Animali nel cassetto #2

una rubrica a cura di Bianca Battilocchi

 

Animali nel cassetto #2 –

 

Apri chiudi apri chiudi
chiudi ora addormenta le palpebre
cosa risiede ancora in quelle tasche di legno
rinchiuso nel rettangolo che scompare
quanti strati di foglie e memoria
tu e gli altri
archivio di fori e chiavi bottoni e graffette
impronte di fantasmi e sonagli
corrispondenze d’ogni tipo
direzioni e foto sbiadite
apri e ricorda

 

—————-

Nella società dell’eccesso liberalizzato, dei corpi capitalizzati, delle colme discariche – fisiche quanto mentali – e del costante sforzo di rimuoverle dalla nostra vista, qual è il rapporto dei poeti d’oggi con ‘le cose’, soprattutto quelle accumulate e nascoste da tempo nei ripostigli domestici? Che cosa fa riemergere il contenuto di quei cassetti? Quale rapporto si cela tra le loro storie e la Storia? Non senza una certa dose di voyeurismo, questo spazio vuole ospitare differenti sguardi poetici sull’intimità dei propri nascondigli, animarli, osservare che voci parlano.

 

 

Roberto Lamantea (inedito)

 

cingersi il paesaggio

una crepa nel linguaggio

«è maggio, sveglia, i cuori-fiori

sbocciano in cieli

di smalto e canto».

Resiste il maggio in questa

frusta-paesaggio, nel raggio

dello sguardo che aurora.

«E i soldatini del tempo dove

li hai messi, nel cassetto l’orologio

non ticchetta più le nove

se ne sta solo, mogio mogio

hai visto?».

«Mi lasci andare? Mamma lasciami

non farmi male mamma».

(…)

 

 

«Qui non resta che cingersi intorno il paesaggio / qui volgere le spalle» sono versi di Andrea Zanzotto, da “Ormai” in Dietro il paesaggio (1951); un altro verso del poeta veneto dice «Ho paesaggito molto» (La Beltà, 1968).

 

Antonio Francesco Perozzi (inedito)

 

nel contesto dell’anta centrale

 

che estraendo raccoglitori ad anelli dall’anta centrale, che aggregandoli in pile a lato dell’armadio, che riassemblando a fatica, nella memoria, le combinazioni del loro enigma, che misurando la corrispondenza tra ciò che nell’affresco mentale appare coerente e i raccoglitori che nello spazio fisico costituiscono colonne a sé stanti, che valutando il significato del gesto d’estrarre in relazione al conservare per iscritto –

 

che riconoscendo nel contesto dell’anta centrale automobili in scala, che riacquistando tramite esse traiettorie sepolte, che ribadendo nella loro estrazione una volontà o desiderio, che testando nelle automobili grip, tenuta, scivolamento, che riconfigurando la volontà o desiderio sulla scia di questa prova, che intravedendo un filo robusto tra i pezzi più o meno materiali venuti alla luce dallo scavo –

 

che varcando con le braccia la soglia dell’anta centrale, che veicolando nel perimetro del suo contesto progetti di estrapolazione e scasso, che convocando al presente statuine di santi sbeccate e crocifissi, che proponendo alla propria attenzione considerazioni sui simboli, che riponendo gli ammennicoli in posizione eretta restaurandone il decoro, che non attribuendo valore a questo decoro sì alla disunione delle statue –

 

che accogliendo la valanga di giochi fuoriuscita dal cuore dell’anta, che setacciandola con l’obiettivo di sistematizzarla, che riconoscendo nel contesto dello schema il sopravanzare di un’altra valanga, astratta e senza obiettivo, che vedendo stridersi gli obiettivi di sistemazione e ritrovo, che perpetrando nella scoperta dei giochi il desiderio degli stessi, che sacrificando i pezzi nuovi alla pregnanza degli inservibili –

 

che aprendosi alla motivazione dei contesti, delle soglie che varcandole si reinquadrano, che perseguendo con zelo la dissepoltura dei cavi elettrici, che interrogando di volta in volta i pesi specifici nello schema, che studiando il prendere posizione degli ammennicoli fuori dall’armadio, che reimmaginando la disposizione degli stessi nel chiuso dell’anta, che liberando nella trama del prospetto le proprie dissaldate ipotesi –

 

Matteo Fantuzzi (inedito)

 

Hanno ucciso per gioco

un coniglio domestico.

Se lo lanciano come fosse

un pallone da football

rincorsi da una ragazzina che fino ai conati

sta urlando

in un bagno di lacrime.

 

Nel totale silenzio

delle case identiche

nessuno

nemmeno a distanza

li osserva.

 

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Giorgiomaria Cornelio
Giorgiomaria Cornelio
Giorgiomaria Cornelio è nato a Macerata nel 1997. È poeta, scrittore, regista, performer e redattore di «Nazione indiana». Ha co-diretto la “Trilogia dei viandanti” (2016-2020), presentata in numerosi festival cinematografici e spazi espositivi. Suoi interventi sono apparsi su «L’indiscreto», «Doppiozero», «Antinomie», «Il Tascabile Treccani» e altri. Ha pubblicato La consegna delle braci(Luca Sossella editore, Premio Fondazione Primoli), La specie storta (Tlon edizioni, Premio Montano, Premio Gozzano), L’Ufficio delle tenebre e il saggio Fossili di rivolta. Immaginazione e rinascita (Tlon Edizioni). Ha curato il progetto Ogni creatura è un popolo (NERO Editions)e per Argolibri, l’inchiesta letteraria La radice dell’inchiostro. La traduzione di Moira Egan di alcune sue poesie scelte ha vinto la RaizissDe Palchi Fellowship della Academy of American Poets. Con le sue opere ha partecipato a festival e spazi come Biennale Venezia College, Mostra internazionale del nuovo cinema, Rencontres internationales paris/berlin, Centrale Fies. È il vincitore di FONDO 2024 (Santarcangelo Festival), uno dei direttori artistici della festa “I fumi della fornace” e dei curatori del progetto “Edizioni volatili”. È laureato al Trinity College di Dublino e dottorando allo Iuav di Venezia.
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