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La camorra alla conquista dei partiti in Campania

di Roberto Saviano

stato

Quando un’organizzazione può decidere del destino di un partito controllandone le tessere, quando può pesare sulla presidenza di una Regione, quando può infiltrarsi con assoluta dimestichezza e altrettanta noncuranza in opposizione e maggioranza, quando può decidere le sorti di quasi sei milioni di cittadini, non ci troviamo di fronte a un’emergenza, a un’anomalia, a un “caso Campania”. Ma al cospetto di una presa di potere già avvenuta della quale ora riusciamo semplicemente a mettere insieme alcuni segni e sintomi palesi.

Sembra persino riduttivo il ricorso alla tradizionale metafora del cancro: utile, forse, soprattutto per mostrare il meccanismo parassitario con cui avviene l’occupazione dello Stato democratico da parte di un sistema affaristico-politico-mafioso. Ora che le organizzazioni criminali decidono gli equilibri politici, è la politica ad essere chiamata a dare una risposta immediata e netta. Nicola Cosentino, attuale sottosegretario all’Economia e coordinatore del Pdl in Campania, fino a qualche giorno fa era l’indiscusso candidato alla presidenza della Regione. Nicola Cosentino, detto “o’mericano”, è stato indicato da cinque pentiti come uomo organico agli interessi dei Casalesi: tra le deposizioni figurano quelle di Carmine Schiavone, cugino di Sandokan, nonché di Dario de Simone, altro ex capo ma soprattutto uno dei pentiti che si sono rivelati fra i più affidabili al processo Spartacus.

Per ora non ci sono cause pendenti sulla sua testa e le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia sono al vaglio della magistratura. Nicola Cosentino si difende affermando di non poter essere accusato della sua nascita a Casal di Principe, né dei legami stretti anni fa da alcuni suoi familiari con esponenti del clan. Però da parte sua sono sempre mancate inequivocabili prese di distanza e questo, in un territorio come quello casertano, sarebbe già stato sufficiente per tenere sotto stretta sorveglianza la sua carriera politica. Invece l’ascesa di Cosentino non ha trovato ostacoli: da coordinatore provinciale a coordinatore regionale, da candidato alla Provincia di Caserta a sottosegretario dell’attuale governo. E solo ora che aspira alla carica di Governatore, finalmente qualcuno si sveglia e si chiede: chi è Nicola Cosentino? Perché solo ora si accorgono che non è idoneo come presidente di regione?

Perché si è permesso che l’unico sviluppo di questi territori fosse costruire mastodontici centri commerciali (tra cui il Centro Campania, uno dei più grandi al mondo) che sistematicamente andavano ad ingrassare gli affari dei clan. Come ha dichiarato il capo dell’antimafia di Napoli Cafiero de Raho “è stato accertato che sarebbe stato imposto non solo il pagamento di tangenti per 450 mila euro (per ogni lavoro ndr) ma anche l’affidamento di subappalti in favore di ditte segnalate da Pasquale Zagaria”. Lo stesso è accaduto con Ikea, che come denunciato al Senato nel 2004 è sorto su un terreno già confiscato al capocamorra Magliulo Vincenzo, e viene dallo Stato ceduto ad una azienda legata ai clan. Nulla può muoversi se il cemento dei clan non benedice ogni lavoro.

Secondo Gaetano Vassallo, il pentito dei rifiuti facente parte della fazione Bidognetti, Cosentino insieme a Luigi Cesaro, altro parlamentare Pdl assai potente, in zona controllava per il clan il consorzio Eco4, ossia la parte “semilegale” del business dell’immondizia che ha già chiesto il tributo di sangue di una vittima eccellente: Michele Orsi, uno dei fratelli che gestivano il consorzio, viene freddato a giugno dell’anno scorso in centro a Casal di Principe, poco prima che fosse chiamato a testimoniare a un processo. Il consorzio operava in tutto il basso casertano sino all’area di Mondragone dove sarebbe invece – sempre secondo il pentito Gaetano Vassallo – Cosimo Chianese, il fedelissimo di Mario Landolfi, ex uomo di An, a curare gli interessi del clan La Torre. Interessi che riguardano da un lato ciò che fa girare il danaro: tangenti e subappalti, nonché la prassi di sversare rifiuti tossici in discariche destinate a rifiuti urbani, finendo per rivestire di un osceno manto legale l’avvelenamento sistematico campano incominciato a partire dagli anni Novanta. Dall’altro lato assunzioni che garantiscono voti ossia stabilizzano il consenso e il potere politico.

Districare i piani è quasi impossibile, così come è impossibile trovare le differenze tra economia legale e economia criminale, distinguere il profilo di un costruttore legato ai clan ed un costruttore indipendente e pulito. Ed è impossibile distinguere fra destra e sinistra perché per i clan la sola differenza è quella che passa tra uomini avvicinabili, ovvero uomini “loro”, e i pochi, troppo pochi e sempre troppo deboli esponenti politici che non lo sono. E, infine, è pura illusione pensare che possa esistere una gestione clientelare “vecchia maniera”, ossia fondata certo su favori elargiti su larga scala, ma aliena dalla contaminazione con la camorra. Per quanto Clemente Mastella possa dichiarare: “Io non ho nessuna attinenza con i clan e vivo in una provincia dove questo fenomeno non c’è, o almeno non c’era fino a poco fa”, sta di fatto che un filone dell’inchiesta sullo scandalo che ha investito lui, la sua famiglia e il suo partito sia ora al vaglio dell’Antimafia. I pubblici ministeri starebbero indagando sul business connesso alla tutela ambientale; si ipotizza il coinvolgimento oltre che degli stessi Casalesi anche del clan Belforte di Marcianise. Il tramite di queste operazioni sarebbe Nicola Ferraro, anch’egli nativo di Casal di Principe, consigliere regionale dell’Udeur, nonché segretario del partito in Campania. Di Ferraro, imprenditore nel settore dei rifiuti, va ricordato che alla sua azienda fu negato il certificato antimafia; ciò non gli ha impedito di fare carriera in politica. E questo è un fatto.

Di nuovo, non è l’aspetto folkloristico, la Porsche Cayenne comprata dal figlio di Mastella Pellegrino da un concessionario marcianisano attualmente detenuto al 416-bis, a dover attirare l’attenzione. L’aspetto più importante è vedere cos’è stato il sistema Mastella – un sistema che per trent’anni ha rappresentato la continuità della politica feudale meridionale – e che cosa è divenuto. Oggi, persino se le indagini giudiziarie dovessero dare esiti diversi, non si può fingere di non vedere che Ceppaloni confina con Casal di Principe o vi si sovrappone. E il nome di Casale qui non ha valenza solo simbolica, ma è richiamo preciso alla più potente, meglio organizzata e meglio diversificata organizzazione criminale della regione.

Per la camorra – abbiamo detto – destra e sinistra non esistono. Il Pd dovrebbe chiedersi, ad esempio, come è possibile che in un solo pomeriggio a Napoli aderiscano in seimila. Chi sono tutti quei nuovi iscritti, chi li ha raccolti, chi li ha mandati a fare incetta di tessere? Da chi è formata la base di un partito che a Napoli e provincia conta circa 60.000 tesserati, 10.000 in provincia di Caserta, 12.000 in quella di Salerno, 6.000 ciascuno nelle restanti province di Avellino e Benevento? Chiedersi se è normale che il solo casertano abbia più iscritti dell’intera Lombardia, se non sia curioso che in alcuni comuni alle recenti elezioni provinciali, i voti effettivamente espressi in favore del partito erano inferiori al numero delle tessere. Perché la dirigenza del Pd non è intervenuta subito su questo scandalo?

Che razza di militanti sono quelli che non vanno a votare, o meglio: vanno a votare solo laddove il loro voto serve? E quel che serve, probabilmente, è il voto alle primarie, soprattutto nella prima ipotesi che fosse accessibile solo ai membri tesserati. Questo è il sospetto sempre più forte, mentre altri fatti sono certezza. Come la morte di Gino Tommasino, consigliere comunale Pd di Castellammare di Stabia, ucciso nel febbraio dell’anno scorso da un commando di cui faceva parte anche un suo compagno di partito. O la presenza al matrimonio della nipote del ex boss Carmine Alfieri del sindaco di Pompei Claudio d’Alessio.

L’unica cosa da fare è azzerare tutto. Azzerare le dirigenze, interrompere i processi di selezione in corso, sia per la candidatura alla Regione che per le primarie del Pd, all’occorrenza invalidare i risultati. Non è più pensabile lasciare la politica in mano a chi la svende a interessi criminali o feudali. Non basta più affidare il risanamento di questa situazione all’azione del potere giudiziario. Non basterebbe neppure in un Paese in cui la magistratura non fosse al centro di polemiche e i tempi della giustizia non fossero lunghi come nel nostro. È la politica, solo la politica che deve assumersi la responsabilità dei danni che ha creato. Azzerare e non ricandidare più tutti quei politici divenuti potenti non sulle idee, non su carisma, non sui progetti ma sulle clientele, sul talento di riuscire a spartire posti e quindi ricevere voti.

Mentre la politica si disinteressava della mafia, la mafia si è interessata alla politica cooptandola sistematicamente. Ieri a Casapesenna, il paese di Michele Zagaria, è morto un uomo, un politico, il cui nome non è mai uscito dalle cronache locali. Si chiamava Antonio Cangiano, nel 1988 era vicesindaco e si rifiutò di far vincere un appalto a un’impresa legata al clan. Per questo gli tesero un agguato. Lo colpirono alla schiena, da dietro, in quattro, in piazza: non per ucciderlo ma solo per immobilizzarlo, paralizzarlo. Tonino Cangiano ha vissuto ventun’anni su una sedia a rotelle, ma non si è mai piegato. Non si è nemmeno perso d’animo quando tre anni fa coloro che riteneva responsabili di quel supplizio sono stati assolti per insufficienza di prove.

Se la politica, persino la peggiore, non vuole rassegnarsi ad essere mero simulacro, semplice stampella di un’altra gestione del potere, è ora che corra drasticamente ai ripari. Per mero istinto di sopravvivenza, ancora prima che per “questione morale”. Non è impossibile. Lo testimonia l’immagine emblematica e reale di Tonino che negli anni aveva dovuto subire numerosi e dolorosi interventi terminati con l’amputazione delle gambe, un corpo dimezzato, ma il cui pensiero, la cui parola, la cui voglia di lottare continuava a prendersi ogni libertà di movimento. Un uomo senza gambe che cammina dritto e libero, questo è oggi il contrario di ciò che rappresentano il Sud e la Campania. È ciò da cui si dovrebbe finalmente ricominciare.

pubblicato su “La Repubblica”, 24.10.2009. Foto di Gennaro Visciano

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112 Commenti

  1. Proprio stamattina, rispondendo a Graziani Arici che su Facebook domandava: “ok, ha vinto bersani. e adesso??”, borbottavo: “la mia posizione è che i giovani più desiderosi di cambiamenti progressisti riformino dall’interno gli attuali partiti, entrandovi in massa. un po’ come fa la mafia, per intenderci°-*

  2. In Campania per le primarie PD si è mobilitato un apparato paragonabile soltanto per difetto alle vecchie strutture DC/PCI. In certi comuni ci sono stati più elettori alle primarie che voti alle elezioni per il PD. La corrente Bersani ha fagocitato consensi di qualunque provenienza, compreso il centrodestra e la destra estrema. Quasi nessuno se ne è scandalizzato, anzi in tanti hanno festeggiato il presunto successo democratico. Qual è il confine tra questo atteggiamento e la camorra?

  3. purtroppo dobbiamo dire che si è persa un’altra occasione, di cambiamento, di rinascita, di profondo vero cambiamento.

  4. Mi sentirei cattiva maestra a far leggere a una classe di adolescenti questo articolo distruttivo, che può spingere i ragazzi campani alla fuga e gli altri a chiudere la regione dentro un cordone di filo spinato e a darle fuoco.
    Un articolo il cui unico personaggio positivo è un morto eroico.
    Un articolo costruito su brevi spot che non spingono a ragionare, che non sviluppa un pensiero, ma enuncia grezzamente una situazione in cui i partiti sono solo e unicamente criminali, senza un solo iscritto che sia un’onesta persona, senza un solo militante che sia spinto da ragioni oneste, senza uno solo dei votanti alle primarie del PD che non sia stato manovrato. Ognuno di quei ragazzi, pensionati, donne che sono andati a votare non portavano nel voto il frutto di un convincimento, una speranza, un contributo, ma solo la meccanicità del rapporto clientelare, solo schiavi, complici e corrotti.
    Un cancro, appunto, dove le cellule sane sono ormai state cancellate ed è pura metastasi.
    Perché scrivere, allora, cosa scrivere?
    Diamo fuoco a questo popolo vile, corrotto, mandiamolo in esilio, se non abbiamo il coraggio di dargli fuoco, additiamolo alla vergogna di fronte a tutto il paese.
    Tutti gli spot che Saviano sgrana in questo articolo sono la cronaca che abbiamo letto sui giornali negli ultimi due anni. Ci si aspetterebbe un’analisi e una proposta. Un filo da seguire, una indicazione che possa fare intravedere se non la luce almeno un futuro. UN nome, almeno UNO del quale Saviano possa dire è lì e lavora. Non c’è.
    Ci dice solo che è solo “impossibile districare i piani” impossibile “distinguere tra destra e sinistra”.
    “È la politica, solo la politica che deve assumersi la responsabilità dei danni che ha creato. Azzerare e non ricandidare più tutti quei politici divenuti potenti non sulle idee, non su carisma, non sui progetti ma sulle clientele, sul talento di riuscire a spartire posti e quindi ricevere voti.”
    Azzerare tutto, certo, e cosa mettere al posto di quello che è stato azzerato, poiché non è rimasto nessuno?
    Ci ha appena detto che non ci sono politici sani, o almeno non ce ne sono di vivi, e come potrebbero esserci, del resto, se “Mentre la politica si disinteressava della mafia, la mafia si è interessata alla politica cooptandola sistematicamente”?
    Cooptandola sistematicamente. Le parole hanno un senso, a casa mia.
    Valeva la pena allora scrivere questo articolo?
    O non sarebbe stato meglio chiedere a un compositore un Requiem per la Campania?

  5. @Alcor. Davvero ingenerosa. Mi ricordi certi ragazzotti casalesi che accusano Saviano di essersi fatti i soldi gettando fango sulla loro terra. Va da sé che lo scopo di Saviano è scuotere le coscienze. Ti ricordo la sua LETTERA AI CASALESI del 2008:

    “… E io mi chiedo: nella vostra terra, nella nostra terra sono ormai mesi e mesi che un manipolo di killer si aggira indisturbato massacrando soprattutto persone innocenti. Cinque, sei persone, sempre le stesse. Com’è possibile? Mi chiedo: ma questa terra come si vede, come si rappresenta a se stessa, come si immagina? Come ve la immaginate voi la vostra terra, il vostro paese? Come vi sentite quando andate al lavoro, passeggiate, fate l’amore? Vi ponete il problema, o vi basta dire, “così è sempre stato e sempre sarà così? Davvero vi basta credere che nulla di ciò che accade dipende dal vostro impegno o dalla vostra indignazione? Che in fondo tutti hanno di che campare e quindi tanto vale vivere la propria vita quotidiana e nient’altro. Vi bastano queste risposte per farvi andare avanti? Vi basta dire “non faccio niente di male, sono una persona onesta” per farvi sentire innocenti? Lasciarvi passare le notizie sulla pelle e sull’anima. Tanto è sempre stato così, o no? O delegare ad associazioni, chiesa, militanti, giornalisti e altri il compito di denunciare vi rende tranquilli? Di una tranquillità che vi fa andare a letto magari non felici ma in pace? Vi basta veramente?… Chiedo alla mia terra se riesce ancora ad immaginare di poter scegliere. Le chiedo se è in grado di compiere almeno quel primo gesto di libertà che sta nel riuscire a pensarsi diversa, di pensarsi libera. Non rassegnarsi ad accettare come un destino naturale quel che è invece opera degli uomini…”

  6. Alcor è una commentatrice lucida e appassionata, questa volta però è finita fuori strada. Sembra quel tale che, di fronte alle brutte notizie, dà colpa a chi le divulga… Il quadro dipinto dall’articolo è assolutamente realistico. Le conclusioni che ne trae Alcor sono un inutile eccesso: non alla disperazione fa appello Saviano, ma ad un recupero di dignità che in tanti va attivato con (e che altro?) la denuncia e la cronaca. Se tale è la dimensione della politica in Campania (ma non solo), essa non va arsa sul rogo della rinuncia definitiva, ma restituita al suo ruolo di innesco della speranza.

  7. Mannaggia a Roberto. Ricordo ancora i suoi primi interventi qui su NI. All’inizio leggevo, curioso. Poi Gomorra ecc. Ora, da qualche tempo, indugio sui suoi articoli. Non so se leggere, che cosa imparerò di nuovo? Nomi, situazioni, certo. Ma la forma della sostanza criminale muterà dentro di me? Avrò capito qualcosa di più della Campania? No, forse.
    Però poi leggo, perché mi convinco che saperne una di più è meglio che saperne una di meno.
    Ma qui scatta lo sconforto. Inesorabile.
    Si potrebbero pontificare tesi sulla collettività, sullo Stato, sui campani, su chi sfrutta i benefici economici delle società campane, ecc, cose che Roberto ha ben saputo ricordare a noi tutti in più occasioni, non solo qui siu NI.
    Io, da polentone vicentino, che cosa posso fare? Che cosa diavolo ognuno di noi polentoni può fare se non guardare con grande amarezza alla realtà campana?
    Sono il primo a condannare non pochi imprenditori del nord che sfruttano vie preferenziali per pagare meno, per guadagnare di più, ecc, accettando proposte che sono di chiara provenienza criminale, e la magistratura dovrebbe essere presente e infliggere pene esemplari per i furbi. Ma, c’è un ma.
    Se poi migliaia di persone accettano le tessere partitiche come fossero i punti della benzina che cosa devo pensare se non che l’ignoranza non la vinceremo mai con qualche parola in più qui su NI o altrove? Perché alla fine certa gente non legge NI, non legge i quotidiani, vive di superficialità e basa la propria vita sull’opportunismo.
    Ecco lo sconforto.
    Istintivamente credo che Roberto abbia ragione quando sostiene che la parola ha una forza incredibile per smuovere le coscienze, ma se tanti campani – intendo la società civile – non si danno una bella svegliata civica non ci sono parole che tengono, Napoli e Caserta e dintorni saranno sempre fanalino di coda in Italia e in Europa per i motivi noti.
    E per bella svegliata civica intendo intanto decidere ogni giorno come essere CONSUMATORI CONSAPEVOLI, da chi comprare anche la merendina. Colpire economicamente la camorra mi pare l’unica soluzione, oltre che pretendere una presenza forte dello Stato.

  8. @Sul romanzo. Ancora credi che la camorra (e la criminalità organizzata in genere) si muovano su uno scacchiere meramente campano… il contrario di quanto ti ha appena ricordato Saviano in questo articolo. Suvvia. Che ingenuità. Quanto al consumo consapevole, prova a suggerire da chi convenga acquistare la coca…

  9. l’innesco della speranza.mah. In Campania la scelta alle prossime regionali è tra il clan D’Alessandro da un lato e i Casalesi dall’altro, non è qualunquismo, sono dati di fatto; chi resta e resiste ha l’impressione di svuotare il mare con un cucchiaino.

  10. @Lucio: non dobbiamo certo ricordare ciò che sostieni e che Roberto e molti altri scrivono da tempo. Ma sezionare la questione geografica non sarebbe male qualche volta, anche se impopolare e politicamente poco corretto.
    I flussi di denaro della criminalità scorrono dalla Scozia al Veneto, dagli Usa a dovunque. Ovunque, appunto.
    Ma Sandokan non è nato a Vicenza, non è cresciuto a Genova, neppure a Pesaro. Lui è figlio di un contesto, un contesto che in altre aree del paese non c’è. In altre aree del paese non c’è perché tanta gente lo ferma molto prima con un gran calcio nei coglioni, per dirla brutalmente, da piccoli, quando sono ancora ragazzetti.
    E questa non è una banalità o una stronzata. Mi ricordo quando avevo 11-12 anni e c’erano i ragazzetti più furbi, quelli che iniziavano a spacciare qualche spinello o quelli che esageravano con le palpatine alle ragazze o quelli che facevano la strada senza casco in motorino.
    Beh, genitori e insegnanti e comunità indicavano con forza la negatività di tali ragazzetti, ognuno si prendeva la responsabilità di essere severo e condannare, ognuno con le proprie azioni. Ricordo ancora un insegnante come trattava uno di quelli, ricordo il vigile rompicoglioni, ricordo alcuni genitori che avevano fatto un’azione comune per parlare con alcuni ragazzini e i loro genitori, traduzione: società civile.
    Parte tutto da lì, da quando sono ragazzetti.
    Poi, crescono e qualcuno fra loro diventa un malavitoso.
    La furbizia la si deve stroncare quando sono piccoli.
    Invece, per esperienze dirette viste e altre raccontate, in certe aree del paese la pressione della società civile non c’è, non esiste. Tanti se ne fottono e tollerano cose che in altre parti del paese non sarebbero ammissibili. Per questo, Lucio, ho scritto che tanti campani devono darsi una svegliata civica, ognuno con la propria responsabilità.
    Un esempio semplice.
    Trascorri alcune ore in una via principale di Bologna e fai lo stesso a Napoli. Guarda i ragazzetti in motorino, ti sembrano uguali?
    No, ovviamente. A Bologna, se non porti il casco e non rispetti le regole, te la fanno ben capire; a Napoli ho visto 3-4 ragazzini su un motorino senza casco.
    Piccole cose, ma che sono responsabilità degli adulti, non dei ragazzini.

  11. Me l’aspettavo, di essere paragonata ai ragazzotti casalesi. E’ l’ovvia conclusione di fronte a chiunque non condivida articoli di questi genere.

    E allora riconfermo, articoli come questi, così organizzati, così disperati e disperanti non fanno bene a nessuno.

    Le coscienze non sono scosse da questi articoli, Angelini, ma dove vivete?
    beh, sì, tu vivi altrove e fai esperienza attraverso quello che leggi.
    Le coscienze sono soltanto infinitamente negative e depresse.
    E del resto, in questo quadro, l’unica scelta è andarsene, perché ha ragione marthagraham:

    “In Campania la scelta alle prossime regionali è tra il clan D’Alessandro da un lato e i Casalesi dall’altro, non è qualunquismo, sono dati di fatto”

    @niky lismo

    saviano non divulga notizie perché se leggi i giornali – li leggi, giusto? -queste notizie le conosci anche tu, perciò mi aspetto un’analisi matura e uno spazio verbale (dite tutti che le parole contano, e allora, facciamole contare anche nella proposta) in cui dopo la denuncia, ripetuta, martellata, disperata, venga anche il momento della proposta, ripetuta, martellata e piena di speranza.

    Non c’è, non la vedo, non interessa, non fa godere come quella perversa negatività che tutti vi pervade. E’ infinitamente più facile distruggere che costruire, si è molto più puri a distruggere che a costruire, cari ragazzi, pensateci su, almeno quelli che non vivono comodamente altrove e leggono con diletto il racconto della catastrofe lontana.

    Se non sarà così, questa diventerà la filastrocca suonata stancamente da un organetto spompato.

  12. Anzi, forse è meglio che lo dica più chiaro, e poi vi lascio perché non c’è spazio di riflessione:

    Articoli come questo allontanano qualsiasi giovane persona onesta dalla politica, perché se sono una persona onesta, farò bene a tenermi il più possibile lontana dal verminaio.

  13. Scusate se cerco un attimo di mediare. Da una parte credo che Alcor abbia una suscettibilità più accesa quando si tocca la città in cui vive, cercando di farlo- lei come altri- in modo civile (e per civile intendo qualcosa che va dal leggere buoni libri a non gettare la monnezza in strada a compiere scelte politiche consapevoli ecc.) e crede di veder passare una rappresentazione in cui tutto questo non esiste. O esiste solo in modo tragico, eroico, eccezionale. Quindi mi pare a mio volta poco generoso e pochissimo costruttivo volerla assimilare a ragazzotti casalesi o simili.
    Io personalmente non metto indubbio che in Campania esistono molti onesti militanti e simpatizzanti del Pd o di altri partiti di sinistra, e che esistano pure politici incorrotti. Cosa che fa per altro anche Saviano quando afferma che ce ne sono ma pochi e troppo deboli. Cosa che io interpreterei come troppo emarginati dai posti di effettiva responsabilità e operatività concreta. Il che mi pare purtroppo piuttosto innegabile.
    Il fatto che malgrado tutto il partito di cui sopra non abbia fatto una mossa per dire a Bassolino (& co) di cedere la sua poltrona, enorme regalo agli avversari, non sembra denotare una volontà di cambiar rotta col rischio di perdere una parte di potere consolidato.
    Insomma che in Campania, quelle stesse persone oneste siano ancora più impotenti (o in-potenti) che altrove, mi sembra sacrosanto denunciarlo. Può essere tipico di Saviano scegliere come controesempio un uomo che la sua coerenza l’ha pagata sulla propria pelle. Però davvero: non vi pare inquietante che il nome di questo politico lo sentiamo per la prima volta quando ce ne parla lui, visto che evidentemente non ha contato nulla, Cangiano come tanti altri?
    E poi un’altra cosa. Bisogna credo pure tenere conto a chi si rivolge questo articolo per rendergli giustizia. Un pezzo come questo non è certo destinato a chi già segue le vicende campane, ma cerca di mettere insieme le tessere di un quadro per chi ne sa troppo poco. Come in Gomorra. Questo, data anche la misura che giocoforza deve avere un articolo, comporta quelle scelte in cui Alcor ravvisa un procedere per spot o, detto in altri termini, per semplificazioni. Ma dato che ciò che mette assieme, Saviano non se l’è mica inventato, la sua denuncia così pesante, così deliberatamente gridata (cosa che infastidisce Alcor) riceve un’efficacia che altrimenti, scegliendo toni più equibrati e moderati, non avrebbe. E credo sia una scelta non principalmente personale, non dettata dal gusto per l’iperbole o per l’apocalissi, tantomeno dalla vanità di volersi mettere in scena come campione contro il Male (come certi amano pensare), ma obbligatoria nel momento in cui si vuole scuotere le coscienza su una situazione grave che, dal momento in cui i guai e gli scandali italiani sono tanti, rischia di scivolare fuori dallo sguardo non appena la notizia più eclatante è passata. Come è sempre stato.

  14. Alcor: tu dici che un articolo del genere non scuote le coscienze, ma le allontana dalla politica, autorizzando a sentirsi puri tenendosene alla larga. Può darsi che possa fare quell’effetto. Del resto è la posizione in cui finiscono per scoramento moltissime persone di sinistra, non solo in Campania, ma anche dove la situazione è meno compromessa e invischiata. Io credo che oggi sarebbe bene tenere una posizione assai difficile in cui un dire basta! non diventi giustificazione al disimpegno. Ma mi pare impossibile non partire dalla richiesta di un cambiamento radicale della prassi politica e partitica come condizione al voler partecipare.

  15. @ helena

    lasciamo perdere i più giovani, che non voglio parlare per chi è per età così lontano da me, ma ipotizza che io sia una persona abituata all’impegno civile, una persona specchiata, una persona che non ha mai tratto vantaggi personali, né economici né sociali dalla politica, mettiamo anche che io non li abbia tratti perché già li avevo e non me ne servivano di più, se non la soddisfazione di sentirmi cittadina, e che sia anche una persona delusa, non solo dalle singole persone, ma da una terra e una cultura i cui guasti sono antichi ed estremamente complessi, e che però senta il desiderio e anche il dovere di mettere le mie competenze al servizio dei miei cittadini, per quel poco che posso.
    Se il sindaco di Napoli, per fare un esempio, mi dicesse, so che sei una persona specchiata, vieni a darmi una mano, mi troverei a dover dire di no, perché è evidente che nel quadro che qui viene raccontato il sindaco di Napoli è a disposizione della Camorra.
    E sono quasi certa che Angelini, lettore di Saviamo è sicuro che sia così.
    Perciò io, che sono una persona specchiata e che potrei lavorare a favore della mia comunità, anche poco, ma pulitamente, o che almeno ci vorrei provare, rinuncio perché sarei deficiente a infilarmi in un comune caotico dove non so con chi parlo e non posso essere sicura che il giorno dopo, magari senza che io mi sia accorta di niente, qualcuno mi indichi, anche per una sola settimana, per una persona corrotta e collusa.
    Ci tengo alla mia reputazione.
    So che se andrò lì, qualcosa mi sporcherà le mani, e anche se non me le sporcherà, vedrò che le sporca a qualcun altro e sarò complice.
    O dirò invece di sì, e ogni volta che qualcuno che ha detto di no mi guarderà in faccia, non basterà la mia vita, la mia reputazione specchiata e le mie competenze per farmi camminare per la strada a testa alta.
    Perché l’unico racconto che viene raccontato è il racconto della assoluta sporcizia della città oppure degli eroi della città, ma mai la storia banale di chi porta il suo sacchetto di sabbia quotidiano perché il fiume non rompa gli argini.
    Saviano soffre, io credo, nel racconto che ci offre, di un difetto che non dipende da lui, ma dalle circostanze, e che viene enormemente amplificato dai suoi ammiratori alla Angelini.
    Quando ha scritto il suo libro era un ragazzo molto giovane, e conosceva solo la camorra perché quello era il suo legittimo e principale interesse, ma non so quanto bene conoscesse la Campania in tutta la sua complessità sociale e culturale, e non solo in quella criminale.
    Il successo planetario del suo libro, che gli ha procurato grande e stupida invidia e grande e passiva ammirazione, lo ha anche bloccato, a mio parere, in una visione profonda ma ristretta, che se non sta attento lo porterà a ripetersi meccanicamente, offrendo solo questo sguardo negativo perché è l’unico che ha.
    Che farà male a lui che non sarà in grado di vedere più niente se non quello che ha già visto, e far male a chi lo leggerà, perché se anche vedeva qualcosa di diverso, il clamore, l’enormità di quello che gli fa vedere Saviano coprirà ogni altro dettaglio.
    Dettaglio, certo, è dal piccolo che in questa situazione si deve partire, dal piccolo diffuso.
    Naturalmente il suo è uno sguardo giustificato, la Campania è una terra martoriata, e non solo la Campania, la Calabria a quanto si legge è messa ancora peggio, ma è anche uno sguardo castrante, è anche uno sguardo demotivante.

    Io mi rendo anche conto che le amarezze che Saviano ha dovuto subire sono state un fardello troppo grande per un ragazzo così giovane, che è cresciuto in cattività, ma sarebbe un fardello forse peggiore se gli impedissero di distinguere le critiche che si fanno a qualunque uomo libero, dalle critiche che possono assimilare chiunque, e perciò anche me, al nemico, al ragazzo casalese.
    La libertà interiore, che ha un valore maggiore di quella fisica, io spero che lui l’abbia ancora.
    Per se stesso, a garanzia del suo stesso futuro.

  16. Saviano sembra immergere tutto nello stesso fango inquinato, in realtà l’articolo si apre sul finale, ripulisce da quel fango i corpi, le braccia allungate verso di noi di quelle genti che quotidianamente lottano in affanno: lui denunzia la disparità di opportunità che le genti campane hanno nei confronti delle genti di altre realtà regionali, l’impotenza a cui sono costrette le persone oneste campane, mette in evidenza che in quel pantano, dove lo stato e la politica nazionale sono assenti, queste genti non hanno opportunità di emergere, se non come eroi mutilati.

    Lui propone una soluzione, suggerisce una soluzione:

    “L’unica cosa da fare è azzerare tutto. Azzerare le dirigenze, interrompere i processi di selezione in corso, sia per la candidatura alla Regione che per le primarie del Pd, all’occorrenza invalidare i risultati. Non è più pensabile lasciare la politica in mano a chi la svende a interessi criminali o feudali. Non basta più affidare il risanamento di questa situazione all’azione del potere giudiziario.”

  17. Difficile per me capire la reazione alcoriana al pezzo di Saviano.
    È un pezzo di Saviano, savianisticamente impostato e scritto, contenente la visione savianea dell’universo Campania/Camorra all’interno del quale, come scrittore, ha deciso di circoscrivere il proprio sguardo, la propria immaginazione, le proprie analisi.
    Saviano in quanto scrittore non è tenuto a fornire né speranze, né visioni complete, esaustive, dell’orizzonte degli eventi che descrive.
    Anche il suo «azzerare tutto», che potrebbe considerarsi come una soluzione politica, è più che altro conseguenza logica del processo di pregnanza camorrista che descrive, anche se io, a seguito della sua lettura e delle informazioni che mi arrivano tramite i media «normali», la considero l’unica strada possibile e niente affatto pessimistica.
    Così coem considero pura verità l’inesistenza, nei fatti (si badi bene: NEI FATTI), di una sostanziale (nei dettagli ci può essere) differenza tra destra e sinistra.
    Non solo in Campania, ma in tutto il territorio nazionale.
    Non bisogna dimenticare, oh Alcor, lo status «ibrido» che si è scelto Saviano e quindi la natura particolare della sua scrittura che punta a suscitare ripulsa e sdegno, ma anche ad informare, ma anche a descrivere, a restituire un mondo (ambiguamente affascinante, certo, come tutti i mondi criminali) e anche, in qualche caso, ad inventare.
    Trappola terribile per lui la Camorra, dove ha scelto di circoscrivere il suo fin troppo coraggioso essere-scrittore: come riuscire a occuparsi d’altro? come sottrarsi alla logica limitante dell’eterna denuncia? come limitare i danni della fascinazione?
    Ma non dimentichiamo, al di là della disperazione/desolazione che suscita, anche l’oggettivo enorme contributo che le sue parole hanno dato alla lotta alla camorra.
    Parole, solo parole stampate, dette: capisci?
    Parole che generano azione e ulteriori narrazioni, a catena: certo le approssimazioni & le forzature ci sono, e tuttavia chi, nei decenni trascorsi, nella storia delle scritture del secondo Novecento, ha avuto la forza di impatto (sulla realtà) di Saviano?
    Faccio solo un esempio, forse improprio: Sciascia scriveva libri «perfetti», romanzi di analisi approfondita della cultura mafiosa: mi piacevano molto, ma devo ammettere che non raggiunsero mai, neppure lontanamente, la forza di impatto degli «imperfetti» testi di Saviano, che pure esteticamente mi convincono molto meno.
    A ciascuno il suo.

  18. @ > “un difetto che non dipende da lui, ma dalle circostanze, e che viene enormemente amplificato dai suoi ***ammiratori alla Angelini***”.

    Grazie. Davvero squisita nei miei confronti. Riconfermo anch’io tutta la mia ammirazione per Saviano, che fa benissimo a divulgare attraverso laRepubblica (poi, di riporto, anche qui) quello che molti dimenticano: in Italia non abbiamo due poli, ovvero Criminalità Organizzata da una parte e Stato dall’altra; ma Criminalità Organizzata che va occupando – attraverso il democraticissimo sistema dello spostamento di milioni di voti nel partito o nei partiti designati di volta in volta – le istituzioni stesse. Dalle “leve del potere”, poi, compie i passi successivi (finanziamenti, appalti e via discorrendo).

    Come dire: chiunque abbia voglia di organizzare reazioni di segno contrario, tenga presente che questi sono i meccanismi da aggredire.

    Grazie, Roberto. Scusa se sono solo un ammiratore alla Angelini. Anzi, un Angelini tout court.

  19. 1)Ci ha appena detto che non ci sono politici sani, o almeno non ce ne sono di vivi, e come potrebbero esserci
    2)perché se sono una persona onesta, farò bene a tenermi il più possibile lontana dal verminaio
    3)Se il sindaco di Napoli, per fare un esempio, mi dicesse, so che sei una persona specchiata, vieni a darmi una mano, mi troverei a dover dire di no, perché è evidente che nel quadro che qui viene raccontato il sindaco di Napoli è a disposizione della Camorra

    le risposte sono già in queste domande Alcor
    perchè è questa la realtà
    senza nessuna idealizzazione
    basta stare qui su queste terre con i piedi nel fango e respirare come si vive
    la vita civile è cosa diversa
    si può combattere resistendo come ha fatto Roberto
    ma si rischia la pelle
    il resto sono chiacchiere e distintivi
    c.

  20. @ Angelini, uno che scrive così:

    “@Alcor. Davvero ingenerosa. Mi ricordi certi ragazzotti casalesi che accusano Saviano di essersi fatti i soldi gettando fango sulla loro terra. ”

    per me è un commentatore alla Angelini, trovo di essere in effetti squisita, nei tuoi confronti, ti rimando a te stesso, dove potresti star meglio di così?

    Cmq, non vedo altro, per ora, da dire, quello che ho detto lo penso profondamente, convintamente e credo anche motivatamente. Potrei infilarmi in una disquisizione sulla natura letteraria dei testi di Saviano, seguendo Tash, o ribattere a carmine vitale, ma a che scopo?
    Se a qualcuno interessa chiedersi se nelle cose che ho detto c’è una parte di verità, se o chieda, francamente mi piacerebbe che a mente sgombra se lo chiedesse Saviano, se qualcuno pensa di approfittare delle mie parole per attaccare volgarmente Saviano, glielo sconsiglio.

  21. @ Alcor. Una che scrive:

    “Ci si aspetterebbe un’analisi e una proposta. Un filo da seguire, una indicazione che possa fare intravedere se non la luce almeno un futuro. UN nome, almeno UNO del quale Saviano possa dire è lì e lavora. Non c’è.”

    è una commentatrice alla Alcor, del tutto dimentica della funzione svolta fino a oggi da Saviano e dello scopo agitatorio, anziché puramente masturbatorio, delle sue parole. Ti rimando anch’io a te stessa.

  22. forse alcor se la prende a cuore “proprio perché” sta dalla parte di saviano e della sua città, “proprio perché” la voce di saviano, avendo ormai conquistato una posizione di rispetto da tutti condiviso, di grande ascolto, potrebbe, saviano, dire più e meglio, andare oltre lo strato, molto spesso, di fango che ci ha già raccontato.

  23. certo che nelle tue parole c’è verità, alcor.
    ma c’è anche in quelle di saviano, immagino.
    insomma, è evidente, tutti ne abbiamo fatto esperienza, che la società italiana & campana in particolare, è ancora parzialmente sana.
    però sappiamo che è anche parzialmente malata e che la malattia si annida proprio dove fa più male a tutti, nelle aree dell’organismo dove risiede il potere.
    questo dice saviano, mi pare.

  24. Trovo che le riflessioni di Alcor delle 13.59 del 27.10.09 non sono affatto peregrine., soprattutto quelle che riguardano lo scrittore Saviano. Consiglio vivamente Roberto Saviano, che continuo a sostenere nella sua bellissima battaglia per l’impegno civile, di considerarle con attenzione e di tenerne conto. Non possono che fargli bene.

  25. “che la malattia si annida proprio dove fa più male a tutti, nelle aree dell’organismo dove risiede il potere.”
    Sottoscrivo queste parole di Francesco in particolare e in genere i suoi commenti. Mi dispiace, Alcor, e non vuol essere un invito all’immobilità. Ma a portare sacchi di sabbia quando chi hai accanto e sopprattutto sopra ne usa per i propri scopi, si rischia di essere ANCHE (anche e non solo) i famosi utili idioti.

  26. ares, ma no, da quando in qua, quindi che cosa, non sarebbe uno scrittore? la sua prima scrittura è stata urgente, nomi e cognomi, quantitativa. elencatoria.

  27. Io direi di partire dal fatto che il problema non è alcor e meno che mai Saviano. Ognuno è libero di pensare e dire in maniera critica, purchè in buona fede e, possibilmente, con argomenti che siano spunto di riflessione e non semplici manifesti di acrimonia personale o, peggio ancora, di invidia.
    Il problema è la camorra e sarebbe il caso di non dividerci ma unirci se proprio vogliamo tentare di combatterla.
    Non ho capito l’uscita di alcune settimane fa del questore Pisani, che parlava di scorta superflua a Saviano. A parte l’anacronismo, non ne ho visto alcuna utilità nella lotta alle criminalità, bersaglio di entrambi con ruoli e modalità diverse. Pisani avrebbe fatto meglio a tacere, penso, o criticare costruttivamente cercando un punto comune.
    Però devo anche dire che il pezzo di Saviano è perfettamente aderente alla realtà. Non so di dove sia alcor e molti altri di voi ma io vivo a Napoli da sempre, alla ferrovia (chi conosce questo posto sa di che parlo), e posso testimoniare che quanto affermato è vero e, incredibile a dirsi, anche riduttivo. La situazione è peggiore di quanto riportato e di quanto si immagini. Saviano per mancanza di tempo e spazio si è limitato a Caserta e provincia ma nel napoletano la musica non cambia, anzi è un tono sopra. A Napoli città non apre un esercizio commerciale che non sia contiguo a un clan qualsiasi. Il nobile cuore della città, Chiaia, è invaso da marchi rutilanti e alla moda gestiti indirettamente dal malaffare. E così via, non voglio annoiarvi. Però qualcuno un giorno dovrà cercare di fare un conto non semplice ma necessario per capire lo stato delle cose: quanto reddito distribuisce la camorra in Campania? Il dato sarebbe scioccante. Azzardo un numero: non meno del 30%. Eclatante, un dato che fa capire quanto in Campania e al sud in genere, esista uno stato nello stato. Non penso di sbagliare di molto.
    E, detto questo, la domanda seguente, come si fa a cambiare le cose, nessuno ha il coraggio di pronunciarla. Perchè nessuno lo sa. Compresi i pilitici, di ogni colore. Perchè in Campania, dite quello che vi pare, non vi è alcuna differenza fra i due poli che a livello nazionale fingono di litigare. La Campania è governata dal centro sinistra da quindici anni e oggi ci ritroviamo con un potere camorristico forte come mai.In questi quindici anni tutti hanno fatto affari con questa gente, si sono arricchiti in tanti, in troppi hanno fatto finta di non vedere e non capire. E ora qualcuno pensa che si è esagerato ma non sa come fare per tornare indietro.
    Disfattista Saviano? Ottimista dico io, perchè si ostina (scusa Roberto ma sai come la penso) a restare in Italia, si ostina a credere che qualcosa cambierà con gli strumenti democratici, si ostina a pensare che questo sia un popolo capace di sdegnarsi, di ribellarsi, di reagire. La Campania è un corpo morto, in putrefazione. E presto la cancrena si allargherà in tutto il paese, moribondo di suo, e allora forse i non contaminati, come un un film di Tarantino, cominceranno a capire e si organizzeranno da soli.

  28. ecco, @helena, gli utili idioti, ci pensavo proprio tornando a casa e meditavo di rispondere a @carmine vitale

    direi questo, carmine vitale, a differenza di me è napoletano e conosce bene il comune di Napoli, io ho solo delle informazioni, tra queste informazioni c’è la conoscenza della storia di tre degli assessori della Jervolino (della quale, dico subito di non essere una ammiratrice, ma lo dico solo per non ritrovarmi a dover commentare anche questo, più tardi). Gli assessori di cui ho notizia sono Gioia Rispoli, Mario Raffa e Riccardo realfonzo, di altri non so e forse potrei dire lo stesso.
    Queste tre persone hanno fama di essere di onestà specchiata, lo testimonia la loro storia di cui tutti in città sanno, realfonzo in più è a quel che mi dicono uno dei più brillanti economisti della giovaen generazione.
    Tutti e tre professori universitari che non hanno bisogno del comune, mentre è il comune che ha bisogno di loro. Tutti e tre che labvorano pratyicamente nell’ombra, visto che non li leggo mai sui giornali.
    Perché hanno accettato?
    Le risposte sono tre:

    a) sono collusi e approfittano della loro posizione per fare affari
    b) sono utili idioti, e persino idioti semplici
    c) sono servitori civili

    Io ovviamente sono per la terza ipotesi
    Se ho ragione io e sono servitori civili, l’articolo di saviano è fatto apposta, a dispetto delle sue buone intenzioni, per indebolirli, demotivarli, metterli alla gogna, isolarli e far sentire loro la solitudine, oltre che a un senso di inutilità e di impotenza che non porta mai bene.

    Ma io vi chiedo, a tutti, se la mia terza ipotesi è valida, perché questi non vanno bene?
    e voi, chi state aspettando?
    e @helena, non apprezzi il coraggio e la buona fede di chi corre un rischio che io – come ho detto su – non vedo minore di un rischio fisico, e si espone per puro sentimento di cittadinanza?

    @tash, scusa, questa volta non sono d’accordo con @helena, i tuoi interventi mi sembrano irrilevanti, puramente descrittivi delle modalità di scrittura di Saviano.
    ma chi se ne frega, scusate, delle modalità di scrittura di Saviano, se la situazione è così grave? A me no.

  29. @bruno
    non ti avevo letto, lasciando da parte Saviano, tu che cosa pensi che si debba fare? seguendo la logica che vedo così rappresentata qui solo sperare che la storia della metempsicosi sia vera e ci venga data una seconda possibilità?

    Scusate per tutti i refusi sopra ma ho scritto in fretta e senza rileggere

  30. Cara Alcor, fermati un istante a riflettere. E’ proprio perché NON TUTTA la politica è corrotta, NON TUTTA la società è marcia, NON TUTTI i cittadini sono collusi che urge chiamarli a un’assunzione di responsabilità. Saviano questo fa, questo e non altro è il suo ruolo: non prospettare soluzioni ma dilatare la percezione del problema. Può (deve) indicare la malattia solo chi ha pronta al contempo la ricetta? Non puoi suggerire a Saviano e a nessuno di TACERE (è proprio ciò che fai) solo perché taluno ne sarebbe demotivato: anzi, è il contrario. Aprire, spalancare gli occhi sulla realtà per dedicarsi a cambiarla, senza illusioni e senza infingimenti. Se fosse come tu dici, Rispoli, Raffa e Realfonzo avrebbero non da oggi abbandonato: la voce di Saviano (e non solo), viceversa, vale ad alimentarne l’impegno.

  31. no, @niky, io non gli dico taci, gli dico parla meglio e articola meglio, e sono pronta a scommettere che i tre suddetti non si sentono appoggiati da discorsi come il suo sopra, cercherò di saperlo.
    Quanto a riflettere, io sono una persona di pochissima pancia, è proprio perché ho molto riflettuto, e non solo sulle parole di Saviano, ma anche sulle reazioni che intravedo dai commenti, qui e anche sotto il post di Rovelli a proposito di Marrazzo che non ho potuto starmene zitta.

    Quello che vedo io, nei commenti che si producono sotto questi post, è una convergenza al pessimismo catastrofista, nutrita, anche a dispetto delle intenzioni degli autori degli articoli, di qualunquismo di sinistra, di retorica del muoia Sansone con tutti i filistei, di uno strano mix di retorica italica e cool postmoderno in base al quale la speranza non ha appeal, la partecipazione è ingenua, se non addirittura lo strumento per trasformare in foglie di fico chi ci mette la faccia, i famosi utili idioti.
    Certo, per non fare la foglia di fico e l’utile idiota basta che io me ne stia qui tranquilla a dire tutto è camorra, destra e sinistra sono uguali, armiamoci e partite.

  32. dopo il terzo quarto rimpasto la giunta di napoli che ha attraversato tra gli altri gli scandali: auto blu, caso romeo,rifiuti,periziesupergonfiate,stipendi d’oro, caccapisciaevaffanculo,arresti (globalservice) immette nuova linfa.
    Tre o quattro intellettuali con un curricula che mi si blocca il pc tant’è lungo,qualche bella conferenza stampa,ovviamente uno stipendio adeguato e nuovi progetti per il futuro
    e il passato?
    non è mica polvere.
    anzi sabbia.

    e il vento prima o poi mescola i granelli
    c.

  33. “E’ la politica, solo la politica che deve assumersi la responsabilità dei danni che ha creato”. Scusate, ma io penso che in questa frase ci sia la chiave di lettura. L’articolo non è disfattista, ma è, alla maniera di Roberto Saviano, una provocazione, una denuncia. E’ vero che la politica, in Campania e in Italia, ha la responsabilità di essere scivolata lungo una china di degrado inimmaginabile, di collusioni, di silenzi omertosi, di gravissimi legami criminali. E’ vero che l’unica cosa da fare sarebbe azzerare tutto, come dice Roberto. Ma noi sappiamo che chi sta ai vertici non lo farà mai perchè le implicazioni sono troppe e troppo grosse. Bassolino per tutti, perchè sta ancora lì? Perchè nessuno si sogna di dire che se ne deve andare? Per la nota regola che se lui se ne va “muoia Sansone con tutti i filistei”, dal momento che nessuno sano di mente può realisticamente pensare che è l’unico e il solo implicato e colluso. Allora? Allora io credo che il senso delle parole di Saviano sia: chi ancora pensa che sia importante e determinante fare la propria parte, si faccia sentire, a tutti i livelli, dal più piccolo al più grande, proprio perchè non tutto è marcio, noi siamo qui a discutere, ci interroghiamo su cosa fare. Ma è già stato detto, e non solo da Roberto, basterebbe agire secondo il buon senso e il rispetto del far parte di una società che si vuole civile: fare la propria parte, non coprire le piccole e grandi illegalità quotidiane, continuare a portare avanti l’idea della legalità e l’affermazione della democrazia, senza i comodi paraventi del “tanto è tutto una sozzura, tanto se mi ci metto mi sporco le mani”, Ci sono persone che fanno il loro lavoro bene, onestamente e credendoci, sembra impossibile, ma è così e sono più di quanti pensiamo. E’ la parte sana che va sostenuta, è il vecchio sistema di potere che va scardinato. Non si può fare una rivoluzione in questo Paese, lo sappiamo bene, ma senza retorica e lavorando su un minimo ognuno di noi una bottarella alla volta si può, si deve almeno cercare di cambiare le cose. Scusate, ma io non mi sento un’utile idiota e non mi ci voglio sentire!

  34. Quando leggo Irene, tutto mi pare più chiaro, sono francese e a volte la situazione mi sfugge. Signalo trasmissioni su France Inter ( sabato e domenica scorsi) che hanno proposto una riflessione sul caso della politica in Italia. Forse si puo ascoltare.

    Stato inpotente e contaminato.

    Peccato. la Campania è una regione sublime. Ho incontrato li amicizzia, generosità. E avevo anche il progetto di venire insegnare a Napoli.
    Il peggio e essere preso nella trappola, comprare una casa senza sapere
    che l’impreditore è della camorra, comprare in un centro commerciale senza sapere che i soldi vanno nella tasca dei camoristes. Come si puo cambiare le cose? leggere articoli come questi, riflettere, costruire una resistenza.

  35. émission France inter Berlusconi et la presse italienne. SE puo vedere la video. Non so se posso fare il link. Ma ho dato toutes les références.

  36. il contrario di speranza è dis-peranza.
    rivendico la mia dis-peranza, ma non la suggerisco a nessuno.
    dopo sessantacinque anni vissuti in questi luoghi italici, dopo esserci nato, dopo aver frequentato le scuole e le università italiane, dopo averci lavorato ed esserci vissuto per i successivi quarant’anni, rivendico la dis-peranza come legittima modalità percettiva del paese che mi circonda, nel suo passato per quanto lo conosco, nel suo orripilante presente, nel futuro che con ogni probabilità ci attende.
    se poi alcor pensa sia una cosa post-moderna & cool, pazienza.
    non sono portato per le virtù teologali: so quello che vedo.

  37. Alcor, io vorrei solo che l’impegno delle persone per bene e competenti che si mettono a disposizione dello stato sia qualcosa in grado di dare dei risultati, tangibili, operativi. E questo avviene solo se il resto del sistema non e troppo inquinato. Per cui credo che esigere garanzia di onestà e di competenza (nel mondo dei maggeggi di solito vengono meno entrambe), e di allontanare gli altri, sia una richiesta che non nega la qualità dell’operato di nessuno che in questo senso si adoperato. Anzi gli darebbe solo più spazio e aria.

  38. va bene la dis-peranza di pecoraro, va bene anche ciò che dicono niky lismo e irene. Tuttavia io dico che il cuore della riflessione di alcor è giusto e centrato e non obnùbila ciò che sostiene Roberto Saviano, chiaro e comprensibile ma….un po’ riduttivo ( e lo dico con tutto l’affetto e la simpatia per questo giovane combattente, che è un esempio altissimo di impegno civile indefettibile): riduttivo proprio nel senso detto da alcor; meglio sarebbe sato se Roberto avesse articolato e calibrato il suo intervento anche nel senso proposto da alcor: pure Pasolini lo faceva , e non si stancava mai , pur nella durezza delle sue provocazioni, lucide e articolate, di sottolineare la necesstà e il valore di coloro che lavorano in modo oscuro e indefettibile per il bene.
    A proposito di cose da fare, io, come già proposto da altri, propongo che Roberto Saviano sia candidato a governatore della Campania per le prossime regionali, proprio come esempio e segnale di quell’azzeramento da lui auspicato: candidato governatore di una lista unitaria e democratica che abbia come obiettivo unire tutti quelli che lottano per far affermare la legalità e la giustizia in questa regione che ne ha viste di tutti i colori e che pure ha in sé persone e risorse straordionarie per venirne fuori . Non è una provocazione , la mia, ma una proposta lucida e “rivoluzionaria”. E’ anche un modo – forse il più limpido- per chiamare tutti alle proprie responsablità e trarre fuori Roberto da una assurda “clandestinità”. In questo sta il suo paradosso. Ora si tratta di rovesciarlo : lui alla luce e govenatore della Campania, i camorristi e i collusi ricacciati nelle tenebre della clandestinità.
    Riflettiamoci su , e chi ci crede, si faccia promotore di questa iniziativa “politica”, da proporre a tutte le forze sane della società e nelle schieramento politico campano, in primis quello del centro sinistra.

  39. Cosa bisogna fare?
    Interventi dolorisissimi, che metterebbero a rischio la stessa natura democratica dello stato. Natura, peraltro, esistente al momento solo sulla carta. Il problema è sempre il solito: chi sorveglierà i sorveglianti?
    Un tizio famoso scrisse: se si sacrifica un po’ di libertà per un po’ di sicurezza alla fine si perderanno entrambe.
    Così scrisse, o giù di lì.
    Ma questo tizio non era mai stato nell’Italia meridionale.

  40. Saviano governatore? Suvvia Salvatore, non scherziamo. Non serve a nessuno, a lui stesso prima di ogni altro. Persone capaci e oneste ci sono. Come De Luca, sindaco di Salerno, città in cui lavoro e che è a misura d’uomo da quando questo attempato ma combattivo signore ne è sindaco. Ma farebbe la fine di Jervolino, che è persona stimabilissima dal punto di vista della dirittura morale e della combattività. Non servono bandiere sulle poltrone, serve una vera a propria rivoluzione che questo paese non è e non sarà mai pronto a fare.

  41. Sono totalmente d’accordo con Alcor, ed è la prima volta che accade. La dis-peranza, scusa Pecoraro, a chi giova? A che? Io non credo che occorra rifarsi alle virtù teologali per cavare fuori la pura e semplice voglia di sopravvivere (uso il verbo nel senso più nobile) a un momento storico – questo sì – davvero disperante. Ed è qua che mi ricollego a Saviano, è qua che trovo la sua battaglia riduttiva: non solo in Campania, non solo in Italia, è nel mondo intero che il momento della politica, dell’etica, della religione, è cruciale. Ma ciò non significa che sia indispensabile disperare.

  42. Sono nato nel 1977 a Napoli. Sono cresciuto a Caserta. Io e Roberto Saviano siamo della stessa generazione e veniamo dalla stessa terra.
    Mi verrebbe da scrivere tante cose negative sul pezzo di Saviano. Ma non verrei capito. Sarei solo ottusamente, semplicisticamente, stupidamente confinato fra i suoi detrattori. Chissà per quali puerili processi associativi.
    A me il pezzo semplicistico di Saviano conferma solo la decennale crisi della politica. Io tendo a ripulire i suoi pezzi da ogni zavorra retorica e il suo stile ansiogeno da ogni turbamenti kitsch.
    Buona continuazione.

  43. io non trovo le parole di saviano disperanti e disperate, io leggo un’analisi supportata da fatti ed una grande fiducia nel “sistema” che dovrebbe fare pulizia al suo interno.
    la speranza è uno stato d’animo, un bel sentimento, una predisposizione nei confronti della vita dettata da moltepilci fattori. chimici, organici, fisiologici, spirituali, reali e irreali, è possibilità o modalità personale di guardare il mondo, è caparbietà e orgoglio e non per nulla si dice che la speranza sia l’ultima cosa a morire no?
    nutrire speranza poi fa bene alla salute, ciò non toglie che la realtà ti si presenti in tutta la sua disarmante e atroce “oggettività”
    e allora che fare?
    io non credo nel potere salvifico dellle parole, non credo che la sola denuncia possa bastare, non lo credo non perchè sia di sperante, ma perchè i fatti sono lì a testimoniare che la denuncia viene depotenziata dagli stessi “organi” preposti a dare risposte pratiche e politiche e non solo giudiziarie alle numerose inchieste rappresentate dall’industria mediatica , dai libri di travaglio e compani ecc.ecc.
    (un’industria fiorente anche questa no?)
    lo stesso beppe grillo fa denuncia e fa proposte che vengono snobbate dalla “sinistra” e dalla “destra” ed è tacciato di populismo, come se non fosse l’interprete di un disagio fortissimo che grazie anche al suo blog trova sfoghi per ora “civili”
    e allora che fare?
    b è il rappresentante della “speranza” l’interprete magistrale dell'”ottimismo” in salute
    e allora che fare?
    non lo so alcor
    ognuno faccia la propria parte, ognuno coltivi le proprie di speranze, ognuno sia artefice della propria consapevolezza.
    che altro?
    azzerare tutto è utopistico:come si può chiedere alla politica, a questa politica, di correre ai ripari e denunciare se stessa?
    la prospettiva di passare una vita su una sedia a rotelle non è appetibile, vendibile, non si fanno proseliti prospettando il martirio!
    e allora che fare?
    io non ho ricette e adesso devo andare a cena.
    magari se mi viene un’idea te la comunico sul tardi
    molti baci speranzosi alcor :)
    la funambola

  44. “Sono nato nel 1977 a Napoli. Sono cresciuto a Caserta. Io e Roberto Saviano siamo della stessa generazione e veniamo dalla stessa terra”

    è,che poi siete cresciuti in maniera diversa .
    fortunatamente
    c.

  45. “io vorrei solo che l’impegno delle persone per bene e competenti che si mettono a disposizione dello stato sia qualcosa in grado di dare dei risultati, tangibili, operativi. E questo avviene solo se il resto del sistema non e troppo inquinato”

    grazie Helena
    e toglierei il troppo
    c.

  46. ma guardi dott. morgillo che io mi riferivo alla diversa concezione del pensiero tra lei e Saviano visto che lei significava origini comuni
    non alla sua vita privata
    sono felice del fatto che lei si senta fiero.
    ci mancherebbe

    c.

  47. Sì, Signor Vitale, io e Saviano abbiamo una diversa concezione del mondo, ma non credo che lei sappia esattamente quale sia la mia, magari in futuro, chissà… O mi toglie la speranza?

    Allora, su, faccia uno sforzo, resti in tema col post e mi lasci in pace.

  48. corretto l intervento di saviano. credo che abbia spostato la sua analisi dalla periferia ( caserta ) e dai sobborghi di napoli al centro della città. E’ forse questo che ha indispettito qualcuno.
    In una situazione allucinante come questa i veri responsabili sono quelli che credono di non esserlo. La città buona, educata e civile.

    ps: quanti sono i giudici uccisi dalla camorra?
    quante manifestazioni contro la camorra sono state fatte a napoli e da napoletani?

    ad esempio , tutta al città doveva scendere in piazza dopo l omicidio del ragazzo nella metropolitana. Doveva, appunto.

  49. @bruno
    le rivoluzioni scoppiano e si fanno proprio quando risuona il ritornello “non siamo maturi per la rivoluzione”. E chi lo ha detto? Se questi interventi sono un po’ di specchio del reale ( e lo sono) io credo, invece, che sono maturi i tempi per una rivoluzione in tal senso. Ci sono uomini (nei partiti tradizionali, nella società tout court – e non con l’aggettivo “civile”, aggettivo usato appunto dai “chierici” del potere-) e ci sono le idee per attuarla. E vedo benisssimo Roberto Saviano come bandiera e simbolo ben chiaro e visibile di questa rivoluzione. Come diceva Brecht?…Basta crederci, basta volerlo, per mettere in moto i processi rivoluzionari. I tempi sono più che maturi! Chi si candida?

    PS Ecco, Roberto lavori intorno a questa idea, utilizzando il suo potere di ascolto. E tenga in considerazione quanto le suggerisce alcor@, che non gli vuole affatto male.

  50. Che ingenuità pensare di delegare il cambiamento alla politica! La politica, attraverso un delicato e spesso sporco gioco di equilibri di poteri, deve mediare col tessuto sociale esistente. Sì, con quello esistente. La camorra non sono tre famiglie. O due clan. La camorra è un popolo. Un esercito che occupa un territorio con cui per forza di cose bisogna fare i conti. E comunque la camorra resta uno dei problemi della Campania, dell’Italia. E forse dell’Europa. Un problema. Non il solo. Solletica sempre molto il tema della camorra, ma abbiamo bisogno di gente che si occupi anche di altre urgenze. Lo strapotere contrattuale della camorra dipende dalla crisi di tante cose. Di questa crisi di tante cose dovremmo occuparci. Crisi che è generalizzata ed epocale. La Campania non è fuori dall’Italia e dal resto del mondo. Se continuiamo ad occuparci solo di camorra, facciamo terra bruciata. Senza indebolire la camorra che sulla terra bruciata anzi feconda.

  51. Ovvio che non gli voglio male, che idea.
    Cerco, sperando di non urtare suscettibilità, perché parlare di lui è sempre, e non per colpa sua, questione spinosa, di aggiungere due cose che possono sembrare divergenti.
    Un anno fa circa, quando Saviano meditava di andarsene dall’Italia, io ho pensato che fosse più che un suo diritto.
    Lo ho anche detto qui.
    Un uomo così giovane, che quando ha scritto Gomorra era poco più di un ragazzo, si è visto caricare sulla schiena un fardello che difficilmente avrebbe potuto sopportare un cinquantenne.
    A me sembrava che andandosene per un po’ avrebbe potuto tirare il fiato e e assorbire con una certa serenità il colpo di essere diventato figura pubblica e autorità morale prima ancora di aver potuto decidere se voleva davvero ricoprire questo ruolo.
    E forse anche non restare prigioniero, come scrittore, di un tema drammatico, ma che non può, e se gli volete bene non potete augurarglielo, essere l’unico tema che gli è dato di affrontare.
    Saviano ha deciso di restare e di continuare la sua battaglia.
    Ma è inevitabile che nel pessimismo e nel catastrofismo dei suoi pezzi entri anche (sarà un uomo anche lui, o no?) tutta la durezza della sua vita attuale.
    E’ qui che io sono in disaccordo.
    Perché tracima nella sua visione del paese la durezza di quello che mi sembra un destino personale, e finisce per togliere ad altri, e magari ad altri più giovani, quella speranza che sarà anche ingenua, ma senza la quale si viene bloccati in una trappola di sconforto e rassegnazione.
    Non tutti hanno doti morali tali da guardare in faccia il disastro e essere comunque in grado di reagire, e queste doti morali non si ha, scusate, il diritto di pretenderle da nessuno.
    O uno le ha o può far poco per darsele, senza per questo essere disprezzabile.
    E perciò, se vuole continuare a combatterla, questa battaglia, bisogna anche che trovi la forza, a mio avviso, di tenere a bada la solitudine, l’amarezza, il pessimismo, il senso di accerchiamento personale.
    Ma se non c’è aria, luce e speranza nella sua vita, come può vederle, anche se fragili, nella vita e nel futuro degli altri?
    Perciò io non credo proprio, e non sono d’accordo in questo con Salvatore D’Angelo, che gli si debba chiedere ANCHE di candidarsi, del resto, se non ricordo male gli era già stato chiesto da destra e da manca, e l’istinto, prima ancora della ragione, l’istinto dello scrittore, deve avergli suggerito che quello non era proprio compito suo.

  52. @ Alcor. Ancora con ‘sta storia che Saviano toglie la speranza? A me non l’ha tolta. A te sì? Pazienza. Amen. Non è che nel fondo del fondo del fondo del tuo animo aspireresti a diventare la sua editor di fiducia nonché consigliera politica?

  53. Tranquilla. C’è mafia anche qua. Pensa alle navi sempre più grandi che arano il fondo della laguna, o ai lavori del Mose che, benché ancora in progress, hanno già stravolto il gioco delle correnti, a una politica della casa a dir poco fallimentare, che costringe le nuove generazioni a migrare in terraferma…

  54. @ Alcor
    ti ricordi che l’anno scorso in qualche modo a un mio commento sconsolato e amaro sempre a un articolo di Saviano ma su possibili pratiche in ambito ospedaliero rispondesti incredula ma senza darti lo spazio alla possibilità di esistenza di un mondo diverso da quello che tu hai sperimentato? Per motli motivi sono malgrado me stessa frequentatrice molto assidua e priva di molta luce nell’orizzonte della mia vita. Se Saviano toglie la speranza a qualcuno che non ha abbastanza forza, che questi non lo leggesse, come non tutti devono davvero chiedermi come sto, e io non glielo dirò per forza. Vorrei far notare che Saviano collabora con una associazione come Libera nella quale Don Ciotti l’altra sera a Roma diceva che se ciacsuno di noi facesse solo ed esclusivamente bene o al meglio il suo lavoro l’Italia non sarebbe quella che è adesso, io non sarei inguaribile e ammalata dai 21 anni, Saviano non sarebbe sotto scorta e queste discussioni sarebbero inutili. Don Ciotti e Libera e molte altre Associazioni e persone singole danno molta speranza e esempio di possibilità di futuro pulito, ognuno scelga cosa leggere e a chi aggregarsi a seconda delle proprie forze e resistenze, ma non chiedete a Saviano di essere diverso da come sceglie come non chiedete a me di non bere i miei liquidi medici perché da angoscia che io non mangi, o ame di dire che in ospedale ho visto pratiche non appropriate con una frequenza e una costanza imbarazzante.

  55. la speranza ai giovani non gliela toglie saviano o qualsivoglia scrittore, “impegnato” a rappresentare la sua visione del mondo

    la speranza è scelta consapevole di affrontare il mondo pur sapendo che se ti mantieni fedele, fedele a te stesso, sarai un perdente.

    questa è la speranza buona, questa è speranza rivoluziona
    questa è la speranza che trasforma, perchè ti trasforma dentro
    questa è l’unica speranza che può sperare di rendere questo mondo quantomeno accettabile!

    la speranza ai giovani, ai nostri figli gliela togliamo e gliela abbiamo tolta noi, generazioni di padri e di madri che li hanno traditi.
    TRADITI

    pretendere che i giovani abbiano questo tipo di speranza quando noi abbiamo disertato i nostri sogni e siamo approdati ad una speranza sterile, tragica, superstiziosa, mi pare idea non solo pretenziosa ma anche poco onesta.

    le persone giovani anagraficamente non formano poi una categoria omogenea.
    ci sono giovani che si avviano sulla strada della consapevolezza e giovani che si omologano senza “problemi” a questo mondo dimmerda!

    saviano è un simbolo per i giovani?

    quando la “sinistra” (deche???) ha accettato il concetto di meritocrazia e ha adattato e fondato le sue teorie e le sue “speranze” su questa parola “liberista” , questa “sinistra” mondiale, ha affossato e tradito la sua identità.

    tre quarti del pianeta non “merita” di vivere degnamente pare!

    in italia cominciano a essere in tanti a non “meritare” di vivere degnamente!

    e altre svalangate di pensieri sparsi, ma a che pro?
    non voglio alimentare la di speranza
    baci
    la funambola

  56. *la speranza è scelta consapevole di affrontare il mondo pur sapendo che se ti mantieni fedele, fedele a te stesso, sarai un perdente*

    *questa è la speranza buona, questa è speranza rivoluzionaria
    questa è la speranza che trasforma, perchè ti trasforma dentro*

    Funambola, lei è una grande.

    Le lascio un abbraccio, ahimè solo virtuale.

  57. A me l’articolo di Saviano non sembra affatto pessimista, ma proprio perniente, lui descrive una situazione, ne evidenzia l’intricata problematicità, salva le persone perbene che in quella realtà lavorano allo sfinimento per il bene del loro territorio, però, e’ molto chiaro su un elemento, per ninte secondario: la politica dei partiti nazionali , in quel territorio deve prendere le distanze dai malavitosi, e se è il caso, in partito nazionale deve ripulire le sue fila in quel territorio, se questo non avviene prendiamone atto, e modifichiamo il nostro voto a livello nazionale, o aspettiamoci che in ogni regione avvengano le stesse dinamiche che in Campania massacrano l’esitenza della brava gente.

    Morgillo e Black.. onestamente io non me la sento di dire ad Alcor che non fa abbastanza per il suo territorio..

  58. forterbraccio
    modestamente la nacqui, grande :)
    grazie, contraccambio l’ahimè, sempre meglio di una sberla in faccia,comunque, come diceva la mia nonna speranzosa.
    si ricordi della speranza che ha riposto in me il giorno che la tradirò
    (tradotto, sia indulgente quando non sarò all'”altezza”)
    molti baci sempre e comunque comunisti
    la funambola

  59. Stamattina sono uscito per commissioni. A Napoli era una giornata splendida, fresca e leggermente ventosa, cielo lucido. Traffico abbastanza regolare per quanto, come sempre, disordinato. Ma stamattina sembrava quasi un disordine allegro. E poi piazzale Tecchio era pulito. Sono passato sulle strisce e le auto si sono fermate. Al sole si stava bene.
    Com’è bella, però, Napoli.

  60. Stamattina sono uscito per commissioni. A Milano era una giornata splendida, fredda e leggermente ventosa, cielo lucido.. quasi metallico, le polveri sottili devono essere in lieve diminuzione. Traffico abbastanza regolare anche se incasinato come al solito, lento e nervoso. Ma stamattina sembrava quasi un nervosismo di circostanza. Viale De Gasperi era un delirio. Sono passato sulle strisce come al solito e le auto non si sono fermate, ma come al solito mi hanno prontamente evitato lasciandomi illeso. Al sole si stava bene.
    Com’è bella, però, Milano.

    toss..toss..toss °_°

  61. Ares, e chi ha parlato male di Alcor? A me alcor, anche se non siamo quasi mai d’accordo, piace: è una persona che ragiona da sola, senza farsi condizionare da schemi ideologici. Sempre piaciute le persone così.
    A me pare che Morgillo stia dicendo qualcosa di molto intelligente e di diverso. Attacco qualcosa di mio e banale. Esistono due vie per far scomparire un fenomeno: non parlarne mai o parlarne troppo.

    Blackjack.

  62. ..hem si ci mancherebbe, però quando si dice :

    “Solletica sempre molto il tema della camorra, ma abbiamo bisogno di gente che si occupi anche di altre urgenze. Lo strapotere contrattuale della camorra dipende dalla crisi di tante cose.”

    ..di cosa stiamo parlando?

    [..]abbiamo bisogno di gente[..]

    quale gente?

    [..] che si occupi anche di altre urgenze[..]

    quali urgenze?

    Se rispondiamo, ci accorgiamo che l’articolo di Saviano, non è esattamente fuori posto.

    .. poi .. sono daccordo che bisogna parlarne il giusto, e sopratto in giusto modo, così come fa Saviano.

  63. Eh, Ares; l’età si fa sentire e mi sono preso una pausa. Mica si può sempre stare qui, a volte serve anche altro :-)
    Bah, che non sia solo un problema di camorra (ma cos’è veramente? io mica sono riuscito a capirlo bene, fino ad ora, nemmeno dopo aver letto Saviano), mi pare evidente. E’ un problema di formazione, di tessuto sociale, economico, produttivo. Non sarà semplice da risolvere, sempre che a qualcuno interessi risolverlo. Ecco, ciò di cui sono convinto è che parlarne troppo, è dannoso tanto quanto non parlarne; ho l’impressione che Gomorra II, ora, non se lo filerebbe nessuno. Sbaglio?
    Probabilmente sì. Probabilmente no. Tagliare a fette la realtà è sempre complesso. Ciò che posso dire di Napoli e di quella zona, a fronte di un paio di anni trascorsi da quelle parti, è che è l’unica città italiana nella quale, per i primi due mesi e fino a quando non sono riuscito a capire “il giro”, mi sono ritrovato a mangiare da schifo. Mi guardavano, mi classificavano e mi rifilavano porcherie da turista. Capitato solo lì. E’ camorra? Non credo.
    Poi, come ho avuto un paio di giorni liberi, ho gironzolato un po’ e ho scoperto, come è giusto che sia, posti dove si mangiava benissimo e non si sognavano nemmeno lontano un chilometro di fregarmi solo perché avevo scritto in faccia “del nord”. E’ camorra? Non credo.
    Nei due anni in cui ci sono stato è l’unica città dove ho visto le pattuglie della Polizia passare col rosso e senza lampeggiante. E’ camorra? Non credo.
    Sempre l’unica dove ho visto le buste dello sporco lanciate dai finestrini delle macchine in direzione dei cassonetti. E’ camorra? Non credo.

    Le mie furono solo impressioni da “nordico” rincoglionito? Può essere, ma potrebbe anche essere di no. E’ camorra? Non credo.

    Blackjack.

  64. A Napoli ed in alcuni comuni del casertano confinanti, i campani vivono in una mentalità camorristica diffusa, senza necessariamente diventare adepti della camorra, ma solo i suoi promotori culturali.
    Non sempre cosciente di questo, lo stesso Saviano usa spesso un linguaggio di cui la mentalità camorristica è per forza di cose intrisa, essendo da questo stesso linguaggio generata.

    Da Gomorra in poi si ha una divulgazione della cultura camorristica come non mai in passato. Si combatte la camorra dando invece forza e vigore, voce, a linguaggi a lei estranei.
    Quelli che ostacolano veramente l’azione dei camorristi lo fanno – da sempre – senza clamori. Nell’ombra. Con la consapevolezza che non ci sarà mai nessuna rivolta civile contro la camorra. Con o senza agitatori di coscienze. Quale ingenuità sarebbe solo crederlo.

    Quando non scadono in un voujerismo dal fascino irresistibile verso lo sfascio, i media fanno un uso strumentale delle notizie di camorra e di Saviano, il loro maggiore divulgatore. Oserei dire che questo intrattenimento camorristico è funzionale al nostro regime mediatico e alla rappresentazione che dà del nostro paese. Rappresentazione funzionale a legittimare l’azione del suo principale editore.
    I media non stanno combattendo la camorra, stanno anzi tentando di legittimarla, facendola uscire dalla clandestinità. E con essa le altre potentissime mafie. Un dato che nessuno pare cogliere.

    La denuncia di Saviano, anche se le sue non sono propriamente delle inchieste giornalistiche, al momento pare non abbia dato i risultati sperati. I suoi lettori non si sono fatti promotori di una rivolta. O di una rivoluzione. Saviano rifletta un attimo di questo. Scriva anche di questo. Del perché di questo. È importante che si ponga queste domande. Lo scrittore.

  65. Spesso i giornalisti finiscono di legittimare l’azione della camorra perché essi stessi si nutrono del grande fascino che questa esercita sui loro lettori. Su questo dato bisognerebbe riflettere.

    Anche su un altro aspetto bisognerebbe riflettere … I media preferiscono parlare di qualcosa come la camorra che tira e solletica e vende per tacere delle notizie vere. E per legittimate un sistema politico e la sua tenuta.

  66. Morgillo: nonostante le pene di “mente piccola” Fortebraccio (che quello reale non era una mezza sega, come questa fotocopia sbiadita), hai mediato, in pochissime righe, un’analisi lucidissima.
    Esistono due vie per non dimenticere un problema: non parlarne o parlarne troppo!

    Blackjack.

  67. ho letto con interesse lo sguardo di alessandro, legittimo e ricco di spunti, come si usa dire.
    saviano sta diventando un tabù?

    bene, andando consapevolmente in ot, chiedo (e faccio una scelta che se dovessi dilungarmi la nostra cara patria sarebbe sempre in lutto) funerali di stato per i morti ammazzati dallo stato nelle carceri, chiedo funerali di stato per le vittime del braccio armato del potere, giovani innocenti, colpevoli di avere incrociato, armati di qualche grammo di maria, i fedeli servitori dello stato, malpagati e costretti ad indossare una divisa per campare.
    chiedo di ridare dignità alle parole.
    la fu

  68. Ora mi pare che si stiano dicendo parole tanto per dirle, in modo fumoso e apatico, quel che mi resta è: non stiamo nanche a parlarne perché la cosa non si risolverà mai, prendiamolo come un problema endemico, di grande complessità e senza una possibile soluzione..

    .. poi Saviano è il pessimista, che vede tutto nero, a me pare sia l’unico qui che fa proposte fattibili.

  69. Ares, no. Saviano ha giocato, bene, la sua carta, ma un mazzo ha 52 carte e non puoi continuare a giocare sempre la stessa mano. Abbiamo capito: la camorra è il male di Napoli, della Campania, dell’Italia e, forse, del mondo intero. D’accordo, ma ora che si fa?
    Continuiamo a farci rimbambire dalle parole, è emblematico che in un posto come NI si santifichi una come Barbara Spinelli per un po’ di retorica, oppure proviamo a giocare qualche altra carta?
    Siamo così sicuri che la camorra sia SOLO ciò che racconta Saviano? In parte sicuramente, ma il resto? Dov’è il resto? Le altre 50 carte dove sono?
    Ce le racconterà Saviano? Oppure, sfruttando l’apertura di Saviano, qualcuno deciderà di vedere e andare a giocare le altre carte?

    Lo ripeto, a costo di diventare noioso. Esistono due vie per “annullare” un problema: non parlarne o parlarne troppo!

    Blackjack.

  70. Poi non ho capito esattamente questa frase.. AMA:

    [..] lo stesso Saviano usa spesso un linguaggio di cui la mentalità camorristica è per forza di cose intrisa, essendo da questo stesso linguaggio generata.

    .. facciamo esempi e spieghiamo con più precisione il senso e l’utilità di questa frase.

    .. che mi pare buttata li, tanto per impressionare.

  71. Black, dai perfavore rileggi l’articolo, è particolarmente articolato, fa proposte multi fronte, oltre a continuare a denunciare, ricordando i nomi e gli eventi; pensa inoltre a quanto ha scritto fin ora.. e se sei andato al cinema a vedere Gomorra.. ricorda se hai sentito qualche commento fuori dal cinema.

    Io sono rimasto impressionato dai commenti stizziti che ho sentito, ti assicuro che i Campani del nord hanno fatto autocritica: sono di indole impicciona e li ho prima ascoltati di sottecchi all’uscita dal cinema e poi per una birra post cinema ho chiaccherato con un trio pittoresco che non aveva esattamente l’accento del nord(tu sai che a Milano di milanesi non ce ne più) ricorreva l’affermazione “ha ragione.. però”.. il però era senza definizione coerente.

    Saviano è uno scrittore, non attribuiamoli doveri che sono altro rispetto alla sua vocazione. Si pretende dalle sue parole che generino una rivoluzione istantanea, cerchiamo di evitare sparate del genere, storicamente mai realizzate.

    Le forze che devono entrare in campo devono essere molteplici, cominciamo con chi l’esempio lo deve dare per elezione. ^__-

  72. Scusami Black.. volevo precisare
    il DRIIIINNN e il SVEGLIA di qualche commento fa non era riferito a te.. ci mancherebbe, ogniuno ha i suoi tempi e doveri, non si piò pretendere risposte istantenee..

    era riferito ad AMA.. che tra i commenti al post, se la dormiva °-° .

  73. Ad Ares non rispondo. O non sa leggere o fa lo stupidino.
    Risponderei invece all’articoletto di Saviano oggi online su Repubblica. Perché ne avrei di cose da dire… Su quell’ennesimo articoletto.
    Ed anche sul commento vocale di Saviano al video dell’esecuzione di camorra.
    Forse lo faròcpiù tardi, se ci sono i requisiti. E l’urgenza. E il tempo.

    Intanto… Credo che Saviano abbia un’idea mitica del Nord. Io ho vissuto sette anni a Milano. Tre a Firenze. Da due sono a Londra. Magari avrei tante cose da spiegare a chi come Saviano da Caserta si è trasferito a Napoli, nei Quartieri Spagnoli, e là è rimasto. Senza crescere.

  74. ecco, non attribuiamo a saviano poteri salvifici, domandiamoci, invece, magari, perchè di saviano sappiamo tutto, tutti lo conoscono e nessuno sa, per esempio, cosa sia il trattato di lisbona, che guarda caso ci dovrebbe riguardare tutti, ma proprio tutti.
    dove sono i giornali, le tivvvù “libere” “indipendenti” che trattano in modo semplice e chiaro di questa “cosettina”?
    desolata
    la fu

  75. °O°.. stupidino NOOOOOOOOOOOOO.. ditemi piuttosto minchione, coglione, ma STU-PI-DINO NOoooooooooooooooooo, odio gli stizzo-vezzeggiativi detti tra i denti, mi sanno tanto di tentativo di rieducazione dell’adulto londinese nei confronti del piccolo italiotto, l’ultima volta l’ha fatto suor Teresa, pace all’anima sua, all’asilo, e si è ritrovata un bignè appicccato al naso.

    Saviano è uno scrittore di trincea e come tutti quelli che stanno in trincea prendono colpi sia dagli avversari che – si spera involontariamente – dalle retrovie..

    .. qualcuno dovrà pur proteggergli le spalle..

    .. STU-PI-DINO.. cosa mi tocca sentire!!!

  76. ma di cosa parli ares ?
    retrovie, colpi, proteggere le spalle? ma de che?
    ma non ti viene il dubbio che alzare altarini nuoccia proprio a chi “sta in trincea”?
    la fu

  77. Bè fu.. alcuni di voi non ci sono andati, affatto, leggeri..

    le frasi scritte così ad effetto senza una spiegazione chiara, perché – se si è in buona fede -si da per scontato che il destinatario sia sulla stessa lunghezza d’onda, talvolta spingono all’incomprensione, se non ho capito mi scuso.. ma quando ho chiesto spiegazioni mi son sentito dare dello stu-pidino.. ufff( ancora rosico!)

    Io dico , facciamo attenzione, lo so che è difficile essere un Italiano all’estero, però non prendiamocela con chi, proprio perché presidia il territorio e denuncia, invece di scappare all’estero(anche se l’inviterei a farlo), stà tentando di decodificare e rendere vulneramite una realtà tanto articolata.

    Prendetelo come un tentativo, il ragazzo è ancora in via di sviluppo, cercate di essere dei buoni padri/madri… e minchia!!

  78. guarda ares
    qui non si discute di saviano, come persona, alla quale credo e verso la quale, come madre in primis e come persona in secundus, nutro un sentimento di com passione e di “pena”.
    qui si discute della sua immagine, dell’impatto mediatico che le sue parole, suscitano sulla gggente, qui ci si pone delle domande legittime visto che siamo in un “regime” democratico, qui ci si interroga del perchè lo stato che scorta saviano, che ne fa il simbolo della lotta alla criminalità, sia evidentemente contiguo alla criminalità che finge di combattere.
    qui ci si chiede a che gioco stiamo giocando e se saviano ne sia consapevole fino in fondo.
    ci sono affermazioni di saviano che mi lasciano perplessa (eufemismo) dichiarazioni sulla libertà di stampa che, secondo saviano, esiste, visto che lui ha la scorta e quindi tutela per il suo pensiero e per la sua incolumità fsica
    dichiarazioni sulla morte dei sei militari in afganistan che indulgono sulla situazione drammatica dei giovani nel meridione costretti a fare i mercenari (perchè di questo si tratta) tralasciando o solo accennando a quella sporca guerra in atto e non solo lì, al “terrorismo” internazionale che copre interessi vecchi e immondi come il mondo.
    saviano è uno scrittore esordiente che pubblica con mondadori, e ha il successo che ha.
    combatte all’interno di uno stato il cui presidente è un criminale, e ci sono le prove e pubblica con lo stesso criminale che il suo libro, implicitamete combatte.
    saviano è consapevole fino in fondo di questa situazione che ha dell’incredibile?
    sono alcune domande che
    il discorso è lungo ares ma devo andare
    spero che almeno qui santiddio, si possa esprimere uno straccio di pensiero senza rischiare la lapidazione
    baci
    la fu

  79. Le critiche, i suggerimenti, le ammonizioni, rivolte a chi si è preso il rischio e ci ha messo la faccia, devono essere sempre misurate, cortesi, piene di rispetto, rivolte al bene del destinatario, senza ambiguità.

    Mi auguro anch’io che non si lasci inbonire ed usare, peccando forse di presunzione, presumento di potergli dare, io , un suggerimento.

  80. Va bè devi andare.. alla prossima, però mi piacerebbe tanto analizzare in sieme le sue dichiarazioni, che non sono del tutto fuori posto.

  81. Ares, ma fai le pernacchie oppure… ti è scappata??? :-D

    Ci sarà tempo e modo per approfondire, ma i dubbi della Fu mi paiono più che leciti.

    Ricambio il saluto e torno a cucinare.

    Blackjack.

  82. Roberto Saviano scrive una lettera a Berlusconi: “Ritiri la legge e si lasci processare”. Non mi aspettavo questa svolta fantasy.

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