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Corsivo

di Sabatina Napolitano

Mi chiedi: rinuncia all’orgasmo
approvo senza sarcasmo
distante dal cieco furore
sovrano i miei piedi ai tuoi piedi congiungo.
Dalle caviglie alla nuca un confine un altro
dall’alluce alla bocca
il principio, la fame, la buca
lo sguardo nel centro
si blocca.

Antonio Porta, “La distanza amorosa”

*

Corsivo è mio e viviamo insieme.
(evidentemente non è una pura questione di calligrafia)

*

Tre anni dopo

I sensi del sonno sono nei dettagli delle conversazioni
di sera ho una insonnia modestia nella strettoia del buio.
Avevo già chiarito le oscillazioni dello spirito
avevo chiara una mappa dai diversi segni:
è solo che penso a come potrei esserti regina
in ogni mia nuova trasparenza aperta dal dolore
che l’immaginazione ha ricucito.
La tua carezza è mortale
ma il tuo bacio no, è denso d’altitudine.
Ma anche d’altitudine hanno parlato e detto
si distinguono i segni evidenti da quelli invisibili.

Ci sono parole che sono come oggetti
da dimenticare, che scelgo di dimenticare
per incontrarti dopo lavoro
qualcosa come un oggetto da dimenticare
lontano muore.
L’idea di incanto è quando leggi
e sono come una stanca Firenze o una stanca Bologna.

A volte non riesco a fare a meno
di dimenticare le cose terribili e imperdonabili
ma poi i miei polmoni suonano
il richiamo di un canto prezioso
molto più prezioso di me
che mi spinge a selezionare le cose più intime
a voler lasciar andare i vialetti con le libellule,
l’avesse pure scritto Stevens
ma qui non si tratta più di una parola che crea
ma di un uomo esperto che accadendo
ascolta le mie benedizioni, e le applica
con una passione calda lasciando il sarcasmo fuori.

*

Nello stile di Corsivo

Quando esce dalle aule scopro di me stessa
che ho passato tutto il giorno a trovare
istruzioni nuove per il piacere.
Gli altri rumorosamente scandiscono l’odio
io passo tutto il giorno stanca
che non è ancora il caso di citare Carver o Frost
ma voler passare continuamente la mia letteratura
come in mitocondri invisibili ma esistenti.
Per non parlare a volte delle fotografie;
stare a galla tra giornaliste e scrittrici
che mi girano intorno solo per farsi fotografare
le vite disoneste di un antagonismo competitivo
noioso e osceno.

*

Corsivo è chiaro dentro l’utopia

Mi arrabbio volentieri per sembrarti poi più morbida
certo l’iniziativa delle mani è mia
sull’attico lo sapevano proprio tutti.
Non si discuteva per strada né alla chiesa,
a volte mi faceva arrossire al fiume…
Nelle interviste, rielaboro con regalità, sovrana
sovrana anche nelle tue interviste segrete
respirando forte, trattenendo, trattenendo
il diritto di dirmi tutto, vuoi il diritto del presente
vuoi il diritto di dirmi tutto
a telefono le prime volte fingevo cose mutevoli,
fingevo di avere meriti con altri autori,
gli parlavo di alleati e nemici nella battaglia dell’azzardo
ho sempre molta energia, soprattutto per i suoi studi,
i suoi amici, le passioni uguali nei diritti.
Mi pretende primo, secondo, ultimo
mi pretende primo, secondo, ultimo
dondolo bene nella destinazione
utopica e impossibile, ospitata
ti prego dimmi che sono impossibile.
Tutto era pietra modificando i vari modelli autoriali
mi allenavo a uscire di casa, parlavo francese
era vivere il continuo presagio del mio autunno
che ora si riversa nel mare della scrittura
ed è mio perché ho accavallato la voce ultima
e la voce prima con un sortilegio solo nelle mie gambe
e dopo l’intensità percorsa dell’umanità nei suoi occhi
bruciati i sogni pesanti
abbraccio i libri degli altri
e nei libri degli altri vivo anche io.
Vivo in lui memoria e tatto, troppo sale
ho assaporato nella sua saliva,
mi scatta diverse foto ma sempre di spessore:
abbiamo un mio primo piano in una antologia
di poesia francese, tra Michaux e Tarkos,
tra Esteban e Jaccottet, Bonnefoy
sono fuori dall’etica del narciso
e quante lolite ho speranza di non trovare
prima di sognare di arrivare con la voce
negli USA, in India, in Grecia, in Spagna, in Francia,
in Germania, in Turchia, in Romania, in Russia.
Al Nord e al Sud del Mediterraneo. Proust va bene
per l’appetito dei laboriosi, i desideri della scrittura
di corsivo sono miei, dal momento che viviamo insieme
e siamo sposati e le uniche polemiche
che conosco sono sui cappuccini e i dettagli
ai dipinti di cui parlo avidamente con le amiche.

*

Si fa così il sortilegio

Ha trovato la mia natura mia proprio.
Ha detto per niente candida, così gli piace dire
nel segreto. Il suo capo mi ha raccomandato
che ne avrebbe almeno due per me
se lui decidesse di inoltrarsi in altre nature.

Si fa così la serenità, si fa così la pace
cancella tutto di nuovo, cancella tutto
si fa così la pace, si fa così la libertà
cancello tutto, cancello tutto di nuovo

cancello quel volto, cancello quel volto
cancello il viso di quel ricordo,
cancello il viso di quel volto.

Cancello quel noi, cancello il noi
cancello quel tutto, cancello tutto
cancello quelle voci, cancello le voci

cancello quei ricordi, cancello i ricordi
cancello quell’inverno, cancello quell’inverno
cancello quelle vicinanze, cancello le vicinanze

cancello quel loro dire, cancello quel loro dire
cancello gli altri, cancello quegli altri
cancello quell’accade, cancello quell’accade
cancello quegli occhi, cancello quegli occhi.

Cancello quel mio essere stata lì,
cancello essere stata lì,
cancello quel loro essere stati lì,
cancello loro. Cancello quegli altri.

Cancello le terrazze, cancello la moda
cancello la moda di quelle terrazze,
cancello le parole, cancello le sue parole.

*

Happy a casa mia, coi miei seni molto piccoli

Sono sole e luna.
Lui è solo in sole e luna.
Sussurro sì legata perché lui è la mia anima
anche a Parigi mi sono lasciata appartenere
ricostruirono Notre-Dame mentre sforzando
le pieghe del mio libro diceva di specchiarmi
in tutte le sponde dei suoi vivi.

Mi chiese di sposarlo a suo modo,
prendendola con una certa cinematografia.
Il matrimonio fu la salvezza per entrambi
e lui si fece verticale per le mie guance
che resi per l’occasione normali, serie
e abbastanza ben testate per l’amore.
Penetrata dalla sua innocenza leggevo tantissimo:
i governi e le patrie letterarie erano una cosa lontana
il numero sette un’appendice, un martirio,
una volontà, un senno collettivo: segnava la sveglia,
l’ora dopo per leggere il giornale.

Ti ecciti a chiamarmi al tuo modo,
con nomignoli, sussurro sì legata
perché lui è la mia anima
anche a Parigi mi sono lasciata appartenere
ricostruiscono Notre-Dame
sforzo le pieghe del libro
mi dice di specchiarmi nel suo cognome
che voglio della realtà ora tutta la carne
più poetica sulla sedia da scolara
più terribile dei biscotti sul divano della mansarda
mi chiese di sposarlo a suo modo,
prendendola con una certa cinematografia.
Un anello messo in aereo
il matrimonio fu la salvezza per entrambi
e lui si fece verticale per le mie guance
che resi per l’occasione normali, serie
e abbastanza ben testate per l’amore.
Penetrata dalla sua innocenza leggevo tantissimo:
i governi e le patrie letterarie erano una cosa lontana
il numero sette un’appendice, un martirio,
una volontà, un senno collettivo: segnava la sveglia,
l’ora dopo per leggere il giornale.

Sazia, via tutto il resto.

*

Sabatina Napolitano (1989) è poeta, giornalista freelance e critica. Il suo libro più recente è Scritto d’autunno (Ensemble, 2019, prefazione di Gabriel Del Sarto).
Le cinque poesie inedite qui pubblicate sono tratte da una raccolta in corso dal titolo Corsivo.

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2 Commenti

  1. Un modo nuovo di esprimersi, una scrittura trasparente, per certi aspetti inerme, che arriva rapida a legittimare la partecipazione emotiva del lettore verso un’interiorità complessa, ma avvincente.
    Una voce che si esprime con nativa ma sagace abilità, con autentica franchezza.

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