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franz krauspenhaar

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Il treno della morte

di Franz Krauspenhaar Sono a Roma Termini, verso le 17.30  di un venerdì di dicembre. Nella mia devastante ingenuità penso di poter acquistare un biglietto per un Eurostar direzione Milano direttamente in stazione, come ho fatto varie altre volte, però dalla mia città... Ma è venerdì, appunto. Sono stato nel Lazio tutto il weekend. Prima a Fiuggi, per presentare il mio ultimo libro, poi a Roma, per svago. Il venerdì...

Risposta dal mondo dei blog a Scurati

"Mi candido allo Strega, è ufficiale" Franz Krauspenhaar

Corde del sogno #2#

di Franz Krauspenhaar Qui la prima puntata VIOLONCELLO (Sono un inventore ben più meritevole di tutti coloro che mi hanno preceduto; anzi un musicista, che ha scoperto qualcosa come la chiave dell’amore.) Arthur Rimbaud- Illuminazioni. Il merlo maschio. Un timballo produttivo del cinema italiano, di quel genere commedia sexy che non c’è più da decenni. Lo vedo al cinema seduto accanto a un uomo dell’apparente età della mia, dunque non più giovane, non ancora...

Siamo i Fangio della cultura che non paga

di Franz Krauspenhaar Questa è la colonna videosonora del mio sciopero dell’autore, ispirato allo sciopero dell’autore di cui si è ampiamente parlato sulle colonne doriche di Nazione Indiana, e poi ripreso dal blog multiautore Ibridamenti. Nel frattempo, io con il mio blog personale www.markelo.net e altri scrittori, abbiamo tambureggiato. Tra i propugnatori dello sciopero dell’autore, come Vincenzo Ostuni, si è deciso di creare un sito internet www.scioperodellautore.org nel quale vengono...

Corde del sogno

di Franz Krauspenhaar Nel pensiero vagante scendo sotto, addormentato la testa, abbandonata, come sepolta. Sono teso con le mani attaccate alle corde del sogno, che si spalanca da una botola di palco. Attaccato alle corde tiro forte, le mani aperte, graffiate, stando con i piedi piantati a terra, uno dietro l'altro. Tiro, tiro, tiro. Le corde del sogno avvolgono come una pellicola un film Super 8 di tanti anni fa....

Triptyque (tre movimenti)

Franz Krauspenhaar, Alexandra Petrova, Paolo Ruffilli La migrazione del tempo di Franz Krauspenhaar La primavera sfreccia sulla mia testa morta, sul selciato muffito, entro le sei rincaso. Per linee telefoniche la sera spiffera moltitudine, voci di rane, gole screziate da una corta vita di emme. Hai detto bene che te ne vuoi andare all’estate, hai detto all’inferno ma volevi dire al caldo, senza stagioni. Buon viaggio. Io qui subisco i tagli della primavera, che sfalda l’aria di prima, che s’imbuta il cane...

Corpo @ Corpo – incazzarsi on line

dedicato all'animoso Franz Galleria dell'Ira. Léon Benouville A Galassia Gutenberg, qualche tempo fa, ho incrociato una vecchia conoscenza che da uno stand poco distante dal mio, a voce sufficientemente alta, mi ha detto: "ma perché mi odi?". Non gli ho risposto allora. Ora so che il mio silenzio era dettato dalla non verità della sua affermazione. In realtà la vecchia conoscenza mi stava solo sul cazzo, per meglio dire,...

Väterliteratur in italiano

di Stefano Gallerani Già a partire dal titolo - Era mio padre (Fazi Editore, "Le vele", pp. 281, € 16,50) -, l'ultimo libro di Franz Krauspenhaar si pone di prepotenza, quasi violentemente, di fronte al suo tema, evidente al punto da rendere inevitabile e pressoché automatico il richiamo a quella gran parte di letteratura  contemporanea ispirata dalla morte di un genitore (in ordine sparso e fuori di qualsiasi gerarchia, i...

Su “Era mio padre”

di Francesco Marotta Un libro splendido. E una mano sapiente a reggere e a guidare gli occhi del lettore in tragitti ora piani, ora vorticosi, in bilico tra la calma sofferta e ordinata dei mosaici finemente cesellati e il caos umbratile dei labirinti che disegna ad ogni pagina, offrendo gli uni e gli altri a una condivisione piena, mai statica, a un movimento che azzera immediatamente ogni schermo e ogni...

Un lupo mannaro (personaggio dei Castelli in cerca d’autore)

di Alessandro De Santis Tutto il giorno aveva camminato sul ciglio della strada contava i passi e li classificava e poi passava agli organi, alle carni la lingua lastricata e le sue selci intrise del sudore del non dire. Aveva infilato le mani chiuse a pugno nelle tasche ed era risalito sin dentro alla campagna Fatto inventario dei pali dei filari piantati come croci, sporcato la...

Miserere asfalto (afasie dell’attitudine) # 4

di Marina Pizzi 246. in un gioco di penombre la breccia della leccornia (la tavola imbandita) per convincere il sole a farsi dominante così da poter sbattere le coperte in piena pace dal balcone. 247. le rivalità dell'ombra giochicchiano imbattute 248. con il limite degli occhi ci guardiamo in cagnesco 249. con una biglia so giocare come fosse un anfiteatro 250. col mento nella fossa sento piangere 251. la culla è in un angolo, ora serve da fioriera,...

Miserere asfalto (afasie dell’attitudine)# 3

di Marina Pizzi 152. E’ qui che mi si dà il soqquadro dell'amarezza al tasto che tutto può nei tasti gemelli di genesi con esito diverso. Si formano le parole e le guardo nel leggerle con la fratellanza del mito, con il polso gonfio di evocarle musiche al calendario da stracciare a poco a poco. 153. Alla bocciofila c'è un'unica donna campionessa di lancio e di stecca quando gioca al biliardo. E’ molto...

Risveglio

di Rosella Postorino Valerio, vieni a bere. Valerio saltella sulle scarpe da ginnastica, le guance rosse di chi ha corso troppo e ora ha sete. Si avvicina alla fontanella. Fa finta di schizzarla e lei fa uno scatto indietro, ma le scappa una risata. Dài, amore, bevi. Il bambino accosta il viso all’acqua, tira fuori la lingua e lascia che si inzuppi, come i cani. Carla guarda suo figlio di 10 anni. La...

Opere italiane # 2 – pilates in England

di Danilo Pinto In Inghilterra ginnastica alla fermata del bus, per mantenersi in forma e volantini illustrano esercizi ispirati alla tecnica del metodo pilates «adatti a tutte le età». E' la fine del gioco, del vero e sincero. Muoversi coi mezzi snellisce il traffico e le cotiche. Every stop helps, così dice lo slogan. La Fonda aerofaceva il make-up sulla corda. Ora nel bus coinvolge for the moment solo la linea - every breathe you take BLACKBURN-MANCHESTER. **** (Intermezzo redazionale. E' assolutamente obbligatoria la lettura.) Alle...

La mia famiglia è un caravanserraglio di tricicli rotti

di Loris Righetto Quelli come me ci soffrono a vivere da soli perché si sono convinti che il cuore di nessun uomo è un’isola. E neanche quello di una donna. È una questione di spazi personali che si intersecano. Quelli come me sono nati in famiglie vecchia scuola formato XL tipo: padre, madre, fratello, io, fratello tris, sorella, cane a pelo corto, gatto a pelo lungo, gatto bigio, gatto...

Sera di festa

di Antonio Scavone Mbà! ’Mbà! ’Ndun-’ndù! ’Ndun-’ndù! ’Mbà! ’Mbà!… E zio Guido annuisce come farebbe un ramo di baobab, morbido e nodoso, sotto i colpi del vento: approva il ciondolìo ritmato di Mariano, curando di seguire nello specchio la lama del rasoio che scivola luccicante sulla sua pelle scura, tenera come una duna. “Che guardi?”, mi chiede senza girarsi, tirando la guancia dal mento fin sotto l’orecchio, preparandosi a falciare...

Sorpasso rituale

di Franz Krauspenhaar Il burrone della scogliera. Dove Roberto Mariani, il giovane studente di Giurisprudenza interpretato da Jean-Louis Trintignant, trova la morte nel finale de Il sorpasso. Rivendendolo per l’ennesima volta, mi chiederò perché. Perché a ogni ferragosto, da quasi dieci anni, vedo quel film, dovunque mi trovi. L’idea di questo rito in bianco e nero adesso mi sconvolge. Vengo messo davanti a qualcosa di inquietante che mi riguarda, e...

Inediti

di Antonella Pizzo Da: Di lievi deliqui e smarrimenti I Regina madre che al castello sgravasti cuore di tortora e leone beati i poveri di spirito che non hanno visto il pozzo di petrolio e l’oro ricoprire gli abiti delle donne bionde brune rosse passionarie ossa d’anoressiche donzelle sulle passerelle coi trampoli non hanno raccolto il passo in minimal style valentino l’ultima moda di tatuaggi e pearcing che non hanno segnato le nuche sottili ed il profumo dalla traslucida...

Da: Diario della fame – inediti.

di Rossano Astremo Divento di giorno in giorno, di ora in ora, da un battito di ciglia all’altro, sempre più astratto, sfocato, illeggibile. Come una foto della Woodman spingo il mio corpo oltre la soglia che divide l’impresso dall’assente. Richiedo sparizione con forza finale, un modo per non guardare il risvolto della giacca che sono diventato: pellicola graffiata con unghie dorate, proiettata al contrario in dono corporeo. Ti sogno da notti che non so numerare, c’è sempre l’immagine di te al...

Cerco la rima

di Andrea Pazienza Son pieno d’amore per gli altri, son pieno d’amore e il mio amore è un fluido magnetico passato al setaccio. Il mio amore per gli altri è vero. E nel mio amore vero c’è tutto c’è l’odio. Un pizzico d’odio non guasta l’amore perfetto. E il mio amore perfetto è un mare con un po’ d’odio dentro, granelli di sabbia. E il mio amore è un fluido magnetico passato al setaccio. (Immagine: Andrea Pazienza - Autoritratto)

Diecimila battute precise

di Giuseppe Catozzella Gentile Maestro (mi spingerei anche fino a chiamarla “caro”), le scrivo solo dopo la sua dipartita, perché mai avrei osato mettere delle parole su carta con lei ancora in vita. Se c’è infatti una cosa che posso dire di aver appreso dalla stretta e fortunata frequentazione della sua persona è un certo diffuso senso di umiltà, che ci deve far abbassare il capo e dirottare lo sguardo al...

La fame

di Nina Maroccolo Rinnovamento della colpa: il nemico guerrafondaio. Un continuo scoscendere per riproporre padri e madri divoratori. La temuta necessarietà di promulgare i massimi sistemi endocrini, endogeni ed egoici, nei quali il castigo ascende verso la tanto sospirata redenzione: a seguire i giorni del perdono. E c’è un capro fra noi. Tra noi, una creatura disabitata. Rea per dovere inconsapevole, avvilita nelle stazioni d’un deserto animale. Un capro abbandonato, costretto a...

Nella fabbrica del gesto

di Franz Krauspenhaar e Nina Maroccolo Chiamalo Chiamalo attenzione, e dispersione e disperazione e fiore nero e caduta e innalzarsi, invece; e speranza, e mirto, e i tuoi occhi e la cascata di dolore che mi prese al solo pensare di lei e di te; e poi consumazione, e stanco io non di te ma di me; e chiamalo sonno come un romanzo, e chiamalo emozione come una canzone, e chiamalo turno nella fabbrica del gesto, nell'imperante guazzabuglio, nell'intrico selvatico del desiderio,...

Dalla Milano da bere a quella da vomitare #1

di Franz Krauspenhaar 1. C'era una volta la Milano da bere... Nacque tutto da uno spot, quello dell’amaro Ramazzotti. Sulle note di Birdland, capolavoro jazz-rock dei Weather Report, si stendeva un tappeto d’immagini glamour della città di Milano nel pieno sfolgorio di paillettes. Se negli anni Sessanta c’era stata l’anticipazione – proprio l’aperitivo immaginifico - del grande attore teatrale e televisivo Ernesto Calindri, che beveva il suo Cynar in mezzo a...

Via dalla pazza folla

di Franz Krauspenhaar Cristina Annino è una poetessa dalla lunga strada percorsa ma con tanti chilometri ancora da fare. Una donna-poeta che debutta nel '68 con Non me lo dire, non posso crederci, già con una sua voce distinguibile. In breve, la sua poesia fuori da ogni "poetichese" viene molto apprezzata da Franco Fortini e da Vittorio Sgarbi, tra le varie pubblicazioni in poesia e prosa, appare nell'antologia Einaudi L'udito...

Kurriculum

  di Franz Krauspenhaar 1967 Gli anni Sessanta hanno svelato quanto la forma, in tutte le sue forme, sia mutevole come l'umore di un ciclotimico. (Renato Serra Tavassi - Memorie di uno psicolabile torinese.) "Gottverdammt!" Con questa consistente ma ben poco soave parola andava urlando la voce conica visigotica nella cornetta nera. Mio padre rispose qualcosa di molto gutturale e a muso duro, che non riuscii a capire. A scuola mi diceva...

L’invidia di Basemah

  di Franz Krauspenhaar Smetta di piangere, dico alla donna. Lei, la sirena, è giovane, le trecce bionde, truccata come se dovesse andare a una festa; il rimmel le cola giù per la faccia infantile, rosea, di ragazzina trecciuta, e sbalza all’altezza di una piccola cicatrice appena sopra la parte sinistra del labbro. Smetta di piangere e ragioniamo. Mi alzo, giro intorno alla scrivania e le poggio una mano sulla testa....

Disperato amore senza fine

  di Franz Krauspenhaar toh, prendi, dai, oh, dai, godi, toh, tiè tiè tiè, oh, sì, dai, oh, dai, godi, tiè, puttana, tiè, troia, toh, toh, toh, prendilo, dai, tiè, dai, godi troia dai, prendilo prendilo dai, oh sì, vacca puttana schifosa dai, oh sì dai, troia schifosa sì dai, oh prendilo dai, in bocca, toh, in culo ora dai, oh, sì, aspetta, dai, sì, oh dai sì, vacca dai sì,...

La pausa pranzo è la merenda d’ogni morte

di Franz Krauspenhaar Quando puntualmente tornai in sedia a rotelle dall'ultima presentazione del mio Memorie di due vecchi blogger pentiti, scritto in collaborazione con Loredana Lipperini, ero completamente sfinito. L'infermiera Korrada Iordanescu m'infilò la flebo in bocca per alimentarmi coi soliti quadrucci liofilizzati del Mulino Bianco. Una volta ripreso un po' di tono, Korrada mi condusse a letto. Con le ultime forze tentai di palparle la natica destra di bianco coperta,...

in c – Terry Riley

  di Franz Krauspenhaar non ho voglia di canzoni di rolling di beatles di manie morte di note di cantanti di scorci ugole e balzi di piedi pari, di cose strane ma secche di piscio e di cervello strizzato, di note adunche e false voci fesse, e belle voci a birignai buone la prima, non ho voglia di beethoven, di sinatra, di battiato di purcell di henze di cuxniverden, di ghelamy, di khu, di berio e di aaron...
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