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Una poesia

di Andrea Inglese Non cedo nulla, anzi quasi niente, non bisogna cominciare mai, da nessun punto, cedo al massimo l’acido cianidrico e qualche altra bruttura, la rotaia guasta, se cedessi anche un solo sapore, gli spinaci freddi, senza olio, o una noce secca, con il gheriglio sui bordi atrofizzato, qualcosa comunque cedo ancora, la tapparella che s’inceppa, e anche – ora che ci penso – quella luce grigia che filtra di mattina, e il mattino, quello buio, invernale, con il...
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