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Materialismo (sillabario della terra # 19)

di Giacomo Sartori
A un dato momento la mia esistenza è diventata troppo difficile, e questo andirivieni tra la letteratura e la terra non era più sufficiente a permettermi di andare avanti. Solo nell’assenza di pensiero, nell’eliminazione delle parole, ritrovavo la pace. Avevo bisogno di ritemprarmi ogni giorno nel silenzio. Ancora adesso non posso farne a meno. Dentro di me il silenzio si è affiancato alla terra e alle parole, mi ha permesso di riprendere l’annosa spola.

Aria (sillabario della terra # 18)

di Giacomo Sartori
Noi inconsciamente pensiamo che nella terra ci siano soli i morti e le marcescenze e le rovine dei passati polverosi, pensiamo che nella terra si soffochi. E invece la sua pancia è un colabrodo di pori, canalicoli e cavità: un sistema di aerazione più o meno efficiente che ossigena il formicolare di attività e di vita.

Buche (sillabario della terra # 17)

di Giacomo Sartori
Le buche che cercano pateticamente di parare alla nostra ignoranza dei suoli, così vicini a noi, così esiziali, diventano quindi una metafora dell’impossibilità di sapere tutto del mondo vivente al quale apparteniamo.

Terre di montagna (sillabario della terra # 15)

di Giacomo Sartori
Per molti anni ho avuto la fortuna di occuparmi quasi solo di terre di boschi e alte praterie schiacciate da cieli scostanti e nervosi. Terre di altitudine, percorse da animali selvatici e da rari uomini amanti degli alberi e del silenzio. Terre linde e profumate, mai completamente asseccate, leggere e fresche anche nel pieno dell’estate.

Sostanza organica (sillabario della terra # 14)

di Giacomo Sartori
Con le sue due facce del brulicare della decomposizione e del perdurare minerale dei fossili, la terra se ne sta quindi tra la vita e la morte. Il suo compito del resto è decomporre i resti dei viventi, compresi gli umani, e trasformarli, grazie alla sua vita strabordante, in elementi riutilizzabili dallo sbocciare vegetale. Nutrendo quindi le fioriture e il rigoglio di altra vita.

Riduzionismo (sillabario della terra # 13)

di Giacomo Sartori
Fino a tempi molto recenti i suoli venivano rispettati senza conoscere la loro diabolica complessità. Per buon senso, visto che davano il cibo agli uomini e ai loro animali. Per intuito.

Pedologi (sillabario della terra # 12)

di Giacomo Sartori
Per carpire meglio i segreti della terra si infilano armi e bagagli nelle buche che fanno o fanno fare, annegando fino alle spalle o anche più, e adempiono i loro seriosi rilievi senza timore di sporcarsi, come fanno anche i bambini che giocano. In genere sono affabili e alla mano, e forse anche un po’ ingenui, quindi il paragone non è del tutto casuale.

Deserti (sillabario della terra # 11)

di Giacomo Sartori
Ci siamo plasmati un’idea di natura oleografica, maestosa e incontaminata, bucolica o selvaggia, sempre invitante, sempre remota, molto utile nei fatti per poter devastare a cuor leggero tutto quello che non rientra nelle sue varie declinazioni ammantate di fascino e purezza. Che è molto, moltissimo, e spesso è vicino a dove viviamo.

Terre avvelenate (sillabario della terra # 10)

di Giacomo Sartori
Abituato da tempo alle terre alpine con i loro odori di resine e muschi di punto in bianco mi sono ritrovato a avere a che fare con i suoli di una valle con schiere disciplinate di meleti che occupavano ogni tassello delle ondulazioni, anche i fazzoletti più erti, a perdita d’occhio. Era evidente che i coltivatori non sopportavano la minima asperità o avvallamento: prima di irregimentare le file di piantine nanizzate piallavano i versanti con grandi macchine, rendendoli perfettamente piatti.
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