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Uno con Altri

di Giovanni Martini

scrittura.jpg(il linguaggio piatto dei Dolori Riproduttivi)

Ascoltate questo: la scrittura è fatta di strutture, non di contenuti. Quindi è fatta di stile. Lo stile non sono le parole, certamente. Nemmeno le parole come le fai girare quando scrivi. Lo stile è un’aria percettibile – direi uno spirito – che aleggia al di là di tutto. Tutto è legato all’intento dell’autore, di lui che scrive. E’ quest’atto nobile, chino – solo – nell’atto stesso di esistere. Non esiste elaborazione quando scrivi, sembra – ma non c’è. La meraviglia è data – ex abrupto – dai corpi lessicali che prendono spontaneamente forma. Se uno pensa di aver azzeccato l’idea, sbaglia.

L’idea infatti – che c’entra con la scrittura? Puoi avere mille idee, ma se non hai lo stile allora manipoli. Cos’è quindi lo stile? Potrei dire questo: è Uno con Altri. Se chiudi bene e apri ancora meglio il periodo, dove c’è prosodia impeccabile, allora è tecnica, non è stile. Uno con Altri intendo questo: tante forze ma una sola regge.

Dove c’è rischio, quindi – dove c’è forza – arriva la scrittura vivente. Quello forte – il pantocratore – allora lo riconosci dallo stile. Ma se non c’è rischio e non sei turbato fuori, intimo dentro non basta. Non lo riconosci e così manipoli.

La scrittura è quindi una mescola specifica – direi la sostanza scrivente – così la devi sentire e stimare con l’organo che hai del buon gusto. Ora la puoi usare per tutto. Non c’è argomento che sfugge alla mescola. La mescola la cogli stimando gli altri che l’ hanno già realizzata – da soli. La verità dev’essere tangibile, sennò è malvagità orecchiuta. Se calchi gli Altri e basta, allora manipoli il calco e sciupi l’opera. Se sei Uno e basta, allora non sei il Rettore dell’opera, ti manca lo spazio e finisci sotto.

Ti piace la politica, l’uomo, l’arte, la religione, le femmine. Se non hai stile fai poco. Se hai tecnica, la gente capisce ma non vive. Se manipoli, la gente ti crede solo per qualche giorno, poi lascia stare. Non sei vivo.
Se fossi in te, mi metterei a pregare.

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14 Commenti

  1. Era esattamente questo che volevo esprimere. Una questione alchemica. Mi hai letto nel pensiero. Adesso mi sento meno solo.

  2. ‘la questione alchemica’ ha il sapore della procrastinazione – è un po’ come quando il carlo pizzuto mi diceva che gli straordinari me li avrebbe pagati nel mese di mai

  3. L’alchimia è un espediente. Una espressione simbolicamente efficace. In realtà si tratta di cogliere l’essenza giusta e drenarla giù. E questo non può avvenire se dopo un lungo apprendistato lingustico-strutturale. Oppure si può partire dal linguggio e sublimarlo, senza però manipolazione. Più che di procrastinazione si tratta di lavorare proprio sul nocciolo duro.

  4. Errata corrige

    L’alchimia è un espediente. Una espressione simbolicamente efficace. In realtà si tratta di cogliere l’essenza giusta e drenarla giù. E questo non può avvenire se non dopo un lungo apprendistato linguistico-strutturale. Oppure si può partire dal linguaggio e sublimarlo, senza però manipolazione. Più che di procrastinazione si tratta di lavorare proprio sul nocciolo duro.

  5. Ma quale alchimia, ma quale ultra-psichico. Martini, non voltarla in drenaggio. Questa è mistica. (E’ un complimento).

  6. Mistica della parola, quello sì. In tutti i casi l’argomento è la scrittura e solo lei. Ripeto, è uno studio di applicazioni verbali non forzate, non dedotte, non indotte.

  7. ‘non dedotte, non indotte’ = abduzione? anzi, meglio ancora, serendipità?
    eureka! ma questa non è mistica. nella mistica lo stile puzza di spirito santo.

  8. E’ notevole, secondo me, la ricerca pura. Il mezzo è scondario. Certo è, che “il principio degli spiriti” – in senso laico: fa trovare ciò che già c’è. La ricerca filologica rileva un effetto già predefinito, necessario dopo, non certo prima. Prima non si sa nulla, proprio nulla: si percepisce una vaga pulsione indirizzata.

  9. non puzza? allora partecipa della sostanza mortale delle esalazioni inodori (tipo l’ossido di carbonio e il teflon)

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