Piccoli combattenti

di Gianni Biondillo

Raquel Robles, Piccoli combattenti, Guanda, 2016, 155 pagine, traduzione di Iaia Caputo

Non esistono limiti d’età per essere arruolati a combattere contro il male. Lo sa perfettamente la protagonista di Piccoli combattenti. Ha dodici anni e suo fratello minore ancora meno. I genitori sono scomparsi, una notte qualsiasi, portati via da casa con la forza da un gruppo di “nemici”. Tutto è accaduto senza rumore, senza esplosione di colpi. Il “Peggio” è accaduto in silenzio. Più che lo stupore della scomparsa, è la frustrazione di non aver potuto aiutare i genitori che attanaglia i due giovani combattenti. La spiegazione che hanno ricevuto dagli zii è che i genitori si sono lasciati catturare per difenderli. Così riferiscono anche le due nonne che vivono con loro. Una un po’ matta, sempre con la testa nei ricordi di gioventù nel ghetto di Varsavia, l’altra ormai abbandonata al dolore, sempre con un fazzoletto zuppo di lacrime, in attesa davanti alla finestra di rivedere il ritorno della figlia portata via dalle milizie: perché è di desaparecidos, dittatura argentina e militanti montoneros stiamo parlando, in questa lucida favola di Raquel Robles.

È più che evidente che la protagonista del romanzo, non avendo nome, non è nient’altro che la proiezione letteraria dell’esperienza autobiografica dell’autrice, anch’essa figlia di desaparecidos tutt’ora impegnata nella lotta contro i crimini perpetrati negli anni della dittatura.

La forza di questo romanzo sta in una lingua semplice ma mai mimetica – nessun infantilismo – e nella descrizione puntuale della psicologia dei due piccoli protagonisti. Veri e propri eroi di una guerra che non si vede, difensori di una fortezza già espugnata, in attesa di un ritorno che si fa, di giorno in giorno sempre più improbabile, i due bambini crescono in un vuoto incolmabile, eppure ritti contro il male, maturi e consapevoli del loro ruolo testimoniale. Perché nulla venga dimenticato.

(precedentemente pubblicato su Cooperazione numero 13 del 29 marzo 2016)

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gianni biondillo
gianni biondillo
GIANNI BIONDILLO (Milano, 1966), camminatore, scrittore e architetto pubblica per Guanda dal 2004. Come autore e saggista s’è occupato di narrativa di genere, psicogeografia, architettura, viaggi, eros, fiabe. Ha vinto il Premio Scerbanenco (2011), il Premio Bergamo (2018) e il Premio Bagutta (2024). Scrive per il cinema, il teatro e la televisione. È tradotto in varie lingue europee.
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