di Orazio Labbate
Il cielo serale non aveva nulla che lo tenesse a riposo, giacché un temporale strillava come se i fulmini fossero uccellini invisibili dotati di campanelli nei cumulonembi. Acuiti dalla violenta ostilità dei venti, essi annientavano ogni onesto potere dell’immaginazione.
di Orazio Labbate Piazza Dante. Poggio le mani sui lastricati in ardesia, i miei sedili artigianali, voglio fottermi la frescura ficcatasi nelle fessure buie della pietra. Il caldo s’alza dai capannoni bruciati e le nuvole diventano nere. Io sono nato sotto quelle nuvole nere;