Unico viaggio

di Danilo Laccetti

perché le cose che succedono non succedono
con un principio e una fine, si diramano in tutti i sensi
e vicino a una cosa ne succede sempre un’altra e un’altra ancora,
così le cose succedono in tutti i sensi e in tutte le direzioni
e non puoi tenergli dietro con la scrittura
e un mezzo per tenere dietro alle cose che succedono
gli uomini non l’hanno ancora inventato.

Luigi Malerba, Il serpente

Un estratto da
ARIOSO CON LENTEZZA – Armonia della notte

Fra noi quattro, gli unici rimasti dopo l’esodo dell’intera cittadinanza, l’unico con cui parlano sono io. Perché sono l’unico a parlare. Gli altri, chissà perché, fanno altro. Ma non per questo accennano a volersene andare, non demordono.
Uno di loro non fa altro che sniffare libri, tutto il tempo. Ha vegliato per una settimana, prima che gliela strappassero, la moglie, morta subito dopo quello che accadde un anno fa. Hanno tentato i parenti di trascinarlo via, anche a costo di sequestrargli la sua copiosa biblioteca, ma lui continua a sfilare i libri, a far scorrere le pagine, odorando le storie che ci stanno rinchiuse dentro. Saranno qualche migliaio, dicono, e di ognuno conosce la forma, l’odore della carta, il peso, tutto quello che contiene. Li ripone ogni volta dopo averli soppesati e annusati a dovere, e da tutto questo deve ricavare un segreto piacere che altrimenti non avrebbe.
L’altro insegnava musica a scuola. Ora suona il violino; mi verrebbe da dire ogni ora del giorno e della notte, anche se qui non fa differenza alcuna. Sono acuti trilli, talvolta melodie lancinanti, poi un gran silenzio e di nuovo all’improvviso uno squillare di timbri diversi, di armonie che invadono ogni cosa. Agli operatori sociali, ai tecnici che lo forzano ad andare via, che non è sicuro rimanere ancora in questo paese tetro e desolato, non risponde. Scompare, con passi brevi e sicuri. Salvo salutarli, quando stanno per andarsene, con un tripudio di note, di corde pizzicate che danno i brividi. Levano il respiro, e il sonno.
Il bisbigliatore, al contrario, è il più loquace, anche se in una maniera tutta particolare. Rasentano le pareti i suoi mormorii, certe selvagge imprecazioni, tutte le maldicenze che s’è tenuto in corpo da una vita e che ora, sempre bisbigliando a mezza voce, va seminando sui suoi interlocutori anonimi. Non risponde mai alle loro domande, se non attraverso mugugni, per poi riprendere a biascicare le sue astiose verità, i dolori e le angosce che dentro lo torturano. Le inquietudini più profonde, le velleità più insensate transitano, anche fugacemente, sulle sue labbra.
Con me, e solo con me, gli studiosi e tutti quelli che questa notte infinita non impaurisce, assieme al corollario di chissà quali oscuri danni comporti il permanere qui, con me soltanto parlano, perché rispondo. Rispondo ringraziandoli per il cortese interessamento, per le belle parole che spendono ogni settimana per convincermi ad andare via o soltanto per- ché spieghi nel dettaglio le ragioni che mi spingono a rimanere. Non sono mai soddisfatti, credono ci sia sempre dell’altro, qualcosa che non dico, qualcosa da capire ancora. Quando ripeto che mi ci sono trovato in questa situazione e che mi è piaciuta, adesso ci ho fatto anche l’abitudine, non mi credono. Non quadra: sono sano di mente, perché restare? Perché insistere ad annullarmi così?

*

[questo testo è, per il momento, una scrittura privata, stampata in 50 esemplari, nel marzo 2016]

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2 Commenti

  1. Grazie. Piuttosto interessante. Una curiosità: la scrittura privata è l’estratto? Non capisco che tipo di testo è.

  2. Ciao Marco. Il testo di Danilo Laccetti non è (ancora) stato pubblicato da un editore. L’autore ne ha stampate 50 copie e le ha fatte avere a critici e lettori di riferimento.
    Questo è solo un piccolo estratto del testo completo, ovviamente.

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