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Diario della pandemia dall’Himachal Pradesh #7

di R. Umamaheshwari 

R. Umamaheshwari è una storica e giornalista che vive in India. Ha pubblicato When Godavari Comes: People’s History of a River (Journeys in the Zone of the Dispossessed), Aakar Books, New Delhi, 2014; Reading History with the Tamil Jainas: A Study on Identity, Memory and Marginalisation, Springer, 2017 e From Possession to Freedom: The Journey of Nili-Nilakeci, Zubaan, New Delhi 2018. Un anno fa ha cominciato a scrivere un diario della pandemia dall’Himachal Pradesh che pubblichiamo a puntate. Qui la prima, qui la seconda, qui la terza, qui la quarta, qui la quinta, qui la sesta. Quella che segue è la settima.

Ritorno al futuro…

 Lo stigma che incombe sui malati di Coronavirus, o sugli operatori sanitari che lavorano con pazienti affetti dal virus, è simile alla natura dello stigma che un tempo in India incombeva sui lebbrosi e sulle persone affette da tubercolosi. Gli operatori sanitari in alcune città sono diventati il bersaglio di cittadini spaventati. A infermiere e dottori che avevano curato malati di Coronavirus è stato chiesto di lasciare le case che affittavano. E questo a dispetto delle retoriche manifestazioni di solidarietà di tutte quelle persone che accendono quotidianamente candele per i “Guerrieri del Coronavirus”.

Il governo indiano ha modificato la legge coloniale del 1897 sulle malattie epidemiche per rendere qualunque tipo di attacco agli operatori sanitari in prima linea un reato non estinguibile su cauzione e passibile anche di una multa. A loro volta, però, sfortunatamente gli aggressori di medici e infermiere sono stati talvolta attaccati solo per il fatto di appartenere ad una certa comunità minoritaria. Frattanto, la violenza o la natura dell’avversione ci danno la misura di ciò che è generalmente considerato “impuro”: in questo caso la persona affetta dal virus è considerata “impura” anche grazie alla generale propaganda della paura, che ha accompagnato la campagna precedente il lockdown. Una campagna che è riuscita ad instillare molte paure infondate. E non sembra che si sia fatto molto per placarle.

Nella città di Chennai c’è stato un caso davvero patetico di un eminente neurochirurgo, Dr. Simon Hercules, che è morto di Coronavirus in un esclusivo ospedale privato (Apollo). Non è stato consentito che il suo corpo venisse seppellito in un cimitero cristiano (dove la sua famiglia solitamente seppelliva i suoi morti), a Kilpauk. Una folla aveva attaccato il veicolo che trasportava il suo corpo. Il corpo era poi stato trasportato con la protezione della polizia e seppellito da un amico del defunto con l’aiuto di due infermieri, in un altro posto. Il dottore aveva contratto il virus da un suo paziente.

Negare i diritti di sepoltura alla gente è una nuova bassezza; mostra l’assoluta mancanza di compassione nella gente, specialmente in tempi che ne richiederebbero una maggior quantità. Non è sicuro se questo sia successo anche perché il corpo apparteneva a qualcuno proveniente da una comunità di minoranza. Nel caso del Covid, a dispetto dei messaggi che ogni giorno la radio e gli altri media diffondono, molte persone non hanno nessuna voglia di dare spazio alla ragione e preferiscono rifugiarsi in credenze superstiziose e paure infondate, esacerbate dai messaggi dei social disinformati e impulsivi.

Ci sono molti esempi di come la ragione e il senso della misura vengano buttati a mare in questo periodo. Un aspetto positivo, nel caso del Dr. Simon, è stato il compassionevole esborso da parte della compagnia assicurativa del pubblico settore, la Life Insurance Corporation of India, al centro dell’attenzione per i recenti tentativi di una parziale privatizzazione. La compagnia ha liquidato un generoso premio al parente più prossimo del Dr. Simon entro tre giorni dalla sua morte. Mr. Ravi Kumar, agente della Life Insurance a Chennai, colui che ha pagato questo premio, assicura che di solito ci vuole un po’ prima che il denaro arrivi nelle mani della famiglia, in tempi normali. Si perde tempo, infatti, nell’attesa del certificato di morte. Ma, in questo specifico caso gli assicuratori hanno agito prontamente. Ma Kumar ha detto che, nel caso di morti connesse al Covid, la Life Insurance ha fatto un’eccezione per versare il premio assicurativo in forma prioritaria.

In un certo senso, tener viva la paura condurrà forse (se non si prendono misure severe, e a meno che, ovviamente, la politica non desideri, surrettiziamente, questo risultato) a isolare ogni distretto o città. Ne potrebbe seguire un nuovo discorso a proposito di chi è interno (cioè libero dal virus) e esterno (cioè colpevole, in quanto affetto dal virus). Una distinzione capace di portare il discorso politico a nuovi minimi. Si spera che questo non accada, dato che ogni regione del Paese dipende da scambi di molti tipi, e transazioni tra regioni su base giornaliera.

Non possiamo permetterci di isolare delle unità negli Stati (isolamento di distretti e chiusura di confini) e all’interno del Paese (chiusura dei confini tra Stato e Stato). Di recente, diversi governi di Stati dell’India stanno mandando veicoli per riportare indietro la “loro” gente da un altro Stato. In particolare studenti e lavoratori. Ci si chiede se questo sia effettivamente auspicabile durante un lockdown che ha come scopo il contenimento del virus. Ma inerente a questo sforzo è la nozione della “nostra” gente. I leader politici stanno forse guardando a ciò come a un’opportunità per pubbliche relazioni più che altro. E il governo di ogni Stato è in competizione con gli altri nel gioco dei numeri, di gente “riportata indietro”. In effetti, questo va contro l’appello del governo centrale, nel periodo iniziale del lockdown, alla gente: “rimani dove ti trovi”.

Oggi ho incontrato Jeetender Singh, un lavoratore migrante che viene dal Rajasthan. Mi ha informato che il governo del Rajasthan sta progettando di richiamare la “sua gente” dall’Himachal. Jeetender lavora come lavoratore a giornata a Shimla per pochi mesi l’anno. Torna poi a casa per pochi mesi durante la stagione del raccolto (che è appena passata, per lui) e per preparare i campi per la successiva coltura (operazione che dovrà iniziare presto per essere completata entro giugno), dopo che sarà tornato a Shimla per lavorare. Comunque, se il suo governo adesso, insieme con altri, lo riporta indietro, lui non sarà sicuro di poter tornare a lavorare qui presto. E neanche sarà sicuro di poter tornare indietro a lavorare nel suo Stato di origine, per l’aratura e la semina. Lui mi dice che questa crisi ha lasciato lui e la sua famiglia in un totale sconvolgimento, e che la migrazione per lavoro è destinata a diventare qualcosa di diverso. Essa può accrescere la povertà in posti dove la gente come Jeetender si barcamenava tra diverse occupazioni, teneva viva la sua piccola fattoria e compiva il ciclo agricolo.

In un certo senso, il lavoro nelle città e nei paesi ha indirettamente contribuito allo sviluppo dell’economia agricola rurale. Ironicamente, il tempismo dei governi dei vari Stati nel riportare indietro la “loro” gente, stavolta, può essere controproducente per questi lavoratori. Se lo avessero fatto prima, avrebbero sollevato molti di loro dallo stress di tornare di corsa ai loro villaggi per il raccolto e altre opere, e avrebbero aiutato anche le loro famiglie. Ma facendolo adesso, molti dei lavoratori non ritorneranno presto ai loro mezzi di sostentamento urbano e potrebbero andare incontro a un desolante futuro a lungo termine. Questo avrà sicuramente il suo impatto sulle aree rurali, aggiungendo ulteriore stress a quello cui sono già sottoposti.

 

27 Aprile 2020, “Resta a casa, stai al sicuro” versus “Fa la fila, aspetta il tuo turno”: sulla discriminazione e la carità.

 

Durante le crisi, incluso le pandemie, il bisogno di quei servizi necessari a coprire l’ultimo miglio non dovrebbe essere sottovalutato. Contemporaneamente, ci si chiede in che modo ci sia presi cura di postini e postine, e in generale di tutto lo staff del servizio postale, in termini di assicurazioni mediche o dispositivi di protezione, accesso a mezzi di trasporto sicuri, nel caso di servizi di consegna, etc. E se l’intero dipartimento delle poste, anche nei più remoti angoli della nazione, sia stato protetto adeguatamente, benché in questo periodo, a dipartimenti come quello postale siano state conferite responsabilità aggiuntive, che hanno aggiunto nuovi problemi a quelli già presenti.

Ho sentito per esempio che il governo dello Stato del Telangana ha annunciato un incentivo in contanti di 1.500 rupie per i possessori di carta bianca (carta di razionamento per persone sotto la soglia di povertà) da ritirare presso gli uffici postali; questo significa anche che decine di persone fanno lunghe code adesso, e devono anche sopportare i mugugni del personale di polizia arrabbiato, che ricorre anche al pestaggio. In molti casi gli uffici postali sono collocati in località remote, così non c’è modo di stare “a distanza di un metro” in una fila. Questo significa anche che per i poveri la dignità e il rispetto sono le prime vittime, in tempo di crisi, poiché il denaro è dato alla maniera di un despota benevolo che fa la carità a una larga massa di esseri umani, che devono deporre la loro quieta dignità e accalcarsi per ottenere dei soldi attraverso meccanismi non sempre vantaggiosi. Mentre per la middle class e per i ricchi esiste lo “stai a casa, stai al sicuro”, per le migliaia di poveri che vivono tra noi, non c’è scampo dallo stare in fila, per ore, per ricevere una misera carità.

 

Sullo spostamento imminente, nonostante il Coronavirus.

 

Domande su test e sperimentazioni.

Dopo alcune novità su test anticorpali e sperimentazioni, la terapia del plasma è in sperimentazione, in alcuni Stati indiani, come l’ultima frontiera per la cura dei malati di Covid nel nostro Paese. Il plasma di un paziente curato dal Coronavirus è iniettato nel corpo del paziente sotto trattamento per Covid. Il consenso informato del paziente che riceve questo trattamento è obbligatorio per iniziare. Non che io possa esprimere opinioni su esperimenti scientifici, ma mi chiedo se questo possa, ancora una volta, invertire i pregiudizi culturali e l’odio verso certe comunità, nel caso in cui il donatore e colui che riceve il plasma siano di differenti comunità o caste.

Anni di trasfusioni di sangue (per le quali non sappiamo religione, casta o genere del donatore di sangue o di colui che riceve la trasfusione) non hanno ridotto odi e ostilità. Forse potrebbe andare diversamente per la terapia del plasma? Si sente dire che non c’è conferma circa la sperimentazione su larga scala della terapia del plasma. Essa non ha raggiunto la necessaria approvazione per essere usata in ogni situazione.

Qualcuno sta pensando alle attività di generazione di reddito nel bel mezzo della pandemia? Guardo ai dati relativi alle vendite di medicine, di dispositivi di protezione, di igienizzanti, etc. Un canale televisivo di informazione ha detto che il governo ha come piano l’uso del riso in eccesso nei magazzini per produrre igienizzanti a base di etanolo. Questi sono programmi economici più vasti. Nei negozietti di articoli sanitari, nelle città, nei paesi e nei villaggi, le lozioni disinfettanti di base (come anche gli igienizzanti) sono stati presenti in scorte limitate. I negozianti qui mi informano che il lockdown ha impattato sulla produzione e sul rifornimento di questi prodotti, giacché le fabbriche si trovano nelle zone rosse del Covid, in questo Stato.

 

28 aprile 2020, il mercato rionale e un assembramento modello.

 

Boileauganj market è un piccolo e pittoresco mercato di Shimla, con negozi di tutti i tipi su entrambi i lati di una stretta strada. In un giorno normale, in tempi normali, brulica di gente e di traffico. Alcuni anni fa, questa strada era chiusa al traffico e solo qualche veicolo governativo ed altri veicoli dotati di uno speciale permesso avevano l’autorizzazione di attraversarla. C’era così un ampio spazio per la gente che voleva camminare e acquistare beni di prima necessità.

Più tardi, tutti i tipi di veicoli cominciarono ad essere autorizzati e questo significò caos a tutte le ore del giorno, con appena lo spazio per la gente di camminare, specialmente durante la stagione di punta del turismo. Questo mercato è tornato adesso alla sua quiete, ma non ad una quiete felice.

I negozi di dolciumi e di tè sono chiusi come molti altri durante il lockdown. La gente non discute più di politica di fronte ad una tazza di tè e samosa bollente e jalebi. Inoltre, questo piccolo mercatino mostra un raro spaccato di folla che si comporta alla perfezione, stando in piedi in piccoli cerchi (disegnati con il gesso) sulla strada, aspettando pazientemente il proprio turno fuori da ogni negozio (di frutta e verdura, di altre merci) anche se i negozianti si assicurano che nessuna singola persona compri materiale all’ingrosso (e quindi l’accaparramento è frenato a livello del negoziante, che conosce la persona che viene a comprare roba, anche perché questo è un quartiere piccolo e tutti si conoscono) e tutto è fatto entro le quattro ore di allentamento del coprifuoco.

Il coprifuoco ha comunque ha reso la vita difficile per i negozianti (i cui profitti si sono ridotti abbastanza negli ultimi due mesi), per il fatto di dover mantenere l’intera transazione e ogni singolo cliente all’interno del tempo concesso per legge. C’è un altro spazio speciale in questo mercato, che è la filiale locale di una banca nazionale (la più grande dell’India). Essa ha continuato ad avere il personale più gentile e disponibile che io abbia conosciuto da anni. Anche in questi tempi caotici, il personale della banca saluta i propri clienti, giovani e vecchi, con cortesia e offre un sorriso che tiene vivo il fascino un po’ rétro di una banca che conosce i suoi clienti per nome e di persona, e fa quel miglio in più necessario ad aiutare il cliente nei suoi bisogni. Per molti anziani abitanti del paese, che non hanno accesso alla banca online, sono le filiali nazionali delle banche nelle piccole città, come questa, che mantengono viva la fede delle persone nel sistema, anche se il sistema li delude di tanto in tanto e li costringe ad “andare al passo con i tempi”, anche se “i tempi” sono inumani, distanti e apatici.

 

29 Aprile 2020. Il conto delle perdite

 Tek Chand Bansal è il presidente di uno dei più importanti sindacati di taxi a Shimla. Il turismo è stato uno dei settori di maggior profitto nello Stato dell’Himachal Pradesh. Specialmente durante questo tempo, in cui le scuole e i college sono usualmente chiusi e il turismo raggiunge il suo picco (diventando intensivo specialmente da marzo a giugno, e dopo, durante i mesi di settembre – ottobre, e un po’ meno durante la stagione natalizia), il lockdown ha colpito in maniera terribile questo settore.

Tek Chand è uno dei principali fornitori del servizio di taxi, settore che ha subito un durissimo colpo, in questo periodo che di solito era di alta stagione per il turismo. Mi ha detto che “nei mesi di Aprile, Maggio e Giugno, l’Himachal riceve approssimativamente diecimila turisti. Molti di loro vengono da Delhi, dal Punjab e dall’Haryana (che sono molto più vicini in termini di prossimità, e quindi relativamente più semplici da raggiungere per un weekend turistico). Alcuni gruppi anche da Bengal, Kerala e altri Stati. Molti vengono per “vedere la neve” sulle cime più alte. Tek Chand dice che “questi mesi sono l’alta stagione, l’unica in cui si può ottenere un decente introito per hotel e taxi. Da luglio a ottobre è bassa stagione, e i soldi che facciamo durante l’alta stagione servono a sostenerci durante il resto dell’anno. L’Himachal è quasi totalmente dipendente dai ricavi del turismo. Quelli agricoli infatti sono relativamente piccoli se paragonati a altri Stati, dato che i proprietari terrieri sono di meno e più piccoli, tranne che per pochi proprietari più grandi o per i meleti. Anche le strade dei centri commerciali, qui a Shimla come anche a Manali, sono tracciate in vista dello shopping dei turisti. Molte delle cose fatte nell’Himachal, come artigianato e tessitura della lana, per esempio gli scialli Kullu, e la frutta secca sono principalmente acquistate dai turisti. La popolazione locale di solito non compra questi prodotti su base giornaliera. Così questo lockdown ha colpito con molta violenza”.

Mi informa anche che la maggior parte dei tassisti sono per lo più diplomati di scuola superiore, qualcuno anche laureato (e c’è anche il caso di due laureati in ingegneria che hanno scelto la professione di autisti). Il cinquanta per cento sono dalits e il resto proviene da altre comunità. Perché quindi hanno scelto di fare i tassisti?

“Dopo essermi laureato in Storia dell’Arte nel 2003, ho fatto molte domande di lavoro. Ho avuto una volta un lavoro per un misero salario di 3.500 rupie al mese. Non era sostenibile. Tu non sai che nell’Himachal è difficile trovare lavoro. Nel 2005 ho cominciato a guidare il taxi; il vantaggio era che prendevo uno stipendio di operatore di taxi e anche un extra come autista. Così arrivavo a guadagnare da dieci a undicimila rupie. Era di gran lunga la cosa migliore e più sostenibile da fare”.

In media, in alta stagione – mi dice – “noi guadagnavamo circa duemila rupie al giorno di media. E raggiungevamo fino a cinquanta/sessantamila rupie al mese. I servizi di taxi erano quasi interamente correlati all’industria del turismo, poiché difficilmente gli abitanti dell’Himachal usano il taxi per fare i pendolari”.

Un’ulteriore area che sarà colpita più di altre in relazione ai suoi tassisti, è quella delle strade Kullu-Manali e Kaza-Manali. Nawang, venti anni, viene da un villaggio nella regione di Spiti e lavora con il sindacato dei taxi di Kaza. Molti autisti qui sono molto giovani, specialmente quelli che vengono da Spiti. Benché Lahaul-Spiti è un distretto amministrativo dell’Himachal Pradesh, entrambe le regioni sono molto distanti l’una dall’altra e totalmente differenti in termini di territorio, cultura e economia. Se qualcosa le unisce sono i quattro-cinque mesi di neve intensa, nei quali esse restano relativamente tagliate fuori dal resto del loro Stato e dell’intera nazione.

La vita a Spiti è di gran lunga più dura e alcuni dei villaggi qui sono tagliati fuori per un numero di mesi maggiore rispetto a Lahaul. Spiti è al cento per cento buddista, mentre Lahaul ha una popolazione mista, benché il buddismo sia ancora la religione più ampiamente praticata. Anche Lahaul ha un ecosistema relativamente differente e più diversificato, e macchie relativamente più grandi di verde, se comparate specialmente alla più dura e fredda natura desertica di Spiti. Più gente, a Lahaul, lavora fuori dalla regione, rispetto a Spiti, soprattutto a causa della miglior alfabetizzazione esistente qui tra la gente. Nella regione di Spiti c’è un’agricoltura povera, di sussistenza, con mele e piselli che sono emerse come culture commerciali non molto tempo fa.

Questa agricoltura di base e su piccola scala (a parte pochissimi meleti) è implementata, a livello di rendite, dall’attività di ospitalità che alcune famiglie hanno avviato, in anni recenti. Accade così che ci siano più college nella regione di Lahaul a paragone di Spiti, che in verità non ha college, finora. Come risultato della povertà, non molte famiglie qui possono permettersi di mandare i loro bambini al college così lontano, a Shimla o a Rampur (collegate da una strada), mentre molte famiglie a Lahaul mandano i loro bambini in città lontane, come ad esempio Chandigarh e Delhi, per far loro completare i gradi più alti dell’istruzione.

Nawang, sottolineando questo particolare aspetto, mi aveva detto che, come risultato, la maggior parte dei giovani uomini preferiscono fare gli autisti di taxi. È infatti più semplice sbarcare il lunario così, specialmente nell’alta stagione, piuttosto che andare lontano per avere un percorso formativo che di fatto non possono permettersi. Ci sono alcune questioni correlate alla sostenibilità della loro attività commerciali, di carattere squisitamente economico, dato che la maggior parte degli autisti di taxi acquistano la loro auto con un prestito. In che modo lo scenario presente impatta sull’economia del tassista medio?

Tek Chand dice: “Ci sono alcune spese inevitabili per mantenere l’auto. C’è l’assicurazione, il pagamento delle tasse di circolazione al governo dello Stato, la manutenzione, etc. Tutte cose che costano ovunque tra le ottantamila e le centomila rupie, a seconda del veicolo (auto piccole, grandi, private e commerciali). Su quasi tutti i taxi grava qualche prestito o altro. Chi ha una tale disponibilità economica da poter comprare una macchina con il proprio denaro? Così noi tutti ricorriamo a prestiti. Io stesso ho preso in prestito e comprato auto e le ho usate per servizi di taxi. Benché il governo avesse annunciato che durante il lockdown non sarebbero state riscosse EMI (rate mensili equiparate), non ci sarà un’esenzione dall’EMI per i mesi di aprile e maggio. Molte compagnie di noleggio auto, in India, stanno continuando a riscuotere le loro rate. Perché il governo non si prende cura di persone come noi, mentre assicura concessioni ad altri? Senza neanche un turista, e durante il coprifuoco, come ci guadagneremo una rendita che ci permetta di pagare queste rate? Il governatore della Banca Centrale Indiana (RBI – Reserve Bank of India) aveva fatto un annuncio il 28 marzo circa la riduzione degli interessi sulle rate dei prestiti. Ma entro il quindici marzo noi abbiamo già dovuto pagare la nostra rata con l’interesse. Anche se il lockdown è stato allentato e tutto riapre dopo il tre di maggio (come annunciato finora), pensi che sia possibile che venga qualche turista? Ci vorranno almeno quattro mesi perché le cose tornino a una qualche parvenza di normalità. Come potrà la gente continuare a pagare le rate in questa situazione? Penso che l’industria degli hotel e del turismo nell’Himachal sia morta per il momento. Molti camerieri e lavoratori degli hotel hanno già perso il loro lavoro. Molti dei lavoratori vivono in affitto, così come molti dei nostri tassisti di Shimla. Gli alberghi sono chiusi e loro devono comunque pagare le bollette elettriche e la tassa dell’acqua secondo le tariffe commerciali. Piccoli e medi alberghi e pensioni sono quelli che hanno sofferto di più. Il governo dice che il salario del lavoratore deve continuare ad essere erogato in questo periodo. Ma come può il proprietario di un piccolo albergo continuare a pagare stipendi con zero introiti? E anche se lo staff ha perso il lavoro, chi sta lì a controllare, oggi? Un piccolo alloggio con una sola stanza a Shimla costa almeno 6.000 rupie. Il governo chiede ai proprietari di casa di non riscuotere affitti per questo periodo. Ma per coloro che hanno l’affitto come loro unica entrata, nelle piccole città e nei paesi, che ricaduta avrà questo provvedimento? Pensi che i proprietari ubbidiranno nel non riscuotere affitti in una tale situazione? Poi ci sono le rate della macchina, da pagare ogni mese (senza riguardo al fatto che tu abbia o no savaari, clienti) e poi ci sono altre spese della famiglia che noi dobbiamo mantenere, come le spese per l’elettricità, per il cibo, e così via. Avevamo fatto una richiesta da parte del sindacato dei tassisti per ottenere una proroga di almeno sei mesi, in modo da poter ripagare le rate della nostra macchina, così da poterci prendere cura delle nostre famiglie o semplicemente sopravvivere con i risparmi accumulati finora. Neanche sappiamo se ritorneremo a metterci in piedi e che cosa accadrà da qui a pochi mesi, visto il modo in cui stanno andando le cose; non sarò sorpreso se alcuni di noi e quelli che hanno perso il loro lavoro nell’industria del turismo possano persino arrivare a pensare al suicidio. È un grosso colpo da assorbire. Mio fratello lavorava come imbianchino nell’edilizia e come muratore part time. Ma adesso non c’è lavoro. Nessuno è venuto nel nostro villaggio a incontrare gente come noi, per scoprire come stiamo vivendo adesso. Anche se stanno distribuendo dodici chili di farina di grano e cinque chili di riso alle famiglie sopra la soglia di povertà e bombole di gas gratuite, e 35 chili di farina e riso alle famiglie al di sotto della soglia di povertà, nelle aree rurali molte famiglie hanno chiesto di essere considerate sotto il livello di povertà, anche se in realtà esse sono proprietarie di vasti terreni. Molte cose accadono qui di nascosto e non c’è nessuno a controllare se l’aiuto destinato ai veri poveri senza terra arriva realmente a quelle persone o è preso con falsi pretesti da altri. Un governante deve conoscere e capire i problemi della gente comune, non dei grandi uomini d’affari. Oggi migliaia di alberghi nell’Himachal sono chiuse. In media si può dire che per mille alberghi, almeno ottocento hanno perso il loro lavoro. Ci sono anche molti tassisti nell’Himachal, nel Punjab e nell’Haryana, il cui sostentamento è diventato oggi un grande punto interrogativo. Alcuni di noi pagano rate di 17.000 rupie al mese. La percentuale di interesse è alta. Il mio amico mi ha detto di questa banca privata che lo molesta e lo pressa, sollecitando ogni giorno il pagamento della sua rata. Lui ha dovuto prendere in prestito il denaro da qualcuno e farsi tutta la strada da Solan a Shimla (in pieno lockdown) per pagare. In questo periodo, il rating della mia affidabilità come debitore è crollato come mai prima. Avevo sempre pagato in tempo le mie rate. Ma la banca non lo considera. Penso che ormai nessuno viaggerà, perché anche coloro che prima lo facevano saranno occupati a raccogliere i pezzi della propria vita e a provare a guadagnare denaro nei prossimi mesi. E loro saranno sempre spaventati. Perché il governo non sta pensando a gente come noi tassisti?”.

Il 30 aprile, il Primo Ministro dello Stato dell’Himachal Pradesh, Mr. Jairam Thakur, ha informato alla radio che questo Stato è in una situazione relativamente migliore rispetto ad altri. Su un totale di quaranta positivi al Coronavirus, dieci per il momento sono in isolamento; gli altri sono stati curati e sono tornati a casa. Quanto ai lavoratori migranti presenti nello Stato, ha detto che la loro situazione non è critica come in altri Stati. Vengono riforniti di pasti caldi e razioni alimentari, e ricevono un’indennità di duemila rupie. Considerando gli speciali bisogni dello Stato, Thakur spera che, se non ci saranno nuovi casi, ci possano essere alcuni allentamenti delle restrizioni già dopo il quattro maggio, per ridare il via ad attività di economia e sviluppo. Cinque centri per il testing del Coronavirus saranno presto operativi nello Stato.

 

Primo maggio. La lunga strada verso casa durante il lockdown.

Kunzum, che viene da Teling, studia a Chandigarth. Lei è tornata a casa sua, insieme con altri ventisette studenti dell’Himachal Pradesh. Ha raccontato che c’erano quattro bus e che ogni bus aveva soltanto ventisette studenti, in modo da assicurare il distanziamento sociale. Ma il viaggio è stato stancante, ed è durato quasi quattro giorni, con quattro stop: Parwanoo, Solan, Sumdo e Kaza.

Ad ogni tappa un test; ed una sosta ogni due tappe. A quanto pare controllavano la temperatura e chiunque venisse trovato con una temperatura alta veniva ulteriormente testato e mandato su un’ambulanza per altri test. Agli altri veniva permesso di spostarsi alla tappa successiva. Ora a casa le è stato raccomandato di osservare strettamente le regole di quarantena, e di stare in una stanza separata all’interno di casa sua, per quattordici giorni, con una provvista di cibo e acqua. Per quelli che hanno sintomi febbrili, mi ha detto, la quarantena non può avvenire in casa, ma in strutture separate. Mi dice che ci sono alcuni alloggi a pagamento a Chandigarh, nel Punjab, che continuano a prendersi cura di ragazze e ragazzi che vengono dall’Himachal, con uno staff ridottissimo. Ma la situazione del Coronavirus ha causato molta paura e panico, e pare che alcuni dei cuochi abbiano lasciato le strutture. Ma in alcuni posti, gli operatori di questi alloggi a pagamento seguono severe regole e non permettono ai più giovani di andarsene. La città di Chandigarh, peraltro, è diventata zona rossa. La questione rimane: in caso di qualsiasi difetto nell’attrezzatura per i test o nella natura del test (o anche qualunque altro tipo di errore nel corso della procedura), quale sarebbe il risultato di un tale esercizio di trasporto di gente da uno Stato a un altro?

 

2 Maggio 2020. Mappatura

 L’India adesso è stata divista in zone rosse, arancioni e verdi, in base all’intensità di casi di Coronavirus, mentre il lockdown è stato esteso fino al 17 Maggio 2020. La natura delle attività in ognuna di queste zone è anche stata stabilita. Frattanto, molti Stati indiani hanno cominciato a mandare lavoratori migranti ai loro stati di origine con treni speciali. Il Telangana è stato il primo Stato a mettere in campo un treno speciale di lavoratori migranti fino al Jharkhand, con sanificazione delle vetture e adeguati protocolli. Molti Stati stanno seguendo l’esempio. Alcuni hanno riportato indietro la gente su autobus, mentre treni autorizzati sono stati messi in campo per questo specifico obiettivo, come anche per trasportare turisti o altre persone bloccate altrove.

Il solo problema è che ci sono solamente certe stazioni ferroviarie connesse e non tutti possono raggiungere queste stazioni, a meno che ovviamente non siano lavoratori di quelle città che sono punti di origine di questi treni. Altri dovranno fare un viaggio più complicato tra gli Stati (dove i movimenti tra Stati non sono ancora una possibilità) per raggiungere le stazioni ferroviarie e imbarcarsi sui treni. Questo significherebbe fare domanda per speciali permessi a livello locale. Rimane da vedere come questo servizio sarà razionalizzato ai vari livelli locali, per aiutare non solo i lavoratori delle città da cui questi treni speciali cominceranno i loro viaggi, ma anche le altre persone bloccate.

Permane il problema su quanto sicuro o rischioso questo programma sia, mentre i casi di Coronavirus sono ancora attivi in molte città. Maggiori allentamenti nelle restrizioni sono stati consentiti nel caso delle zone verdi (dove nessun caso di Coronavirus è stato riportato nelle ultime due settimane), incluse alcune attività economiche, vendita di liquori, circolazione degli autobus pieni al cinquanta per cento, etc.

Shimla nell’Himachal Pradesh è stata dichiarata zona verde. La gente qui si aspettava la revoca del lockdown, ma sembra che non ci sia via d’uscita fino al diciassette maggio. La mitigazione del coprifuoco quotidiano è stata estesa per cinque ore al giorno. Il governo di questo Stato ha anche annunciato un sussidio di disoccupazione di centoventi giorni per quelle persone (non si sa se tassisti, lavoratori informali, e coloro che recentemente hanno perso il loro lavoro con la chiusura degli hotel, etc. ne beneficeranno), ed inoltre la cancellazione delle bollette elettriche e del pagamento dei costi di licenza per i proprietari d’albergo, e anche qualche sussidio per lo staff degli hotel turistici gestiti dal governo statale. Pure i negozi di dolci e alcuni negozi di tè hanno avuto il permesso per riaprire, anche se con qualche restrizione, dal 4 maggio.

Ma la vera sfida, nei mesi a venire, sarà nelle zone verdi, specialmente in base alla natura degli allentamenti e alla probabile ripresa delle varie attività.

(traduzione di Rosario G. Scalia; foto di R. Umamaheshwari )

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Jamila M.H. Mascat vive a Parigi e insegna presso il dipartimento di Cultural Studies dell'Università di Utrecht, in Olanda. Si occupa di filosofia politica e teoretica, marxismo contemporaneo, critica postcoloniale e teorie femministe. Nel 2011 ha pubblicato Hegel a Jena. La critica dell'astrazione. Ha co-curato Femministe a parole (2012); G.W.F. Hegel, Il bisogno di filosofia. 1801-1804 (2014); M. Tronti, Il demone della politica (2017); Hegel & Sons. Filosofie del riconoscimento (2019); The Object of Comedy. Philosophies and Performances (2020); A. Kuliscioff, The Monopoly of Man (2021).
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