Sgomberiamo il campo da equivoci
di Andrea Bajani
Quando hai visto tuo figlio raccogliere i suoi giochi dentro le casse blu dei traslocatori hai pensato che la tua vita fosse finalmente cambiata. Per giorni l’hai guardato affaccendarsi, chino sul suo cumulo di giocattoli. Per giorni, passando accanto alla porta l’hai visto prendere le sue costruzioni e smontarle pezzo a pezzo, e poi pezzo per pezzo infilarle nella scatola dei Lego. In due anni trascorsi in quella casa si è costruito una città. L’ha tirata su mattone dopo mattone, mettendo in piedi prima un edificio, poi poco a poco innalzando tutto intorno una selva di piccoli fabbricati colorati. China a quattro zampe assieme a lui lo hai aiutato a posizionare i suoi parallelepipedi di plastica sulle piastrelle, a disegnare strade che congiungono palazzi. Di tanto in tanto poi ti affacciavi per vedere a che punto erano i lavori. Entravi di passaggio sempre facendo altro, lo spazzolino in bocca, il telefono all’orecchio. Ti appoggiavi alla porta e chiedevi a Tommaso Chi abita lì, indicandogli una casa. Così dopo lo stadio Tommaso ha costruito l’ospedale, e dopo l’ospedale la scuola, e dopo la scuola la chiesa, due ristoranti, un parco giochi, un garage e per ultimo il porto. Quando hai visto il porto gli hai chiesto E il mare dov’è, e senza alzare la testa Tommaso ha costruito anche il mare, due pezzi rossi e uno verde e il mare era lì. Ti ha guardato e ti ha chiesto E questo secondo te che cosa sarebbe?
Hai deciso di prendere casa dopo anni di lavori presi e lasciati. Prima lavoraravi in un’agenzia di viaggi, assegnavi alla gente dove andare via. Uscivi di casa con la tua divisa, l’aereo cucito sulla tasca e il cravattino sotto. In agenzia eravate tutte vestite così, come hostess, come se quella non fosse una zona di transito tra la casa e un altro posto, ma il viaggio vero e proprio. Poi c’è stato Tommaso in arrivo e ti hanno chiamato nella stanza del capo. Ti hanno detto Sgomberiamo il campo da equivoci, qui ci sarà sempre un posto per te. Poi ti hanno consigliato di fare la mamma a tempo pieno, che non c’è niente di più bello che fare la mamma. Hai lasciato la divisa in agenzia e te ne sei andata a fare la mamma lontano da lì. Prima di lasciarti partire, però, ti hanno fatto una festa a sorpresa, un brindisi per sgomberare del tutto il campo da equivoci. Avete fatto Cin cin e poi non li hai visti né sentiti mai più. Tommaso il tuo fidanzato l’ha visto tre mesi, poi si è dato alla macchia. Una sera che Tommaso piangeva ti ha preso da parte e ti ha detto Sgomberiamo il campo da equivoci ma io me ne vado. Ti ha ripetuto Sgomberiamo il campo da equivoci, per Tommaso io ci sarò ogni volta che avrai bisogno di me. Ti ha anche chiamato spesso, subito dopo, per sapere se c’era bisogno di lui. Ogni telefonata, per il tuo fidanzato, era un equivoco in meno. Poi dopo un mese non l’hai visto né sentito mai più.
La decisione di comprare le casa è stata la fine di tre anni d’inferno. Per tre anni hai cambiato lavori ogni pochi mesi. Quando hai detto che avevi un bambino, all’agenzia ti hanno detto di non farti illusioni, che i lavori per te sarebbero stati di breve durata. Lasciavi Tommaso a tua madre, salivi sullo scooter e andavi a consegnare le pizze. Lasciavi Tommaso a tua madre, prendevi lo scooter e andavi a dire Buongiorno sono Laura in che cosa posso esserle utile. Lasciavi Tommaso a tua madre e intanto Tommaso costruiva sotto gli occhi di tua madre la sua città di tutti i colori. L’Agenzia di Lavoro Temporaneo ogni volta ti chiamava e tu ogni volta correvi da loro. A volte lavori di una settimana, a volte due mesi, a volte di un’ora soltanto. Mentre tuo figlio costruiva una città tu cambiavi orari, odori, vestiti. Entravi con una divisa e il giorno dopo uscivi con una diversa. Cambiavi anche il modo di parlare, la faccia, la musica che sentivi. Tommaso ti guardava poi abbassava gli occhi e alzava palazzi dentro una stanza in affitto.
Quando hai visto tuo figlio smantellare metodicamente la città e infilarla dentro le casse blu dei traslocatori hai pensato di avercela fatta. Finalmente un contratto in un’azienda per bene, e un aiuto di tua mamma per accendere il mutuo. Quando ti hanno presa ti hanno detto Sgomberiamo il campo da equivoci, qui non assumiamo nessuno. Non è che non siamo sicuri di te, ma è che noi siamo un’azienda leggera. Il locale in affitto, i computer in leasing, le automobili in leasing, il personale coi contratti a progetto, la tua azienda è un’azienda leggera. Tu hai firmato il tuo contratto a progetto per almeno due anni, uno stipendio buono, il tanto che basta per pagare per un po’ il mutuo di una casa finalmente non in affitto. Tommaso ha smantellato la sua città fatta coi Lego, e l’ha montata nella casa pagata col mutuo, e giustamente hai pensato di avercela fatta. Ogni mattina sei andata al lavoro con lo stesso autobus e per due anni non ha cambiato odore né abito, e forse sei stata anche felice. Tornavi e la città di Tommaso era sempre più grande. Dove c’era il mare è arrivata anche la montagna e l’aeroporto è riuscito a far volare via le persone grazie a Tommaso.
Quando ti è arrivata la lettera a casa, Tommaso non era ancora tornato dall’asilo. Nella lettera c’era scritto Sgomberiamo il campo da equivoci. C’era scritto sgomberiamo il campo da equivoci, perché questo è un Nostro problema. L’azienda, c’era scritto, è in crisi, e un’azienda è leggera proprio perché quando è in crisi può volarsene via. C’era scritto dovremo restituire i computer, dovremo restituire le automobili, dovremo restituire la caparra dell’ufficio. Soprattutto, c’era scritto, dovremo fare a meno di voi. Quando ti è arrivata la lettera hai camminato per casa, e hai capito che quella non era più la tua casa. Hai guardato la città di Tommaso e la sua stanza costruita per lui. Poi hanno suonato alla porta ed era tua madre che lo riportava indietro dall’asilo. Quando è entrato ti è corso incontro e ti è saltato in braccio. Ti ha guardato e ti ha detto Mamma, un mostro la può distruggere una città?
(pubblicato su D la Repubblica delle Donne il 24 settembre 2005)
[…] Mi ha colpito questo articolo di Andrea Bajani su Nazione Indiana. Un pò scontato se volete, tuttavia ben scritto e congegnato. La figura di Tommaso che gioca con le costruzioni nella sua camera mentre la madre si arrabatta tra mille difficoltà per costruirgli un futuro ha colpito i miei sensi di genitore. Consigliato a donne, datori di lavoro, politici e giuslavoristi. […]