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adesso vai (1/2)

di Giacomo Sartori

 

 

 

 

 

 

adesso esci da me
scendi i gradini
scarruffati dal maestrale
pesta quella sabbia
(quante spiagge
mano nella mano!)
inala l’aria salata
le espettorazioni
della risacca
ti sono sempre
piaciute tanto
abita la tua vita
non dimenticare
non ne potevi più
ripetiti
le frasi insopportabili
e l’astio dei gesti
dismetti l’amore
ormai avariato
(perché resta solo
la nostalgia?)
per tanti anni
siamo stati
bimbi adulti
(discoli e
temibili)
ora siamo
bimbi vecchi
non possiamo più
giocare assieme
dobbiamo cavarcela
ognuno da solo

 

adesso aiutami
devo fare a meno
dei tuoi sorrisi
(struggenti pozzi
di calce viva)
della tua libertà
(certo selvaggia)
del tuo feroce
attaccamento
a me
accogli pure tu il lutto
dei pezzi più preziosi
di me
concentrati ora
sui gesti
e le prospettive
anche minime
spia nei risvegli
il gusto dei giorni
ristorati nella breccia
del silenzio zazen
non rimpiangere
le nostre cose belle
avrai altri fremiti
(mi citerai con silenzi
di condiscendenza)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

m’hai lasciato tu
con silenzi piccati
e sguardi di regina
(le mie inesorabili
inadeguatezze)
poi invece
(una svolta totale
delle indagini!)
ero stato io
a lasciarti
(o insomma
t’avevo costretta
a farlo)
volevi riannodare
(senza peraltro
disserrare i denti)
rifiutando ero io
che ti lasciavo
(senza più beneficio
di dubbio)
e insomma
vai a sapere
chi lascia chi
è così difficile
(tanto ambiguo)
sterminare un lungo amore
(non ci accordavamo
quando c’era accordo
figuriamoci adesso)

 

la paura che morissi
era un groppo al ventre
la tua morte m’appariva
una prova eccessiva
avevo terrore
di me stesso
(e di te che morendo
mi giudicassi inetto)
adesso vai
vai con la tua morte
io vado con la mia
anche per questo
ce la sbrigheremo
da soli
come per le tasse
e le vacanze estive

 

fammi uscire
da te
(anche se
me ne vuoi)
lascia entrare
il rumore del mare
che rutta e rirutta
giusto sotto
la tua nuova casa
dei pescatori
(i volti neorealisti
che trovavamo
alla cinemateca!)
adesso vai via
scorda le dolcezze
e i giorni buoni
poi anche il mio viso
e la mia voce
saranno tratti
rudi e triti
(lo spolvero sotto
un affresco)
i dettagli vedrai
si smaglieranno
svaniranno nel folto
del presente

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

com’ho potuto
darti tanta rabbia
(non nego
di essere
anche abietto)
tanto rancore
(tutto da me?)
e se qualche dio
(o un tuo avo?)
ci avesse messo
lo zampino?

 

quando ci vediamo
ce le diciamo
e litighiamo
(non trovavamo prima
una mediazione
figuriamoci ora)
sono bisticci postumi
poi piangendo
ci confessiamo
che vogliamo solo
il nostro bene
tu il mio
io il tuo
tu te ne vai
per la tua strada
(singhiozzando)
io per la mia
(singhiozzando)

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giacomo sartori
giacomo sartori
Sono agronomo, specializzato in scienza del suolo, e vivo a Parigi. Ho lavorato in vari paesi nell’ambito della cooperazione internazionale, e mi occupo da molti anni di suoli e paesaggi alpini, a cavallo tra ricerca e cartografie/inventari. Ho pubblicato alcune raccolte di racconti, tra le quali Autismi (Miraggi, 2018) e Altri animali (Exorma, 2019), la raccolta di poesie Mater amena (Arcipelago Itaca, 2019), e i romanzi Tritolo (il Saggiatore, 1999), Anatomia della battaglia (Sironi, 2005), Sacrificio (Pequod, 2008; Italic, 2013), Cielo nero (Gaffi, 2011), Rogo (CartaCanta, 2015), Sono Dio (NN, 2016), Baco (Exorma, 2019) e Fisica delle separazioni (Exorma, 2022). Alcuni miei romanzi e testi brevi sono tradotti in francese, inglese, tedesco e olandese. Di recente è uscito Coltivare la natura (Kellermann, 2023), una raccolta di scritti sui rapporti tra agricoltura e ambiente, con prefazione di Carlo Petrini.
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