Catalunya

di Antonio Sparzani

(Nell’agosto 2009 pubblicai qui quattro post del genere diaristico sulla mia recente vacanza in Catalogna, terra che molto amo e nella quale mantengo vere amicizie. Dati i recenti avvenimenti, ripubblico qui, come testimonianza di amore e di dolore, un piccole collage del terzo e del quarto di quei post.)

Se esci dalla stessa porta [stavo parlando della cattedrale di Santa Maria del Mar] e guardi quello che prima non avevi visto tanta era l’ansia di entrare a vedere quella meraviglia che già lo sapevo che era tale l’avevo vista tante volte ma così sempre desidero fare nei posti rivedere le cose già viste che sono sempre diverse dal ricordo che ne conservo e hanno sempre cose nuove da dire e da mostrare ad esempio quel dettaglio lì del portale mai l’avevo notato se appunto esci ti trovi in una piazza che ha il nome di Fossar de les moreres come dire il fossato ma come ora saprete anche la fossa dei gelsi quelli che fanno le more ed è una piazza non tanto grande ma famosa e tristemente famosa per i catalani che l’11 settembre 1714 ma che cos’avrà mai questa malefica data dell’11 settembre che si ripete così spesso conobbero e patirono sulla loro pelle la fine dell’indipendenza quando il re Filippo V di Spagna un Borbone naturalmente vinse la guerra cosiddetta di successione spagnola e la Catalogna venne completamente assoggettata malgrado il re avesse giurato fedeltà alla costituzione figuriamoci quanto gliene importava eliminate tutte le promesse e le leggi nazionali lui la chiamò la nova planta sempre diffidare dei nuovi ordini ormai dopo tanti esempi un nuovo ordine cioè che da allora i catalani piangono e tutti gli anni celebrano i catalani hanno memorie da elefanti e hanno messo anche una grande scritta che corre lungo tutta la piazza che riprende un verso di un loro grande poeta Frederic Coler che dice Al fossar de les Moreres no s’hi enterra cap traïdor, fins perdent nostres banderes serà l’urna de l’honor – Als martirs del 1714 perché come accuratamente mi spiegano in quella sanguinosa battaglia molti dei disperati difensori barcellonesi ma si badi bene nessun traditore furono sepolti esattamente là in quel luogo forse c’erano ancora delle more sui gelsi o forse quelle more sono poi nate dal sangue non so dopodiché gli hanno tirato sopra una bella gettata di cemento che sempre bene nasconde queste così frequenti e insensate attività degli umani

[ . . . ]

Per tornare a casa siamo passati dalla piazzetta Sant Felip Neri ho capito ormai che le piazzette a Barcellona bassa sono il sale della vita in ognuna trovi qualcosa di nuovo qui a Sant Felip se non me l’avessero spiegato certo non avrei saputo vedere perché vedere capite è un verbo carico di teoria si vede davvero se si sa qualcosa di preciso il passeggero diceva Borges non vede lo stesso cordame che vede l’equipaggio vedere davvero richiede conoscenza e infatti appena entrati nella plaça de Sant Felip mi fanno vedere le numerose scalfitture della pietra sulla parete della chiesa omonima sono segni di pallottole mi raccontano che sono stati lasciati lì a testimonianza delle fucilazioni indiscriminate che ci furono al tempo della guerra civile e dàgli che io non volevo tornare su quel capitolo terribile della storia di Spagna ma non c’è scampo ci sono avvenimenti che impregnano talmente la storia di un paese che ogni pietra letteralmente come in questo caso ne parla anche se qui ne parla in un modo così generico che si rischia di non capire chi sparò a chi nessuno lo sa con certezza non so se starà scritto da qualche parte negli archivi degli storici di questa piazzetta e non so neanche se sia poi tanto importante perché io mi sento la pelle diventare tutta rigida e fredda appena mi identifico e penso adesso sono io quello che si deve addossare al muro e aspettare un colpo speriamo che finisca tutto subito ma ugualmente si irrigidisce la pelle se penso io sono quello che deve alzare il fucile e tirare il grilletto contro chi poi contro il marito di mia sorella che sta dall’altra parte mettiamo pure la parte sbagliata quella dei ribelli alla democrazia repubblicana perché non ha capito perché gli hanno raccontato bugie non è lui uno dei capi che hanno deciso quelli sì che hanno sulle spalle responsabilità insopportabili decine di migliaia di esseri umani di terra di Spagna uccisi torturati violentati spossessati di se medesimi privati di ogni dignità chi mai può dare il diritto a uomini di fare questo ad altri che poi inevitabilmente succede che anche nel nostro campo ingiustizie e ammazzamenti sempre mi ha tormentato quest’idea che quelli che prendevano ordini da Mosca fossero ostili ad anarchici repubblicani di vario genere come si farà mai a guarire questo difetto genetico della sinistra di dividersi al proprio interno fino a dilaniarsi ancora prima e con più ferocia di combattere il nemico eppure lì ci sono i segni sulla pietra ogni segno una pallottola voi capite da non osare guardare meglio tenerlo a freno il pensiero e tutti i teatri che si fanno in questi casi
Mi viene quasi tenerezza o forse com-passione quando sento le canzoni della guerra civile de las bombas se ríen mamita mia los madrileños los madrileños chi mai di quella gente fiera e dilaniata avrà riso delle bombe che fioccavano su Madrid o infine porque el proletariado mamita mía ganó la guerra ganó la guerra cuore con infinita generosità gettato oltre l’ostacolo che però stavolta era davvero troppo alto e del resto basta leggere dopo l’amaro Homage to Catalonia di Orwell i romanzi della tesa trilogia di Javier Marías Tu rostro mañana io so come sarà il tuo volto domani la guerra civile fa da basso continuo ostinato sotto tutte le storie ci vorranno generazioni per scrollarsi di dosso pesi come questi conservandone accuratamente questo sì una memoria dignitosa e distillata

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1 commento

  1. Scrivere che il Borbone vinse la Guerra di Sucessione spagnola come lei fa è davvero esagerato.
    Il Borbone rinunció ai suoi diritti sulla corona dei Francia come successore di Luigi XIV, perse Maiorca, Gibilterra, I Paesi Bassi, Milano, Napoli, la Sicilia, i diritti sul commercio degli schiavi dall’Africa all’America che fu dichiarato monpolio britannico con el “Asiento de Negros”. il Borbone perse il monopolio del commercio con le Americhe con la concessione del “Barco de permiso”. Con il trattato di Utrecht fu sancita definitivamente l’uscita della Spagna dal novero delle grandi potenze europee e la sua definitiva decadenza. Dimenticavo la perdita della Sardegna e mi pare di Orano. In compenso il nuovo Re Filippo V si dedicó a grandi riforme per fare della Spagna uno stato moderno sul modello di Francia e Inghilterra, e questo comportava la definitiva abolizione della Monarchia Aragonese, dei suoi principati e dei suoi fueros, la Monarchia aragonese e non catalana! come tutti gli studenti di Liceo sapevano bene quando andavo a scuola io quasi un secolo fa, Barcellona era parte della Monarchia Aragonese il cui centro era Zaragoza e che era unita dinasticamente a Castiglia e León per via matrimoniale ma che conseravava la sua organizzazione politica specifica che, appunto Felipe V si dedicó a smantellare. Una delle colpe imperdonabili degli indipendentisti catalani è quella di aver trasformato la Storia in un raccontino falso per bambini ignoranti, inventandosi una indipendenza catalana, chiamando catalano tutto quello che era aragonese (noi a scuola studiavamo la dominazione aragonese a Napoli e Sicilia dopo i Vespri siciliani a Barcellona adesso raccontano nelle scuole dell’impero catalano che dominava l’Italia del Sud basta leggere Giannone, Colletta e Croce per sapere che sono stupidaggini dell’indipententismo catalano, oppure leggere la Wkipedia, almeno prima di scrivere frasi cosí discutibili.

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antonio sparzani
Antonio Sparzani, vicentino di nascita, nato durante la guerra, dopo un ottimo liceo classico, una laurea in fisica a Pavia e successivo diploma di perfezionamento in fisica teorica, ha insegnato fisica per decenni all’Università di Milano. Negli ultimi anni il suo corso si chiamava Fondamenti della fisica e gli piaceva molto propinarlo agli studenti. Convintosi definitivamente che i saperi dell’uomo non vadano divisi, cerca da anni di riunire alcuni dei numerosi pezzetti nei quali tali saperi sono stati negli ultimi secoli orribilmente divisi. Soprattutto fisica e letteratura. Con questo fine in testa ha scritto Relatività, quante storie – un percorso scientifico-letterario tra relativo e assoluto (Bollati Boringhieri 2003) e ha poi curato, raggiunta l’età della pensione, con Giuliano Boccali, il volume Le virtù dell’inerzia (Bollati Boringhieri 2006). Ha curato due volumi del fisico Wolfgang Pauli, sempre per Bollati Boringhieri e ha poi tradotto e curato un saggio di Paul K. Feyerabend, Contro l’autonomia (Mimesis 2012). Ha quindi curato il voluminoso carteggio tra Wolfgang Pauli e Carl Gustav Jung (Moretti & Vitali 2016). È anche redattore del blog La poesia e lo spirito. Scrive poesie e raccontini quando non ne può fare a meno.
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