Mots-clés__Cappotto

Cappotto
di Gianni Montieri

The National, Nobody else will be there –> play

___

Ph. Diane Arbus – Teenage couple on Hudson Street, N.Y.C., 1963

___

Da Ben Lerner, Topeka School, trad. Martina Testa, Sellerio, 2020

Comunque sia, il Metropolitan aveva un grande ruolo nel nostro folklore di coppia. C’era stato un giorno particolarmente memorabile in cui avevamo preso dei funghi o dell’acido e girando per il museo lui era andato fuori di testa, ma quella è un’altra storia. Adesso, ventidue anni dopo, mentre tenendoci sotto braccio passeggiavamo per le sale, anch’io stavo vivendo la mia esperienza di spersonalizzazione, ma senza droga – la sensazione schiacciante del venir meno di una serie di punti di riferimento, del passato che collassava sul presente e viceversa. Mi sentivo come una bambina che voleva che la madre o Sima la proteggessero dal padre e come una madre che non stava proteggendo il figlio, il quale rischiava di diventare uno degli Uomini (non stavo mantenendo le promesse fatte mentre eri privo di sensi; non stavo imparando a comportarmi come si deve); ero contemporaneamente in quella sala con nonna, con il marmo che la rassicurava («Per Jane non sarà la fine del mondo»), ed ero lì con papà pochi anni prima, mentre contribuivo a rovinargli la famiglia, e in quel momento, famosa guru delle relazioni che non sapeva più relazionarsi con le persone care. Con la coda dell’occhio continuavo a vedere dei Lassiter, continuavo a intravedere il dipinto rosa, a sentire sussurri dal passato. Alla fine trovammo il quadro di Duccio – credo che avessero cambiato la disposizione delle sale – e papà parlava a raffica e di colpo ho smesso di capirlo, ma non è esattamente così. Stava descrivendo un film che aveva girato o voleva girare e una vecchia fotografia di sua madre a cavallo e certe sculture di cavalli che avevano i suoi, e i cavalli coi paraocchi a Central Park e i cavalli del Cavallo in movimento di Muybridge e il rapporto fra le immagini ferme e in movimento e i testi TAT che faceva fare ai suoi ragazzi perduti («Adesso ti mostrerò una foto e vorrei che a partire da quella ti inventassi una storia. Una storia con un inizio, una parte centrale e una fine») e gli esperimenti sulla «visione cieca» che stava portando avanti un suo amico neurologo; tutti questi argomenti si incrociavano e si separavano come onde. Un custode annunciò che il museo stava chiudendo. Nel presente avevamo un tavolo prenotato a Downtown, in un ristorante italiano fastidiosamente costoso che aveva scelto papà. Al guardaroba mi ricordai che quella volta – tanti anni prima, quando papà si era fatto un brutto viaggio – eravamo scappati dal museo così in fretta che ci eravamo scordati i cappotti: eravamo quasi morti di freddo. Nel consegnare all’addetta il talloncino numerato, quasi immaginai che ci stesse per riportare i cappotti di quando eravamo all’università. Appena ce li saremmo messi addosso, ventidue anni si sarebbero cancellati.

___

[Mots-clés è una rubrica mensile a cura di Ornella Tajani. Ogni prima domenica del mese, Nazione Indiana pubblicherà un collage di un brano musicale + una fotografia o video (estratto di film, ecc.) + un breve testo in versi o in prosa, accomunati da una parola o da un’espressione chiave.
La rubrica è aperta ai contributi dei lettori di NI; coloro che volessero inviare proposte possono farlo scrivendo a: tajani@nazioneindiana.com. Tutti i materiali devono essere editi; non si accettano materiali inediti né opera dell’autore o dell’autrice proponenti; le immagini devono essere inferiori a 1 MB].

Print Friendly, PDF & Email

articoli correlati

Cartoline dal Sud: scrivere l’abbandono

di Valeria Nicoletti
Spira il vento in queste pagine, quello che trasforma, che allontana, ma anche quello che riporta con sé profumi, suoni e memorie di quanto ci si lascia alle spalle

“Una fitta rete d’intrecci”: su “Agatino il guaritore” di Massimiliano Città

di Daniele Ruini
“Agatino il guaritore” è l’esito felice di un narratore ispirato che descrive parabole umane disperate – parabole che conducono a un venditore di speranza il cui business si basa su un postulato difficile da contestare: «Pensiamo d’esserci evoluti per il fatto di conoscere causa ed effetto dei fulmini e dei tuoni che dall’orizzonte s’avvicinano alle nostre case, ma una paura ancestrale c’è rimasta dentro le ossa»

È morto un poeta

di Igor Esposito
Terremoto, bradisismo, peste o fiume che esonda e tutto travolge è inequivocabilmente, da quarant’anni, la babelica drammaturgia di Enzo Moscato; ecco perché anche ai finti sordi che hanno avuto la sorte di inciampare in una pièce di Moscato è apparsa la poesia del teatro e della vita

Su “Guerre culturali e neoliberismo” di Mimmo Cangiano

di Antonio Del Castello
Cangiano non mette mai in discussione il fatto che sia giusto politicizzare (o ripoliticizzare) sfere private (come l’identità di genere o l’orientamento sessuale) a lungo escluse dalla lotta politica, ma segnala i limiti di un’operazione di questo tipo quando sia attuata sullo sfondo di una de-politicizzazione dell’economia e dei rapporti di produzione

Frontiere, innesti, migrazioni. Alterità e riconoscimento nella letteratura

di Tiziana de Rogatis
Le migrazioni e le convivenze multiculturali e multietniche sono assediate oggi da semplificazioni, retoriche, manipolazioni e menzogne mediatiche di diverso orientamento. In un simile contesto storico, la pratica del commento permette di restituire alla parola sullo straniero un fondamento condiviso

“Culo di tua mamma: Autobestiario 2013 – 2022”. Intervista ad Alberto Bertoni

a cura di Andrea Carloni
Leggere davvero una poesia implica sempre un atto di riformulazione interiore e dunque di rilettura: e sollecita l’affinamento di una dote specifica
ornella tajani
ornella tajani
Ornella Tajani insegna Lingua e traduzione francese all'Università per Stranieri di Siena. Si occupa prevalentemente di studi di traduzione e di letteratura francese del XX secolo. È autrice dei libri Tradurre il pastiche (Mucchi, 2018) e Après Berman. Des études de cas pour une critique des traductions littéraires (ETS, 2021). Ha tradotto, fra vari autori, le Opere di Rimbaud per Marsilio (2019), e curato i volumi: Il battello ebbro (Mucchi, 2019); L'aquila a due teste di Jean Cocteau (Marchese 2011 - premio di traduzione Monselice "Leone Traverso" 2012); Tiresia di Marcel Jouhandeau (Marchese 2013). Oltre alle pubblicazioni abituali, per Nazione Indiana cura la rubrica Mots-clés, aperta ai contributi di lettori e lettrici.
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: