di Franco Buffoni Circola un'arietta leopardiana, ironica e frizzante, a tratti glaciale, nell'ultimo libro di Franco Buffoni, BETELGEUSE e altre poesie scientifiche, Mondadori, 2021. Un'arietta rara nei libri di poesia contemporanea A. I.]
Presento qui un estratto del libro che raccoglie l'opera poetica di
Antonio Lumelli "Le poesie", a cura di Eugenio Gazzola, il verri edizioni. È un libro molto importante questo come lo è il suo autore, che ha sfidato, nel suo percorso, tutte le corsie ben riconoscibili.
di Fabrizio Bajec 1.
una controfigura dicevano che amavi il rischio
mettendoti al servizio dei più nobili
sapevi parlare in pubblico e posare al sole
imitando certe donne dagli occhiali scuri
stese sul bordo di un terrazzo
in attesa di una foto
di Leonardo Canella
1) pensavo che potevi spararmi prima di leggere le tue poesie. Mentre la Polly chiama il centodiciotto che facciamo un bel pubblico letterario, e la Dimmy dirimpettaia che grida e Bruno Vespa che ride, in TV.
di Laura Pugno e Italo Testa
Laura Pugno: Vuole una tesi forte che molta della migliore poesia italiana contemporanea – Antonella Anedda, Stefano Dal Bianco, Guido Mazzoni – cerchi le proprie ragioni d'essere andando a sconfinare nei territori della saggistica. Di recente, scrivevo in una nota sul saggio Apparizioni di Andrea Gentile (Nottetempo), sembra invece, a contrario, che sia proprio la saggistica ad andare a cercarsi nei territori della poesia....
di Matteo Pelliti
Essi
Essi, loro i pronomi della lontananza,
della distanza, della genealogia, della progenitura,
gli antenati, gli spettri evocabili,
avi, trisavoli,
siamo noi i loro fantasmi possibili,
noi evocati dall’anteriorità, noi
posteriori, prodotti ultimi e provvisori.
Essi, loro, i bisnonni ci chiamano al mondo
col loro casuale intreccio
di matrimoni, partenze, stanzialità.
Una danza onomastica ha variato
le doppie nei cognomi
per identità affidate all’udito dell’ufficio anagrafe.
Noi, discendenti imprevedibili.
*
Sotto il dominio degli avi
Ricordo che la ricorsività dei suicidi
viene studiata nelle generazioni...
di Andrea Inglese
Una carta moschicida dorata – certo che no –
(potrebbe essere un’ocra, allora, a quest’ora, che lo guardiamo
molto stanchi, come ubriachi, sul solito schermo)
e pendono, catturati, impaniati, le tazze e il mestolo,
nessuna mosca in vista, e pendono
in verticale, a strapiombo, sullo stagno di sfondo
– sarà per forza, per via del colore, è un’acqua
rancida, buia, dove non mettere piede,
non intingere mani – e sopra questa tela chiara,
forse solamente giallognola,...
di Arben Dedja
Lo stuzzicadenti
Ah sì lo stuzzicadenti
me lo ricordo
eravamo in quel tal ristorante
i telegiornali tuonavano
i giornali con titoli in prima pagina
sul piano quinquennale
realizzato con eccedenza
e tu chiedesti
uno stuzzicadenti “ma per favore”
hai detto al cameriere “per favore
che non sia usato”.
Derrate alimentari
Il pane c’era quello sì
ma il resto…
Il lattaio lavorava dalle cinque
alle cinque e cinque
poi
si dava al solitario
nel negozio di alimentari
si riusciva a cavare un ragno dal buco.
Forse per dare un’idea...
*
di Giulio Marzaioli
⊕
In primo luogo sarebbe opportuno possedere una casa. Quindi abbatterla, avendo cura di salvaguardare intatte alcune porzioni (pareti o elementi architettonici) in modo da poter sempre ricordare da dove siamo partiti. La presenza di elementi a contorno della casa (alberi, siepi ecc.) potrebbe risultare irrilevante.
*
⊕
Dovrebbero quantomeno potersi individuare gli spazi adibiti a ingresso, soggiorno, cucina, camera matrimoniale, cameretta dei bambini, bagno. Qualora la sorte sia propizia potranno...
di Antonio Belfiore
Jadis, si je me souviens bien
j’ai répété aussi: il corpo
c’est une parfaite machine!
Ma questa sporca poltiglia
(chiamala soul o identité)
non è altro che se stessa.
E tu non mostrarmi più
le solite espressioni
gli sguardi e i brutti tic
del tuo hic, del loro nunc:
il tuo volto is worth
much more, davvero
molto più che solo questo.
*
Quanto vorrei compiacermi anch’io
di un dramma banale che sento
e voglio esprimere, perché sono profondo.
Commuoversi come le formiche senza
sfumatura...
Per la poesia di Bartolo Cattafi
di Raoul Bruni
Siamo stati abituati a classificare gli scrittori italiani del Novecento per generazioni, correnti, poetiche; oppure attraverso categorie storiche o geografiche che consentano di sistemare gli autori nelle caselle di uno schedario precostituito. Con questi criteri è stata allestita la maggior parte dei manuali e delle antologie, e si è formato il canone letterario dell’ultimo secolo. Ma il Novecento, quello italiano specialmente, è...
di Benny Nonasky
Partiamo dal presupposto che una qualsiasi cosa debba essere utile. Successivamente, quella qualsiasi cosa, deve anche essere fatta bene. Penso che sia sufficiente. Perché io mi interrogo sulla composizione, sulla bellezza, sull’esito positivo delle cose. Ma non tutte vengono bene. E non tutte hanno un’utilità positiva. Almeno le cose antropiche. In natura tutto è collegamento e rete. Se una cosa funziona, anche il resto ne giova e...
di Giuseppe Acconcia
Come carta di riso (Oedipus, 2019, pp. 57, 12 euro) è il titolo dell’ultima raccolta di poesie di Alessandra Montesanto. Militante e fondatrice dell’Associazione per i diritti umani, Alessandra insegna Cinema e linguaggio dei Media a Milano. Nella prefazione a cura di Amin Wahidi si richiama la necessità del testo poetico. Il poeta, come un mistico sufi alla Rumi, riesce a ritmare le parole come fossero musica....
di Francesca Genti
Le mamme delle poete
le mamme delle poete si siedono sul divano,
è tardo pomeriggio e aspettano le figlie.
le vedo dalla cima di una stella;
accendersi una sigaretta, farsi un bicchiere,
incrociare e scrociare le gambe,
girare gli anelli, mangiarsi le unghie.
le mamme delle poete sono inquiete,
è tardo pomeriggio e aspettano le bimbe,
poete appunto, non luminari della scienza,
né capitane d’industria né avvocati,
non donne che sanno organizzarti una casa,
una vacanza, un veglione per...
di Umberto Piersanti
Jacopo, tu non conosci
palchi,
non conosci
balconi o luoghi
che sopra gli altri
per la gioia s’alzano
o la rabbia
di chi ascolta,
tutto per te si svolge
a rasoterra,
neppure sai
che ogni corpo
vive nei suoi confini,
che sfiorarlo
o urtarlo
non è permesso,
è solo nella terra
il tuo cammino,
a cerchi e svolte
che tregua
non danno
nella vecchia canonica
gelata
un giorno sopra il palco
sei salito,
aperto e sconfinato
più della Scala,
tu dei compagni
il più alto e luminoso,
quell’istante bocconi
sopra il legno
per un istante spezza
il sortilegio
che il...
di Paolo Maccari
Viali
È sempre lotta tra asfalto e radici.
Dune sbrecciate
nei parcheggi obliqui
dei nostri viali.
E profferta di simbolo
anche ai poeti
che sanno appena
cinque o sei alberi.
Nomi bastanti
a lunghe metafore
d’oppressione e rivalsa:
Sollevazione delle radici,
ribellione se erompono come…
Ma il Comune riasfalta.
Sradica, se vuole, il Comune, e ripianta.
Anche questa metafora
occorre far fiorire: il Comune innaffia e cura
la rivolta futura,
la scruta, la concima,
poi stende il nastro scuro.
Poi stende il nastro scuro
con nostro sollievo
sopra l’incuria
del viale...
di Matteo Pelliti
Il cervello del santo
Rubato il cervello del santo, mente portatile sottratta,
grigia materia disanimata che non ammette riscatto,
dice l'arcivescovo: «Invito chi ha sottratto
la reliquia a restituirla senza condizioni,
perché si possa continuare degnamente
a onorare un segno lasciato e conservato
per la devozione e la fede di tutti».
Chissà cosa ha pensato il Santo dell'organo rapito
e se mai traccia di rapimento mistico
ha attraversato i resti, le spire spente
delle sinapsi di Don Giovanni...
di Marina Massenz
Che cosa voleva dire esattamente Pessoa, autore dai molti eteronimi, quando scriveva: “Il poeta è un fingitore. / Finge così completamente / che arriva a fingere che è dolore / il dolore che davvero sente”? Penso che parlasse del “distanziamento” dell’Io dal testo poetico di cui è autore. È la distanza che permette di dire che, sì, l’autore prova davvero quel dolore, ma è così distante da...
di Benny Nonasky
(Si consiglia di leggere prima la poesia senza note. Oppure solo le note e poi la poesia. Terza e ultima opzione: leggere la poesia e le note, per poi rileggerla sola ad alta voce, anche agli amici e al bar)
In origine l’alba e la luce
l’alba e la luce
alba e luce
e ormai soltanto la notte
madre e padre
di ogni significato e colore
La notte.
I
Ci muoviamo dall’alto come Fetonti codarossa1
in transito...
di Daniele Ventre
L’opera seconda, o se si vuole ancora quasi prima, di Mattia Tarantino, Fiori estinti, ed. Terra d’Ulivi 2019, seguita a Tra l’angelo e la sillaba, per i tipi del medesimo editore (e risalente al 2017), segna il secondo tempo del momento di esordio di un autore giovanissimo (nato a Napoli nel 2001). In Fiori estinti di Tarantino, due connotati generici, che in parte si ravvisavano già nel...
di Luciano Mazziotta
perché si odiano diluiscono le colpe nel caffè
miscelano antefatti girando il cucchiaino
prima in senso orario a consistere decenni
dopo li riavvolgono
come se fosse spago
incatenato alla scogliera e sembra riva.
e prima in senso orario a sbattere sui lati della tazza
e dopo alla rovescia a cancellarne i segni
finché dal fondo affiora una scusa sulla schiuma
o spesso una domanda che almeno uno dei due
si pone a mente alzando lo sguardo all’orologio.
sono...
di Maria Borio
.
Settima scena
Stendevamo le mani contando
i bordi di pelle incrinati.
............Questa è una scena visibile
dietro una parte di me che indietreggia,
si sorregge la luce insieme
la carta e il digitale, ti sorreggi
consegnato alla portafinestra
e mi apri uscendo sopra il gelo.
............Questa è una seconda scena
che mi lascia creatura tra gli uomini,
tu uomo tra le creature che degradano –
il balcone, la condotta di rame, i grovigli delle nuvole,
una sagoma parlante.
Nella terza scena...
di Fabrizio Bajec
Questi inediti fanno parte di una serie intitolata Stati di emergenza, successiva ma sulla stessa linea de La collaborazione (Marcos y Marcos 2018). Si inseriscono nel contesto delle manifestazioni di protesta che scuotono la Francia da due mesi, pur ispirandosi ad altri scontri sopraggiunti sotto le ordinanze del governo Macron, nei primi tempi della sua elezione. Traducono un aumento esponenziale di violenza poliziesca che dall’approvazione della riforma...
di Lorenzo Mari
A tre anni di distanza da Epica dello spreco (Dot.com, 2015), è uscito, alcuni mesi fa, il secondo libro di poesia di Laura Di Corcia, intitolato In tutte le direzioni (Lietocolle, collana gialla, 2018) e già finalista al Premio Rimini 2017 con il titolo Traduzioni e microsismi. La genealogia del libro, però, non si esaurisce qui: come ha dichiarato la stessa autrice in questo interessante e intenso...
di Andrea Franzoni
“l'eroe in A. F., in quell'unica riga, è un corpo in cui il peso del portato tradizionale e familiare si depone nel senso del mantello. Si depone cioè si mette al margine, tenta anzi di spostarsi ma il peso del mantello, per sua assunzione, è un peso centrale. Individuale. Ma la deposizione del mantello è un continuo tentativo di dargli un posto per la notte. La tragedia...
di Benny Nonasky
Pubblichiamo una selezione da La città delle mosche (Gilgamesh Edizioni 2017). Più un testo inedito.
É una città di
merda.
<<Me cumpà, i cosi
càngianu
si cangia
a genti.
Ma a genti
simu nui.
E a nui
sulu a morti
ndi cangia.>>1
Lo ripeto:
è una città di
merda.
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E le mosche amano la merda.
Le mosche.
Le mosche
sono:
il popolo.
Le mosche
sono:
i gnuri.2
Le mosche
sono lo spazio e
i tre participi
temporali.
Presente. Futuro. Passato.
Concatenanti.
La pancia piena/A panza china
...
di Alessandro De Francesco
I 12 testi che presentiamo sono tratti da diverse sezioni del libro La visione a distanza (Arcipelago Itaca, 2018). Segue una nota dell'autore.
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Nota dell'autore
Coloro che conoscono il mio lavoro sanno che esso è decisamente orientato verso l'internazionale. La vita, e il mio lavoro di poeta, mi hanno portato molto presto a concepirmi non tanto come un poeta italiano, ma come come poeta italofono multilingue apolide o forse...