di Francesca Fiorletta
Separa i fiori dall’armadio, la vita scorre come un filtro d’immagini. Leggi le stelle, parla alle nuvole: segui i consigli del buon vicinato.
Ogni notte è una tappa, una scalinata bolognese, su cui baciarsi piano, toccarsi bene sotto i vestiti, e poi sparire piano, sopra un giubbotto di pelle sciupata.
“Guardami negli occhi”, le ripeteva. Guardami dentro, la testa.
La telefonata dei sicari, quando arriva, ha un dialetto improvvisato; squillano...
di Jacopo La Forgia
I sogni esagerano sempre.
La notte prima ho sognato la capitale di uno stato molto povero, e la guerra civile. I combattenti arrivavano a mangiarsi a vicenda, per quanto si odiavano, o per altre motivazioni che non conosco. I palazzi erano ammantati da una polvere ocra e le donne si vendevano per un dollaro. Io ero intrappolato in un bus. Era invisibile, ma i guerriglieri lo vedevano...
di Mariasole Ariot
Sono nata da un'assenza. I volti appesi alle pareti grondano sulle cose, spargono dolore sui movimenti, zittiscono. Di questo silenzio non ci diciamo che millenni, piccoli rimasugli di terra nelle bocche che occludono il passaggio : chinàti a raccoglierci non facciamo ombra, siamo come mantidi dello stesso sesso che sputano i resti nello spazio.
Eppure a volte, nella congiuntura immobile delle gambe, responsabilizziamo un futuro per accogliere il...
di Damiano Sinfonico
Una volta Nuvola andò a Cuneo a cercare dei poeti. Gli dissero che non ce n’erano, si erano trasferiti a Milano. Però in provincia ne era rimasto uno, un mezzo poeta, perché scriveva prose. Allora andò in cerca di lui e lo trovò. Aveva la testa rasata e con accento piemontese gli disse: “Io scrivo prose brevi”. E Nuvola gli disse: “Io ho bisogno di alcuni versi,...
di Orazio Labbate e Mariasole Ariot
La notte della pianura - di Orazio Labbate
Vedo i cani accogliere in gola le stelle, mentre quegli animali mantengono le fauci aperte verso l'alto, come se fossero porte trascinate dal vento che però mai si richiuderanno. La notte, infatti, non cessa di sprigionare i suoi membri.
Qui ci sono bestie, ombre ingobbite di fantasmi morti di freddo, macchine assai spedite che accelerano tra le strade...
di Daniele Barresi
avvedersi
del bagliore di lucciole stinto
seduti cavalcioni sui bordi
di cengi calcaree
e isolare puntuti apici
d’agave infestanti dintorno.
*
Quest’odore che senti,
quello che tu chiamavi primavera,
altro non è che i fumi
d’asfalto che salgono per il caldo
su insieme ai pollini novizi,
non visibili. Si posano sulle latebre
sfuggono alle trappole delle mani,
vuote esultanze dei pupi al parco.
Non afferrano le ore del riso,
altro tempo non appartiene loro:
muoiono solo di mostrare
le cose nascoste
nelle tasche delle tute.
*
non...
Modesti tentativi per tramandare un ricordo di Nuvola scrittore
di Damiano Sinfonico
(inediti)
Attese una lettera tutta la vita; quando arrivò, diceva soltanto: “Qui piove”.
Ossequiava i suoi interlocutori con un silenzio fragoroso.
In giro chiedeva se qualcuno fosse stato in Nepal, per caso o per errore.
La sua ombra era più corta delle altre.
Nell’unica lettera d’amore che scrisse, si limitò a un laconico: “Il tuo cuore è troppo grande per la felicità”; e fu...
di vito m. bonito
(inediti)
1
loro parlano sulla mia testa
io seguivo le scarpe
entrare uscire
dal muro...
2
sono in grado
di applaudire
divorare il sole
la mente dei neonati
tutte le unghie
3
hanno fatto volare la neve
ma l'istituto delle resurrezioni umane
ha cambiato la luce
si dice l'inquilino essere stato
un'ombra nel muro
sfuggita al creato
- no - viene sollecitamente rilevato
- solo il primo sospettato -
4
l'inquilino ha cambiato casa
ha lasciato un'impronta di resa
sui vetri sui muri
dopo anni
pare
un respiro
debole
tiepido
ancora
5
muro apre muro
non sanno...
di Mariasole Ariot
Alessia cammina al rallentatore, ha un buco sulla schiena, tutto l'indicibile sofferto nella rotellina che l'accompagna. Gira a destra, si velocizza, gira a sinistra, si rallenta, la rotellina non gira mai, Alessia non cammina, muove piccoli passi come una tartaruga senza guscio.
Madre : della tartaruga che hanno mangiato i cani hai sepolto solo la corazza.
Ci ritroviamo nella zona scura del corridoio, Alessia mastica lentamente il pasto minore,...
di Francesca Fiorletta
Non esiste il ricordo.
Le passioni tutte uguali.
Ridere per dimenticare,
nella tazzina del caffè.
Sperare di incontrarsi,
dimenticare il futuro,
una caduta libera.
Fino alla sazietà.
Pensi di essere libero,
il pericolo scampato;
sono ancora tutte
armi
di pietra.
Il monte di pietà
spalma un gran foro nell’ignoto.
Appendi il badge alle pareti,
gli angoli di vimini,
stropicciati.
Sai arredare la notte
con grandi favole erotiche,
apri gli occhi nel buio,
senza voce nella gola.
La paura.
La paura ti fa restare
immobile.
Il vetro non ti preme
abbastanza,
le nocche.
La notte,
poi passa.
I...
di Damiano Sinfonico
Ho percorso tante case.
Una diversa dall’altra.
E una uguale all’altra.
Non saprei dire che cos’è una casa.
È più grande di poche stanze.
E più piccola di un’idea.
Ci è noto ogni particolare.
Le casse da cui soffia la musica.
Il colore della spugna per i piatti.
Da dove salgono i rumori del mattino.
Casa è dove abbiamo le ciabatte.
*
“Il mio regno per una tazza di tè”.
Annego in un racconto di Cechov.
Supero i capitoletti uno dopo...
di Gianluca Garrapa
Lingue 2
no preoccupa tu gentile e bravo
uomo va solo con donna
io amo te come amico
no come donna (scusa)
(adesso sei arrabbiato)
in mio paese queste cose
taglia gola no arrabbiato io
no capisci non vuole
così dio.
*
Trauma 2
è musica lo sguardo ripida la maglia stretta al corpo lascia aperto un...
di Damiano Sinfonico
La cosa più snob è vivere a Parigi per poter dire “io non ci vivrei”.
Una casa è più grande di poche stanze e più piccola di un’idea.
Una tesi è un’opera di finzione ben documentata.
I poeti hanno un bel ritratto.
Le sensazioni più minute (la tazzina che tocca le labbra, il tappo che si stacca dalla penna, il fruscio del giornale) allietano la giornata.
Tutti gli ieri è sbagliato, che...
di Giovanni Bitetto
Sento gridare dentro di me, ma non conosco più il cammino della mia volontà fino alla mia gola.
Il marinaio, Fernando Pessoa
Reinhard non aveva previsto la pioggia.
Heinrich non aveva previsto la pioggia.
Sorseggiava rumorosamente il brodo per coprire il brontolio dei tuoni. I lampi inondavano la sala da pranzo, trascinavano la luce dell’unica candela. S’illuminava il tavolaccio di legno, il vecchio curvo: rimestava nel piatto adoperando il cucchiaio....
di Jacopo La Forgia
Procul recedant somnia,
Et noctium phantasmata
Cara Alice,
oggi è il 7 ottobre e sono seduto in un bar di Venezia. Davanti a me ho il ponte dell’Accademia. L’ultima ora l’ho trascorsa a pensare al prisma che hai tatuato sull’avambraccio. Ricordo molto bene quanto fosse spesso l’inchiostro nero dei contorni. La forma del disegno, invece, non la riesco più a evocare. Ho sforzato la memoria a lungo perché ne...
di Gianluca Garrapa
su questa mano stretta attorno all’aria della mattina. non c’è la compatita morte di chi avete ucciso. i morti uccidono i vivi e poi li chiamano suicidi. sboccia nella loro mente come un vaso di ceramica la cattiveria alimentata dalla cultura dei libri. e non sanno altro che vincere e leccare i piedi al cielo di turno che li renda meno anonimi. non ho amici che nei...
di Vito M. Bonito
Biopolitica, orsù!
(how can you mend a broken heart)
Il poeta è un parassita sacro
Michel Houellebecq
o miei pupazzetti
nell'ordine sacro
vi giro e rigiro
ora tu ora là
nessuno lo sa
maraviglia non faccia
il vortice in ch'io
scompaio ed appaio
da sì tanto rumore sdegnata
da sì acuto terrore
che di me sia svelata
la mia di me
parte oscurata
ogni mio falso aldilà
la mano non tocchi
giammai io perdono chi vive
chi sopravvive
nel mio stesso aldiquà
seguìtemi dunque
ìtemi assai
al mio caldo...
di Mariasole Ariot
"La diffusa credenza che kangaroo significasse "non capisco", risposta nella lingua aborigena a una domanda posta in inglese, è soltanto una leggenda"
Roberto grande piede è un canguro. Macropodidae. La testa inclinata a est, la sacca marsupiale per i nuovi ospiti, i passi falcati, lenti se necessario, un salto dalla finestra quando è troppo. In ordine sparso appaiono tre rivelazioni notturne, le bussa al campo della mia porta,...
di Michele Fianco
forse quell'angolo maledetto
tra la parete che rientra le
tue intensità dove la sco
pa non passa, non passa proprio o
una misurazione altra al
tre orologerie la lampa
da spenta che spegne anche me la
lampada accesa che accende
anche me o sugli autobus che
mi vanno verso di te poi tor
nano indietro poi di nuovo
intanto che provo la profondi
tà di un pensiero almeno set
te/otto centimetri sotto il
livello del mare a isola
re a spostare la...
di Maddalena Vaglio Tanet
1.
L'accettazione
Sedute con le mani in grembo
le ginocchia strette, i capelli raccolti
nel vestibolo di un ospedale americano,
noi insieme diffidenti l'una verso le altre
e loro di più ancora: Niente paura
signore ossa, I is on your side.
Nel giardino di Saint John due uccelli,
gazze a giudicare dalla coda,
si contendono qualcosa, la nebbia
gonfia il cielo tra i margini dei tetti,
violagrigia, macchiata di rosa in certi punti
(ossidi forse, polveri).
Amsterdam Avenue tira una...
di Fabio Donalisio
fuga,
gente in fuga nel mondo
moribondo; quasi
quasi fuggire e
mi nascondo
**
pianificare la fuga, dettagliarla;
conoscerne i segreti e poi
non farla
**
primo non restare, non guardare
non subire; resistere tenace
al tentativo di capire
**
non spendere parola, né
tantomeno l'arte, che di fuggire
non s'impara mai si viene
messi a parte
**
infinite controllate variazioni
dello stesso, semplice angolo
convesso del mondo che conosci
e che non sai; più di questo
non è dato, mai; abbastanza
da perderci la vita: soggetti
di una fuga di portata...
di Fabio Donalisio
1.
esperire per dire, ci si riduce
a questo, specie i più sinistri
del re
la cosa – la roba – persiste
in separata sede, desiderio
di ricchezza di miseri
fai da te
noiose pratiche di forbici
sociali, immobili soggetti
alla dilatazione termica:
liberi nel sottostare
uguali nell'obbedire
uniti per vincere
(democrazia, portaci via
2.
provvisorio:
una famosa sedia – di legno – in mezzo
all'inferno cui abbracciarsi nel fuoco
generale; necessita un cambio di passo,
dicono, un crinale qualcosa di discriminante
eppure, si sa, le cose sono...
di Corrado Aiello
E se diventassi cattivo!
(cattivo?)
Sì – cattivo come un macigno
e la sua mole d'arenaria
– tutte le rocce sono tristi
ma risultano così utili
che alla fine stanno là
esposte
alla nostra rispettosa
indifferenza;
si dice che le pietre siano mute,
quando in realtà ci ammutiscono:
Sono pesanti
p e s a n t i
p e s a n t i
(et cetera, fino a pensanti)
e tendono a resistere
anche al
tempo.
Una roccia leggera è quasi buffa
Una roccia che si sgretola
è...
di Mariasole Ariot
Un passaggio interno : occhio ad occhio in sequenza successiva Lili Hofer (Bolzano 26.2.1984 – Bastia 2.6.2015) ha lasciato questi testi a Flavio : un resto di ciò che resta, la presenza viva di un'assenza. E Flavio, attraverso una finestrella che si apre e ci apre al mondo , li passa a noi con un appunto :
Per un’antologia di poeti scomparsi. Possiedo un campo in provincia di Parma, poso le lapidi.
Dunque...
The morning comes to consciousness
Of faint stale smells of beer
From the sawdust-trampled street
With all its muddy feet that press
To early coffee-stands
T. S. Eliot
Amel canta gli orologi della casa, chiude le porte nei ritorni, si affaccia all'ora di preghiera : rivolto al sole, o forse l'opposto, Amel grida pianto, tace un piano, pianifica gli eventi. Nella casa delle quattro porte vivono otto maledetti : un incendiario, un collezionista, un portatore...
di Claudio Salvi
mi raccontate di quella notte che un cervo vi è saltato davanti. l'avete abbattuto ma quando siete scesi—lei si era aggrappata al sedile—il cervo era andato via. per fortuna, avete detto, non ci siamo fatti niente. ma quell'animale è morto, hai aggiunto. come ogni volta avete affrontato la salita e siete saltati giù tremanti al cancello. una lampadina illuminava le begonie. da allora, passando sulla strada...
di Gianluca D'Andrea
Trasposizione (o l'identità del poeta)
Il fatto di essere non sussiste
esiste l’essere come un fatto
del sentire. Allora io sarà il nucleo
per cui posso essere me stesso,
non il triciclo abbandonato in strada
accanto ai bidoni ustionati.
Mia figlia pedala.
Io è le mutande del ragazzo
al semaforo che vende accendini.
Dopo un giorno di lavoro
brucio i fazzoletti abusivi
e raccolgo parole da uno schermo,
ustionato da tutti i contatti.
L'identità (o trasposizione del poeta)
Sentiva di spostarsi e...
di Francesca Fiorletta
Sei sempre fuori tempo massimo, mangi un panino, non hai voglia di spostarti dall’oblò, fumi una sigaretta, ti dovrai arrangiare, ti consigliano severi, infila al collo la cordicella, penzola al vento il cartellino, sei un impiegato, sei una massaia, bisogna accontentarsi, ti ripetono, troppo seri, che a questo mondo siamo sempre soli, in mezzo a tutti, non si riesce a stare da soli mai.
E prendi svelto una...
di Ivan Campesi
zero – Ai margini di una stretta di mano, celati dai vetri appannati di un bar, costruiamo con fatica reti di relazioni sociali, in cui ci avvolgiamo in cerca di conforto. Ritroviamo ogni volta, nella velocità di un messaggio istantaneo o nella chiarezza con cui facebook riassume i punti salienti delle nostre vite, nuovi bisogni di solitudine da esacerbare: in quei momenti, siamo sempre abbandonati su un...
di Andrea Donaera
Parla a pietre una sull’altra.
I
Prima di noi i padri, i nonni, le madri
tra le dita il giallo vago dei muri
e stamattina anche la guida che
mostra la pietra porosa, la tocca,
è farinosa, la mano sporcata,
il turista fa foto
ma non alle pareti:
alle dita impolverate – a com'è
che il tempo passa qui:
un secolare e fine sgretolarsi,
...