di Alberto Comparini
Quando mi ascoltava il dottor S era una figura ambigua singolare di genere maschile come il φαρμακός che prescriveva sistematicamente ai suoi pazienti più stretti. In questo testo è lui l’uomo destinato a morire prima di essere la vittima dei suoi pazienti
di Alberto Comparini
Sono un tossicodipendente: un novenario venuto male, soggetto e oggetto di veleni che provengono da ambienti interni ed esterni, un dipendente statale; sono nudo proprio come tutti gli altri di fronte a una porta scorrevole di ultima generazione (una Dura-Glide™ full-energy automated sliding door, the number one selling automatic sliding door in North America). È ora di entrare
di Fabio Rodda
La catena fa sglang, sglang, sglang. Comincia con una sirena, un rumore aspro che risuona troppo a lungo nel capannone ancora silenzioso. Poi, si accendono gli ingranaggi ed è sglang, sglang, sglang che non smette più. Sglang, il colpo della pressa sulle lamiere: passano, sfilano sui rulli e arrivano alla postazione di Martino.
di Giovanni Blandino
Come ultima cosa portai su la tela. Ovviamente si trattava di quel quadro con il pollo del vicino. Come si era fatto pesante! Fu in quel momento che mi chiesi per la prima volta se non stessi dedicando troppo tempo a quel lavoro. Notai infatti che le numerose pennellate, tutte più o meno sovrapposte, avevano inspessito la tela.
di Rocco Coronato Andrew Rappaport, titolare di un’agiata ditta inglese di marmellate d’arancia a Siviglia, sorrise all’avvocato che gli stava traducendo il necrologio del fratello minore, “Shaky” Peter. Poco prima, Andrew aveva ricevuto impeccabile le condoglianze dei pochi venuti in chiesa (ai funerali dei solitari ci vanno giusto altri solitari)
di Fausto Paolo Filograna
Ho già detto che il mio peccato è la dimenticanza. Ma la memoria riguarda il mio corpo e dunque la mia vita attuale. Quando io ricordo io vivo, o rivivo, proprio nel mio corpo — come una zanzara, morta, attraversata da una scossa elettrica rivive il movimento. Non c’è memoria se non nel corpo
di Mario Temporale
Il bambino era un oggetto allo stesso tempo fragile e potente, con la sua sola presenza poteva indurre l’adulto a pensarsi debole e inutile
a cura di Giulia Marcucci Fin da piccolissima quasi tutte le mie paure erano legate a mia madre. Sarà che era una "cardiologica", oppure sarà che da bambina, fino a sei anni o quasi, non l'ho vista felice nemmeno una volta, sempre e soltanto isterica
di Paola Ivaldi
Tutto così semplice, sarebbe tutto così semplice, se solo riuscissi a sospendere il giudizio, a provare compassione, a perdonare, ad accettare: a partire da me stessa
di Alberto Comparini
Le patologie hanno il vantaggio di essere strumenti narrativi, raccontano e si raccontano facilmente, spesso male, ma almeno raccontano qualcosa, si lasciano raccontare
di Carla Isernia Non si è spaventata Elena, quando ha cominciato a perdere un po’ del suo sano appetito, né della arsura continua, né dei piccoli tremori che non riesce a controllare
di Laura Mancini Se a ossessionarmi non fosse la morte ma l’enigmistica troverei gustosa Termini senza mezzi. Prenderei nota della coincidenza idiomatica – che cos’è, una crittografia, un indovinello, un’inversione? – e scatterei una foto di piazza dei Cinquecento nella sua inconsueta nudità
di Giovanna Daddi Perciò non si muove. Poco prima si muoveva, fino a qualche giorno fa: si muoveva fin troppo. Entrava nelle stanze, aprendo una porta dietro l’altra, come scatole cinesi infinite.
di Anna Caldara
Me l’ero conquistato quel palo a suon di scazzottate con le altre puttane della zona, tutte straniere con tanto di papponi al seguito che però non si immischiavano e ci lasciavano sfracassare tra noi mignotte.
di Salvatore Enrico Anselmi
Caro lettore, questa che mi accingo a raccontare è la storia del piccolo Iom che da indifendibile passò a miracolato. Non ti crucciare se gli eventi ti faranno sgranare gli occhi, portare le mani alle orecchie per non poter più sentire, premere la mano sulla bocca per trattenere le parole, perché di fantastica ma vera storia vorrei narrare.
di Saverio Marziliano
"Si chiedeva quanti e quali fossero i motivi di chi era partito, il loro stato d’animo, i sogni, le speranze e le aspettative. Sarebbero tornati? Il mondo che avevano trovato fuori dalla città era come immaginavano?"
di Fabio Rodda
"Fuori era ancora buio. 24 sottozero, diceva il termometro sulla porta di casa. La pelle si tende fino a rompersi, se non la copri con il grasso di foca o di balena." Eccovi il nostro racconto di Natale davvero poco natalizio.
di Francesca Caponi
E poi succede che torni a casa. Succede che non muori nella Battaglia di Rodi e che non sei morto neanche da prigioniero, davanti a un plotone d’esecuzione
Ho le pupille di due forme differenti. Una è una piramide, quindi una montagna. L’altra è un triangolo rovesciato, quindi una grotta. Giulia se ne accorge per la prima volta allo Spin Time Lab.
di Cristian Palmas
Vedi, gli esordienti commettono tanti errori. Tu scrivi molto bene, eh, però sei troppo… scolastico: periodi molto lunghi, ricchi di subordinate, punteggiatura, inutili orpelli retorici per far vedere quanto sei bravo
di Maria Gaia Belli
Molto molto tempo fa, quando il cielo era più alto della dorsale, la bambina Pauni viveva in un villaggio sulla montagna.
Suo padre cacciava nei boschi per la lunga estate, portava a casa carne e pellicce in abbondanza.
di Mario Temporale
Perché sei tornato? Il bambino non capiva perché facessero quella domanda a Jus che non era emigrato all’estero, mentre si era abituato alla domanda fatta a suo padre e sua madre
Spalancò la porta di metallo sbatacchiandola senza riguardo; la lucetta della sauna che aureolava Samstag sembrava accecante vista dal fondo del corridoio angusto e buio; lo chiamano effetto Brocken: così che appena emerso dalla nuvola di vapore,
di Andrea Guano
Superato il ferragosto, prosegue il sempre più articolato festival personale del racconto inedito. Oggi a farci compagnia sotto l'ombrellone tocca ad Andrea Guano e al suo lungo monologo fatto di alpinismo, rancore, sesso, Genoa (e altro ancora).
di Salvatore Enrico Anselmi
Prosegue, nel caldo agostano, il mio privato festival del racconto inedito. Andremo, grazie a Salvatore Enrico Anselmi, fino a Morcete, città segnata nelle carte come l’ultima prima delle grandi dune.