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A Silvio (argomenti per non astenermi)

Confesso che avevo già deciso di votare. Ma questo video dell’inno ufficiale del PopoloDelleLibertà (questa appropriazione affaristica delle due parole chiave della Rivoluzione – del resto seguita dall’enrichissez-vous del Guizot – andrebbe approfondita ulteriormente) ha dissipato ogni dubbio. E’ il solito antiberlusconismo, dirà qualcuno, che noia: a forza di essere Berlusconi-centered il sistema politico è diventato tutto quanto simile a lui. Vero – e infatti il mio voto non andrà di certo al partito-baule biancoverde, ma sarà finalizzato a contrastare proprio questo appiattimento al centro. Ma soprattutto, il mio voto non sarà contro Berlusconi. Sarà contro questi allegri “puri di mente”, come gagliardi si definiscono. Ove la purezza è da intendersi come sottrattiva, alla nascita, a designare una tabula rasa. Io voto contro questi senza-vergogna. Io voto perché è tempo di ridare valore alla virtù sociale della vergogna.
m.r.
[youtube:http://www.youtube.com/watch?v=WXf-YbsSh0Y]
PS – Preciso questo: io non ritengo l’astensionismo responsabile di qualcosa. Astenersi è una scelta legittima, e financo sensata. Se andrà al governo Berlusconi, la responsabilità sarà in primo luogo dei ceti dirigenti del centro(sinistra). La mia è solo una personalissima dichiarazione di voto. Io credo, quanto alla trasformazione della società, all’incompossibilità dei mezzi.

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73 Commenti

  1. E allora chi voti?
    Ma piantiamola di dire che pd e pdl sono la stessa cosa, cribbio!

    p.s.

    Il video è fantastico, in un paese sano sarebbe la peggiore arma contro il candidato stesso. Fa ridere vedere, poi, rappresentate le categorie che meno di tutte avrebbero utilità a votarlo. Ma qui in Italia, succedono cose…

  2. È incredibile, da qui a breve la causa di tutti i mali saranno gli astensionisti … Ridicolo, davvero … O specchio fedele della mancanza di argomenti? In fondo, ci meritiamo quello che avremo …

    Q.V.N.

  3. Non sono la stessa cosa. Come sempre dipende dalla prospettiva, e da ciò a cui si guarda. Ma c’è questo, intanto: che il dato davvero nuovo di questa campagna elettorale è stato il rinfacciarsi reciproco di essersi copiati i programmi. E se incordiamo le macropolitiche dei governi di centro(sx) e centro(dx) ne viene fuori una marcata continuità Poi ci sono anche le differenze, certo.
    A QVN vorrei dire che la mia è solo una dichiarazione di voto personalissima. Che se qualcuno è responsabile di qualcosa, questo qualcuno va cercato nella classe politica (che del resto è specchio dei desideri della società civile). Ma ritengo questo punto talmente importante che faccio un PS al post.

  4. Certo che si può odiare Berlusconi, mica ho detto di no. Il fatto è che aver centrato il discorso politico su di lui – e non su tutto ciò che lui rappresenta – ha portato alla disperante situazione di oggi. Lui è rimasto quel che era. Il berlusconismo invece si è rafforzato, e dilaga.

  5. anch’io posso andare in piazza e blaterare come quelli dell’arcobaleno. il fatto è che questi sono i primi a sapere di essere felici e perdenti. potrei dire come fanno loro, come ha fatto qui vendola, che assumo tutti, che ritiro le truppe, che cancello questo e quest’altro. ma le mie resterebbero solo parole,chiacchiere di chi si compiace di essere nicchia, e restare nicchia…. con i se i ma i distinugo, la proliferazione di tutte le sinistre possibili e immaginabili…..i critici gli alternativi …..
    “tutti i partiti sono di destra anche quelli di sinistra” e pertanto se proprio devo votare , io mi tappo il naso e voto PD contro il neo-duce

  6. ma sì che bisogna votare. è cinico non votare. così come mi sembrava ovvio che il discorso di sebaste era contro l’astensionismo di sinistra, che è un esercizio di sadomasochismo.

  7. continuo a preferire una classe politica dagli accordi facili piuttosto che una persona con un passato fatto di pendenze giudiziarie. Voto perchè Berlusconi al potere è un’offesa alla serietà di un paese. Non si tratta di destra o sinistra, di mancanza di fiducia o di totale resa (fosse questo l’astensionismo sarebbe giustificato): qua si parla di rifiutare categoricamente un simbolo della corruzione, dell’intrigo, dell’avidità. Voto contro, ma voto

  8. io dico che Casini assolve benissimo al ruolo di antagonista politico ad una sinistra rinnovata…..cioè che dobbiamo ancora rinnovare. Silvio non si vota perchè è semplicemente inutile oltre che italicamente dannoso.

  9. Lettera aperta al signor Berluscone

    Gentile signor Berluscone (La declino al singolare per evitare nefaste proliferazioni), voglio confessare a Lei la mia colpa: sono un pagatore di tasse, l’ultimo portatore di una vergogna di cui 50 milioni di cittadini si sono definitivamente emendati. Non solo le pago, ma credo nelle tasse come mezzo di libertà per i più deboli, di solidarietà da chi più ha a chi ha meno. Aggiungo addirittura che a me pagare le tasse fa piacere, perché alla collettività (e dunque allo Stato) bisogna dare, prima che pretendere di avere. E mi piacerebbe di più se a pagarle fossero tutti, e i ricchi più dei poveri, e se gli evasori fossero puniti dalla legge ma soprattutto deprecati e condannati dall’intera società. Insomma, signor Berluscone, sono uno di quelli che Lei suole definire simpaticamente “coglioni”, e che misurano la vita, lo Stato e la comunità di cui fan parte non solamente in funzione di una lira in più o in meno di pressione tributaria. A Lei diamo atto di essere stato capace di ridurre la politica, il consenso, la democrazia alla mera dimensione pecuniaria, a pochi spiccioli di provenienza ignota: peraltro, l’universo mondo La stava certamente aspettando. Nel Suo ideale di società non hanno spazio la fratellanza, il rispetto per i deboli, la cultura, la bellezza, l’arte, la speranza, il sogno, la natura: la Sua società è appunto “Sua”, improntata all’egoismo individuale o tutt’al più familiare, e per di più a un egoismo puntato verso il solo portafogli. Lei ha capovolto la parola più importante, “LIBERTA’”, ne ha fatto ostaggio dei Suoi univoci interessi: la libertà per Lei è libertà di arricchire e nient’altro. Noi, da impenitenti coglioni, pensiamo ancora invece che la nostra libertà passi attraverso quella degli altri, di tutti, e che nessuno mai sarà libero realmente finché perdurerà la sofferenza anche di un solo essere umano. Una semi-totalità di italiani esprime attraverso Lei finalmente se stessa in quest’assunto: pagare le tasse è il peggiore dei mali, evaderle è moralmente lecito e imprenditorialmente doveroso; se i soldi sono la misura di tutto allora è inderogabile FARLI, farli con qualunque mezzo e a discapito di qualunque altro bene. Lei attesta il fallimento del più nobile dei principi, quello democratico: se la maggioranza è (come è di certo) simile a Lei, se si rispecchia nei Suoi valori o in quelli che Lei riesce a contrabbandare per valori, allora è ineccepibile che sia Lei a reggere le sorti dello Stato. Povero Stato, si dirà, ma non è vero: povera società, semmai, povera gente, anzi gente povera, poverissima di spirito, di lungimiranza, di intelletto. Povera d’AMORE, ci sentiremmo di aggiungere, nutrita com’è di livore e d’odio verso chi le toglie (non importa perché) anche un solo quattrino. Che comunità è mai quella il cui premier pontifica che “è giusto non pagare le imposte”? E che fa finta di non sentire, anzi gli dà ragione, anzi si accinge a riprenderlo come capo… Il vuoto è intorno a noi, disperatamente, assurdamente vincitore di qualsiasi resistenza umana. Per anni abbiamo finto che la televisione fingesse di rappresentare il reale, invece essa E’ il reale, molto di più dell’esistenza quotidiana. Abbiamo finto che il Suo fosse un partito politico, che il Suo potere fosse legittimato dal voto, abbiamo finto addirittura che i fascisti non fossero più tali. La realtà la presentivamo, anzi la sentivamo come sostrato di base di un corpo sociale malato, deprivato dell’essere a beneficio dell’avere, della sostanza a vantaggio della forma, della moralità a favore del denaro: ora c’è da pagare il pegno per averla scientemente trascurata. In politica ci siamo piegati al suo truce imperativo: VINCERE!, come si urlava a comando nel ventennio, e pur di vincere ci siamo intruppati in un’accozzaglia impotente. Pur di fare a meno di Lei ci siamo piegati a salvaguardare assai più del giusto gli interessi padronali, a intaccare assai più del dovuto i già intaccati interessi dei lavoratori dipendenti (quelli veri, non gli amministratori d’azienda) e dei soggetti deboli. La verità è che siamo una meschina minoranza: Berluscone, Lei deve guidare l’Italia perché gli italiani sono in massima parte uguali a Lei. Li vediamo sfilare inneggiando a Lei e alla libertà (quanti sono? dieci milioni, venti milioni, cento…?) e pur tuttavia seguitiamo a pensare che ognuno di quei cento milioni sia un potenziale evasore, un traffichino disposto all’imbroglio e al raggiro della legge, un latitante della coscienza civile, un immaturo sociale, un egoista che non vede al di là del suo orticello e del suo tempo. E’ il modello antropologico trionfante, quello di un homo sapiens la cui sola sapienza è l’ottusa ossessione del possesso e dell’indifferenza per gli altri. Lei, Berluscone, con la Sua compagnia di giro, ha fatto un deserto e l’ha chiamato popolo, uno sterminio e l’ha chiamato progresso, un inferno e l’ha chiamato civiltà. Ma certamente Lei non è il demonio, quanto l’incarnazione di un preesistente atteggiamento culturale che va dritto allo scopo (privato) costi quel che costi (agli altri): esisteva già prima di Lei, nel craxismo, nell’intrallazzo di democristiano brevetto. A Lei va il merito di averlo limpidamente disvelato e difeso.In quello che era il “Suo” mondo, Berluscone, per il denaro si poteva fare tutto; ora che è diventato il “nostro” mondo, Lei ha fatto e fa di tutto: dall’assassinio (autentico) della giustizia e della politica, all’assassinio (metaforico) del lavoro e dei lavoratori. “Uccidete la democrazia” strillava Deaglio, ed è senz’altro vero: il dramma è che la vittima appare consenziente…

  10. a costo di passare per stupido: vorrei chiederti di alleggerire i contenutu e passare al sodo, perché io non ho capito contro o a favore di chi si promuove questo post.

  11. ripeto essenzialmente quello che ho già detto

    veltroni rappresenta, oggi, in italia, l’unica politica “giusta”
    è il solo capace di portare avanti un progetto di “compromesso” sociale
    di mediare fra interessi contrapposti

    questa politica è il terreno
    su cui possiamo posare i nostri piedi per andare avanti

    altra cosa è il cielo turchino su cui proiettare le nuvole dei nostri desideri

  12. Perchè non facciamo come suggerisce Sartori, il VOTO DI SFIDUCIA COSTRUTTIVO. Una croce al senato per PD e uno alla camera per PDL. O viceversa, o altri partiti simil contrapposti.

  13. pagare le tasse è giusto, dovrebbe essere un onore e un merito, ma farsi sfruttare come bestie no, se berlusconi è il lutulento strumentalizzatore e opportunista (la sua carriera era scritta nel programma della P2, che in rete si trova ancora) e i suoi collaboratori sciocchi come personaggi da cartoons, prodi veltroni e compagnia bella sono i figli di coloro che hanno privatizzato bankitalia, cioè i pupazzi di banche e finanziarie, che visto che in italy non si cava il petrolio, sono gli autocrati del bel(?) (mah, forse in senso picassiano) paese. viva l’italia che ha il debito pubblico più alto d’europa (e forse anche d’eurasia) (ci hanno fottuto a noi, ai nostri figli e ai nostri nipoti, altro che unica politica giusta, o siamo matti o masochisti)

  14. metello, il tuo omonimo era un einstein nei tuoi confronti:
    quei soldi se li sono mangiati
    tuo padre e tua madre
    tuo nonno e tua nonna…
    mio padre e mia madre
    mio nonno e mia nonna…

  15. @Marco
    anche se non mi conosci, io comunque ti ho letto, visto e sentito (cantare). Come ogni anarchico decente, non ho mai creduto alla dittatura del proletariato, ossia che bisognasse stringere ora per poi mollare in futuro: l’anarchia si costruisce adesso, o mai. Così anche per le prossime elezioni: staremo meglio di prima, qui a NI, o si continuerà a censurare? Ho inviato l’altro giorno in bacheca un mio commento che in bacheca aveva il suo luogo naturale IT, e qualcuno di voi ha tagliato. Insomma, ti sarai mica messo anche tu a cantar messa? (se vai ancora a Carrara, salutami l’amato nipote Andrea, punkabestia)

    *Stanotte finalmente uno spiraglio: ho rimandato a Helena Janeczek la seconda puntata di Gioventù Tedesca, accompagnandola con queste rinsavite parole: “Provvidenziale i tuo ritardo: c’erano ben 3 refusi!”. Così, dalla circostanza che non sono antisemita e nella speranza che Helena non sia morta, la seconda puntata vedrà prossimamente la luce. Più in generale proporrei questa soluzione: a partire dal giorno 25 aprile NI mi conceda un post settimanale, non uno di più e casomai uno di meno: io interverrò solo ed esclusivamente nei thread dei ‘miei’ post. Faccio questa proposta ufficiale alla redazione intera di NI (meno casomai Pinto, Inglese, Helena e Saviano). Paro l’eventuale obiezione “ma chi ci garantisce…?” ribadendo che sono uomo d’onore (come del resto Helena), e come tale mi firmo Dario Borso*

  16. Dario, non so quale sia la differenza tra anarchico anarchista e anarca. Io so quel che penso io, da libertario che non fa dogma di nulla (e il mio nuovo progetto musicale del resto si chiamerà LibertAria), nemmeno delle elezioni. Io le concepisco come riduzione del danno. E – per quanto riguarda la MIA vita, la MIA praxis – assumono senso in relazione a tutto il resto: dunque in relazione alle battaglie che faccio e che credo occorra fare ovunque (per cui, appunto, l’anarchia si fa qui ed ora). Sottolineo ancora che io credo all’incompossibilità dei mezzi, questo è il mio personalissimo modo di esssere libertario.
    (Quanto all’altra questione, non mi pare che sia corretto sollevarla qui ed ora – né peraltro io ne so molto. In termini generali, però, io credo che “fare l’anarchia” significhi sempre e comunque anche assumersi le proprie responsabilità, a viso aperto, e sostenere il confronto con gli altri. A proposito, ho visto il tuo pezzo su A su Ateo, altrochè – e ho letto pure il libretto, tagliente, fulminante)

  17. Marco, credo che la democrazia sia il meno peggio dei sistemi poliitici, e non voterei solo in una situazione di buridanico stallo: basta cioè che la bilancia penda per me di un grammo da una parte, e subito mi avvalgo della possibilità, ci mancherebbe! (come vedi, berlusconi non c’entra niente).
    Siccome però definisci scorretto il mio commento in quanto OT (penso), vorrei proporti questo secondo commento, per vedere se lo ritieni altrettanto

    *Sesto, ottavo re di Roma, violenta Lucrezia. Poi però va da Giove a chiedergli: “Cosa mi succederà?” Il sacerdote Teodoro, concluso l’assai vago incontro, fa al capo: “Non gli hai risposto”. E Giove: “Va’ da mia figlia Pallade”. Teodoro va, ma sul più bello s’addormenta, e sogna di… parlare con Pallade, che gli dice: “Seguimi!”. Così lo mena davanti a un’immensa piramide trasparente: “Questo è il palazzo dei destini, di cui sono guardiana. Giove ogni tanto torna a visitare questi luoghi, per ricapitolare le cose e confermare la sua scelta”.*

  18. Marco, credo che oltre al voto “contro” qualcosa (il berlusconismo) o qualcuno (i puri di mente), si possa anche votare “per”.
    Magari per mandare in parlamento qualcuno che, questa volta non impegnato a sostenere il governo, potrà e dovrà denunciarne (e contrastarne?) le decisioni peggiori.
    E ancor più realisticamente, per mantenere viva la possibilità di far crescere una vera sinistra ambientalista. Anche per questo, dopo 30 anni, mi sto riavvicinando alla “politica attiva”.
    lucio

  19. Sì (riprendendo l’ultimo commento) si può votare per qualcosa, non solo turarsi il naso e scegliere una grande coalizione “contro” berlusconi, che tuttavia non è il berlusconismo, male più insidioso e diffuso che attanaglia il popolo italiano intero. Si può ad esempio votare per la laicità dello stato, per i diritti civili, per un programma che si interessi di educazione e ricerca, per un partito che si richiami ad una tradizione europea. Io voto socialista alla camera e arcobaleno al senato. Tra gli altri motivi, perché sono stufa dell’ombra corposa dei democristiani – in ogni loro forma.
    Il video è inguardabile, una sorta di cura Ludovico.

  20. @marco
    se vuoi sapere la differenza tra anarchico, anarchista [questa non la so neanch’io], e *anarca* vedi un po’ Junger
    o ci sono ancora vizi demartiniani?
    @giacomo m.
    fortuna vuole che io sia un innamorato postumo di GIUNI RUSSO, ragazza con voce da soprano.
    i prossimi anni passerò i miei giorni ad ascoltare le sue musiche, sperando che un senso ottunda l’altro: *via dal tanfo, via dal tanfo*
    per questo motivo ringazio, anche, già da ora
    @francesca matteoni:

    *Si può ad esempio votare per la laicità dello stato, per i diritti civili, per un programma che si interessi di educazione e ricerca, per un partito che si richiami ad una tradizione europea.*
    Sono i nomi dei partiti, o la faccia di Boselli e di Bertinotti, che ti danno più garanzie, su questi punti, dell’anodino PD o dello sguardo buonista di Veltroni?

  21. Sì, monom, Junger lo conosco, ma dicevo “quanto alle elezioni”. (Dopodiché so benissimo cosa pensano gli anarchici sulle elezioni. Per questo postillavo, da libertario senza dogmi). In ogni caso io il vizio demartiniano lo pratico molto, specialmente all’ora del crepuscolo.

    Francesca, io ti dico solo che quando canto “Vorrei che il Vaticano andesse in fiamme” modifico la strofa ottocentesca “hanno arrestato tutti i socialisti” in “hanno arrestato tutti gli anarchisti”. Boselli era tra coloro che mi costringono a far questo. (Poi ci sarebbero anche le loro posizioni sulla guerra, sul liberismo, sul lavoro a far da discrimine – ma questa basta).

  22. Considerando che già per gli italiani all’estero ci sono brogli, chi desidera non votare meglio che annulli la propria scheda affinché non possa essere riutilizzata per loschi fini.

    Comunque Berlusconi non è Mussolini, anche se molti pensano di sì.

    L’unico esercizio masochistico possibile è quello di votare una sinistra che di fatto non esiste: l’accanimento terapeutico su di un corpo morto e in putrefazione avanzata è perversione.

  23. monom, la privatizzazione (o per meglio dire svendita) di bankitalia è stato un fenomeno che si è intrecciato, sino alla sua completa realizzazione nel novantadue, nella fine degli anni ottanta, ad opera di mani misteriose ma abilmente gestito dal mestro di p., che forse è meglio non nominare, (comunque proprio p. quello che fa la sua bella figura di m. anche nel dossier mitrokin) da allora, i miei genitori sono diventati più poveri, io sono diventato più povero, i miei nonni erano già morti, (non come te che probabilmente la domenica prendi ancora la mancetta). quindi, mio dolce e represso ragazzetto, cerca di domandarti se sai veramente quello che stai dicendo prima di dare dello stupido agli altri, visto che parli solo in funzione di un istinto psittacico. (almeno spero che non sia cosi scemo di tuo) (metello è il mio vero nome, siccome negli anni settanta avevano tratto una fiction dalla storia di pratolini, ed a mia madre piaceva l’attore che impersonava sto cazzo di metello, mi ha chiamato così) (e tra l’altro non sono di sinistra, neanche lontanamente)

  24. @marco
    non hai risposto sull’aneddoto di Sesto e Lucrezia (ma tant’è, la facoltà di non rispondere è quella maggiormente coltivata in rete); ma ho teso una mano, e non voglio lasciarla a mezz’aria. Alla fine della Teodicea Leibniz introduce l’aneddoto per spiegare che dio ha scelto tra un’infinità di mondi possibili: non essendo appunto compossibili, ha scelto il migliore. Da ciò si deduce che la piramide di Giove, se ha 1 vertice solo, ha però una base allargantesi all’infinito, verso il basso i.e. tanfo.
    Dopo aver dato agli eventualissimi lettori dei commenti un aiutino IT sul tuo criptico “coimpossibilità dei mezzi* (mi aspetterei un grazie, ma fa niente), direi che il discorso di Leibniz tiene anche per il piccolo dio della gabina (così infatti è ogni elettore al momento del voto), sostituendo però a *migliore* “meno peggio”. In questo senso Nazione Indiana assomiglia assai alla Repubblica Italiana.

  25. Non potevo ringraziarti, Dario, dacché non avevo colto. Adesso hai chiarito, grazie. (Però: perché non dismettere un po’ la postura bellica con Nazione Indiana?)

  26. @monom, marco: purtroppo le garanzie non me le dà nessuno, tanto meno le facce di questi signori. Sono un’idealista di fondo, ma non una totale illusa… solo non ancora rassegnata. La stessa cosa che mi dice Marco mi è stata detta in casa, dal membro più influente sulle mie decisioni politiche, la nonna materna, socialista come Nenni, che è rimasta scottata dal suddetto partito. Ma ci sono cose in cui credo, al di là di chi si trova a rappresentarle, ed una di queste è l’Europa, ad esempio, dove la tradizione socialista non è ancora morta. Sulla posizione sulla guerra (vedi Afghanistan tra gli altri) non sono d’accordo con il ps, anche per questo divido il mio voto. L’altro motivo, oltre alle cose che ho citato, è la sopravvivenza della sinistra italiana che già agonizza e ora rischia di scomparire. Capisco bene chi darà il voto al PD, io personalmente vengo tra le altre cose da una realtà amministrativa dove principalmente ci sono elementi di quel genere lì, da sempre. E se la biografia ha un peso, non posso davvero rivotarli.

  27. @marco
    un tuo compare di redazione, Krauspenhaar, con un’ironia così sottile da ridursi a zero, mi ha dato ufficialmente del troll. una comare invece, Helena Janaczek, dopo avermi dato l’ok per la seconda puntata di Gioventù Tedesca (concordata fino al dettaglio: una traduzione da Heine che mi è costata 1 giorno di lavoro), da 15 giorni ha congelato tutto e manco mi risponde in privato. Il compare non mi fa un baffo, ma la comare ha dato la parola, e per me (non so per te) una parola tradita sarebbe di per sé scintilla sufficiente per una guerra.

  28. è bello osservare come un campione casuale (?) di tesserati al popolo della libertà sia giovane e intonato. è bello osservare come la bigettività instillata dal video sia “giovane intonato e lavoratore socialmente deprezzato (docente, callcenter, aiutoimpastatore, muratore, attore per la campagna elttorale…) se e solo se elettore della libertà”. Marco io non penso che che queste persone siano state deprivate dalla vergogna, se lo pensassi dovrei ammettere che la democrazia che conta un voto un uomo è fallimentare o ridefinire cos’è un uomo, ma piuttosto che il loro senso di vergogna ha un prezzo di mercato e dunque sia contrattabile. in questo senso è opportuno, almeno per me, osservare quanto sia giusto addobbiarsi come fa niky lismo sul nome singolare per evitare la proliferazione ma aprirsi bene gli occhi sul fatto che la realtà è colorata di gente che applaude perché la preassione fiscale fa salire anche quella sanguigna, perché a metà della prossima legislatura sarà possibile eliminare il bollo auto e tutto il senso di possesso e mancanza di senso del mezzo pubblico che ne consegue (e quindi le infrastrutture?). mi sento triste. forse pure il mio senso di rabbia è contrattabile. se così fosse, e devo pensarci, la socialdemocrazia non ha ancora stabilito un prezzo di mercato. un voto un uomo.

  29. Dario, mi rifiuto di discutere in questi termini. Dare del compare, e della comare (comare???) è cosa culturalmente fascista. Ma poi basterebbe un po’ di rispetto e gentilezza – ciò che sinceramente credo essere, oggidì, virtù rivoluzionarie.

  30. quindi ad es. Krauspenhaar è un rivoluzionario e io un fascista? vabbè…

    sono nordico, e qui *compare* e *comare* sono termini asettici/specifici, che non temono equivoci (se vuoi li spiego, da democratico qual sono). ma la curiosità sì m’è rimasta: secondo quali criteri sarebbero 2 termini fascisti?

  31. Dario, sarai pure nordico, ma sei persona intelligente (troppo?), dunque non mi faccio canzonare…e non ti dico ciò che risuona a tutti – e indubitabilmente pure a te – in queste parole.

  32. a me mi risuona così (su musica di Meyerbeer, cantata negli anni ’30 da orde di agricoli in alternanza con Giovinezza)

    Me compare Giacometo
    el gaveva un bel galeto
    quando el canta el verze el beco
    ch’el fa proprio inamorar.

    Ma un bel giorno la parona
    per far festa agli invitati
    la ghe tira el colo al galo
    e lo mete a cucinar.

    Le galine tute mate
    per la perdita del galo
    le ga roto anca el ponaro
    da la rabia che le ga.

  33. *compare* da noi è il padrino di battesimo. scendendo dalle tue parti, troviamo il compare di merende. giù giù, puzza di mafia.
    comare poi, oltre all’analogo femminile di madrina, ha da noi accezione nobile di levatrice: e difatti, neanche a farlo apposta, la dolce Helena mi ha fatto or ora partorire la seconda puntata di Gioventù tedesca: evviva!

  34. La politica è:
    a. Una dissimulazione incrociata e furba
    b. Un insieme urlato di punti esclamativi
    c. Un darsi pacche sulle spalle a vicenda
    c. bis w l’italia
    d. Il bene dei cittadini istituzionalizzato
    e. Ozio poltronizzato
    f. Filosofia da BAR
    g. “Menomale che Silvio c’è”
    h. sanità di mente senz’altro
    i. bene, ora tutti a cena
    l. Il Benessere dei cittadini sempre e comunque
    m. Forza Azzurri!!!

  35. Riprendo il primo commento di aditus: non è vero che questo non è un paese sano. E’ mezzo sano e mezzo malato. I sani di mente sono i personaggi ripresi nel video, i malati sono i nati impuri che non hanno bisogno di quel tipo di sanità mentale. Quelli che hanno ancora qualche scoria comunista nel sangue. Quelli spiazzati dalle ragioni e dalle carte di Grillo. Quelli che peggiorano i propri malori solo a vedere gli -ini in tv. Quelli un pò duri a cedere al fascino dei nuovi -ismi. Quelli che hanno letto qualche libro in più della media degli italiani. Quelli che sperano che le teste pensanti e non riflettenti di luce propria contribuiscano attivamente a rendere migliore il paese, senza finire impigliate nelle maglie della rete.
    Cristo che fifa tra cinquant’anni, speriamo di no: piazze sgombre e “sovversivi” tutti in rete.
    Grazie del post, Marco, è ripreso pure da vibrisse, e bravo per il garbo con cui tieni sotto controllo i commenti. E grazie a db per gli illuminanti indizi sulla coimpossibilità, ero un attimo in crisi. Riprendo il primo commento di aditus: non è vero che questo non è un paese sano. E’ mezzo sano e mezzo malato. I sani di mente sono i personaggi ripresi nel video, i malati sono i nati impuri che non hanno bisogno di quel tipo di sanità mentale. Quelli che hanno ancora qualche scoria comunista nel sangue. Quelli spiazzati dalle ragioni e dalle carte di Grillo. Quelli che peggiorano i propri malori solo a vedere gli -ini in tv. Quelli un pò duri a cedere al fascino dei nuovi -ismi. Quelli che hanno letto qualche libro in più della media degli italiani. Quelli che sperano che le teste pensanti e non riflettenti di luce propria contribuiscano attivamente a rendere migliore il paese, senza finire impigliate nelle maglie della rete.
    Cristo che fifa tra cinquant’anni, speriamo di no: piazze sgombre e “sovversivi” tutti in rete.
    Grazie del post, Marco, è ripreso pure da vibrisse, e bravo per il garbo con cui tieni sotto controllo i commenti. Grazie anche a db per gli illuminanti indizi sulla coimpossibilità, ero un attimo in crisi.
    E voterò, come ho sempre fatto.

  36. Alcor, mutuo il termine, forzandone il senso, da Leibniz. Incompossibili sono i mondi che non possono con-sistere, coesistere. Eventi che non possono accadere in una determinata serie. Allora, incompossibili saranno i mondi dell’anarchico che fa crollare un traliccio, del rifondarolo che crede nel compromesso istituzionale, del cattolico pacifista che manifesta con le mani alzate e predica la non-violenza. Sono incompossibili, non possono condividere uno spazio, non si può consistere in uno spazio appunto. I primi due, probabilmente, si prenderebbero pure a scarpate. Ma dal mio punto di vista – quello di una storia che si fa attraverso una eterogeneità di materiali, di corde, di fili – sono necessari tutti quanti.

  37. adesso sono io a non capire: tra l’altro tu, marco, parlavi di *incompossibilità dei mezzi*, non dei mondi. Quella dei mezzi io me la figuro così: uno può essere sì mezzo intelligente e mezzo pirla, ma non contemporaneamente (ipse dixit). Il problema diventa come si passa dall’uno all’altro e viceversa. qui sta tutta la questione del regime politico: se uno non crede al passaggio, avrà una visione di casta indù, con relativo dispotismo orientale. se uno crede al passaggio, o lo ritiene attuabile via costrizione (e allora abbiamo il fascismo, nelle sue varie forme), o via dialogo (e allora abbiamo la democrazia nella sua unica forma). deciditi!

  38. Non vedo contraddizione, almeno nel senso che intendevo io: io ho il mio mondo, e il mio mondo determina fini e mezzi. Un’incompossibilità di mondi implica un’incompossibilità di mezzi. Quel che tu dici sta su un altro piano rispetto a quanto intendevo: ma è compossibile, e lo condivido. (Procedendo per slittamenti, la questione del passaggio mi richiama immediatamente F.W., “io sono un uomo dalle abitudini brevi”). Adesso vado – alla prossima abitudine – un’osteria non lontano di qui.

  39. Uè, è sabato. Avete disquisito tutto il pomeriggio davanti al pc? O___o

    La fede ha a che fare con la politica più di quanto si possa anche solo lontanamente sospettare, altrimenti non ci sarebbero, teoricamente, una destra una sinistra un centro.

  40. A me questa storia dell’appropriazione indebita di termini e definizioni pare una grande stronzata. Cosa si dovrebbe dire allora per gli ambientalisti dei Verdi che per anni hanno usurpato un termine salvo poi mostrarsi i più incapaci difensori del territorio una volta chiamati a governare in ambito nazionale e locale? E cosa dire di vergogne di questo tipo: http://www.youtube.com/watch?v=E0UBZ0z0bvo&feature=related Se uno vuole votare in un modo o in un altro è libero di farlo, ma per favore evitiamo prese per il culo.

  41. nel mio piccolo ho deciso di dare il mio voto al partito liberal catto comunista cambogiano. l’unico ad aver inserito nel suo statuto la malversazione e l’abigeato come prassi riconosciute e accettate. un bel salto di qualità, almeno

  42. Non si parla con il potere, non si deve mai parlare con il potere, il potere non merita attenzione, tanto meno l’attenzione giovanile. Non si parla con Andreotti, ma non si parla nemmeno cone Berlinguer, non si parla davvero con nessuno..
    Carmelo Bene

  43. preferirei non votare ma mi tocca votare ancora e votare il chierichetto.
    l'”anarchica” che è dentro di me si duole, pazienza, le passerà.
    baci
    la fu

  44. la democrazia è la forma politica del dialogo, e il dialogo ha come suo postulato la possibilità di un cambiamento via convincimento: in parole povere, fino all’ultimo minuto prima delle elezioni si può spostare qualche voto. parlo per esperienza personale: ieri sera, alla cena paesana dei coscritti ho assistito coi miei occhi a un dialogo (coi miei orecchi) tra un veltroniano e un berlusconiano: al limoncello il berlusconiano ha detto che voterà PD, e il veltroniano PdL.

  45. ma bisognava proprio mettere su Nazione Indiana, QUEL video? Esso non ha certamente solo effetto apotropaico, la ripetizione ossessiva ha sempre anche un effetto instupidente e convincente.

  46. Alla fine ho votato. A casa mi avevano messo in un angolo, come se la vittoria o la sconfitta del porco di Arcore dipendesse da me. Ho votato PD alla camera e Sinistra Arcobaleno al Senato. Per quieto vivere, non per convinzione. Tanto il porco ha già vinto, l’Italia gli somiglia troppo.

  47. ma – sia detto assolutamente senza malizia: è un sincero dubbio il mio – come si può pensare di fermare il Ber****** votando Bertinotti e compagnia? A quel punto qual è la differenza rispetto all’astensione (certo: rafforzamento della sinistra-sinistra, ma il Cav vince lo stesso e governa comunque. E son cazzi per tutti)?

  48. Ho votato anch’io, PD alla camera e al senato, ma spero e anche conto sul fatto che la sinistra arcobaleno prenda abbastanza voti da essere in parlamento con un buon numero di parlamentari.
    Ah, ho consegnato il cellulare assieme al passaporto, anche se il mio non fotografa, mi hanno guardato come una marziana. Non lo chiedono a nessuno, ho fatto un paio di telefonate in altre città, neppure lì, allora ho telefonato al Viminale, il centralino mi ha passato un ufficio e ho detto, guardate che non chiedono i cellulari, è grave, è grave, mi hanno risposto.
    Lo so, questo mio lato civico può sembrare ingenuo, non c’è modo di controllare i cellulari, non si possono perquisire i cittadini, ma spero di non essere l’unica ingenua.

  49. Secondo l’Observer siamo un paese “depresso” e dominato da un monarca pluripregiudicato. I cliché sono inossidabili ma al giornale inglese manca uno sguardo singolare e obiettivo sull’Italia profonda.

    A Torino Berlusconi viene circondato da una folla di ragazze adoranti che – racconta l’Observer – cantano Thank Goodness for Silvio in modo “melodrammatico”. Sembra che da un momento all’altro debbano strapparsi le vesti di dosso. “Berlusconi è innanzitutto un uomo di televisione, non un politico”, la sua tv è “trash” e il suo impero è stato costruito sulla corruzione. Ah, l’Italia, l’Italia, “terra di burocrazia labirintica, di bizantinismo e nepotismo”.

    Il ‘Ventennio’ elaborato dal giornale inglese ha i suoi gerarchi, Previti e Dell’Utri. Le sue cospirazioni: la loggia massonica P2. I suoi storici, come il professor Paul Ginsborg dell’università di Firenze, convinto che “il mercato puro potrebbe non essere negli interessi di lungo termine dell’Italia”. E poi gli “eroi” come il giudice Di Pietro, i pagliacci alla Beppe Grillo e i professionisti dell’antimafia come Gomez e Travaglio. C’è posto anche per Saviano e “la diossina nella mozzarella di bufala”, ma il vero scoop deve ancora arrivare: “Il Brunello di Montalcino è stato diluito con vini del Sud”. Su questa frase, e sul razzismo inconscio che si porta dentro, è meglio tirare il fiato prima che saltino i nervi.

    Insomma il quadro è abbastanza chiaro e altrettanto fosco. L’Italia è un paese in cerca di un Uomo Forte e Berlusconi rappresenta “l’antistato per eccellenza”. Sorvolare vent’anni di storia senza approfondire cosa spinge la metà degli italiani a votare per il Pdl è un esercizio retorico ancora prima che un attacco propagandistico rivolto ai propri avversari. Significa fermarsi a una visione atemporale dell’Italia, è una forma letteraria, un “genere”, l’Italia che fa sorridere e fa spavento. Prima la stampa inglese descriveva Berlusconi come un nuovo Mussolini, adesso risale fino ai Savoia e ai re d’Italia, domani ci saranno Giulio Cesare e i Borboni.

    Berlusconi – dice l’Observer – ha definito “monarchico” il Popolo delle libertà. “Forse pensa di farsi re”. Qualcuno gli spieghi che la battuta (completa) era che il Pdl è “monarchico e anarchico” nello stesso tempo, uno slogan dal sapore reaganiano più che savoiardo. Il giornale inglese non si rende conto che la Storia italiana, come quella dei Paesi dell’Europa sudorientale usciti malconci dalla Guerra Fredda, contiene dei globuli di uno strano cambiamento. C’è stata ed è in corso una rivoluzione sotterranea che ha investito la parte profonda del nostro Paese e ne ha risvegliato l’animo religioso, localistico, ma anche liberale e libertario, ed è stato un movimento democratico non un rigurgito tribale. Questa “pancia” si è progressivamente data luoghi dove incontrarsi, giornali e parole d’ordine da imporre all’agenda della politica, dalle tasse alla Legge 40.

    Per una volta i grandi reporter dovrebbero scendere dai cieli dell’esotismo e mescolarsi alla folla anonima del Family Day, tornando a fare il loro mestiere con più umiltà. Scoprirebbero un mondo che non corrisponde alle arcicategorie del “populismo” e del “regime”. In Italia non ci sono soltanto caste e servitori ma anche gente con le proprie idee, credenze, tradizioni, che vengono ora difese, ora combinate ad altre culture, ad altri modelli politici, economici e sociali, in modo anche creativo e sicuramente inaspettato.

    Chiudere gli occhi sulla base conservatrice in Italia significa affidarsi ad essa. Forse l’errore dell’Observer è stato proprio quello di fermarsi al pregiudizio degli intellettuali italiani.

  50. nel seggio dove ho votato io con mio figlio, autistico ed in possesso di timbro sulla tessera elettorale che gli da il diritto al voto assistito (cioè ad essere accompagnato in cabina per essere coadiuvato nella compilazione e piegatura delle schede) il presidente e gli scrutatori ci hanno guardato come marziani. “Voto assistito?” ha chiesto il presidente con un’ombra di terrore negli occhi. “Sì” ho detto io “anche il presidente Napolitano si è raccomandato che TUTTI potessero votare senza problemi”. “Aspetti un attimo, signora”E rivolto alla segretaria:”Dov’è il libretto delle istruzioni?”. Trovato il libretto, ha cercato la pagina, mentre all’esterno del seggio si formava una bella fila. Mi ha ricordato Woody Allen in “Provaci ancora Sam” anche se non c’è niente da ridere in questo episodio, vista anche la fatica che mi è costata ottenere il certificato che permetteva a mio figlio di esercitare il suo diritto di voto. Storie italiane.

  51. Ma è davvero questa l’Italia che il popolo delle libertà vede?
    Mi stupisce (ma anche no) il fatto che nel video non compaia neppure una “persona di colore”, nessun immigrato. Strano, soprattutto sui cantieri edili, dove gli immigrati sono ben rappresentati. Neppure un capellone con la barba, il prototipo del comunista…
    Devono aver lavorato molto quelli del casting! Ragazze davvero carine, ben tenute…
    L’atmosfera del video richiama il palcoscenico di Amici di Maria De Filippi (già in tenera età non sopportavo i suoi programmi). Futuro roseo per i giovani, chi farà il centralinista, chi farà il muratore (con tutto rispetto per tale categoria, visto che scrivo dalla terra dei muratori), chi seguirà un corso equazioni differenziali in un aula di venti persone, chi invece canterà su una qualsiasi scala in attesa che passi il proprio re.
    Mi piacerebbe che la si piantasse una buona volta di dire: ci meritiamo quello che abbiamo.
    E che c’entro io (io c’entro, UDC?)? Mica ho votato per questi… Quello che potevo fare, l’ho fatto… Ma capisco, forse è una sorta di peccato originale. Ma la storia della mela?

    La campagna elettorale del Pd non mi è sembrata essere “incentrata” sull’antiberlusconismo. Poche volte Veltroni ha nominato Berlusconi. A differenza del popolo delle libertà che ha condotto la solita campagna elettorale da stadio, da platea di “Uomini e Donne”
    Non ha mai smesso, sin dal primo giorno del Governo Prodi…
    Pessimista per natura, non posso nascondere la mia preoccupazione per le sorti di questo paese… Soprattutto per le sorti dell’informazione e della cultura.
    Marcello Veneziani su Libero intitolava il suo articolo: Cultura come Ici, abolirla o ritoccarla?
    (mi spiace non aver potuto leggere l’articolo, ne ho letto solo una parte, visto che il sito web di libero ha messo solo l’incipit)
    Mi ha fatto ridere, ma anche rabbrividire, la pantomima di Emilio Fede in merito al suggerimento di candidare come Ministro della Cultura, Umberto Eco.
    Onestamente credo che non riuscirò a resistere in questo paese, appena ne avrò le opportunità, farò la valigia…
    È avvilente…
    Poi la Lega Nord…

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marco rovelli
marco rovelli
Marco Rovelli nasce nel 1969 a Massa. Scrive e canta. Come scrittore, dopo il libro di poesie Corpo esposto, pubblicato nel 2004, ha pubblicato Lager italiani, un "reportage narrativo" interamente dedicato ai centri di permanenza temporanea (CPT), raccontati attraverso le storie di coloro che vi sono stati reclusi e analizzati dal punto di vista politico e filosofico. Nel 2008 ha pubblicato Lavorare uccide, un nuovo reportage narrativo dedicato ad un'analisi critica del fenomeno delle morti sul lavoro in Italia. Nel 2009 ha pubblicato Servi, il racconto di un viaggio nei luoghi e nelle storie dei clandestini al lavoro. Sempre nel 2009 ha pubblicato il secondo libro di poesie, L'inappartenenza. Suoi racconti e reportage sono apparsi su diverse riviste, tra cui Nuovi Argomenti. Collabora con il manifesto e l'Unità, sulla quale tiene una rubrica settimanale. Fa parte della redazione della rivista online Nazione Indiana. Collabora con Transeuropa Edizioni, per cui cura la collana "Margini a fuoco" insieme a Marco Revelli. Come musicista, dopo l'esperienza col gruppo degli Swan Crash, dal 2001 al 2006 fa parte (come cantante e autore di canzoni) dei Les Anarchistes, gruppo vincitore, fra le altre cose, del premio Ciampi 2002 per il miglior album d'esordio, gruppo che spesso ha rivisitato antichi canti della tradizione anarchica e popolare italiana. Nel 2007 ha lasciato il vecchio gruppo e ha iniziato un percorso come solista. Nel 2009 ha pubblicato il primo cd, libertAria, nel quale ci sono canzoni scritte insieme a Erri De Luca, Maurizio Maggiani e Wu Ming 2, e al quale hanno collaborato Yo Yo Mundi e Daniele Sepe. A Rovelli è stato assegnato il Premio Fuori dal controllo 2009 nell'ambito del Meeting Etichette Indipendenti. In campo teatrale, dal libro Servi Marco Rovelli ha tratto, nel 2009, un omonimo "racconto teatrale e musicale" che lo ha visto in scena insieme a Mohamed Ba, per la regia di Renato Sarti del Teatro della Cooperativa. Nel 2011 ha scritto un nuovo racconto teatrale e musicale, Homo Migrans, diretto ancora da Renato Sarti: in scena, insieme a Rovelli, Moni Ovadia, Mohamed Ba, il maestro di fisarmonica cromatica rom serbo Jovica Jovic e Camilla Barone.
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