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Per un voto onesto servirebbe l’ONU

di Roberto Saviano

“LA disperazione più grave che possa impadronirsi di una società è il dubbio che vivere onestamente sia inutile. E questa disperazione avvolge il mio paese da molto tempo”. È una riflessione che Corrado Alvaro, scrittore calabrese di San Luca, scrisse alla fine della sua vita. E io non ho paura a dirlo: è necessario che il nostro Paese chieda un aiuto. Lo dico e non temo che mi si punti il dito contro, per un’affermazione del genere. Chi pensa che questa sia un’esagerazione, sappia che l’Italia è un paese sotto assedio. In Calabria su 50 consiglieri regionali 35 sono stati inquisiti o condannati. E tutto accade nella più totale accondiscendenza. Nel silenzio. Quale altro paese lo ammetterebbe?

Quello che in altri Stati sarebbe considerato veleno, in Italia è pasto quotidiano: dai più piccoli Comuni sino alla gestione delle province e delle regioni, non c’è luogo in cui la corruzione non sia ritenuta cosa ovvia. L’ingiustizia ha ormai un sapore che non ci disgusta, non ci schifa, non ci stravolge lo stomaco, né l’orgoglio. Ma come è potuto accadere?
Il solo dubbio che ogni sforzo sia inutile, che esprimere il proprio voto e quindi la propria opinione sia vano, toglie forza agli onesti. Annega, strozza e seppellisce il diritto. Il diritto che fonda le regole del vivere civile, ma anche il diritto che lo trascende: il diritto alla felicità.
Il senso del “è tutto inutile” toglie speranza nel futuro, e ormai sono sempre di più coloro che abbandonano la propria terra per andare a vivere al Nord o in un altro paese. Lontano da questa vergogna.
Io non voglio arrendermi a un’Italia così, a un’Italia che costringe i propri giovani ad andar via per vergogna e mancanza di speranza. Non voglio vivere in un paese che dovrebbe chiedere all’Osce, all’Onu, alla Comunità europea di inviare osservatori nei territori più difficili, durante le fasi ultime della campagna elettorale per garantire la regolarità di tutte le fasi del voto. Ci vorrebbe un controllo che qui non si riesce più a esercitare.

Ciò che riusciamo a valutare, a occhio nudo, sono i ribaltoni, i voltafaccia, i casi eclatanti in cui per ridare dignità alla cosa pubblica un politico, magari, si dovrebbe fare da parte anche se per legge può rimanere dov’è. Ma non riusciamo a esercitare un controllo che costringa la politica italiana a guardarsi allo specchio veramente, perché lo specchio che usiamo riesce a riflettere solo gli strati più superficiali della realtà. Ci indigniamo per politici come l’imputata Sandra Lonardo Mastella che dall’esilio si ricicla per sostenere, questa volta, non più il Pd ma il candidato a governatore in Campania del Pdl, Stefano Caldoro. Per Fiorella Bilancio, che aveva tappezzato Napoli di manifesti del Pdl ma all’ultimo momento è stata cancellata dalla lista del partito e ha accettato la candidatura nell’Udc. Così sui manifesti c’è il simbolo di un partito ma lei si candida per un altro. Ci indigniamo per la vicenda dell’ex consigliere regionale dei Verdi e della Margherita, Roberto Conte, candidatosi nuovamente nonostante una condanna in primo grado a due anni e otto mesi per associazione camorristica e per giunta questa volta nel Pdl. Ci indigniamo perché il sottosegretario all’economia Nicola Cosentino, su cui pende un mandato d’arresto, mantiene la propria posizione senza pensare di lasciare il suo incarico di sottosegretario e di coordinatore regionale del Pdl. Ci indigniamo perché è possibile che un senatore possa essere eletto nella circoscrizione Estero con i voti della ‘ndrangheta, com’è accaduto a Nicola Di Girolamo, coinvolto anche, secondo l’accusa, nella mega-truffa di Fastweb. Ci indigniamo, infine, perché alla criminalità organizzata è consentito gestire locali di lusso nel cuore della nostra capitale, come il Café de Paris a via Vittorio Veneto.
Ascoltiamo allibiti la commissione parlamentare antimafia che dichiara, riguardo queste ultime elezioni, che ci sono alcuni politici da attenzionare nelle liste del centrosinistra. E ad oggi il centrosinistra non ha dato risposte. Si tratta di Ottavio Bruni candidato nel Pd a Vibo Valentia. Sua figlia fu trovata in casa con un latitante di ‘ndrangheta. Si tratta di Nicola Adamo candidato Pd nel Cosentino, rinviato a giudizio nell’inchiesta Why not. Di Diego Tommasi candidato Pd anche lui nel Cosentino e coinvolto nell’inchiesta sulle pale eoliche. Luciano Racco candidato Pd nel Reggino, che non è indagato, ma il cui nome spunta fuori nell’ambito delle intercettazioni sui boss Costa di Siderno. Il boss Tommaso Costa ha fornito, per gli inquirenti, il proprio sostegno elettorale a Luciano Racco in occasione delle Europee del 2004 che vedevano Racco candidato nella lista “Socialisti Uniti” della circoscrizione meridionale. Tutte le intercettazioni sono depositate nel processo “Lettera Morta” contro il clan Costa ed in quelle per l’uccisione del giovane commerciante di Siderno Gianluca Congiusta.
A tutto questo non possiamo rimanere indifferenti e ci indigniamo perché facciamo delle valutazioni che vanno oltre il – o vengono prima del – diritto, valutazioni in merito all’opportunità politica e alla possibilità di votare per professionisti che non cambino bandiera a seconda di chi sta alla maggioranza e all’opposizione. Trasformarsi, riciclarsi, mantenere il proprio posto, l’antica prassi della politica italiana non è semplicemente una aberrazione. È ormai considerata un’abitudine, una specie di vizio, di eventualità che ogni elettore deve suo malgrado mettere in conto sperando di sbagliarsi. Sperando che questa volta non succeda.
È un tradimento che quasi si perdona con un’alzata di spalle come quello d’un marito troppo spensierato che scivola nelle lenzuola di un’altra donna.
Ma si possono barattare le proprie attese e i propri sogni per la leggerezza e per il cinismo di qualcun altro?
Oramai si parte dal presupposto che la politica non abbia un percorso, non abbia idee e progetti. Eppure la gente continua ad aspettarsi altro, continua a chiedere altro.
Dov’è finito l’orgoglio della missione politica? La responsabilità di parlare a nome di un elettorato? Dov’è finita la consapevolezza che le parole e le promesse sono responsabilità che ci si assume? E la consapevolezza che un partito, un gruppo politico, senza una linea precisa, non è niente? Eppure proprio questo è diventata, nella maggioranza dei casi, la politica italiana: niente, spillette colorate da appuntarsi al bavero del doppiopetto. Senza più credibilità. Contenitori vuoti da riempire con parole e a volte nemmeno più con quelle. A volte si è divenuti addirittura incapaci si servirsi delle parole.
Quando la politica diviene questo, le mafie hanno già vinto. Poiché nessuno più di loro riesce a dare certezze – certezza di un lavoro, di uno stipendio, di una sistemazione. Certezze che si pagano, è ovvio, con l’obbedienza al clan. È terribile, ma si tratta di avere a che fare con chi una risposta la fornisce. Con chi ti paga la mesata, l’avvocato. Non è questo il tempo per moralismi, poco importa se ci si deve sporcare le mani.
Solo quando la politica smetterà di somigliare al potere mafioso – meno crudele, certo, ma meno forte e solido – solo quando cesserà di essere identificato con favori, scambi, acquisti di voti, baratto di morale, solo allora sarà possibile dare un’alternativa vera e vincente.
Anche nei paesi dominati dalle mafie è possibile essere un’alternativa.
Lo sono già i commercianti che non si piegano, lo sono già quelli che resistono, ogni giorno.
Del resto, quello che più d’ogni altra cosa dobbiamo comprendere è che le mafie sono un problema internazionale e internazionalmente vanno contrastate.
L’Italia non può farcela da sola. Le organizzazioni criminali stanno modificando le strutture politiche dei paesi di mezzo mondo. Negli Usa considerano i cartelli criminali italiani tra le prime cause di inquinamento del libero mercato mondiale. Sapendo che il Messico oramai è divenuto una narcodemocrazia la nostra rischia di essere, se non lo è già diventata una democrazia a capitale camorrista e ndranghetista.
Qui, invece, ancora si crede che la crisi sia esclusivamente un problema legato al lavoro, a un rallentamento della domanda e dell’offerta. Qui ancora non si è compreso davvero che uscire dalla crisi significa cercare alternative all’economia criminale. E non basta la militarizzazione del territorio. Non bastano le confische dei beni. Bisogna arginare la corruzione, le collusioni, gli accordi sottobanco. Bisogna porre un freno alla ricattabilità della politica, e come per un cancro cercare ovunque le sue proliferazioni.
Sarebbe triste che i cittadini, gli elettori italiani, dovessero rivolgersi all’Onu, all’Unione Europea, all’Osce per vedere garantito un diritto che ogni democrazia occidentale deve considerare normale : la pulizia e la regolarità delle elezioni.
Dovrebbe essere normale sapere, in questo Paese, che votare non è inutile, che il voto non si regala per 50 euro, per un corso di formazione o per delle bollette pagate. Che la politica non è solo uno scambio di favori, una strada furba per ottenere qualcosa che senza pagare il potere sarebbe impossibile raggiungere. Che restare in Italia, vivere e partecipare è necessario. Che la felicità non è un sogno da bambini ma un orizzonte di diritto.

“La Repubblica”, 20.3.2010.

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22 Commenti

  1. Roberto, la tua speranza è commovente, alcune volte la condivido, altre volte vorrei, con tutto il cuore vorrei avere la tua forza, la tua “fede” ma mi crolla tutto e penso che davvero la sola via sia abbandonare questa nave prima che affondi definitivamente, prima che sia inevitabile essere trascinato nel gorgo.
    Un forte abbraccio
    Ottavio

  2. rob,grazie ancora una volta
    e anche per quest’ennesima volta
    la sola voce che muove

    immagino già i commenti sul come e perchè e se e ma sulla tua vicenda sul tuo essere o non essere davvero scrittore se è tutto vero se è tutto falso
    proprio quello che tiu qui adesso descrivi con altri esempi altri fatti ,ma della stessa sostanza
    sii forte come sempre
    e un caro saluto
    bravo
    c.

  3. boh! è che io da piccolo leggevo i fantascienza (anche oggi eh che ne ho venti o poco più, siamai) e leggevo di questi popoli dei politici e oh mi chiedevo ma cazzarola chi cazzarola sono questi politici? poi un giorno ne ho ha avvistato uno un’altro giorno ne ho visto un altro poi con un altro ciò addirittura parlato:uah incredibile! erano identici pari pari mio padre che = alla mia prof di storia e filosofia del lisceo che = alla mia padrona di casa che = a un mio amico pittore che è = a me… boh! vi saluto è stato un piacere, chè già immagino i commenti dei commentatori che immaginano i commenti di altri commentatori sul come e perchè e se e ma vicenda sull’essere o non essere davvero scrittore se è tutto vero se è tutto falso …

    cari saluti dalla RPCU©

  4. L’Italia é l’unico paese, quanto meno della comunità europea, in cui si vota la domenica ed il lunedì. In tutti gli altri paesi si vota in un giorno solo e, all’orario di chiusura dei seggi, si aprono immediatamente le urne. C’é una motivazione logica per cui le urne debbano restare dormienti una notte intera?

  5. 19 anni. E cerco di capire quale sia il “male minore”. Sono siciliana, caro Roberto, vivo in un paese che nemmenocisipuòimmaginare che realtà vive.
    Eh, sì. A 19 anni voglio vedere il bello della vita, il bello della mia terra, perchè la Sicilia è davvero straordinaria. Terra straordinaria e “martoriata”. Che cancro è mai la mafia? Che cancro è mai, che colpisce anche lo stato, anche i politici…Gli scatti d’orgoglio ci sono. C’è tanta voglia di cambiare le cose. E ogni volta che vado a Palermo e passo da Capaci e vedo quella stele, sono scossa dai brividi.
    Non sono morti inutilmente.
    V.

  6. Roberto…
    Mi domando, ti domando, pensi davvero che in questo paese esista ancora qualche politico capace di leggere un libro come questo:
    http://www.ibs.it/code/9788806169336/weber-max/scienza-come-professione-la.html ?
    In questo paese, da nord a sud, siamo in pochi a gridare.
    La gola secca, il sangue amaro e il fegato gonfio: nessuno più ascolta.
    I nostri nonni facevano i calli alle mani per lasciarci un terreno da coltivare, noi i calli alle mani li facciamo digitando parole sulla tastiera.
    Lasceremo le parole scritte a chi ha sempre amato i beni individuali e non il bene collettivo? A quale prezzo? Serve ancora?
    A che serve scrivere, parlare e indignarsi quando ad ogni tornata elettorale vediamo le stesse facce? A che serve dire: quel partito è colluso quando la maggior parte dei partiti italiani necessitano del voto di quella parte nera di società? Un tempo si diceva: le elezioni in Italia si decidono a Palermo e a Milano. Oggi si decidono da Palermo a Milano e bisogna passare dalla Campania per ritirare i bigliettoni sporchi di sangue e continua a giocare la partita.
    Roberto, questo non è il paese dove alcuni ancora si fanno domande. Questo è il paese dove tutti pensano di avere le risposte pronte.
    Io continuo a farmi domande. Tu fornisci risposte. Il resto della società cosa fa per cambiare le cose?
    grazie per il pezzo che hai scritto, un abbraccio.

  7. Grande Saviano.
    Con la discussione che infuria qui su ni sulla responsabilità degli scrittori, finalmente una voce ferma (a mio parere, con Murgia e Bortolotti).

    Poi si può discutere con più sottigliezza sulla coerenza di pubblicare per case editrici conniventi con lo stesso sistema che si denuncia. O in seconda analisi, sul fatto che denunciando lo stato di degrado del paese non si finisca infine per giocare il ruolo di elemento stabilizzatore dello stesso sistema già ad altissima pressione di cui si denuncia il degrado, finendo indirettamente per favorire la stabilità di quelle tendenze che si vorrebbero combattere. Tema però tra l’altro generalizzabile al ruolo di qualsiasi critica politica.

    La realtà è che ognuno decide come crede di rischiare di più o di meno il suo. Una cosa è certa: Saviano ha perlomeno il pedigree, l’autorità, il calibro e la coerenza per denunciare le cose come stanno, e senza ambiguità. E, di questi tempi, un’iniezione di fiducia non è poco.

    Quanto agli altri, scrittori e non, ognuno faccia ciò che può per remare nella direzione giusta. Come ritiene più opportuno.

  8. a me sembra che siano problemi non solo italiani; con sfumature diverse, certo; ma che poi tutte le democrazie finiscano in cleptocrazie, temo sia un passaggio quasi ‘naturale’.
    votare? mah…

    un abbraccio

  9. Questo è l’ultimo commento de me Gertrudo, cuggino de Gertrude: nun so se te meritiamo, ma grazie Robbè. Te vojo bene.

  10. da http://www.19luglio1992.com, il sito direttamente gestito da Salvatore Borsellino e riferimento del movimento delle Agende Rosse

    Un partito come gli altri
    Editoriali – In evidenza
    Scritto da Salvatore Borsellino
    Lunedì 15 Febbraio 2010 12:41
    Sono profondamente deluso dalla scelta di Antonio Di Pietro di appoggiare De Luca in Campania allineandosi alle posizioni del PD e della scelta effettuata nelle Marche di aderire ad una coalizione con l’UDC, con un partito cioè che è presente in parlamento solo per i voti assicurati da Cuffaro, condannato già in secondo grado per i suoi rapporti con la mafia.
    Avevo creduto nelle assicurazioni che mi erano sta fatte a Vasto da Di Pietro di volere rinnovare e ripulire il suo partito per farlo diventare il partito della Società Civile, il partito dei giovani dagli ideali puri, il partito di chi ha come ideali la Verità e la Giustizia, il partito della gente onesta, un partito fatto solo di persone degne di sollevare in alto la nostra Agenda Rossa.
    Mi sono sbagliato, sono stato ingannato, sono vicino a Gioacchino Genchi che ha annullato tutti i suoi incontri in programma con esponenti e candidati dell’IDV, concordo con le parole di Sonia Alfano che ha definito quello fatto da Di Pietro al congresso IDV un tradimento morale, non ci si può alleare con l’UDC di Cuffaro nelle Marche e soggiacere alle scelte del PD appoggiando un pluriindagato in Campania, non si può per opportunità od opportunismi politici rinunciare alla questione morale. Non si può, soprattutto per il particolare momento in cui è stata fatta questa scelta, lasciare intendere di essere in qualche maniera ricattabile.
    Sono profondamente deluso e mi confermo ancora di più nella decisione, che peraltro avevo già preso, di separare nettamente l’immagine del Movimento delle Agende Rosse da quella dell’IDV.
    A Vasto avevo ad alta voce richiesto di far diventare l’IDV il partito della gente onesta, di chi ricerca, come noi la Verità e la Giustizia. Ritengo che la base di quel partito abbia gli stessi nostri ideali e le stesse nostre aspirazioni, ma le assicurazioni che mi sono state fatte in quell’occasione ed alle quali avevo dato credito senza però firmare alcuna cambiale in bianco, sono state disattese.
    Di Pietro non ha saputo rinunciare ai voti clientelari, non ha capito che perdendo qualche migliaio di voti buoni per ogni stagione e per ogni bandiera avrebbe guadagnato molti più voti di giovani che per la Verità e per la Giustizia saranno sempre pronti a combattere. Continuerò a sostenere persone come Benny Calasanzio, Giulio Cavalli, Emiliano Morrone, Sonia Alfano, Luigi De Magistris, tutte quelle persone che, continuo a credere, potrebbero fare diventare l’IDV quello che non ha avuto il coraggio di diventare. Invece dei passi avanti che mi attendevo, sono stati fatti dei passi indietro e non accetterò più che le bandiere dell’IDV si mescolino al simbolo delle Agende Rosse. Se IDV ha dimostrato di essere un partito come gli altri non c’è nessuna ragione perchè venga da noi considerato in maniera diversa dagli altri.

    Salvatore Borsellino

  11. Perché, caro Saviano, non ci dici i partiti che candidano persone specchiate, se ci sono?
    Per es. qui fai esempi relativi solo a PDL, UDC e PD.
    E l’IDV? (del caso Campania sappiamo)
    E i partiti di sinistra? Anche loro candidano persone inquisite o sotto giudizio o condannate?

    Sono davvero tutti uguali i partiti?
    Perché se non sono tutti uguali, allora non c’è bisogno dell’ONU, basterebbe votare quei partiti.

    Per esempio, in Campania c’è De Luca (PD), imputato, e Caldoro (PDL), che qualche giorno fa ha detto che non vuole i voti di una lista a lui associata che presenta tal Conte, condannato in primo grado per concorso esterno in associazione camorristica, ma intanto la lista e Conte restano – senza contare la presenza dell’indagata Mastella.

    Ma c’è anche la Federazione della sinistra che candida Paolo Ferrero.
    Perché caro Saviano non citi questo partito? Non conta nulla?
    Esistono solo PD e PDL?
    Ferrero è uguale a Caldoro e De Luca?
    Son davvero sempre e solo tutti uguali come hai detto a Buttafuoco per Panorama?

    Immagino tu non dica nulla su Ferrero perché Ferrero e la sua lista son pieni di indagati, imputati e condannati quanto quelle delle altre liste – e se li tengono, quando esce la notizia. Immagino, perché se non è così, non capisco proprio perchè non dici di votare quella lista o un’altra formata da persone senza problemi con la giustizia.

  12. Per favore, adottateli.
    Gli italiani sono incapaci di badare a se stessi.
    Gli italiani hanno bisogno di un tutore, spesso di un padrone. Di solito se lo scelgono pessimo. Da Mussolini a Berlusconi, non c’è limite al peggio. Il brianzolo morirà, checché lui ne dica, ma non passeranno vent’anni che gli italiani ne sceglieranno uno anche peggiore – è vero, non è facile immaginarlo, ma se l’umanità quando si tratta di dare il peggio è sempre molto creativa, gli italiani battono tutti. Sfatiamo un luogo comune, ossia che questo paese non conti nulla. Il fascismo lo hanno inventato qui, la mediocrazia forse no ma nessuno ha saputo realizzarla come questo popolino che ha pure inventato, non casualmente, il melodramma e la commedia dell’arte. Da ridere qui non manca mai, ma nemmeno da piangere. Per il resto, non funziona niente.

    Gli italiani da soli non ce la fanno. Se proprio non potete adottarli, commissariate il loro paese, il loro governo. L’Unione Europea o chiunque altro si faccia carico di questa sua bizzarra appendice. Assicuri alla giustizia l’ometto col cerone sulla faccia e sistemi le sue scuole, i suoi ospedali e tutto il resto – la testa no, da quella non si può cavare nulla. In cambio, quando vorrete ridere, o piangere di commozione, sapete a chi rivolgervi.

  13. Molto bello l’articolo di Roberto Saviano. C’è un soffio e nello stesso tempo sento un grido. Queste parole mi hanno fatto un’emozione che non avevo provato da lungo riguardando la cosa politica, perché queste parole parlano al mio cuore di cittadina. Rimpiango di non avere potere, di essere solo un’insegnante. Come fare per agire?

    Grazie a Roberto Saviano per sevgliare in noi la nostra parte bella e impegnativa, per essere con noi con le sue parole.
    Prego per che questa parola sia ascolta in Europa.

    véronique

  14. “Sapendo che il Messico oramai è divenuto una narcodemocrazia la nostra rischia di essere, se non lo è già diventata una democrazia a capitale camorrista e ndranghetista”. – Massimo rispetto per Roberto Saviano, ma se la situazione fosse questa (e io temo che lo sia), allora neanche l’Osce, l’ONU e l’Unione Europea potrebbero assicurare la “regolarità” delle elezioni. Perché in questo caso le organizzazioni criminali disporrebbero di una tale forza economica e politica da non aver bisogno di brogli, e potrebbero condizionare in modo decisivo anche un procedimento elettorale formalmente corretto. L’inquinamento del voto sarebbe, per così dire, già avvenuta alla fonte: nella testa, cioè, dei votanti che esprimono un reale “consenso” ai rappresentanti di un “sistema” che dà determinate “certezze”. So di dire una banalità, ma se non riusciamo ad offrire una alternativa valida e credibile a tale “sistema” il quale è oggi in Italia la *realtà* dell’economia e della politica, abbiamo già perso.

  15. Io vengo da San Giuseppe Vesuviano dove il Comune oggi sì e dopodomani anche viene commissariato per un sindaco dai capelli d’oro che da quasi 30 anni non accenna a sparire, che farebbe il medico di professione ma all’occorrenza “appiccia e’ cart … e niscuno pò fà niente…”, ma che non ha remore a metter la Sua Signora candidata prima in lista e poi in extremis cacciata da CasoCasini e stracciata dalle mura sozze del mio paese natale.

    Ma il punto è un altro: da dieci anni circa vivo a Torino e mediamente torno ad abbracciare i miei ancora a San Giuseppe Vesuviano che dopo dieci anni è una merda più di prima, è una GOMORRA più di prima.

    Il punto è quindi: ma come fa un cittadino a vivere nella merda e voler continuare a vivere nella merda senza neanche porsi il problema di uscirne!!!

    E’ questo quello che mi toglie il fiato, come ci si può abituare alla merda??? Ho lasciato la mia generazione a viverci, quella che con voli low cost va a Londra e Parigi e vede il bello, quella che dalla televisione può veder come funziona il mondo nei paesi normali ma che poi non batte ciglio se i propri piccoli figli non hanno una piscina dove andare – come nel mio caso 20 anni fa – e non possono uscire da soli perchè a rischio pirati della strada, scootermuniti e senza casco, che spacciano sotto casa davanti a quelle facce di cazzo dei vigili beatamente a sorseggiare nu cafè …..

    Cosa c’è nella testa di questa gente??? Cosa c’èèèèè??? Come si può inneggiare a criminali che con fasce tricolori spendono i soldi della cosa pubblica per portare Lele Mora alla festa del patrono del Paese!!

    Io non lo so e non lo riesco a capire e non me ne faccio una ragione ma treno per mio nipote che ha 12 anni, e tremo per mamma e papà, e tremo per mio fratello che fa il medico, che si spacca la schiena ogni giorno della sua vita … io ho paura per loro e per la sporcizia che li circonda.

    Poche voci pulite si alzano nella merda, quella di chi combatte tenacemente il lordume del mio paese ma che poi sa che purtroppo è una guerra persa perchè la gente VUOLE quel sistema e forse VUOLE sgazzare nella merda.

    Allo stadio qui a Torino io non vado più perchè troppe volte ferita a sangue non da qualche goalletto bianconero ma per quel coro che mi toglie il fiato: … lavali, lavali, lavali Vusuvio, con la lava lavali Vesuuuuviiooo …”

    Con il senno del poi forse, però, un lavaggio con centrifuga oggi non guasterebbe e lo dico con la disperazione di chi ogni 60 giorni circa vede lo sfacelo per 48 ore di passaggio … di un posto in cui una volta crescevano aranci ed ulivi.

  16. M’è capitato, a Frattamaggiore, a un adecina di chilometri da Napoli, di parlare con un tipo che il suo voto l’ha già venduto. Ho cercato di fargli capire che nel segreto dell’urna potrebbe anche gabbare il disonesto compratore di voti e lasciarla in bianco quella scheda cui dà così scarso valore. Ma questo dei voti è un mercato che si basa sulla paura e ancor più sull’ignoranza e sullo scarso senso civico.
    Su questi presupposti, la democrazia è invalidata.

    Per fortuna, però, ci sono ancora ragazzi che tentano altre strade:
    http://aitan.tumblr.com/post/469952458/e-un-volantino-preparato-da-5-miei-ex-alunni

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