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Cirque, di Marco Rovelli

(dalla nota di Franco Buffoni) Ciò che appare evidente a prima vista in questo libro è la commistione tra prosa e poesia, intesi come generi...

L’immagine contro il soggetto. Due graphic novel contemporanee.

Daniele Barbieri È difficile pensare a due graphic novel più differenti tra loro di Atto di Dio, di Giacomo Nanni (Rizzoli Lizard), e Hasib e...

Dalle terre di mezzo della prosa

di Andrea Inglese Vivere è incoerente. È frammentario. Ma è lecito che sia tale. Fa parte del disordine naturale dei giorni e degli anni; e...

Mia madre è il Novecento. Dialogo con Natascha Wodin

di Davide Orecchio Lo scorso dicembre Natascha Wodin ha presentato Veniva da Mariupol (L’Orma editore 2018) a Roma, nell’ambito di Più libri più liberi. È...

Da “La città delle mosche”

di Benny Nonasky Pubblichiamo una selezione da La città delle mosche (Gilgamesh Edizioni 2017). Più un testo inedito. É una città di merda. <<Me cumpà, i cosi càngianu si cangia a...

AMOS OZ [1939-2018] “Un disastro nucleare.”

"Fra la stuoia, le gambe dei mobili e lo spazio sotto il letto, scoprivo a volte non soltanto isole senza nome, ma anche nuove stelle, ignoti sistemi solari, galassie intere. Se mi avessero rinchiuso in prigione, certo mi sarebbero mancate la libertà e svariate altre cose, ma non avrei patito la noia, sempre che mi avessero lasciato tenere, nella mia cella, una confezione di domino o un mazzo di carte, due scatole di fiammiferi, una dozzina di monete o un pugno di bottoni: avrei trascorso la mia giornata seduto a sistemarli."
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