➨ AzioneAtzeni – Discanto Quinto: Francesco Forlani
Discanto quinto*

È nero, il mare, dall’alto delle colline. La città distesa, addormentata, dalle colline, si specchia. E guarda. Poche luci sul mare. Luci di torcia. Lampade. Lampàras, sul mare. Luzern. Luci. Piccoli coni luminosi sull’acqua scura. Vecchie barche, sul mare. Lampàre. Escono quando viene notte.
Dal racconto ‘Meglio fuggire. Sempre’, di Sergio Atzeni, in I sogni della città bianca.
Lamparas. Barche di pescatori. È una buona notte, per calamari… – L’uomo cerca il bambino, e vede gli occhi che brillano, spalancati sotto l’unica stella. – Non sai cos’è una barca e forse non hai mai visto un calamaro…
-Hai ragione. Ma non è importante. Mi piace ascoltarti. Le parole sono note di un ballo, non bisogna capire…
dal racconto ‘Il demonio è cane bianco’ di Sergio Atzeni, in Bellas mariposas.
Call me Càmbara
di
Francesco Forlani
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Call me Càmbara, ‘o piscaturi, de sta tiritera de pisci, de ratantira de mare, càmbara, càmbara e maccioni – pisciurre’ sparedda e mumungioni, lu pisci lu pisci, sarde e d’alose! de palaje e raje petrose! Sarache, dientece ed achiate, scurme, tunne e alletterate! e lu mari, lu mari blek, nire comm’à minuit però sine lune, sine nu stracce ‘e lumière, comme lu fonde de copa de café nire puríss, et todo aggrummate comme sangre d’accabadora ca si ce vulisse ammuccari nu destine, inda lu mari lo puedes truvari qui isso tenet luz azzorra però t’aisse calà ca cape ambuttunate, comme nu palummari et ci aié affugà in la turmenta et in esta vague de agua salata qubbí ca manco li malloreddus, los macarùns ce poi acalari car l’est fria l’agua, freda et ‘ntussucuse assaje, cum l’onda qui es na chimera avec na criniera de bestia feroz, d’animali cu sfunneche et sine core, nu Mobydick ca nun se cheta et s’arza, et vole à la manera d’un monstre marine con mille cabezas et facie arraggiate.
Ogni sera, soldati tedeschi della nato, sulle seggiole, infilano monetine italiane in un grasso jubox, che trasmette canzoni tedesche. C’è anche Puppipepper – sergente – stanotte, nel bar. Puppipepper si spalla di star lì, è strapieno di birra. Stufo di quella compagnia. Corsa sul lungomare, coi finestrini aperti, ché entri il profumo di trixia, ché entri, quell’alito di mare. Ora, Puppi respira. È fresca l’aria. Mette allegria. Puppi accelera. Accelera. La Bmw è un carro di fuoco che corre fra il mare e lo stagno, un delirio di potenza, fra il mare e lo stagno, corre, il re del mondo. Et comme toujours a chest’ora de la noche sti surdate ‘nnamurate de cerveza, avec l’Heimat stampat’n front, dans la sueur de l’humiditate du marecage, se scatinino, alors que financo li fenicotteri puri li artri ozëi de la laguna se stanne addurmuti, sti mengoni che col gambéret se so arrifatti la panza y lo pilu, rojo, rojo, mieux que con la parrucchera capera de Stampàxi, et sti prince qui s’assomment su una ciampa sola rubios comme les purpacce arrussate de li homini do nord ca se stann abbruzià allu soleil a la manera de purceddu de tera et de sale, sont spectacular à veerse, però ahora, lu culunnel alemanne s’enfoja à todo gas su carrettera cum bagnola scapputtat ca paraît nu tank de la Panzer divisiuna que s’incuntrasse tozzi tozzi cum la Simca ca tenghe parkiggiata à la darsina, ce facisse nu tapis persano artro que, et moi, moi qui vulisse vivire con Maria sto ‘nmiezz o mare blek tutt’ambuttunate por el frie et cum penzero a chill’ommemmerda do cumpari Savio qui l’ est un’usuraju ch’istrozzat, nu chianchiere susunco, custu mi vìara seghèndi is callònis y che me tene péppalle que l’ata sira pure de sta varchetelle ca se ten cum spudu me vurrià sproprià pe me sdebbitarme de todo cum banda de sgheri et facie chimere et sauvages et le coltel en cana de mi mismo. A un tratto, tout d’un coup, nel silenzio, la bmw cozza contro qualcosa. Un cane ? Maledetti cani, sempre in mezzo ai coglioni, c’è sempre qualche cane portato fuori a pisciare che attraversa la strada nel momento sbagliato. Veramente soltanto un cane? Eh? Sergente! |
Chiamatemi Càmbara, il pescatore, di questa tarantella di pesci, della filastrocca di mare, càmbara, càmbara e pesci grossi – pesciolini, sardine e alose! palamite e razze! Saraghi, dentici e acciughe, sgombri, tonni e alletterati! E il mare, il mare nero, scuro come la mezzanotte ma senza luna, senza un filo di luce, come il fondo della tazzina di caffè nerissimo, e tutto raggrumato come sangue dell’accabadora che se volesse abboccarti un destino, solo nel mare lo puoi trovare, perché nel fondo emana una luce azzurra però dovresti calarci dentro la testa imbacuccata, come un palombaro, e annegare nella tempesta e in quest’onda di acqua salata dove neanche i malloreddus, i maccheroni ci puoi scaldare perché è fredda l’acqua, fredda e viscosa assai, con cresta che è una chimera dalla criniera di bestia feroce, di animale affamato e senza cuore, un Moby Dick che non si quieta e riaffiora e spicca il volo, come un mostro marino dalle mille teste e facce arrabbiate. A un tratto, tout d’un coup, nel silenzio, la bmw cozza contro qualcosa. Un cane ? Maledetti cani, sempre in mezzo ai coglioni, c’è sempre qualche cane portato fuori a pisciare che attraversa la strada nel momento sbagliato. Veramente soltanto un cane? Eh? Sergente! |
Epilogo
Il mattino seguente erano stati convocati tutti in questura : militari, proprietari dei bar del Poetto, personale di servizio e perfino i pescatori usciti in mare la notte dell’incidente. Probabilmente proprio questi ultimi che erano soliti mettersi a prua, dunque rivolti alla spiaggia avrebbero avuto la migliore visuale e testimoniare sull’auto pirata che aveva falciato due vite, personalità dell’isola come avrebbe intitolato un giornale, molto locale. Ognuno peró aveva negato di avere notato qualcosa, di avere assistito all’incidente o di avere elementi utili alle indagini in corso, affidate a un commissario originario di Quartu. Anche Càmbara era stato convocato ma si sapeva già che seppure avesse visto qualcosa nulla avrebbe detto. E infatti non disse nulla. Tranne una frase, che alle oreccchie dei più era parsa quasi enigmatica, sciamanica, misteriosa.
Alles klar Herr Kommissar? Tutto chiaro ora, signor Commissario ?

* Azione Atzeni- mode d’emploi
di
Gigliola Sulis e Francesco Forlani
‘E scoprirai quello che resta di un uomo,
dopo la sua morte,
nella memoria e nelle parole altrui’.
Sergio Atzeni, Il figlio di Bakunìn
Il 6 settembre del 1995, inghiottito dal mare come l’amato Fleba il Fenicio, Sergio Atzeni perdeva la vita nelle acque dell’isola di Carloforte. Sardo, appena quarantenne, era stato militante comunista, anarchico leader studentesco, impiegato insoddisfatto, sindacalista, pubblicista. Dopo la fuga dall’isola, tra l’Emilia e Torino, divenne correttore di bozze, lettore di manoscritti per case editrici, sontuoso traduttore – un testo su tutti: Texaco di Patrick Chamoiseau. Per tutta la vita fu intellettuale rigoroso, poeta e scrittore immaginifico, autore di romanzi-mondo come Apologo del giudice bandito, Il figlio di Bakunìn, Il quinto passo è l’addio, Passavamo sulla terra leggeri, e di una cascata di racconti tra cui Il demonio è cane bianco, I sogni della città bianca, e Bellas mariposas.
Come nel Figlio di Bakunìn, pensando oggi a Sergio, ci chiediamo: che cosa resta di uno scrittore, dopo la sua morte, nella memoria e nelle parole altrui?
Per rispondere a questa domanda, abbiamo invitato degli autori legati all’opera di Atzeni a dare nuova vita ai personaggi o ai luoghi o alle atmosfere della sua opera. Interpretando, riscrivendo, stravolgendo creativamente, in totale libertà. Un coro di voci diverse per una raccolta di racconti brevi, una rifrazione e moltiplicazione di frammenti post-atzeniani.
Assolutamente vietata l’agiografia, e ‘massima penalità per chi si prende troppo sul serio’, come scriveva Sergio in uno dei suoi ultimi articoli per “L’ Unione Sarda”.
Nasce così il gioco del discanto*, da intendere sia come far decantare delle buone pagine in nuove storie sia come costruzione di voci in forma di polifonia medievale.
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Francesco Forlani ‘Nella Sardegna magica in cerca di Sergio Atzeni, “Reportage”, n.10, 2012, ripreso nel 2017 da Minima Moralia
Gigliola Sulis, ‘Chi era Sergio Atzeni?’, “Le parole e le cose”, 22 novembre 2012
Si può seguire il PODCAST su:
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Ma che bella iniziativa Gigliola e Francesco Forlani e che belle storie stanno venendo fuori.graxie da parte mia e di Jenny
Grazie Rossana, di vero cuore e saluta Jenny che mi piacerebbe incontrare un giorno. effeffe
grazie, e abbracci!