi delle aree, se è bastato, uno spostamento, si è lasciato vedere, un continuo fenomeno, bloccato, per evitare, il prevedibile, invece che, dopo che, dopo di noi, continua a rimanere, la città intatta, il primo mare, vuoto di gente

 

il movimento ondoso, un continuo fenomeno, chiamato anche stato del mare, in qualche modo, sarebbe uno spettacolo, invece, essendo stato bloccato, ha provocato, con il trasporto delle correnti, il prevedibile, una definitiva irreperibilità, finché, in ultima analisi, figuriamoci cosa accadrà, essendo, la presenza umana, e la sua mancanza, ancora da provare, in qualche modo, non è facile prevedere, in quel punto, una mareggiata, l’eccezionalità della vicenda, dove sono andati

 

quasi ovunque, si ammette, che la loro scomparsa sia totale, eppure, finché il mare, quello che è organico e vivente, continua a rimanere, si può, telefonare al mondo, e dire, più ripido è il fondale più alta è l’onda, e anche, quello che è organico e vivente, dopo di noi, continua a rimanere, anzi, è ancora più alto, anche i massi, in località, in quel tratto di costa, senza lasciare traccia, di interruzione, una definitiva irreperibilità, è ancora da provare, uno spostamento di forme, per effetto, di erosione in atto

 

si ammette che le cose possano cominciare, con mare calmo, vuoto di gente, si ammette, anche, la loro scomparsa, le cose, con creste e flutti, si è avvicinato, mosso dopo l’estate, ancora di più, più volte, il pericolo, è facile prevedere il peggio, ciò che fa il silenzio, di un continuo fenomeno, aumenterà sul serio, uno spettacolo, e il suo contrario, nessuno si è lasciato vedere, la gente non è, e, anche i massi, sono in agguato, da nord a sud, bisogna solo sperare, il peggio, non una nota musicale, è altamente improbabile

 

non hanno luci, perché, per evitare che, la demolizione, all’approssimarsi delle aree, le case, i relitti, i massi, sia, la fine stessa, la fine del, la terra, la diserzione in massa, la distruzione delle barriere, prevedibile, in uno stato di agitazione costante, uno spostamento, anzi, in ultima analisi, il naturale, e, anche, il suo contrario, quasi ovunque, è ancora da provare, la città, appena abbandonata, la situazione, anche i massi, se non sia un sogno, perché sono andati, e dove, le previsioni, frequenti in questo periodo, si ammette che, l’eccezionalità della vicenda, sarebbe uno spettacolo, vuoto di gente

 

figuriamoci, le case, s’immagini, non hanno luci, non potrebbero essere che fantasiose, quasi ovunque, s’immagini, se non sia un sogno, o rarefazione, lo spopolamento repentino, poiché il mare, una successione di stati, continua a rimanere, organico e vivente, in uno stato di agitazione, ancora, una significativa traslazione dell’acqua, e figuriamoci, se non fosse per i rischi, i danni, i relitti, sarebbe uno spettacolo, con creste e flutti, senza traccia, è ancora da provare, che le cose possano cominciare, più volte, figuriamoci, che le cose, possano finire, una nota musicale, una rarefazione, anche i massi, questa mattina, figuriamoci, dopo di noi, un continuo fenomeno, un’evacuazione

 

salvatoreinsana_noticeofstorm2

 

*

 

[Questo testo è stato composto per Notice of storm, un progetto di Salvatore InsanaDehors/Audela.

L’esposizione Notice of storm, a cura di Valentino Catricalà, è visibile fino al 30 settembre presso la galleria 16 Civico nell’ambito di Scenari Europei, festival a cura di Florian Metateatro (Pescara).]

 

 

 

Print Friendly, PDF & Email

2 Commenti

I commenti a questo post sono chiusi

articoli correlati

Per I Tolki di Ida Travi

di Daniele Barbieri
La parola, quella che caratterizza i Tolki, quella che li fa essere, secondo la intrigante espressione lacaniana, dei parlêtre, non è la parola della poesia, e nemmeno quella della letteratura in genere: è scritta, ma suona come parlata; è pensata, ma suona come spontanea, presente, non meditata; sulla pagina è muta, ma ha ugualmente tono, suono, intonazione. È per questo che questi versi si possono permettere di usare parole ormai difficilissime in poesia: luna, vento, cuore, fiore…

La prima notte al mondo

di Luigi Finucci
Tutto il senso si racchiude
in una stanza di ospedale.
Il nascituro numero due
del venti aprile duemilasedici
non proviene dalla matematica.

L’unico comandamento a cui
appellarsi, è che l’uomo
assomigli ad un fiore.

instamatic

di Mia Lecomte
Cerco con angoscia la risposta sulla faccia di questi due. Un uomo e una donna, a una prima occhiata totalmente sconosciuti. Me l’avranno mandata personalmente, la fotografia? Insieme, o uno solo di loro? Il fatto di non riconoscerli subito mi inquieta. Ma il peggio sta alle loro spalle: posano davanti alla casa dove sono nata e ho trascorso parte dell’infanzia. Casa mia, la prima.

Materiali per un report (racconto di Palermo)

di Andrea Accardi
[...] Di certo l’estraneo conosce quel senso di disperazione che ti prende verso sera, quando il buio arriva da ogni lato e l’amore non può più proteggerti. Quando pensi alle case e agli appartamenti degli altri, davanti a una fotocopiatrice o ai limiti di un bosco. Eppure dobbiamo guardare senza angoscia l’incubo di cui siamo fatti

Lettera all’indirizzo degli uccelli

Carmen Naranjo è figura centrale nella storia letteraria costaricana. Scrittrice, diplomatica e attivista [...] ha affondato la penna nella realtà, con rara capacità di suscitare stupore, empatia e compassione nei confronti dell’essere umano, restituendoci la fotografia interiore di un continente così grande da sembrare inconciliabile, così piccolo da sembrare un’isola.” (dall’introduzione). Lettera all’indirizzo degli uccelli è la prima opera di Carmen Naranjo pubblicata in Italia.

Premio Tirinnanzi 2024

Indetta la quarantaduesima edizione del Premio di Poesia Città di Legnano Giuseppe Tirinnanzi. Il premio si divide in 3 sezioni: a) Lingua italiana; b) Legnano città 1924-2024 c) Premio alla carriera. Confermato un Premio speciale di 1000 euro all'opera di un/a giovane poeta.
renata morresi
renata morresi
Renata Morresi scrive poesia e saggistica, e traduce. In poesia ha pubblicato le raccolte Terzo paesaggio (Aragno, 2019), Bagnanti (Perrone 2013), La signora W. (Camera verde 2013), Cuore comune (peQuod 2010); altri testi sono apparsi su antologie e riviste, anche in traduzione inglese, francese e spagnola. Nel 2014 ha vinto il premio Marazza per la prima traduzione italiana di Rachel Blau DuPlessis (Dieci bozze, Vydia 2012) e nel 2015 il premio del Ministero dei Beni Culturali per la traduzione di poeti americani moderni e post-moderni. Cura la collana di poesia “Lacustrine” per Arcipelago Itaca Edizioni. E' ricercatrice di letteratura anglo-americana all'università di Padova.
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: