Articolo precedente
Articolo successivo

Il mio piano

di Maël Guesdon

tradotto dal francese da Laura Giuliberti

Questo testo inedito è tratto dal libro  Mon Plan, che uscirà in Francia il prossimo autunno per la casa editrice José Corti.

Non sono naturalmente paranoico ma ho l’udito finissimo. Le mie orecchie ruotano su se stesse, la mia attenzione si sdoppia. Le frasi lontane che non dovrei sentire mi seguono ovunque vada. Qui ogni rumore diventa un segno, ogni segno una domanda: scorgo dietro di me dei corridoi agitati ma il tutto si scioglie nel caldo opprimente. C’è il mio udito finissimo e vagabondo, la mia natura fiduciosa, serenissima, e la violenza che fa circolare le frasi senza tregua.

[…]

Mi sento vicino al posto in cui sono, e tuttavia molto distante. Esiste un legame segreto, una misura riassestata tra la mia fiducia naturale e la distanza a cui circolano le frasi che non dovrei sentire: abbastanza lontano perché io sappia che si spostano alle mie spalle, ma abbastanza vicino perché possano aggrapparvisi.

*

Da una certa prospettiva le frasi consolano sempre i suoni dispersi. Fischiettano le ultime parole. Sento le voci voltate le spalle. La superficie funziona come una corrente che mi porta di traverso. C’è questa inevitabile coincidenza che fa sì che le parole passino alla distanza perfetta affinché io le intuisca sapendo che mi vengono nascoste.

*

Non sono naturalmente paranoico e lo sanno tutti. Ignorano le mie orecchie che ruotano su se stesse, parlano di me quando sono in un posto in cui le frasi possono seguirmi. Prendono il tempo necessario a descrivere ogni minimo gesto soffermandosi sui dettagli che sfuggono a qualsiasi commento. La notte la calma copre una forma di inquietudine e io so che siamo incastrati nella misura in cui mi incastrano. Giro in tondo in questo spazio protetto dove qui può essere detto senza referente. Sento una frase, segue l’inquietudine di averla sentita. Fisso la frase come si affonda in un dettaglio.

*

Se osassi dire a quelli che parlano che la mia bonomia è turbata da un udito troppo fine, forse capirebbero da quale violenza è estratta la violenza che li attraversa (quanto si prenda gioco di loro) e proverebbero a essere sinceri con me per vendicarsi di lei.

*

Il cerchio dei commenti traccia un limite. Mi circonda molto equamente. Bisognerebbe che ruotassi su me stesso in maniera regolare concentrandomi sul silenzio che segue il male non appena viene detto. Bisognerebbe posizionarsi in questo sfalsamento, inseguirlo ogni volta che il mondo si ritira.

*

Quando chiamo Trenitalia per comprare o cambiare un biglietto, mi avvisano esplicitamente (tanto è di notorietà pubblica la mia buona natura) che la mia chiamata è registrata. Da qualche tempo, registro anch’io le conversazioni e avviso altrettanto esplicitamente che la mia chiamata è doppiamente registrata. Diffondo in tempo reale la registrazione in corso. Chiedo i cognomi, i nomi dei miei interlocutori, date di nascita, indirizzo, IBAN, nella speranza che vedano in me la violenza da cui sono prodotti e che pensano di creare.

*

Quando per disgrazia non sei naturalmente paranoico, ti rendi conto che dovresti logicamente esserlo. È per questo che adesso rivolgo innanzitutto a me stesso la mia diffidenza. Vado contro la mia natura, mi tormento con una crudeltà che eccede la mia buona natura, affinché in risposta mi dia tormento e perché così il larsen, saturando l’ascolto e l’amor-proprio, liberi gli altri dall’obbligo di dire qualcosa.

*

Maël Guesdon (Parigi, 1983) ha pubblicato, tra l’altro, Voire (Corti, 2015). Tradotto in italiano da Fabiana Bartuccelli con il titolo Ovvero, il libro è uscito nel 2019 per Lietocolle. Insieme a Marie de Quatrebarbes e Benoît Berthelier, Maël Guesdon coordina la rivista La tête et les cornes.

*

Immagine:   “Rétroviseur-mobile” di Jacques Carelman, tratta dal Catalogue d’objets introuvables.

Print Friendly, PDF & Email

articoli correlati

Tech house e pulsione di morte

di Lorenzo Graziani
Che la quota di oscurità nella popular music – ascoltata in solitudine o ballata in compagnia – sia in costante crescita è un fenomeno sotto gli occhi di tutti. E non serve lambiccarsi troppo il cervello per notare la connessione con il ripiegamento nichilista che ha segnato la storia della controcultura...

Da “Elogio della passione”

di Carlotta Clerici
Avanzavo tranquilla nell’acqua nera e spessa che ogni mio movimento trasformava in schiuma iridescente sotto i raggi della luna piena. Dieci, quindici minuti, mezz’ora… Le forze scemavano, ma ero fiduciosa, sapevo di poterne ancora attingere dentro di me.

Kwibuka. Ricordare il genocidio dei Tutsi.

di Andrea Inglese
Ieri, 7 aprile, si è tenuta a Kigali la trentesima commemorazione dell’ultimo genocidio del XX secolo, quello perpetrato tra il 7 aprile e il 4 giugno del 1994 da parte del governo di estremisti Hutu contro la popolazione Tutsi e gli oppositori politici Hutu.

Sulla singolarità. Da “La grammatica della letteratura”

di Florent Coste
Traduzione di Michele Zaffarano. I poeti, così drasticamente minoritari, così lontani e così persi nelle periferie di questo mondo, come si collocano, i poeti? Contribuiscono con forza raddoppiata al regime della singolarità o, al contrario, operano una sottrazione basata sulla riflessione e resistono?

Benway Series

Risposte di Mariangela Guatteri e Giulio Marzaioli
... ci concedemmo la possibilità di cercare altre scritture c.d. “di ricerca” consimili, soprattutto al di là della lingua italiana, e di pubblicarle in Italia in un contesto che non era così ricettivo rispetto a tali opere.

Da “I quindici”

di Chiara Serani
Allora le Barbie cominciarono a lacrimare sangue rosso pomodoro (Pantone Red HTK 57, It's Heinz!) come una Madonnina qualsiasi.
andrea inglese
andrea inglese
Andrea Inglese (1967) originario di Milano, vive nei pressi di Parigi. È uno scrittore e traduttore. È stato docente di filosofia e storia al liceo e ha insegnato per alcuni anni letteratura e lingua italiana all’Università di Paris III. Ora insegna in scuole d’architettura a Parigi e Versailles. Poesia Prove d’inconsistenza, in VI Quaderno italiano, Marcos y Marcos, 1998. Inventari, Zona 2001; finalista Premio Delfini 2001. La distrazione, Luca Sossella, 2008; premio Montano 2009. Lettere alla Reinserzione Culturale del Disoccupato, Italic Pequod, 2013. La grande anitra, Oèdipus, 2013. Un’autoantologia Poesie e prose 1998-2016, collana Autoriale, Dot.Com Press, 2017. Il rumore è il messaggio, Diaforia, 2023. Prose Prati, in Prosa in prosa, volume collettivo, Le Lettere, 2009; Tic edizioni, 2020. Quando Kubrick inventò la fantascienza. 4 capricci su 2001, Camera Verde, 2011. Commiato da Andromeda, Valigie Rosse, 2011 (Premio Ciampi, 2011). I miei pezzi, in Ex.it Materiali fuori contesto, volume collettivo, La Colornese – Tielleci, 2013. Ollivud, Prufrock spa, 2018. Stralunati, Italo Svevo, 2022. Romanzi Parigi è un desiderio, Ponte Alle Grazie, 2016; finalista Premio Napoli 2017, Premio Bridge 2017. La vita adulta, Ponte Alle Grazie, 2021. Saggistica L’eroe segreto. Il personaggio nella modernità dalla confessione al solipsismo, Dipartimento di Linguistica e Letterature comparate, Università di Cassino, 2003. La confusione è ancella della menzogna, edizione digitale, Quintadicopertina, 2012. La civiltà idiota. Saggi militanti, Valigie Rosse, 2018. Con Paolo Giovannetti ha curato il volume collettivo Teoria & poesia, Biblion, 2018. Traduzioni Jean-Jacques Viton, Il commento definitivo. Poesie 1984-2008, Metauro, 2009. È stato redattore delle riviste “Manocometa”, “Allegoria”, del sito GAMMM, della rivista e del sito “Alfabeta2”. È uno dei membri fondatori del blog Nazione Indiana e il curatore del progetto Descrizione del mondo (www.descrizionedelmondo.it), per un’installazione collettiva di testi, suoni & immagini.
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: