Pier Paolo Pasolini. Amore ama il torto
di Giorgiomaria Cornelio

Caro PPP,
Cinquanta, cento, duecento anni di disperata vitalità. Iniziamo così, mettiamoci nell’impiccio, facciamo che questa scia -che questa ricorrenza- passi bruciando le carte e i rimpianti – per primo quello di non sapere, di non aver saputo fino a dove avrebbe battuto ancora la tua voce. Mi viene in mente Emilio Villa, che certo non ti amava e sputava a terra ogni volta che provavano a nominarti: «chi / forse intravede oltre gli anniversari, oltre l’araldica / catastrofe che ne ingoia tutti?». Sì: chi ha bisogno di anniversari? Guardiamo oltre, dobbiamo provarci a dire. E per inverso: chi non ne ha bisogno? Chi non desira, almeno un poco, continuare a pungolarsi, fosse solo nella catastrofe?
Certo è difficile proseguire nel solco di questa tua lunghissima mancanza; di una cosa che non si certifica, che si aspetta pur avendo smesso di aspettare. «Ogni epoca traligna. Ha ribrezzo del massacro che la fonda. Radia i padri dalle colonie del futuro. Strappa tutti i panni dell’antico corredo»: così ho scritto da qualche parte – eppure non riesco a scacciarti, a pagare o non pagare pegno. Non c’è padre, ma tu continui ad esserci: e ci sei come questa cosa che si chiama amore per i maestri che hanno calciato la vita nel punto in cui più s’accora, la dove c’è il pericolo e il nervo, là dove non c’è ragguaglio. E anche se oggi mi vedo tatuata dentro un’assenza – incisa come la tua pelle da quel raggio di luce di Fabio Mauri- più ancora mi preme questo resto che nonostante tutto ci abita. Che trova in noi dimora.
È stata forte, la tua storia, è stata immensa e immensamente malconcia – te lo ricordi il biglietto per Quasimodo al Premio Strega? «Caro Quasimodo, sono qui in lotta, puramente meccanica, preda di un automatismo letterario-mondano in cui mi muovo assurdamente, a darmi da fare per il premio Strega. È già impegnato il Suo voto? Posso sperare che lo dia al mio libro? Mi perdoni – e dimentichi subito questo biglietto! – I più cari saluti dal tuo Pier Paolo Pasolini». No, non dimentichiamolo. Siamo stati anche questo, lo siamo tutt’ora e allora ti sento vicinissimo nella «magra figura» della vita. Nel suo miserissimo, quotidiano lampo di lotte e automatismi.
È stata forte, dicevo, questa storia, e prosegue ballando, nonostante tutto, alla maniera del finale di Salò (chi lo saprebbe spiegare? È con noi, e basta così). Perciò voglio insistere ad affermare che bisognava, che bisogna anche oggi prendere parola come puntura, scrivere la parola che viene dopo come se corresse contro quella prima. Tutto scrivere, tutto raccogliere, tutto radunare in forma di rosa (malgrado il pieno inverno che non sgela). Amore ama il torto – disperato amore: non rimetteremo alcun peccato.
Un bacio da questa parte del tempo,
Giorgiomaria Cornelio
[Lettera a Pier Paolo Pasolini in occasione dell’incontro dell’Elba Book Festival del 15 luglio 2025, con Graziano Graziani, Loredana Lipperini, Dacia Maraini, Aldo Nove e Giorgiomaria Cornelio]
