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I giorni della Comune. Dichiarazione al popolo francese

(Proponiamo un estratto da I giorni della Comune. Parigi 1871, a cura di Goffredo Fofi e Mariuccia Salvati, Edizioni E/O 2021. Nel 150mo anniversario della Comune, la prima esperienza di autogoverno popolare nella storia europea, il volume raccoglie alcuni documenti originali di quei due mesi, dal 18 marzo al 28 maggio 1871, durante i quali la popolazione di Parigi impose la proclamazione della Repubblica, la fine della guerra contro la Prussia e le prime riforme sociali. La Comune adottò a proprio simbolo la bandiera rossa, elesse la propria assemblea, eliminò l’esercito permanente e armò i cittadini, stabilì l’istruzione laica e gratuita, rese elettivi i magistrati, retribuì i funzionari pubblici con salari uguali a quelli degli operai e favorì le associazioni dei lavoratori. Fin dal suo principio la Comune diede grande importanza all’individualità: libertà d’espressione, di coscienza, di lavoro e d’intervento nelle decisioni comunali. Durante la sua breve esistenza si sperimentarono forme di governo autonomo come il consiglio elettivo, i club di organizzazione politica di base e i gruppi di attività politica delle donne. La Comune fu repressa duramente nella “settimana di sangue”. Il 21 maggio le truppe governative di Versailles entrarono a Parigi. Il 27 maggio la lotta si restrinse a Belleville e al cimitero del Père Lachaise. I difensori (circa 1.600) furono fucilati davanti al “Muro” dove le esecuzioni continuarono fino ai primi di giugno. Il 28 maggio il maresciallo Mac Mahon annunciò agli abitanti di Parigi: “L’esercito della Francia è venuto a salvarvi (…) Parigi è liberata. Oggi la lotta è terminata: l’ordine, il lavoro e la sicurezza rinasceranno”. Tra fine maggio e giugno i soldati di Versailles fucilarono circa 30mila persone. Ma la Comune di Parigi divenne ispirazione per le successive insurrezioni popolari, e per il movimento operaio e socialista, in tutto il mondo.)

***

André Devambez – La Barricade ou l’Attente


Parigi, 19 aprile 1871
Nel conflitto doloroso e terribile che impone ancora una volta a Parigi gli orrori dell’assedio e del bombardamento, che fa scorrere il sangue francese, che fa morire i nostri fratelli, le nostre donne, i nostri bambini schiacciati sotto gli obici e la mitraglia, è necessario che l’opinione pubblica non sia divisa, che la coscienza nazionale non sia turbata.

Bisogna che Parigi e tutto il paese sappiano qual è la natura, la ragione, il fine della Rivoluzione che si compie. È giusto infine che la responsabilità dei lutti, delle sofferenze e delle disgrazie di cui siamo le vittime, ricadano su coloro che, dopo aver tradito la Francia e consegnato Parigi allo straniero, perseguono con una cieca e crudele ostinazione la rovina della grande Città, al fine di seppellire, nel disastro della Repubblica e delle Libertà, la doppia testimonianza del loro tradimento e del loro delitto.

La Comune ha il dovere di affermare e di determinare le aspirazioni e i desideri della popolazione di Parigi; di precisare il carattere del movimento del 18 marzo, incompreso, misconosciuto e calunniato dagli uomini politici che risiedono a Versailles.

Anche questa volta Parigi lavora e soffre per la Francia intera, di cui prepara, con le sue battaglie e i suoi sacrifici, la rigenerazione intellettuale, morale, amministrativa ed economica, la gloria e la prosperità.

Che cosa domanda?

Il riconoscimento e il consolidamento della Repubblica, sola forma di governo compatibile con i diritti del popolo e lo sviluppo regolare e libero della società.

L’autonomia assoluta della Comune estesa a tutte le località della Francia che assicuri a ciascuna l’integrità dei propri diritti, e a ogni francesi il pieno esercizio delle proprie facoltà e delle proprie abitudini come uomo, cittadino e lavoratore.

L’autonomia della Comune non avrà per limiti che il diritto di autonomia uguale per tutte le altre Comuni aderenti al contratto, la cui associazione deve assicurare l’Unità della Francia.

I diritti inerenti alla Comune sono:

Il voto del bilancio comunale, entrate e spese; la fissazione e la ripartizione delle imposte, la direzione dei servizi locali, l’organizzazione della magistratura, della polizia interna e dell’insegnamento, la amministrazione dei beni appartenenti alla Comune.

La scelta per elezione o concorso, con la responsabilità e il diritto permanente di controllo e di revoca, dei magistrati o funzionari comunali di ogni ordine.

La garanzia assoluta della libertà individuale, della libertà di coscienza e della libertà di lavoro.

L’intervento permanente dei cittadini negli affari comunali attraverso la libera manifestazione delle loro idee, la libera difesa dei loro interessi: garanzie date a queste manifestazioni dalla Comune, sola incaricata di sorvegliare e di assicurare il libero e giusto esercizio del diritto di riunione e di pubblicità.

L’organizzazione della difesa urbana e della Guardia nazionale, che elegge i suoi capi, e provvede da sola al mantenimento dell’ordine nella città.

Parigi non vuole niente di più a titolo di garanzie locali, a condizione, beninteso, di ritrovare nella grande amministrazione centrale, delegazione delle Comuni federate, la realizzazione e la pratica degli stessi principi.

Ma grazie alla sua autonomia, approfittando della sua libertà d’azione, Parigi si riserva di operare come meglio crederà in casa propria le riforme che la sua popolazione reclama, di creare delle istituzioni atte a sviluppare e propagare l’istruzione, la produzione, lo scambio e il credito, a universalizzare il potere e la proprietà, seguendo la necessità del momento, i desideri degli interessati e i dati forniti dall’esperienza.

I nostri nemici si ingannano o ingannano il paese, quando accusano Parigi di voler imporre la sua volontà o la sua supremazia al resto della nazione, e di aspirare a una dittatura che sarebbe un vero attentato contro l’indipendenza e la sovranità delle altre comuni.

Si ingannano o ingannano il paese, quando accusano Parigi di perseguire la distruzione dell’unità francese costituita dalla Rivoluzione tra le acclamazioni dei nostri padri, accorsi alla festa della Federazione da tutti i punti della vecchia Francia.

L’unità, come ci è stata imposta fino ad oggi dall’Impero, la monarchia e il parlamentarismo, non è che la centralizzazione dispotica inintelligente, arbitraria o onerosa.

L’unità politica, come la vuole Parigi, è l’associazione volontaria di tutte le iniziative locali, il concorso spontaneo e libero di tutte le energie individuali in vista di un fine comune, il benessere, la libertà e la sicurezza di tutti.

La Rivoluzione comunale, cominciata dall’iniziativa popolare del 18 marzo, inaugura un’era nuova di politica sperimentale, positiva, scientifica.

È la fine del vecchio mondo governativo e clericale, del militarismo, del funzionarismo, dello sfruttamento, dell’aggiotaggio, dei monopoli, dei privilegi, ai quali il proletariato deve la sua schiavitù, la patria le sue disgrazie e i suoi disastri.

Che questa cara e grande patria, ingannata dalle menzogne e dalle calunnie, si rassicuri dunque!

La lotta intrapresa fra Parigi e Versailles è di quelle che non possono terminare con dei compromessi illusori; l’esito non può essere incerto.

La vittoria, perseguita con un’indomabile energia, dalla Guardia nazionale, resterà all’idea e al diritto.

Noi ci appelliamo alla Francia.

Resasi conto che Parigi in armi possiede tanta calma quanto coraggio; che sostiene l’ordine con tanta energia quanto entusiasmo; che si sacrifica con tanta ragione quanto eroismo; che non resta armata che per dedizione alla libertà e alla gloria di tutti: la Francia faccia cessare questo sanguinoso conflitto!

Tocca alla Francia disarmare Versailles, con la manifestazione solenne della sua irresistibile volontà.

Chiamata a beneficiare delle nostre conquiste, si dichiari solidale coi nostri sforzi; sia nostra alleata in questa battaglia, che non può finire che con il trionfo dell’idea comunale o con la rovina di Parigi!

Quanto a noi, cittadini di Parigi, abbiamo la missione di portare a termine la Rivoluzione moderna, la più ampia e la più feconda di tutte quelle che hanno illuminato la storia.

Abbiamo il dovere di lottare e di vincere.

La Comune di Parigi
(Journal Officiel, n. 110, 20 aprile)

Immagine: André Devambez – La Barricade ou l’Attente – Gallerix.ru, Public Domain

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Vivo e lavoro a Roma. Libri: Lettere a una fanciulla che non risponde (romanzo, Bompiani, 2024), Qualcosa sulla terra (racconto, Industria&Letteratura, 2022), Storia aperta (romanzo, Bompiani, 2021), L'isola di Kalief (con Mara Cerri, Orecchio Acerbo 2021), Il regno dei fossili (romanzo, il Saggiatore 2019), Mio padre la rivoluzione (racconti, minimum fax 2017. Premio Campiello-Selezione giuria dei Letterati 2018), Stati di grazia (romanzo, il Saggiatore 2014), Città distrutte. Sei biografie infedeli (racconti, Gaffi 2012. Nuova edizione: il Saggiatore 2018. Premio SuperMondello e Mondello Opera Italiana 2012). Provo a leggere i testi inviati, e se mi piacciono li pubblico, ma non sono in grado di rispondere a tutti. Perciò, mi raccomando, non offendetevi. Del resto il mio giudizio, positivo o negativo che sia, è strettamente personale e assolutamente non professionale.
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