Malizia Christi, o il mondo salvato da Davide Cortese


di Giorgiomaria Cornelio

Tra i libri favoleggiati in Malizia Christi (Eccedere eccetera, Sbarcare il sudario, Il libro nero dei poeti bambini)  manca sicuramente la biografia del suo autore, che costituirebbe uno dei titoli più interessanti.  Eppure, sono convinto che la biografia del poeta Davide Cortese somiglierebbe un poco a quella scritta a tre anni dal protagonista-prodigio di questo libro sorprendente, un ragazzino vestito con capello a cilindro e chiamato Il signor Babelsberg. In fondo, con i suoi numerosi certificati d’inesistenza, Davide Cortese è la somma sghemba di tutti gli strampalati personaggi che adagia sulla pagina scritta, senza tuttavia che la letteratura riesca ad esaurirne la portata.

«Malizia Christi. Prova a vedere tra quei libri accanto alla statua di Gilgamesh, anzi no: deve essere proprio lì, vicino all’altare di Martin Jarmud»… C’è tantissimo in Davide Cortese, nel suo esondare ogni volta: piccoli ragni e labirintiche ragnatele, folletti e mongolfiere, dive e ballerini. Una camera delle meraviglie che non è più soltanto un libro, ma l’indizio -la figura- del modo in cui Cortese guarda al mondo, tracciando ogni volta nuove relazione tra cose, libri, animali-umani e altre figure soltanto sognate.

Davide Cortese, in ogni riga, è un tesoro da leggere perché dona una certezza medicinale:  che si possa continuare a fare letteratura così, come scrive Renzo Paris, con leggerezza palazzeschiana. Salvando, a ghigno, a gioco, a mani lievi, tutto il mondo.

Ospito qui due estratti dal libro, seguiti dalla prefazione al libro di Renzo Paris.

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Tornato a casa, il signor Babelsberg lanciò il cilindro sulla testa del mezzobusto di Platone ed entrò nella stanza che amava definire la sua wunderkammer. Un angolo di quella stanza era occupato da una straripante accozzaglia di carillon. Ce n’erano di ogni forma e misura, di ogni tempo e colore. Ancora più che ascoltarli, il signor Babelsberg adorava guardarli. Conosceva le melodie che essi tacevano. Sapeva a memoria ciò che ciascuno dei suoi carillon aveva da dirgli. Guardò le piccole ballerine, gli elefanti, le giostre, le scimmiette, gli innamorati, le gondole, le pagode, gli arlecchini, i folletti, le dame, i galli, i fari, gli spadaccini. Sorrise impercettibilmente. Poi andò a mettere un disco sul suo grammofono e chiudendo le porte e le finestre per fare buio nella stanza, ascoltò la Passacaglia di Händel.

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Sul taccuino nero che un giorno gli aveva regalato Teo, il signor Babelsberg, dopo avere per lungo tempo disegnato piccoli ragni e labirintiche ragnatele, folletti e mongolfiere, iniziò a mettere per iscritto alcuni titoli di libri inesistenti, libri di sua invenzione, accompagnati dai nomi dei loro inesistenti autori. Erano libri che, prima o poi, avrebbe chiesto in prestito a Dorando Marradi. Libri di cui il vecchio poeta gli avrebbe parlato, poiché di certo gli avrebbe detto che li conosceva e in un remoto passato li aveva letti.

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Prefazione

Davide Cortese è un poeta. Una sua plaquette di versi s’ intitola: L’unicorno o il libro delle poesie inesistenti. L’inesistente è anche al centro di Malizia Christi, il suo secondo romanzo. Siamo in un’immaginaria cittadina inglese nel 1912, un poco prima della Grande Guerra. Il protagonista è un ragazzino di appena sei anni che ha già scritto tre anni prima la sua autobiografia di successo: Io sono Adam. Veste come un adulto, con tanto di cappello a cilindro e vive in una casa zeppa di gingilli e di libri, da solo. Lo allietano le visite di una banda di amici dall’aria di attardati bohémien, tra cui spicca Maeva, la diva del cinema muto che ha appena girato Cleopatra. Compare un poeta centenario che ha una biblioteca enorme, di cui si serve Adam con una lunga lista di libri inesistenti. Bisogna aggiungere il pittore degli ombelichi, che dipingerà anche quello del protagonista. Il pittore sostiene che il primo uomo, Adamo, non può avere l’ombelico perché non è nato da una donna con il suo cordone ombelicale e dunque anche Michelangelo si sbagliava. Sullo sfondo ci sono: un conte Marsicano, un orso di pezza che convive con una marchesa, una coppia di gemelli e il ventriloquo più famoso della cittadina inglese di Debrama, nel cui grigiore si muovono cerimoniosi. Oltre a festeggiare il compleanno di Adam, che continua a elencare libri inesistenti nel suo Biblirinto, a girare film muti, a visitare cimiteri e musei delle cere, a invitare fioraie bellissime a cena, si apprestano tutti a salutare Adam e Maeva quando salgono sul Titanic alla volta dell’America, dove la grande attrice riceverà un premio ambito. Avrete capito che Davide Cortese nuota controcorrente. È attratto dal grottesco della vita inesistente come quella di oggi vissuta per metà nel virtuale. Già il titolo Malizia Christi è quello dell’unico libro vero che Adam si fa prestare dal poeta centenario e di cui non ha bisogno di raccontare la storia perché è proprio quella che il lettore sta finendo di leggere. Suggestioni borgesiane, calviniane? Appena. Per riparlare della Realtà i suoi colleghi scrivono di vite frantumate, colpite da malattie gravi, affannate autobiografie. Davide ama invece l’inesistenza della sua generazione, affondata nei social, a cui vorrebbe raccontare con leggerezza palazzeschiana, come stanno le cose oggi.

roma, febbraio 2024

Renzo Paris

 

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Giorgiomaria Cornelio
Giorgiomaria Cornelio
Giorgiomaria Cornelio è nato a Macerata nel 1997. È poeta, scrittore, regista, performer e redattore di «Nazione indiana». Ha co-diretto la “Trilogia dei viandanti” (2016-2020), presentata in numerosi festival cinematografici e spazi espositivi. Suoi interventi sono apparsi su «L’indiscreto», «Doppiozero», «Antinomie», «Il Tascabile Treccani» e altri. Ha pubblicato La consegna delle braci(Luca Sossella editore, Premio Fondazione Primoli), La specie storta (Tlon edizioni, Premio Montano, Premio Gozzano), L’Ufficio delle tenebre e il saggio Fossili di rivolta. Immaginazione e rinascita (Tlon Edizioni). Ha curato il progetto Ogni creatura è un popolo (NERO Editions)e per Argolibri, l’inchiesta letteraria La radice dell’inchiostro. La traduzione di Moira Egan di alcune sue poesie scelte ha vinto la RaizissDe Palchi Fellowship della Academy of American Poets. Con le sue opere ha partecipato a festival e spazi come Biennale Venezia College, Mostra internazionale del nuovo cinema, Rencontres internationales paris/berlin, Centrale Fies. È il vincitore di FONDO 2024 (Santarcangelo Festival), uno dei direttori artistici della festa “I fumi della fornace” e dei curatori del progetto “Edizioni volatili”. È laureato al Trinity College di Dublino e dottorando allo Iuav di Venezia.
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