Arrigoni, vilipendio alla memoria

Come a ‘Libero’ scrivono senza verificare le fonti. Lettera al direttore Maurizio Belpietro
di Luca Galassi (da Peacereporter)
Maurizio Belpietro,
scusandomi per non aver anteposto al suo nome, che è necessario – purtroppo – citare, la parola ‘signor’, o ‘direttore’, o addirittura ‘giornalista’; vedendomi – mio malgrado – costretto a rivolgermi in terza persona al mero dato onomastico che la identifica; trovandomi obbligato a rinunciare all’esercizio della nobile arte del vilipendio (arte nella quale le lascio volentieri la primazia), e non perché lei non la meriti, quanto perché non è mio costume praticarla – sono un non violento, ahimé -, sarebbe davvero meraviglioso se, una volta tanto nella sua vita, lei potesse verificare le fonti alle quali si abbevera il suo giornale per produrre le sue requisitorie.
Le fonti si verificano, Maurizio Belpietro, perché altrimenti si rischiano figuracce. Come può il suo ‘giornalista’ Angelo Pezzana, ‘esperto’ della questione palestinese, nell’articolo scritto ieri su ‘Libero’, parlare di una persona che non ha mai conosciuto (Vittorio Arrigoni), di un territorio che non ha mai visitato (la Striscia di Gaza) e di un’attività che non ha mai visto (le azioni dell’International Solidarity Movement)? E come può farlo senza prima aver controllato le fonti che gli hanno raccontato ciò che ha scritto?
Pezzana scrive: “Arrigoni scelse la Striscia perché là, e non altrove, pensava fosse possibile realizzare la sconfitta dell’odiato ‘piccolo satana’ che opprimeva i palestinesi”. Arrigoni non scelse la Striscia per ‘sconfiggere Israele’ (forse avrebbe anche voluto possedere la fionda che David usò per sconfiggere Golia, ma, purtroppo per Pezzana, Vittorio non ha mai imbracciato un’arma), quanto perché “là e non altrove” non Hamas, non i salafiti, non i terroristi, ma la popolazione civile aveva bisogno del suo aiuto. Perché? Per poter lavorare i campi, per poter pescare. Senza dover rischiare la morte. Si informi qui, Maurizio Belpietro, il suo ‘giornalista’. E se considera il nostro sito troppo filo-palestinese, si informi anche qui, sempre che non ritenga anche i giornalisti della televisione di Stato italiana collaborazionisti di Hamas.
Pezzana denuncia: “Soltanto Hamas, un movimento dichiarato terrorista dall’Onu e dalla Ue, gli pareva adatto, dopo aver conquistato il potere con un colpo di stato, a realizzare uno Stato palestinese che ha nel proprio statuto la distruzione di Israele”. Tanto gli pareva adatto, a Vittorio Arrigoni, che un mese fa quelli di Hamas hanno preso a botte lui e i giovani palestinesi del Gybo (Gaza Youth Breaks Out) scesi in piazza per chiedere la fine delle ostilità interne e la riconciliazione in nome dell’unità nazionale. Vittorio Arrigoni era uno degli organizzatori del movimento contro le lotte di potere tra le fazioni del governo palestinese. Per informazioni, il suo ‘giornalista’ può leggere quanto l’attivista dell’Ism scrisse in quella occasione, qui.
Pezzana, nuovamente, accusa: “Era (Arrigoni, ndr) un pacifista, il che vuol dire che amava la pace, anche se aveva scelto di stare con chi la pace mica la voleva, perché Hamas vuole distruggere Israele, non farci un accordo”. Arrigoni non aveva scelto di stare con Hamas. Si abbeveri a queste fonti, Maurizio Belpietro, il suo ‘giornalista’: “Personalmente, come attivista per i diritti umani, Hamas non piace assolutamente. Per cui ho qualcosa da ridire anche a loro, che hanno parecchio limitato i diritti umani da quando hanno vinto le elezioni”: Vittorio Arrigoni, intervista rilasciata al sottoscritto il 14 gennaio 2009.
Infine, il ‘giornalista’ Pezzana prosegue la sua giaculatoria istituendo un parallelismo del tutto arbitrario tra la morte di Arrigoni e il massacro di una famiglia israeliana in Cisgiordania, a Itamar, il 12 marzo 2011: “Eppure una famiglia sgozzata nella notte, nella propria casa, se raccontato, fatte vedere le immagini, avrebbe destato una impressione enormemente più forte di quella di Arrigoni, un volontario che svolgeva una sorta di servizio civile in un paese che sta cercando in ogni modo di distruggerne un altro” Sapesse, Maurizio Belpietro, il suo ‘giornalista’ – giusto a titolo di cronaca – come gli israeliani, che Pezzana vuole “degni dello stesso amore” che Vittorio provava per i palestinesi, si sono comportati dopo l’orribile eccidio. Lo apprenda qui.
Potrebbe stupirla, Maurizio Belpietro, che a scrivere queste cose non sia un antisemita, un militante pacifista, un fazioso. Ma un giornalista che verifica le fonti. Quelle che forse lei e il suo ‘giornalista’ Angelo Pezzana conoscete solo come sorgenti che zampillano dalle montagne lombarde, dove nel week-end portate la famiglia a camminare. Un’altra famiglia, a pochi chilometri da quelle montagne, è stata distrutta dalla morte del proprio figlio per mano di alcuni barbari fanatici.
Chi commette vilipendio su un cadavere viene punito con la reclusione fino a tre anni. Chi, su questo, commette atti di brutalità o di oscenità, è punito con la reclusione da tre a sei anni. Non so se la pubblicazione di falsità come quelle scritte su ‘Libero’ abbiano o meno rilevanza penale. Ciò che so è che la memoria, quella sì, di Vittorio, è stata vilipesa. Brutalmente e oscenamente.
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20 Commenti

  1. Mai come in questo caso il nome di un giornale la dice lunga sulla sua natura: “Libero” di parlare a vanvera (ma un vanvera evidentemente calcolato a tavolino), di attaccare sempre e comunque l’Altro, con una violenza verbale che in questo paese va ormai per la maggiore. Questi ubriachi di libertà non sanno che calpestare il prossimo loro…
    Grazie a chi ha scritto questo articolo.

  2. disgusto immane, seppur ormai abituatici alla consueta prima pagina, nel constatare che non si ha rispetto neanche per i morti.

  3. Ma Angelo Pezzana è lo stesso Pezzana che fondò il movimento omossessuale FUORI, nonché (ex?) militante radicale e noto filo-sionista torinese? Partecipai, negli anni 80, a una contestazione (con bellissimo lancio di uova colorate) contro costui e una sua iniziativa a favore di Israele, proprio a Torino (se non ricordo male, era anche attivista dell’associazione Italia-Israele e applaudiva pubblicamente ai raid israeliani). Evidentemente non è cambiato … In quell’occasione, tra l’altro, si distinsero, nell’azione del raccontar menzogne, le “democratiche” Unità e Stampa …

    ng

  4. Desta sconcerto Angelo Pezzana, ex libertario, tra i fondatori del FUORI (Fronte Unitario Omosessuali Rivoluzionari Italiani) che oggi scrive su un quotidiano becero, razzista, servile e fascistoide, che pubblica a fascicoli i falsi diari del Truce e offende pesantemente, attraverso menzogne indecenti, la memoria di Vittorio Arrigoni: un giovane generoso, altruista, onesto e puro.

  5. Mi tornano in mente gli articoli derisori e sprezzanti scritti da Feltri/Belpietro/giornalidalorodiretti su Enzo Baldoni, su Simona Pari e Simona Torretta, su Giuliana Sgrena, su Carlo Giuliani. La negazione di ogni umana solidarietà e la premeditata diffamazione nei confronti di chi paga un prezzo alto se non anche con la propria vita per idee diverse dalle loro è sistematica e costante ed è funzionale non all’informazione, ma al mantenimento della compattezza delle falangi incazzate dei lettori dei loro giornali.

    Credo sia inutile replicare, questi interventi non sono finalizzati a comunicare, a scambiare punti di vista, a convincere, sono unicamente votati a ribadire la convinzione in chi è già convinto sulla malafede, la povertà morale, l’inconsistenza ideale, la stupidità di chi genericamente si orienta su posizioni diverse da quelle dei Feltri/Belpietro eccetera

  6. Dovrebbe destare sconcerto chiunque scriva su quotidiani come Libero, Giornale, Foglio (dove sabato è comparso un articolo che non era secondo a questo quanto a vilipendio della memoria di Vittorio) e Tempo, che dovrebbero essere considerati al pari di bollettini di associazioni di stampo razzista o neonazista. E sappiamo bene che anche scrittori e intellettuali altamente considerati nella cultura di sinistra collaborano, o hanno collaborato, con questa specie di organi votati al linciaggio personale di chiunque non appartenga alla cricca di regime.

  7. attenzione, che esistono due modi di vilipendere la memoria di Arrigoni
    C’è quello diretto dei giornali del neoduce che insultano apertamente chi deve essere demonizzato dal suo latrante elettore medio, che è persona di scarsa cultura, e quindi deve ricevere messaggi diretti.
    Ma c’è un altro modo, molto più sottile e quindi molto più pericoloso, che è quello di nascondere la calunnia contro il morto dietro la forma dell’appello umanitario, come hanno fatto sulla Repubblica:
    http://tinyurl.com/3qldgjg
    Dietro la fasulla preoccupazione per l’eventualità (di cui si dicono certi, ma che non ha NESSUN riscontro giornalistico) dell’uccisione dei due assassini di Vik si nasconde la pugnalata calunniatoria, ovvero dire che era pappa e ciccia con presunti trafficanti di droga e esseri umani, e quindi in realtà l’ha fatto fuori Hamas perchè sapeva troppe cose. Insomma, lo vogliono far passare quasi come un regolamento di conti tra mafiosi, e quindi, dare a Vik del colluso con la mafia locale.
    Qui altri link che scavano nell’intento diffamatorio della ONG “umanitaria” che in realtà è un’invenzione di un PR, che a Gaza non c’è mai stato.
    http://kelebeklerblog.com/2011/04/18/lufologo-roberto-malini-attacca-vittorio-arrigoni-e-repubblica-gli-da-spago/
    http://palaestinafelix.blogspot.com/2011/04/cronaca-dello-schifo-il-quotidiano.html
    attenzione, perchè è questa la propaganda più pericolosa, quella che ti fa abbassare le barriere dell’attenzione per fotterti meglio:
    un articolo di Libero è sputtanato già per dove è scritto, a prescindere che sia, come è quasi sempre, un mucchio di balle e di insulti, il giornale “progressista” la Repubblica che pubblica un appello “umanitario” di una sedicente ONG presente a Gaza ti mette molto meno sull’attenti, e finisci per credere come dati di fatto a calunnie che sono peggiori ancora degli insulti di Libero, perchè una cosa è insultare il comunista che ha avuto quello che si meritava dai suoi amici tagliagole (sintetizzo il rutto libero del destrorso medio italiano), un’altra è insinuare sospetti che alla fine della storia mettono Arrigoni molto più in cattiva luce di quanto facciano i suoi nemici dichiarati.

  8. Dopo aver visto la video di Vittorio Arrigoni, penso che era un militante pacifista creando nella possibilità di dare una terra con un nome alla Palestina, senza odio contro Israele.

  9. @ Véronique
    senza odio per Israele … Al limite, senza odiare il popolo di Israele; Arrigoni era un tenace oppositore della politica di Israele (del Governo ma anche di tutte le sue istituzioni); non a caso la madre ha chiesto che la sua salma non passasse per quelle terre. Non nascondiamo ciò che pensava e per cui lottava: è il miglior modo di ricordarlo.

    Così come è sensato denunciare – e proprio per ricordarlo degnamente – chi, in questi giorni, sta fingendo partecipazione al dolore, mentre fino a ieri applaudiva all’embargo contro Gaza e alle falsificazioni sulla storia del conflitto palestinese. Piero Fassino è l’esempio più lampante, ma non è il solo.

    I filo-sionisti più pericolosi, e proprio perché apparentemente più “democratici”, sono quelli di “sinistra”; gli altri, almeno, sono subito riconoscibili.

    Consiglio la (ri)lettura di questa lettera

    ng

  10. I giovani di Gaza si sono “rotti i coglioni”, ecco il loro manifesto.

    MANIFESTO DEI GIOVANI DI GAZA PER IL CAMBIAMENTO! (GYBO Manifesto in Italian)

    pubblicata da La Rivoluzione è l’unica soluzione. il giorno domenica 2 gennaio 2011 alle ore 16.56
    Vaffanculo Hamas. Vaffanculo Israele. Vaffanculo Fatah. Vaffanculo UN. Vaffanculo UNWRA. Vaffanculo USA! Noi, i giovani di Gaza, siamo stufi di Israele, di Hamas, dell’occupazione, delle violazioni dei diritti umani e dell’indifferenza della comunità internazionale! Vogliamo urlare per rompere il muro di silenzio, ingiustizia e indifferenza, come gli F16 israeliani rompono il muro del suono; vogliamo urlare con tutto il potere delle nostre anime per sfogare l’immensa frustrazione che ci consuma per la situazione del cazzo in cui viviamo; siamo come pidocchi stretti tra due unghie, viviamo un incubo dentro un incubo, dove non c’è spazio né per la speranza né per la libertà. Ci siamo rotti i coglioni di rimanere imbrigliati in questa guerra politica; ci siamo rotti i coglioni delle notti nere come il carbone con gli aerei che sorvolano le nostre case; siamo stomacati dall’uccisione di contadini innocenti nella zona franca, colpevoli solo di stare lavorando le loro terre; ci siamo rotti i coglioni degli uomini barbuti che se ne vanno in giro con i fucili abusando del loro potere, picchiando o incarcerando i giovani colpevoli solo di manifestare per ciò in cui credono; ci siamo rotti i coglioni del muro di vergogna che ci separa dal resto del nostro paese tenendoci ingabbiati in un pezzo di terra grande quanto un francobollo; e ci siamo rotti i coglioni di chi ci dipinge come terroristi, fanatici fatti in casa con le bombe in tasca e il maligno negli occhi; abbiamo le palle piene dell’indifferenza da parte della comunità internazionale, i cosiddetti esperti in esprimere sconcerto e stilare risoluzioni, ma codardi nel mettere in pratica qualsiasi cosa su cui si trovino d’accordo; ci siamo rotti i coglioni di vivere una vita di merda, imprigionati dagli israeliani, picchiati da Hamas e completamente ignorati dal resto del mondo.
    C’è una rivoluzione che cresce dentro di noi, un’immensa insoddisfazione e frustrazione che ci distruggerà a meno che non troviamo un modo per canalizzare questa energia in qualcosa che possa sfidare lo status quo e ridarci la speranza. La goccia che ha fatto traboccare il vaso facendo tremare i nostri cuori per la frustrazione e la disperazione è stata quando il 30 Novembre gli uomini di Hamas sono intervenuti allo Sharek Youth Forum, un’organizzazione di giovani molto seguita (www.sharek.ps), con fucili, menzogne e violenza, buttando tutti fuori, incercerando alcuni esponenti e proibendo allo Sharek di continuare a lavorare. Alcuni giorni dopo, alcuni dimostranti davanti alla sede dello Sharek sono stati picchiati, altri incarcerati. Stiamo davvero vivendo un incubo dentro un incubo. E’ difficile trovare le parole per descrivere le pressioni a cui siamo sottoposti. Siamo sopravvissuti a malapena all’Operazione Piombo Fuso, in cui Israele ci ha bombardati di brutto con molta efficacia, distruggendo migliaia di case e ancora più persone e sogni. Non si sono sbarazzati di Hamas, come speravano, ma ci hanno spaventati a morte per sempre, facendoci tutti ammalare di sindrome post-traumatica visto che non avevamo nessuno posto dove rifugiarci. Siamo giovani dai cuori pesanti. Ci portiamo dentro una pesantezza così immensa che rende difficile anche solo godersi un tramonto. Come possiamo godere di un tramonto quando le nuvole dipingono l’orizzonte di nero e orribili ricordi del passato riaffiorano alla mente ogni volta che chiudiamo gli occhi? Sorridiamo per nascondere il dolore. Ridiamo per dimenticare la guerra. Teniamo alta la speranza per evitare di suicidarci qui e adesso. Durante la guerra abbiamo avuto la netta sensazione che Israele voglia cancellarci dalla faccia della Terra. Negli ultimi anni Hamas ha fatto di tutto per controllare i nostri pensieri, comportamenti e aspirazioni. Siamo una generazione di giovani abituati ad affrontare i missili, a portare a termine la missione impossibile di vivere una vita normale e sana, a malapena tollerata da una enorme organizzazione che ha diffuso nella nostra società un cancro maligno, causando la distruzione e la morte di ogni cellula vivente, di ogni pensiero e sogno che si trovasse sulla sua strada, oltre che la paralisi della gente a causa del suo regime di terrore. Per non parlare della prigione in cui viviamo, una prigione giustificata e sostenuta da un paese cosiddetto democratico.

    La storia si ripete nel modo più crudele e non frega niente a nessuno. Abbiama paura. Qui a Gaza abbiamo paura di essere incarcerati, picchiati, torturati, bombardati, uccisi. Abbiamo paura di vivere, perché dobbiamo soppesare con cautela ogni piccolo passo che facciamo, viviamo tra proibizioni di ogni tipo, non possiamo muoverci come vogliamo, né dire ciò che vogliamo, né fare ciò che vogliamo, a volte non possiamo neanche pensare ciò che vogliamo perché l’occupazione ci ha occupato il cervello e il cuore in modo così orribile che fa male e ci fa venire voglia di piangere lacrime infinite di frustrazione e rabbia!

    Non vogliamo odiare, non vogliamo sentire questi sentimenti, non vogliamo più essere vittime. BASTA! Basta dolore, basta lacrime, basta sofferenza, basta controllo, proibizioni, giustificazioni ingiuste, terrore, torture, scuse, bombardamenti, notti insonni, civili morti, ricordi neri, futuro orribile, presente che ti spezza il cuore, politica perversa, politici fanatici, stronzate religiose, basta incarcerazioni! DICIAMO BASTA! Questo non è il futuro che vogliamo!

    Vogliamo tre cose. Vogliamo essere liberi. Vogliamo poter vivere una vita normale. Vogliamo la pace. E’ chiedere troppo? Siamo un movimento per la pace fatto dai giovani di Gaza e da chiunque altro li voglia sostenere e non si darà pace finché la verità su Gaza non venga fuori e tutti ne siano a conoscenza, in modo tale che il silenzio-assenso e l’indifferenza urlata non siano più accettabili.

    Questo è il manifesto dei giovani di Gaza per il cambiamento!

    Inizieremo con la distruzione dell’occupazione che ci circonda, ci libereremo da questo carcere mentale per riguadagnarci la nostra dignità e il rispetto di noi stessi. Andremo avanti a testa alta anche quando ci opporranno resistenza. Lavoreremo giorno e notte per cambiare le miserabili condizioni di vita in cui viviamo. Costruiremo sogni dove incontreremo muri.

    Speriamo solo che tu – sì, proprio tu che adesso stai leggendo questo manifesto!- ci supporterai. Per sapere come, per favore lasciate un messaggio o contattaci direttamente a freegazayouth@hotmail.com.

    Vogliamo essere liberi, vogliamo vivere, vogliamo la pace.

    LIBERTA’ PER I GIOVANI DI GAZA!

    Translation: Chiara Baldini

    http://www.facebook.com/notes/la-rivoluzione-%C3%A8-lunica-soluzione/manifesto-dei-giovani-di-gaza-per-il-cambiamento-gybo-manifesto-in-italian/181784171851388

  11. lui stesso ha tracciato la via maestra nella buona polemica virtuale con Saviano.Guardare nel fondo delle cose,dietro le quinte,oltre le luci.Ma alle fanzine cripto-….,beh,l’avrete capito,evidentemente certe virtuose prospettive non interessano.Il fatto poi che molti volontari sposati con cause sacrosante adoperino linguaggi inappropriati,in contraddizone non apparente con ciò che si prova a costruire(ma forse solo come urla dal silenzio),costituisce un altro paio di maniche

    http://greatgonzo.net/wp-content/uploads/2009/05/deep-purple-shades-of-deep-purple-02-hush.mp3

  12. Sottoscrivo tutto il messaggio dei giovani di GYBO. E’ esattamente ciò che penso da anni, e mi auguro che finalmente anche in Palestina( e in Israele) si levi quel forte vento di libertà che spazzi via le vecchie cariatidi di ogni integralismo guerrafondaio (ultrasionismo, estrremismo anmmantato da jihad religiosa, politicanti da “stato di assedio” dell’uno e dell’altro fronte che per un cinquantennio hanno campato di “economia di guerra” e di sussitenza, sulle spalle del popolo palestinese e israeliano, uccidendo le legittime speranze di vita benessere e pace di intere generazioni, reciprocamente e oppostamente manipolandole, servi ora a questo ora a quel “puparo” esterno, ex sovietico, americano, siro-iraniano o saudita che dir si voglia). E’ ora, è ora. Via , via tutta questa marmaglia. Largo ai giovani e largo alla speranza. Largo a Vittorio Arrigoni e a tutti quelli che , come lui, da idee opposte lavorano per questo UNICO E SOLO OBIETTIVO PERCORRIBILE PRAGMATICO REALISTICO. Tutti gli altri -sicari, aizzatori, affaristi, puzzoni “religiosi” dell’una e dell’altra sponda, mercanti di guerra , politicanti bolliti e affaristi- tutti nel wc della Storia. E che si tiri bene lo sciacquone!
    Amen.

  13. Il tuo commento Salvatore mi fa piacere!
    Bella la lettera dei giovani di Gaza.
    In questo momento la giovinezza nel mondo trova posto
    per chiedere libertà, per cambiare il mondo.
    E’ una cosa che illumina il mio cuore di insegnante.
    Sogno un incontro tra giovani di Gaza e di Israele,
    una creazione commune per condividere una terra.
    Credo che il dolore è divenuto troppo pesante, ormai
    si desidera un respiro, un’avventura umane: conoscere
    la lingua degli ulivi ( albero antico e simbolo di pace),
    parlare la lingua della speranza.

  14. Beati i puri di cuore , beati i poveri e i semplici, beati i miti e i misericordiosi, beati coloro che hanno sete e fame di giustizia ( e restano umani) perchè non solo vedranno dio, ma erediteranno la terra, una terra nuova, con un pizzico di dolore e di ingiustizia in meno.
    Ecco, se ogni programma politico avesse la forza e la determinazione delle beatitudini, lette laicamente, faremmo un bel passo avanti, tutti.
    Un saluto a Véronique.
    ;)

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Marco Rovelli nasce nel 1969 a Massa. Scrive e canta. Come scrittore, dopo il libro di poesie Corpo esposto, pubblicato nel 2004, ha pubblicato Lager italiani, un "reportage narrativo" interamente dedicato ai centri di permanenza temporanea (CPT), raccontati attraverso le storie di coloro che vi sono stati reclusi e analizzati dal punto di vista politico e filosofico. Nel 2008 ha pubblicato Lavorare uccide, un nuovo reportage narrativo dedicato ad un'analisi critica del fenomeno delle morti sul lavoro in Italia. Nel 2009 ha pubblicato Servi, il racconto di un viaggio nei luoghi e nelle storie dei clandestini al lavoro. Sempre nel 2009 ha pubblicato il secondo libro di poesie, L'inappartenenza. Suoi racconti e reportage sono apparsi su diverse riviste, tra cui Nuovi Argomenti. Collabora con il manifesto e l'Unità, sulla quale tiene una rubrica settimanale. Fa parte della redazione della rivista online Nazione Indiana. Collabora con Transeuropa Edizioni, per cui cura la collana "Margini a fuoco" insieme a Marco Revelli. Come musicista, dopo l'esperienza col gruppo degli Swan Crash, dal 2001 al 2006 fa parte (come cantante e autore di canzoni) dei Les Anarchistes, gruppo vincitore, fra le altre cose, del premio Ciampi 2002 per il miglior album d'esordio, gruppo che spesso ha rivisitato antichi canti della tradizione anarchica e popolare italiana. Nel 2007 ha lasciato il vecchio gruppo e ha iniziato un percorso come solista. Nel 2009 ha pubblicato il primo cd, libertAria, nel quale ci sono canzoni scritte insieme a Erri De Luca, Maurizio Maggiani e Wu Ming 2, e al quale hanno collaborato Yo Yo Mundi e Daniele Sepe. A Rovelli è stato assegnato il Premio Fuori dal controllo 2009 nell'ambito del Meeting Etichette Indipendenti. In campo teatrale, dal libro Servi Marco Rovelli ha tratto, nel 2009, un omonimo "racconto teatrale e musicale" che lo ha visto in scena insieme a Mohamed Ba, per la regia di Renato Sarti del Teatro della Cooperativa. Nel 2011 ha scritto un nuovo racconto teatrale e musicale, Homo Migrans, diretto ancora da Renato Sarti: in scena, insieme a Rovelli, Moni Ovadia, Mohamed Ba, il maestro di fisarmonica cromatica rom serbo Jovica Jovic e Camilla Barone.
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