Con tutto il corpo / Scene di caccia

di Laura Pugno

con tutto il corpo

con tutto il corpo
quello che è visibile
desideri:
invisibile aidoru-ai
o solo visibile ora
che esisti,

che sei corpo non sensibile
al tatto
non forma
del territorio o
possedimento umano: non sei
geografia di ai,
carta con
mari,
oceani d’acqua,
così
sei
underwater
nella mente-memoria,
in lui che
adora la scatola e la stele
regge la card,
ti porta negli occhi

e negli occhi
sei corpo-
desiderio,
cosa nera,

stele
nera come neve
come cosa pensata e trasmessa
da mente a mente, luce
che ti tocca le spalle, corpo
in un alone d’oro,

corpo
di scambio
tra uomini e scimmie davanti alla stele:
questo è il discorso,
si ricapitola,
si chiude

fuga di ai,
gonna di plastica su belle gambe,
stivali
con tacchi altissimi su una mappa della terra

con tutto il corpo:
se sei partita, aidoru
come lui verso oriente,
se ti stanno inseguendo,
sei già corpo,
animale nel bosco
mescolato
ad altro bosco,
a luce fra le ombre degli alberi a intermittenza

la vista e l’odore di un’arancia
nel bosco,
due schermidori nel bosco,
vedi questo,
aidoru: sei coltivata
come una pianta,
sei persa nel bosco
si fa selvatica
la cosa
che vorrebbe essere il tuo corpo

vedi il tuo corpo –
questo,
tóccati la pelle–
percorso dal legno con esattezza,
fragole nella tua bocca
dolcissimo diventare delle fragole

questa strategia
fallisce quando danno fuoco al bosco

***

scene di caccia

qui si dichiara
l’inseguimento, l’assenza
di regole d’ingaggio,
nel tuo corpo,
per il tuo corpo,
aidoru-è,
aidoru
che sei presente soprattutto come corpo
a quelli che ti vedono

cavalcano tori e moto nere,
ducati,
honda nero opaco,
ti vanno verso,
sei l’oriente, sei
tu shanghai, sei percorsa
dalla transiberiana fino alle porte

della città dove
sei estremo oriente
terra dove si prega con le stoffe
estremo da questa vista da questa torre
di guardia
dove bruciano fuochi e ti cercano da un tempo lunghissimo

percepisci – tu
l’inseguita – il loro
avvicinarsi, il cambiamento
dell’aria e dell’odore
dell’aria con le loro forme,
la tua carne-non carne
che cerca di farsi invisibile,
superficie d’argento,
è certo che ti prenderanno

sei presa, ai,
ti chiuderanno nella scatola
nera,
con bende
sugli occhi e bocca,
non resterà che la voce,
ti trasmetteranno
per onde radio
e telepatia,
ti innesteranno nelle loro menti
con monitor ed elettrodi,
stella grandissima,

ti berranno come l’uovo
che si passa di bocca in bocca nel sacrificio

Laura Pugno è nata a Roma il 30 aprile 1970. Ha pubblicato poesie in numerose riviste (tra cui Poesia, L’immaginazione, Minimum fax, Dàrsena, Scarto minimo) e in raccolte collettive (L’opera comune, Atelier 1999, Dieci poeti italiani, Pendragon 2002). Ha partecipato a numerosi festival internazionali di poesia. Nel 2001 ha raccolte le sue poesie, con alcune prose di giulio mozzi, in Tennis (Nuova Editrice Magenta). Nel 2002 ha pubblicato il libro di racconti Sleepwalking (Sironi). Ha tradotto numerosi saggi e opere narrative dall’inglese e dal francese.
“Con tutto il corpo” e “Scene di caccia” sono due episodi del poemetto inedito hacker/aidoru.

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9 Commenti

  1. Non è che non apprezzi queste poesie. È che il rapporto poesia femminile / corpo ultimamente mi sembra fin troppo coltivato. Il rischio potrebbe essere una specie di (raffinata, ricercata, perfino compiaciuta) autoesclusione da discorsi di altro tipo.
    Insomma, se una delle possibili ragioni della poesia è – come dicono più sotto Inglese e Raos – “attraversare la porta stretta del pensiero, della meditazione discontinua e ritmata”, i temi della poesia femminile dovrebbero essere anche altri, magari non esattamente “di genere”.
    Peccato che nel panorama della poesia femminile italiana non ci sia (stata) nessuna Szymborska.

  2. sono abbastanza d’accordo sul pericolo che segnali, emma; c’è effettivamente un’aspettativa di qualcosa come una poesia femminile, ossia una poesia del corpo; non so quanto questa aspettativa influenzi la scrittura delle poetesse, o quanto sia nata in seguito a percorsi spontanei; qui bisognerebbe convocare voci femminili a risposta; in ogni caso ho trovato molto efficaci i testi di Laura Pugno, e particolarmente la “confusione” tra primitivismo e tecnologia

  3. Beh Andrea, credo che la questione “corpo” abbia seri fondamenti. Come si dice in questi casi, per ragioni “biologiche” e per ragioni “culturali”.
    Di fatto la riflessione sul corpo è stata centrale nel pensiero femminista. E poesia e femminismo sono stati tra loro strettamente legati. Poetesse del calibro di Adrienne Rich (a quel che mi risulta considerata – Genna è prezioso in queste cose – la più importante poetessa USA vivente) sono state militanti e leader del movimento femminista.
    Però la sensazione è che tutto passi, si evolva, rischi di trasformarsi in ideologia e in maniera.
    Magari senza che la sostanza nel frattempo sia per davvero cambiata: per cui le “poetesse” continuano a rimanere, quasi per definizione – perlomeno da queste parti – autori “minori”.

    Comunque mi riprometto di leggere la rivista citata da Graziano.

  4. Va bene, credo che da un certo punto di vista abbiate ragione. Non leggo molta poesia quindi mi fido. Ma le vostre riflessioni mi hanno fatto venire in mente altre cose. Proprio ieri discutevo con mia sorella di ritorno dal pronto soccorso perchè si è bruciata tre dita agguantando una pentola incandescente senza guanto cacchio, le dicevo, se fosse già in vigore la carta d’identità biometrica in aeroporto ti fermerebbero come sospetta terrorista per colpa di una cicatrice sul polpastrello che ti ha cambiato i connotati. Da oggi ufficialmente non saresti più tu. Ma nemmeno altro, fino al prossimo update identitario. Con un frattempo di sala d’attesa nella cucina di Guantanamo. Poi il discorso si è allargato alla micro:)soft, che il 22 giugno ha registrato presso l’United States Patent il brevetto 6.754.47 dal titolo “Method and apparatus for transmitting power and data using the human body”.
    Ecco l’abstract “Sono descritti metodi e apparati per distribuire elettricità e dati verso apparati associati al corpo umano. Il corpo umano è utilizzato come mezzo conduttivo attraverso cui sono distribuiti dati ed elettricità. L’elettricità è distribuita associando una fonte di energia al corpo umano attraverso un primo set di elettrodi. Uno o più apparati da essere alimentati, per esempio devices perferiche, sono associati al corpo umano attraverso ulteriori elettrodi. Gli apparati possono essere altoparlanti, video, orologio, tastiera etc. Un segnale DC o AC dovrà essere usato come sorgente elettrica. Utilizzando segnali con gruppi d’alimentazione multipli di differente frequenza, diversi devices possono essere alimentati selettivamente. I dati digitali e le altre informazioni (ad esempio segnali audio) possono essere modulati sul segnale elettrico usando tecniche di frequenza e/o modulazione d’ampiezza”.
    Poi passo di qui e leggo le vostre riflessioni e mi vengono in mente, a caso ma nell’ordine e per l’italia il tecnofeto di ultrasound (www.thething.it/ultrasound/) poi la biopolitica e il biopotere (da quanto tempo si legifera sul corpo delle donne?), poi la palestina e le corposocioinstallazioni di mona hatoum (www.cyberzone.it/cyberzone%20n16/hatoum.html) e mi dico, altro che essenzialismo uterino, altro che ospizi e case per anziane femministe. Se c’è uno spazio in cui il personale è politico è proprio quello del corpo. Ora. E le donne ma non solo (ultrasound è un progetto collettivo anonimo, in linea di principio transidentitario), poete di carta a parte se avete ragione ma loro le toglieranno mai le pentole dal fuoco senza guanto?, lo sanno e lo devono ancora raccontare.

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