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poesia italiana contemporanea

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sartorius

di Massimo Bonifazio che mi arrivi con crepitii di radio a galena: la sua voce, dal fondo di depositi calcarei, tufi, che giustifica a fatica il suo ritorno qui; come se fosse più facile, esaurita la spinta dell’ossigeno, trasformato quel poco di carbonio e scissa ogni sua cellula in elementi estranei, corpi; come se fosse più facile, così: esplorare, prendere visione. ........................................................la sua voce, che mi arriva a fiotti: col calore di sorgive termali, acqua poggiata sulle argille, che...

Otto testi

di Fabio Teti Penso con qualche gioia ...

Zoo

di Davide Racca Stessa faccia stessa razza - dice il greco. La scimmia dello zoo - con la mano al mento, si concentra, si gratta, si spaventa ... ZOO Arm Macht Reich Dal nido alla cella - un uovo morto. Disabitata - la voliera sotterra la testa del condor. * Il sonno - più forte del leone - spalanca - lisergiche - le fauci. * Nel deserto - estinto - sotto grasse piogge di mani - dietro rumori attutiti - e nessuna uscita - il pitone - scorsoio - si fa...

Il sonno della ruggine

di Marina Pizzi 1. la giacca della rupe l'ho messa accanto alla culla. così si capirà che non è nascita essere bambini i ragazzini con le caviglie esangui le lunghe nuche senza fidanza. in palio non c'è niente se non vedetta di vendetta guardarci dritti negli occhi. un compagno di asilo è stato ammesso a fischiettare con le rondini. questo il buono che si staglia tutto fecondo e dotto. una minaccia di pioggia fa da tara all'abaco che non conta che sfila il...

Quattro poesie di Marco Ceriani

di Marco Ceriani . ...Chi crede che la morte non ha odore costui sappia che costei puzza d'angoscia più dell'ignara Giocasta s'ha mai cuore di stridere nel coito sotto coscia ...all'invertito Edipo! E che la morte inveschi più della puzza che più dell'ascellare sebo di quel greco dirime forse in Eschilo il gran tema che dà inizio ai Sette a Tebe? ...Forse chi crede che la morte va alla morìa come dall'ascella di colui che forbici pianta nella gola dei galli...

Un dialogo con Ottavio Fatica

di Domenico Pinto Ottavio Fatica, nato a Perugia, vive e lavora a Roma. È fra gli interpreti più profondi della letteratura in lingua inglese. Ha lavorato a lungo per Theoria, Einaudi e da diversi anni per Adelphi. Ha vinto il Mondello per la traduzione di Limericks di Edward Lear e nel 2007 il Monselice per la traduzione di La città della tremenda notte di Kipling. Ora è al suo esordio...

NEUKÖLLN – KOTTBUSSER TOR

di Davide Racca . NEUKÖLLN . . Nella vetrina di lapidi il barboncino – crepuscolare – dorme ... Si vende con la morte – ci metti pure l'insegna lunare ... La donna – in bianco di crisantemi – la vita tarlata, vende – banane nere – latte e telefonate – senza articoli da consegnare alla grammatica tedesca – Dal suo imbiss un turco sta – davanti al bolo di manzo in forma di sidro ... Dove corpi arrancano – fino ad una lingua elementare, un taglio di carne cade – e per...

Chanson Diptyque ( parole Livio Borriello – musica Gabriella Giordano)

bisogna così acchiappare il tempo e rivoltarlo nell’eternità, scamosciarlo e inciderlo, sguainarlo, e lasciarne così la polpa assurda all’aria e il suo afrore marcio alla luce, alle parole io misuro il mare con le linee, e i fili elettrici correndo avanti al mare entrano asciutti in mare, trasportano i mini-animali pullulanti e non sfrigolano nell’acqua e nell’umor vitreo, e tutta la cosa che è il mondo sembra un cruciverba...

Gradazioni di Viola

di Viola Amarelli ( necessità) Sarà polvere, e brezza, e cerchio in goccia o in ombra, e cenere, e fumo di spirali e afa pioggia e verde, e odore di muschio e gran silenzio, e fiamme e rombi e razzi cadenti di scie striate arcobaleni argenti, fissi, immoti tristi allegri sfingi sarà l’acqua e l’aria e il fuoco con la terra fino a una supernova pura materia e spirito iustum in perpetuum vivet, basta e avanza al cuore.

R.V.P. (ricevo volentieri pubblico)

Poesia di Franco Arminio il nodo l'unghia di vetro il cane nero la melma fossile insomma la cosa che di noi è più dentro più nascosta inarrivata inarrivabile la cosa che neppure dio vede come la parete del cuore che sfugge ai medici come la neve che non cade e non si scioglie come se in tutto l'essere di ognuno ci fosse sempre e solo questa bufera invisibile questo dolore immobile caldaia pozzo labirinto di tubature incendio che se vuole può bruciare in un attimo la paglia della mente e del mondo la paglia delle parole.

Polyptique dell’ora esatta – Mia Mare

di Mia Mare Starsene all'interno di un abbraccio che per intero fosse solo abbraccio, non un semplice prologo a un rituale quanto più fantasioso più scontato, per non dire del lato anche grottesco, di sesso: questo era stato il desiderio suo, il più vero ai tempi che qualcuno la chiamava cara, e gioia mia, mio amore. Ma solo in sogno questo era accaduto. E anche in sogno di rado con l' amante, più spesso con uno sconosciuto. postato da: nonsonoqui alle...

Lettere alla Reinserzione Culturale del Disoccupato 12

di Andrea Inglese Cara Reinserzione Culturale del Disoccupato, a volte mi basta passeggiare, o trovarmi seduto da qualche parte, con la sensazione che sto tirando le fila, anche se, dentro di me ho l’aria distratta, e fuori sembro uno che fissa un angolo di porta, con un quadro in mente, la mente spenta, non è vero niente, c’è una lieve, ma precisa continuazione, un fluire di particelle, forse sono gli atomi della fisica, qualcosa...

Lettere alla Reinserzione Culturale del Disoccupato 11

di Andrea Inglese Cara Reinserzione Culturale del Disoccupato un giorno, dopo averti scritto, mi è capitato di vedere una croce. Erano frasi stampate su di un manifesto, proprio contro una porta, una scritta orizzontale lunga, noiosa, e una serie di segni verticali, di un altro colore, insensati «Ecco la croce» mi sono detto. «Proprio contro una porta.» (E come per scherzo, mi sono ricordato la mia perfetta nudità: anche in strada, in mezzo al mio prossimo,...

Lettere alla Reinserzione Culturale del Disoccupato 8

di Andrea Inglese Cara Reinserzione Culturale del Disoccupato, se tu mi abbandonassi ora, non saprei calcolarne il danno, e non succederebbe nulla. Se io invece mi abbandonassi, nessuno di noi si accorgerebbe di cosa è cambiato, di come crescano fertili i miei ragionamenti, del perché io ancora ti scriva, come a mendicare, prigioniero delle mie guarigioni. Sono guarito troppo, non faccio che continuare, sotto i tuoi occhi, a guarire: è per via di questa comprensione crescente data dal rimbalzo dei mie ragionamenti contro il...

La funzione Fortini nei poeti contemporanei (un questionario)

Di recente la redazione de L'ospite ingrato, nella sua versione on-line, ha diffuso tra i poeti un questionario riguardante la "funzione Fortini" nella poesia contemporanea. Nella homepage del sito si legge: "Il progetto della rivista on-line nasce dalla volontà di creare uno spazio che, partendo dall’esperienza dell’«Ospite ingrato», proponga discussioni ed interventi su temi fortiniani". Ma quali sono questi temi "fortiniani"? Sono fondamentalmente temi d'intreccio, che richiedono di pensare...

Un lupo mannaro (personaggio dei Castelli in cerca d’autore)

di Alessandro De Santis Tutto il giorno aveva camminato sul ciglio della strada contava i passi e li classificava e poi passava agli organi, alle carni la lingua lastricata e le sue selci intrise del sudore del non dire. Aveva infilato le mani chiuse a pugno nelle tasche ed era risalito sin dentro alla campagna Fatto inventario dei pali dei filari piantati come croci, sporcato la...

Miserere asfalto (afasie dell’attitudine) # 4

di Marina Pizzi 246. in un gioco di penombre la breccia della leccornia (la tavola imbandita) per convincere il sole a farsi dominante così da poter sbattere le coperte in piena pace dal balcone. 247. le rivalità dell'ombra giochicchiano imbattute 248. con il limite degli occhi ci guardiamo in cagnesco 249. con una biglia so giocare come fosse un anfiteatro 250. col mento nella fossa sento piangere 251. la culla è in un angolo, ora serve da fioriera,...

Miserere asfalto (afasie dell’attitudine)# 3

di Marina Pizzi 152. E’ qui che mi si dà il soqquadro dell'amarezza al tasto che tutto può nei tasti gemelli di genesi con esito diverso. Si formano le parole e le guardo nel leggerle con la fratellanza del mito, con il polso gonfio di evocarle musiche al calendario da stracciare a poco a poco. 153. Alla bocciofila c'è un'unica donna campionessa di lancio e di stecca quando gioca al biliardo. E’ molto...

Da: Diario della fame – inediti.

di Rossano Astremo Divento di giorno in giorno, di ora in ora, da un battito di ciglia all’altro, sempre più astratto, sfocato, illeggibile. Come una foto della Woodman spingo il mio corpo oltre la soglia che divide l’impresso dall’assente. Richiedo sparizione con forza finale, un modo per non guardare il risvolto della giacca che sono diventato: pellicola graffiata con unghie dorate, proiettata al contrario in dono corporeo. Ti sogno da notti che non so numerare, c’è sempre l’immagine di te al...
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