Una Babilonia Moderna. Corrado Costa: la moltiplicazione delle dita

 

 

[Per liquidare l’impaccio della biografia d’artista basterebbe leggere quella che Corrado Costa inserì nella seconda edizione dello Pseudobaudelaire, pubblicato da Scheiwiller nel 1986: «Corrado Costa sono due fratelli. Portano entrambi lo stesso nome. Hanno la stessa da­ta di nascita, anche se il c.d. “fratello” è nato, per prontezza di riflessi, nove anni do­po, all’insaputa della madre Maria Viappiani e alla presenza del maestro Moser. Quin­ta B. Scuole elementari Filippo Re. Prima fila a sinistra. Primo banco. Il maestro cattu­ra una edizione in quadernetto a righe dell’inedito Rima in X e in Y. A voce alta e a beneficio di tutta la classe sviluppa il tema della perdita di tempo (leggi: poesia) e del­la scarsa applicazione (leggi: letteratura). A sua difesa, Corrado Costa replica: “Sono di mio fratello”. Nasce così, nella umiliazione e nella frottola, il fratello poeta a carico del fratello lau­reato in giurisprudenza».

Le opere di Costa sembrano finalmente trovare dei progetti editoriali decisi ad interromperne il confinamento, senza per questo dover ripiegare nella parafrasi, o peggio ancora nella didattica della poesia sperimentale. Oltre ai due volumi riproposti da Benway (La sadisfazione letteraria e Le nostre Posizioni), anche la casa editrice Argolibri ha deciso di consegnare alle librerie un formidabile volumetto dal titolo La moltiplicazione delle dita (con una lettera di Fortini e una Lettera Smarrita), che raccoglie «per la prima volta insieme tutti gli scritti e disegni di Corrado Costa apparsi su Il Caffè Letterario e Satirico». Ne pubblico qui -in anteprima- due estratti, ugualmente preziosi. Segnalo inoltre che la prima presentazione del libro- curato da Andrea Franzoni e Roberta Bisogno– è fissata per il 19 novembre a Roma alla Libreria TicVia Agostino Bertani 9, ore 19. «Chi dice che le manifestazioni d’avanguardia siano noiose?» ]

 

 

Lettera da Fiumalbo

“Il Caffè Satirico e Letterario”, anno XIV, n. 5, Ottobre 1967.

[Dall’8 al 18 agosto 1967, Corrado Costa, Adriano Spatola, Gian Pio Torricelli, Claudio Parmiggiani e Mario Molinari, il primo sindaco «delfiniano» e comunista di Fiumalbo, ideano e organizzano, Parole sui muri – Prima Esposizione Internazionale di Manifesti: la poesia visiva e gli esperimenti di poesia concreta intrecciano un dialogo con l’arte concettuale, verso l’informale, l’arte povera, e pratiche di azione performativa. Vi partecipano un centinaio di autori, da poeti a artisti grafici, dall’Italia e da altrove.

Simbolo di quelle giornate fu l’Albero della poesia o l’Albero poema, di Adriano Spatola. Corrado Costa partecipò con un «manifesto catena di S. Antonio», manifesti affissi che i partecipanti avrebbero seguito per evitare il contagio dalla peste. Il tema del contagio verrà ripreso nel 1974 in Note e osservazioni scientifiche sulla diffusione del colera, n. 10 del “Caffè” . La Lettera da Fiumalbo è stata composta secondo la tecnica del collage di rassegna stampa e dichiarazioni relative a quei giorni a Fiumalbo.]

FIUMALBO è «un paesotto di vaga natura alpestre infossato tra le magnifiche abetaie che preludono al passo dell’Abetone». (Gazzetta dell’Emilia 10 agosto 1967). Fiumalbo è un vecchio e raccolto nucleo urbano (Unità 13 agosto 1967). Un piccolo centro turistico dell’appennino modenese (Paese Sera 25 agosto 1967). È un paese messo a disposizione: non più la galleria d’arte non più un museo non più la pagina del libro ma lo spazio come ambiente poetico per eccellenza (Adriano Spatola).

È un esempio d’interazione tra esperienza grafico poetica e un ambiente urbano (Arrigo Lora Totino). Come direbbe Lombardi: dista da Modena 85 Km.

Aggiungo solo che è diventato «a detta di alcuni suoi cittadini un paese corrotto peccatore disgregatore del sacro vincolo, sperperatore del pubblico denaro». (Gazzetta dell’Emilia 18 agosto 1967). Questa la descrizione del luogo. Il sindaco delfiniano Mario Molinari. L’occasione dell’interessamento dei giornali la manifestazione d’arte d’avanguardia «Parole sui muri».

Spatola giunto di notte aviotrasportato come un ministro con un albero poema reinventato da capo e poi di nuovo abbandonato alle abitudini del pascolo. Kenelm Cox risalito il torrente in barca con una poesia mongolfiera lanciata in alto e trasmigrata in Toscana. Moltissimi (Houédard, Belloli, Bory, Blaine, Furnival, Vicinelli, Gappinair, Garnier, Chopin, Munari, Mari, Cremaschi, Della Casa). Pervenuti con pullman e corriere hanno appeso sui muri e per le strade i loro manifesti. Patrizia Vicinelli aveva un solo volantino. Oltre agli invitati si sono aggiunti alcuni entusiasti con materiale inedito. Esempio: cittadini di Fiumalbo, fratelli onde evitare che le nostre case e il nostro paese subiscano ulteriore profanazione, strappate, lacerate, rompete oggetti e teste se occorre. Da ultimo, di fianco al manifesto catena di S. Antonio (del tuo) che ti invierò a parte, è comparso la mattina del 30 Agosto il manifesto della sezione della D.C.

«Fiumalbo liberato. Finalmente Fiumalbo si è ripulita dall’invasione dei capelloni! Certi di interpretare i sentimenti della maggioranza della popolazione ci scusiamo presso i Fiumalbini e presso la Colonna dei Villeggianti per la pseudo «mostra artistica» voluta organizzare dal Sindaco con assoluta mancanza di buonsenso. Detta esposizione è degenerata in Cartelli, scritte e manifestazioni che hanno giustamente urtato il buon gusto e i sani sentimenti dei cittadini e che, grazie al tempestivo intervento delle Forze dell’Ordine, non ha assunto proporzioni peggiori. Assicuriamo i concittadini e i turisti che l’anno venturo faremo del nostro meglio del nostro meglio perché Fiumalbo ritorni un (sic) oasi di accogliente serenità di cui andiamo giustamente orgogliosi e non venga più infestata da elementi indesiderabili».

Chi dice che le manifestazioni d’avanguardia siano noiose? Stralcio rapidamente dei giornali:

1) Lettera 29-8-67 del Sig. Giovanni Serafini: «Se provocazione c’è stata la si è avuta da parte degli artisti e degli organizzatori. E ciò perché: I) Senza chiederne il permesso gli artisti hanno affisso o tentavano di affiggere manifesti o appendere quadri sui muri privati. II) L’8 mattina due artisti avevano steso sul marciapiede un cartello con su scritto: «non chiamatemi cattolico, prego» fregandosene bellamente del pensiero religioso della popolazione. III) Altri artisti a passeggio con un cane a guinzaglio appellavano la bestiola col poco appropriato nome di Paolo VI. IV) Su uno degli artistici manifesti figurava regolarmente stampata la frase «il mio bu… di… è arte».

2) Verso le due di mercoledì 9, giunse Sua Eccellenza l’Arcivescovo di Modena Mons. Giuseppe Amici, ma pare che la sua sia stata solo una gita di piacere (Gazzetta dell’Emilia del 18 agosto).

3) Alle 11,30 del sopradetto giorno un Commissario di Pubblica sicurezza rifiutava di farsi fotografare.

4) Alle ore 12 sempre del medesimo giorno veniva intervistato il Sindaco che si dichiarava soddisfatto e contento.

5) Il giorno successivo comparivano manifestini pieni di parole violente e sconce sulla porta della chiesa (sempre dalla sopracitata Gazzetta) e si apprendeva che si era costituito un comitato di Litterazione i cui membri automaticamente sono stati nominati Accademici degli Informi e subito espulsi.

6) Primo premio al titolo «Una Babilonia moderna» comparso sulla stampa locale.

Fuggiti gli artisti l’impavido Molinari continua la battaglia nei caffè e nell’androne del Municipio. Spatola ha raggiunto a nuoto l’Adriatico. Parmiggiani è muto.

CORRADO COSTA

 

Premesse per una Supplica

Il Caffè Letterario e Satirico”, anno XVI, n. 5-6 / 1969 (1970).

[Una Premessa per una supplica non ancora esplicitata, ma schematizzata e abbozzata in 7 punti, indirizzata alle «Spettabili […] le tutte quelle». Un testo ad evoluzione progressiva, scritto per «vietare nelle case civili la scivilizzazione ophidica» e «contrastare stare contro l’ esotismo, il sexotismo e la smania d’avere in mano l’iguana di proprietà privata, la lucertola sua». La lingua usata, come d’uso per l’autore, rifugge costantemente da una lineare comprensione, in favore di una circolare e totale partecipazione dei sensi alla cosa. Il «Rettile» – simbolo dai molteplici quanto mutanti significati – viene evocato lungo tutta la Premessa, fino alla sua minacciosa, domestica e imprevista apparizione finale.]

Premesse per una supplica

che il lettore per proprio conto può integrare con intestazione e mittente, e opportuna richiesta specifica e conclusiva

 

Le signore non uccise nel quarantacinque

sono ricomparse felici e spensierate

ANTONIO DELFINI

 

1che, Loro, Elle, le Spettabili, le Distinte, la ciurma tutta sorohoroptimales! sorohoror (pt) mestruales! sor (hop! hop!) timistas! lyonclubistas (oh!) las rotarîanas, le vicespose del viceSegretario, le Segretarie minchie e le maestre del minchionamento ammaestrate, nell’allenamento da casa da salotto: le tutte quelle: si doveva ordinare si doveva vietare si doveva fermare di restare con le manine a mollo. Subito dopo a tutte, borghesi e proletarie, si doveva ordinare si doveva obbligare si doveva fermare di tramandare in giro di stramerdare il rito mortifecale, il dito nella piaga e la piaga nel buco del colon del Giurassico, la bega della Lega del Rettile, le Furiose funeste figlie del Fascio e della Architettatura del mobile antiquario della mostra del rame e della sbattitura del ramazzo a Fiorenze: su giù co’ Carlottina pel Palazzo: le tutte quelle: s’andassero a stramazzare asciutte / in caldo / non umide neppure / arse / secche / precisamente inaridite / aride / con divieto del bagno, del rubinetto e d’ogni potabilità diversa o differente (calda o fredda).

2che, con la forza, si doveva avanzare occupare ogni sospetto ogni s.o.s. spettro di licenza, di superfluità edili- zia, avanzare occupare, almeno constatare in subordine la grandezza, il diametro de’ tubi, mettere il dito nella piaga e la piaga nel tubo del Giurassico – giù giù nel colon al fondo della trega della Lega del Rettile – vietare il buco nel fondello l’uso delle tubature e la tubatura in uso a favore di un sistema nervoso con nervatura a ramificazione complessa e se del caso imporre un tipo di lavabo con porcellana traspirante con traspirazione porosità infiltrazione o deglutizione delle acque tollerata a trattenuta stagna d’ogni polline ameba sperma e fecondazione di ova / un tipo nuovo di vater a contatore con controllo settimanale o bisettimanale e controllori accalappiatori muniti di specillo / un tipo di bidet a impermeabile robustissimo filtro, con divieto assoluto di novità che risultino, di ogni tipo di novità expansa troppo dilatata excitatamente sexctionalmente gradevole e distesa / e la vasca a livello del suolo o l’altra semiemergente sopremergente abnorme, proibitissime tutte: in ogni caso con apertura del deflusso control- lata a mano con volano vite a volante incastrazione della vite assicurata elittica da consentire l’uso e l’apertura dello svuoto e lo spurgo di scarico in presenza d’almeno tre maggiorenni e persone capaci, con operazione congiunta, enormemente complessa oppure tubo per tubo in tutta la diramazione delle nervature simile a un labirinto digerente, a un sistema di labirinti a digestione lenta, intervenire con schegge di metallo, spine in acciaio inossidabile, punte, spilla, lame a doppio taglio, a percussione, a scatto controllare ogni richiesta d’aria compressa in bombole o in diverso sistema, la disotturazione degli intasamenti de- mandando agli appositi uffici, con richiesta d’assistenza ai geni dell’Ingenio Civile o chi per essi, ufficialmente con proibizione di partecipare alla Protezione o alla Lega della Protezione del Giurassico, intervenire alla sbunitura, alla intasatura medesima, alla disotturazione – controllata la vendita, il commercio, la detenzione registrata in apposito incarto (detenuto presso l’Esecutivo) di gomma per intasature o aggeggi di sbunimento altrimenti possibili

3 che dunque? il tatuara? o addirittura l’archaepteryx intermedio – allungato di coda – debole di sterno, accalappiante al volo? la matamata del Sud la temmincki il coda-corta? o il Gila? il trenta piedi pitone, il venti piedi boa nella boazza del colon del Giurassico? Che dunque? si doveva impedire, non tollerare, vietare nelle case civili la scivilizzazione ophidica, fra l’altro in crisi, giustamente in regresso: soltanto quattro ordini su sedici di cento specie l’uno! contrastare stare contro l’esotismo, il sexotismo e la smania d’avere in mano l’iguana di proprietà privata, la lucertola sua, il varano in prestito e infine il coccodrillo nel bagno, nel servizio, nella vasca da bagno, nei vater, nei bidet, nei lavabo, dove con le manine a mollo li hanno nutriti tutte quelle: a zabajoni di banane e uova a carne guasta a goc- cioline di profumo (altri ingredienti consigliati da terroristi zooillogici: spremute di melarancia a mo’ di mestruo) come se non le conoscessimo! in attesa di fare guanti da passeggio, suole, tutta la tipologia delle borse delle cinture da notte di rettile palustre e slip squamosi retrattili areagenti al tatto.

Come se non le conoscessimo: chiuse dentro con l’impacco, il cerone, le sue cose, le mani nell’intruglio nella schiuma e comunque nell’acqua e distrattamente afferrare il gommino, la catenella, il tappo vecchio e logoro, con l’acqua che va via, con le care bestiole, con il glu glu dello sciacquone, giù per i tubi in fondo al colon, dentro al sistema del Giurassico, giù con l’aria compressa per i segmenti, i gomiti, per le radici dell’impianto fino all’apertura cloacale: piena, gremita di fermenti, d’aria viziata: a picco con tutto quell’umore d’impollinatura guasta e di smegma raffermo: la risciacquatura totale generale universale delle tube, della vagina, dell’opercolo rimescolata ai colori sintetici, alla distesa dei detergenti, alle sorgenti dei detersivi, sciolte nel deodorante sparso: che ribollono, che colano alluvionali espansi nella convessa cavità delle maree sommerse, a colpi di millenni di milioni di secoli sistemati alla meglio negli scomparti delle vecchie cisterne, dei cessi casalinghi: il mare del Giurassico su kelle terre di proprietà sommersa, di termini nascosti, di piani regolatori e sistemi urbanistici fatti di violazione in violazione di legge.

E ivi infra le felci le falci del diluvio i rami diffalcati sublimi nell’acquitrino della pineta immersa verde e rosa la razza si svincola dagli ordini spinge fuori la testa: i nati diventano aggressivi scoppiano d’amore: s’espandono s’espongono nella moltiplicazione delle membra delle code degli arti della protesuberanza dei crotali.

4che non si tratta di protesta per gli operai (fin’ora pochi casi) relativamente isolati, solitamente depressi, i quali nel lavoro alle fogne possono in capo a un anno risultare assenti: sparire per le fauci.

5che l’aggressività dei rettili non desta preoccupazione in quanto tale.

6che sussistono preoccupazioni per l’istinto segreto, sotterraneo, incomprensibile, che conduce a capo alla sua origine al punto di partenza indietro il nuovo nato a deporre le uova, a malapena trattenute nei ripieni sfinteri, su per il sistema tubifero, tubiespanso, vena per vena, in cerca di addivenire agli sbocchi, su per le condutture, su per il sistema digerente della nostra città, per la struttura defecale, con scabre squame: tasselli cornei: imprevedibili articolazioni e membri bene affilati.

7che al mattino al pomeriggio alla sera nessun cittadino può, preso il giornale o il libro o distrattamente con i suoi pensieri per la testa, sedersi con egoismo sui vater sui bidet, starsene in pace joyssianamente, in raccoglimento, senza studiare bene l’interno: il fondo il magma o l’acquetta pulita: in caccia della bestia appiattita eteroterma, della testa scattante con mandibola lunga affilata inseghettata, che s’avventa scatta morde d’improvviso i testicoli, li scuote, li taglia, come succede tutti i giorni per noncuranza per indolenza o per fastidio o per non dir peggio delle nostre autorità amministrative.

 

 

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