Articolo precedente
Articolo successivo

Strettoie

Marco Giovenale

Dopo un po’ di molto male
tutto manca
meglio: tutto
è dato, di quello che doveva.

Le mosche fanno i lobi
sul canale. Legano coi loro
gigli, globi. Ai gradi dove forza
la corrente, fa cappio. «A tratti
il corpo che la viaggia beve».
A tratti no.

 

 

///

 

 

così invece se vi è accordo farei ora in vostra presenza una
CRISI DELLE GRANDI IDEOLOGIE
per dimostrare – davanti ai nostri graditi – che questo genere di crisi non comporta nulla di

e si vive lo stesso

attenzione. (manciata di magnesio, candela)
pooof – ecco
la CRISI DELLE GRANDI IDEOLOGIE

qualche si copre gli occhi,
qualche starnutisce l’applauso.

non è successo niente

 

 

///

 

 

Finalmente un giorno i giorni
non varranno niente
niente il celestino tutti
i gradi prima, Starbucks, le 6
(di pomeriggio), una
volta ancora senza neve
europea.

Finalmente sarà in corsivo:
finito (è nello script,
perfino, staggato) e le dotcom
comparse scenderanno in righe
filanti dai torpedissimi
torbidi vesuviani
pensando ecco Parigi.

Sarà finita un’altra campagna
elettorale o bellica o le due, più
la letterale che ci sarà un discorso
tra tutti
nei caffè
a varie ore
a capo
a seconda dei fusi.

Ma non ci saranno
i caffè (leggi: i locali)
sostituiti da stabbie stalli
per i morelli degli psicopatici
che però corrono, vincono,
diventano ricchi e
vi danno lavoro – a quelli come voi

 

 

///

 

 

il cameriere coi denti sul guscio
dice la vita è fatta con la morte
bella scoperta ai margini delle
fosse o dei fossili o portando
in tavola qualcosa che poi piace

 

 

///

 

 

O che sintesi fólgo-, vólgo,
all’ultima tacca alcalina del suono…,
un je-toi (getto gettato, gettone memento),
un me metro di pensiero, chassis chiuso
nell’alberghino Oltrarno
sotto le pale est, estive.
Verbigerans. (Flumen)
Cèdesi per mòdica.
Cosa qualsiasi.
Fisica, metafisica, po
litica

 

 

///

 

Marco Giovenale, Strettoie (Arcipelago Itaca, 2017)

 

 

Print Friendly, PDF & Email

3 Commenti

  1. Mah… Forse certi testi andrebbero presentati / accompagnati da un’opportuna nota critica dell’autore / redattore di turno. Sinceramente, mi lasciano più di una perplessità.

  2. Una metrica diversa, il suono “all’ultima tacca alcalina”. Le immagini addensano il riapparire in varie gradazioni del tempo presente, coi temi caldi tra cui la fine delle ideologie cui però si sovrappone la grande ideologia del denaro:

    “Ma non ci saranno
    i caffè (leggi: i locali)
    sostituiti da stabbie stalli
    per i morelli degli psicopatici
    che però corrono, vincono,
    diventano ricchi e
    vi danno lavoro – a quelli come voi”

    Il verso finale si incide.

I commenti a questo post sono chiusi

articoli correlati

Per I Tolki di Ida Travi

di Daniele Barbieri
La parola, quella che caratterizza i Tolki, quella che li fa essere, secondo la intrigante espressione lacaniana, dei parlêtre, non è la parola della poesia, e nemmeno quella della letteratura in genere: è scritta, ma suona come parlata; è pensata, ma suona come spontanea, presente, non meditata; sulla pagina è muta, ma ha ugualmente tono, suono, intonazione. È per questo che questi versi si possono permettere di usare parole ormai difficilissime in poesia: luna, vento, cuore, fiore…

La prima notte al mondo

di Luigi Finucci
Tutto il senso si racchiude
in una stanza di ospedale.
Il nascituro numero due
del venti aprile duemilasedici
non proviene dalla matematica.

L’unico comandamento a cui
appellarsi, è che l’uomo
assomigli ad un fiore.

instamatic

di Mia Lecomte
Cerco con angoscia la risposta sulla faccia di questi due. Un uomo e una donna, a una prima occhiata totalmente sconosciuti. Me l’avranno mandata personalmente, la fotografia? Insieme, o uno solo di loro? Il fatto di non riconoscerli subito mi inquieta. Ma il peggio sta alle loro spalle: posano davanti alla casa dove sono nata e ho trascorso parte dell’infanzia. Casa mia, la prima.

Materiali per un report (racconto di Palermo)

di Andrea Accardi
[...] Di certo l’estraneo conosce quel senso di disperazione che ti prende verso sera, quando il buio arriva da ogni lato e l’amore non può più proteggerti. Quando pensi alle case e agli appartamenti degli altri, davanti a una fotocopiatrice o ai limiti di un bosco. Eppure dobbiamo guardare senza angoscia l’incubo di cui siamo fatti

Lettera all’indirizzo degli uccelli

Carmen Naranjo è figura centrale nella storia letteraria costaricana. Scrittrice, diplomatica e attivista [...] ha affondato la penna nella realtà, con rara capacità di suscitare stupore, empatia e compassione nei confronti dell’essere umano, restituendoci la fotografia interiore di un continente così grande da sembrare inconciliabile, così piccolo da sembrare un’isola.” (dall’introduzione). Lettera all’indirizzo degli uccelli è la prima opera di Carmen Naranjo pubblicata in Italia.

Premio Tirinnanzi 2024

Indetta la quarantaduesima edizione del Premio di Poesia Città di Legnano Giuseppe Tirinnanzi. Il premio si divide in 3 sezioni: a) Lingua italiana; b) Legnano città 1924-2024 c) Premio alla carriera. Confermato un Premio speciale di 1000 euro all'opera di un/a giovane poeta.
renata morresi
renata morresi
Renata Morresi scrive poesia e saggistica, e traduce. In poesia ha pubblicato le raccolte Terzo paesaggio (Aragno, 2019), Bagnanti (Perrone 2013), La signora W. (Camera verde 2013), Cuore comune (peQuod 2010); altri testi sono apparsi su antologie e riviste, anche in traduzione inglese, francese e spagnola. Nel 2014 ha vinto il premio Marazza per la prima traduzione italiana di Rachel Blau DuPlessis (Dieci bozze, Vydia 2012) e nel 2015 il premio del Ministero dei Beni Culturali per la traduzione di poeti americani moderni e post-moderni. Cura la collana di poesia “Lacustrine” per Arcipelago Itaca Edizioni. E' ricercatrice di letteratura anglo-americana all'università di Padova.
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: