La guerra come forma della pubblicità. Un breve poema

 
Di Guido Caserza

Non tutto è come sembra chiede
cosa pensa della 
guerra cosa pensa
un istante e ci vediamo
non tutto è come sembra pote
te sentire i boati sordi del
le esplosioni un paese di quaran
tamila persone comple
tamente sfollato quaran
tamila cadaveri potenziali
alla fine del
la pubblicità si sta combat
tendo buonasera Fabio Buccia
relli ho fotografato due corpi di ci
vili
uccisi mentre stavano scap
pando
ci sono bambini
molto bambini fra le vittime
per mostrare la crudeltà della guerra
non tutto è come sembra cosa
pensa lei della cosa pensa
sono saltati i corridoi umanitari
viviamo la velocità della guer
ra la velocità della super
fibra viviamo Amazon prime
nessuno è perfetto
a solo 9 euro virgola 92 al mese
ci vediamo dopo la guerra
un istante e ritorniamo
restate con noi 
                            quella ragazza
sulle labbra ha il vermiglio della passione 
                       la Russia ha ritrovato il grande Pietro
     morto da secoli sta ritto sul margine d’Europa
Questa è la mia terra!
       sulle labbra ha il vermiglio della passione
temprata dal freddo del nord
            la Russia rievoca il dramma della redenzione
sulle labbra ha il vermiglio della passione
           la Russia immensa reca la forza
                     reca i suoi giovani si contorcerà
                            un po’ poi cadrà
      sulle labbra ha il vermiglio della passione un bel visino
sopra i capelli si mette le mani e geme
          Non può essere mio Dio non può essere!
fiera ed entusiasta del suo ruolo
             la conduttrice adorna coi suoi capelli
                     lo spettacolo della morte
                              questa è l’aria che tira
                                      una canèa in studio
                       sciocchi paci
             fisti avete sulle labbra solo
        parole d’amore una canèa
    parole senza scopo
un corpo scop
piato al margine della strada
una specie di scoop
l’amore serbiamolo
per i nostri fratelli che canèa
il fuoco dell’odio 
è nei nostri focolari
venite alla finestra
arriva la primavera i man
dorli sono in fiore siate
gentili con le donne in strada
le donne in festa
chiede a Cardini cosa pen
sa della guerra della guerra
cosa pensa nulla è come sembra
nulla come la guerra l’e
sercito russo si sta avvicinando
venite alle finestre
vivevano il tempo più bello
nella loro terra venite
dove palpitano le colombe
gli uomini cantano alle finestre
con la voce sopra le tombe
per dimenticare la morte
steli lunghi di dolore
un peccato scannarsi
venite è primavera
la più dolce la più colpevole
delle dimenticanze è impossi
bile raggiungere la linea del fronte
cosa pensa Alan Friedman questa
è la banca costruita intorno a te
un massacro senza fine
ci dobbiamo fermare per la
pubblicità ci vediamo dopo la
il depurativo Colon
san contro la diarrea
contrasta la crescita dei
batteri cattivi
non tutto è come sembra
Kinder cereali è come lo vedi
vedo da distante gli elmetti
lucci
canti al sole un mis
sile imprime l’aria
stinge la luce
segugio punto it un mas
sacro senza fine grazie Buccia
relli seguiremo ancora i tuoi rac
conti senza luce sen
za acqua senza fine un 
massacro costruito intorno a te

moltiplica gli uccelli in cielo 
          il suono della violista nel metrò
    qualcuno pensa primavera
      è in questo modo che vivono i cieli
un boschetto di limoni
         nelle orbite dei trapassati
il cevello dello zar 
    come un gigante si è levato 
         candidato col suo metro e settanta
all’obitorio per farla breve
quando sarà morto lo chiameranno 
l’idiota dalla bassa fronte
un istante di pubblicità        
piccolo stacco resta
te con noi
i cellulari non funzionano
il mondo ha perso i suoi confini
ci sono gli innamorati og
gi come allora inna
morati come noi
uomini donne bambini sot
to i colpi dei mortai
sussulta il cuore sus
sulta la terra
è quasi primavera
ci vediamo dopo la guerra

usciti dalle tombe dove
     troveranno le mani
             per suonare i vecchi ritornelli

hanno di nuovo decapitato il cielo
       la luna una grossa pancia
              in un cielo gremito di zecche
ci si può baciare nel giorno della morte?
       amore sì! col fuoco dei palazzi
                 con gli occhi morenti dei vecchi
                        col fiato raddoppiato dalla paura amore sì!
corrono in guerra morti vecchi di secoli
      escono dai canali di scolo
ci sono facce che recriminano occhi
      corpi che recriminano facce
   un circolo vizioso la mano 
        che cerca il braccio il braccio
che cerca la mano che cerca
  la gamba la gamba che cerca
     il corpo il corpo senza viso
fa qualche passo in avanti
      prima di cadere a terra
   deve andare in pubblicità
aspettate ogni morto ritorna
      fronte nuca petto e schiena
   bisogna ucciderli due volte
      un momento perfetto per aprire
controcorrente i tuoi soldi al riparo
     ogni morto ritorna ogni trincea
un boato sotto la luna un boato 
      nella pancia una mano nel cratere
a chi appartiene questa mano
         questa mano a chi la do
un boato che assorda ogni anno
        una persona su tre fa il con
trollo dell’udito i sanguinari com
        battenti della Cecenia
trenta minuti di rianimazione per entrambi
        non c’è stato niene da fare
   la bambina morta in una pancia morta
    su qualche ramo canta un uccello
l’orizzonte crepita lontano
    notte e giorno canta un uccello
l’orizzonte si fa vicino
i cannoni suonano a festa
    l’uccello non sa in quale campo combatte
scusate devo andare in guerra
     interrompo la pubblicità
ci vediamo vado in guerra e ritorno
un break bellico restate con noi
un’esplosione kinder festa
vado e torno
è un ritornello del vecchio mondo

         le belle studentesse morivano di voglia
avrebbero ceduto il cuore
     per una parola tenera
i bei corpi delle studentesse in fiamme
          il palazzo dell’università 
le gambe delle belle studentesse
            un missile per conquistarle
    ragazze così dolci
         le poesie di Verlaine sotto il braccio
     sulle labbra il vermiglio della passione
       il cuore trapassato dalla folgore
pensa alla dolcezza dei mattini 
     visini e corpi turgidi affiancati in letto
   non ti ho mai amato così tanto le dice
         con l’enfasi dell’apocalisse
affiancate le bare
                              altrove i cadaveri nelle fosse
   ci fermiamo un istante per andare in guerra
             decine di corpacci 
se muoiono sanno il perché
        in ogni grembo c’è sempre
 un cromosoma di morte
         la bambina nella pancia salvata
dalla tortura dell’ostetrica la grande
       levatrice il più grande degli orrori
vivere
      dolcemente dolcemente quel visino
se ne sta nella pancia nella pancia
         dolcemente dolcemente
       ben pasciuto ben nutrito
   dolcemente dolcemente dolcemente
tieni chiusi gli occhi o bel visino chiusi per sempre
      la bambina nella pancia la luna per sempre salvata
buongiorno al latte e al caffè
       buongiorno a chi più non è
un boato nel reparto maternità
     ho sentito un rumore strano in garage
c’è sempre un direttore che ordina
       contribuisce alla normale funzio
natalità della prostata
       ai musicisti di suonare dà 
               l’attacco con la bacchet
       ta imperiale impregnati di benzina
i musi 
           cisti sono pronti a esplodere basta  
   una scintilla questa è la musica più appassionante
la suspense del suono
       al mattino ci possiamo baciare
sì amore la terra è ormai nuda
       il sangue inonda chilometri di terra
l’armata del sangue
      il vento dei missili strappa facce e vestiti
povera vecchia dove dirigi i tuoi passi
    la spettacolare aurora dei traccianti su Baghdad
          appartiene alle vecchie coscienze d’Occidente
    questa è una guerra di trincea
            posizione contro posizione
                   una canèa in studio
  mamma mia che orrore dice 
       la bionda in studio le schegge
            delle cluster attraversano i muri
  mentre noi ragioniamo là si muuuoooore
giorno dopo giorno pubblicità! vi permetterò
    di ricevere un sistema di riposo com
          pleto offerta valida per tutto
                il mese di marzo arriva
                     la rigida primavera russa
       a piccole rate da diciannove euro
e novanta centesimi non perdere
        la possibilità di offrire ai tuoi cari
un posto sicuro dove dormire prima
    che sia troppo tardi questa
         è l’aria che tira
una cluster fa esplodere il materasso
   la poltrona all’incanto
     la cucina più amata dagli italiani

      So che avete bisogno di armi
              dice l’emissario cinese vestito da monaco
                     ma non avete più labbra per sorridere
i cecchini si divertono nella tempesta
      cantano le loro filastrocche a bassa voce
fra un tiro e l’altro
            a due chilometri di distanza
    fanno saltare un cervello
tutta la vostra vita non vale il peso di un bossolo
       rispondono in coro i morti
               è una specie di responsorio fra cecchini e morti
con parole a tratti molto liriche
a tratti molto assurde
             il visino di una bimba con lecca 
    lecca e fucile d’assalto
un altro di una bimba con archetto e viola
            la viola del mio amore
    amore sì il nonno è morto non piangere
         l’aria si fa chiara
raccontami sciocchezze fai sorridere 
        il mio visino amore sì
la storia del panettiere
         Amore andiamo a prendere il pane
Il panettiere è stato bombardato!
             Caro che lusso 
il pane integrale coi pollici!
             Amore sì.
Si sparano i mignoli vedi?
            La guerra che sciocchezza!
Un’altra storia amore sì
                Il nonno era venuto 
    con una bracciata di giocattoli
il nonno nell’esercito dei morti
      lo hanno afferrato con le scheg
ge di una bomba 
     suona per lui bella bimba
dobbiamo trovare un nonno
     che sia uguale a lui
un’amata per me del tempo di guerra
        al suono delle sirene in cielo
la bocca di Petrarca avrebbe balbettato
       nei carri Nato i motori
della nostra salvezza

nulla è come sembra
    sotto le macerie d’Europa
          ci sono i veri morti
i morti delle vecchie guerre
            escono dai canali di scolo
si prendono i nostri volti
      i nostri piedi
                una canèa in studio
il Gun Digest reclamizza un Remington 12 C
       la controparte del Winchester
             nel giorno del suo centenario
alati cadaveri escondo dai bassifondi della storia
        con le penne arruffate i volti sbigottiti:
                Di nuovo qui?

Un breve stacco! primavera! 
             Occhio alle precoci fioriture
un dentino avvelenato
          può guastare il più bello dei sorrisi
il più bel visino
       non trascurare i sintomi più lievi
   il sangue gengivale è un segno di
da tempo c’era fuoco sotto la cenere
un carcassone nel teatro di Odessa
      nulla è come sembra
    questi morti
         non sono reali bisogna 
       scavare un chilometro
sotto la terra per trovare quelli veri
    amici dei vecchi tempi
         con le sciabole snudate
              tornati a far baldoria
      sotto la cenere andare a frugare
 questo pubblico non è reale
           è l’inganno della primavera
    sotto terra scavare
              la baldoria della primavera

***
Nota

I versi “Amore andiamo a prendere il pane / Il panettiere è stato bombardato! / Caro, che lusso / il pane integrale coi pollici! / Amore sì. / Si sparano i mignoli vedi?” 
sono di Dario Meneghetti

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3 Commenti

  1. Grazie. E’ reso molto bene il clima surriscaldato fra interventismo nazionalista, del tutto rimosse le guerre precedenti (ci si ricorda, forse, solo di Hitler), ed esaltazione per gli scoop giornalistici, tra videogioco e film di guerra, tra spot e spettacolarizzazione delle tragedie altrui (molto altrui), mentre abbiamo ancora un televisore da acquistare col bonus e ancora non sono arrivati i veri rincari che ci si aspetta.

  2. è bello, non era facile trovare una lingua così efficace, non patetica e non sensazionalista, per qualcosa che sta accadendo adesso – complimenti

  3. Straordinaria esperienza verbale che rappresenta l’orrore della tragedia e la visione e schizoide che ne riceviamo attraverso i nuovi strumenti inevitabilmente alienanti. Complimenti sinceri

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Andrea Inglese (1967) originario di Milano, vive nei pressi di Parigi. È uno scrittore e traduttore. È stato docente di filosofia e storia al liceo e ha insegnato per alcuni anni letteratura e lingua italiana all’Università di Paris III. Ora insegna in scuole d’architettura a Parigi e Versailles. Poesia Prove d’inconsistenza, in VI Quaderno italiano, Marcos y Marcos, 1998. Inventari, Zona 2001; finalista Premio Delfini 2001. La distrazione, Luca Sossella, 2008; premio Montano 2009. Lettere alla Reinserzione Culturale del Disoccupato, Italic Pequod, 2013. La grande anitra, Oèdipus, 2013. Un’autoantologia Poesie e prose 1998-2016, collana Autoriale, Dot.Com Press, 2017. Il rumore è il messaggio, Diaforia, 2023. Prose Prati, in Prosa in prosa, volume collettivo, Le Lettere, 2009; Tic edizioni, 2020. Quando Kubrick inventò la fantascienza. 4 capricci su 2001, Camera Verde, 2011. Commiato da Andromeda, Valigie Rosse, 2011 (Premio Ciampi, 2011). I miei pezzi, in Ex.it Materiali fuori contesto, volume collettivo, La Colornese – Tielleci, 2013. Ollivud, Prufrock spa, 2018. Stralunati, Italo Svevo, 2022. Romanzi Parigi è un desiderio, Ponte Alle Grazie, 2016; finalista Premio Napoli 2017, Premio Bridge 2017. La vita adulta, Ponte Alle Grazie, 2021. Saggistica L’eroe segreto. Il personaggio nella modernità dalla confessione al solipsismo, Dipartimento di Linguistica e Letterature comparate, Università di Cassino, 2003. La confusione è ancella della menzogna, edizione digitale, Quintadicopertina, 2012. La civiltà idiota. Saggi militanti, Valigie Rosse, 2018. Con Paolo Giovannetti ha curato il volume collettivo Teoria & poesia, Biblion, 2018. Traduzioni Jean-Jacques Viton, Il commento definitivo. Poesie 1984-2008, Metauro, 2009. È stato redattore delle riviste “Manocometa”, “Allegoria”, del sito GAMMM, della rivista e del sito “Alfabeta2”. È uno dei membri fondatori del blog Nazione Indiana e il curatore del progetto Descrizione del mondo (www.descrizionedelmondo.it), per un’installazione collettiva di testi, suoni & immagini.
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