Cibo da karma liberato

intervista a Wu Ming 5 di Gianni Biondillo

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Il nuovo romanzo di Wu Ming 5, Free Karma Food, è un’epopea pop ambientata in un futuro così prossimo da essere quasi presente, dove una catastrofe sanitaria eliminerà sulla faccia della terra tutti gli animali da macello, lasciando gli uomini di fronte all’enigma se cambiare stile di vita o se, diciamo, inasprire le contraddizioni di classe, casta e potere. Dove, perciò, gli uomini tornano ad essere cacciatori o cacciati. Dove la nuova carne dei ricchi è procacciata da “ammazzacarne” senza scrupoli, in un mondo afastellato da tossici di neodroghe sintetiche, assassini vintage, santoni metropolitani, sbirri allo sbando. L’errore del migliore dei predatori però scatenerà una caccia all’uomo di livello planetario.
Allucinazione del futuro così vera da non dormirci la notte. Finito il romanzo mi è venuta la voglia di parlarne con l’autore. Non da giornalista (quale io non sono) – quindi con l’incapacità professionale del caso – né da scrittore (quale dovrei essere). Semmai da lettore curioso.
Quindi, caro Wu Ming 5, perdona le mie domande che mi verranno così, disorganizzate, alla sperindio!

G.B: Per dirti: la sera che iniziai a leggere FKF me la ricordo perfettamente. Avevo appena terminato di leggere un saggio di urbanistica che trattava della città del ventesimo secolo. Come mi capita spesso, appena finisco un libro ho subito bisogno di iniziarne un altro. Apro FKF. Faccio le 2 di notte. Ho passato il resto della nottata a fare incubi pazzeschi. La domanda è: è colpa delle mie letture notturne o dovrei cambiare alimentazione?

WM5: Alcuni sostengono che non è igienico leggere di notte. Nel ‘700 si riteneva che fosse poco igienico leggere molto tout court; la febbre da lettura  era una malattia sociale. E’ certo che chi legge  e chi scrive opera sotto l’influenza dell’atra bile e di Saturno. La melancolia è la nostra compagna di viaggio, e spesso è indistinguibile dalla cattiva digestione. Lo dicono in molti, Galeno, Achille Campanile, Osho.
Comunque i consigli dietitici più interessanti per chi opera nel nostro business – parole, idee- sono contenuti nel De Vita di Marsilio Ficino: dovremmo tutti cambiare alimentazione, prenderci un po’ più seriamente.

Quella notte ho aperto il libro a caso e ho letto: “la molecola votata alla santità era una trivella chimica che apriva chakra”. Vabbe’, penso. Questo è un libro illeggibile. Poi lo leggi e arrivi a pagina 96 e tutto ha senso. Per dire: come è costruito FKF? Ad esempio: si entra nella storia senza alcuna spiegazione. L’ordine cronologico va per salti in avanti non sempre logici, il romanzo è in effetti un tranche de vie che davvero non inizia e che davvero non finisce. Hai creato uno scenario ma non ce lo spieghi tutto, ci lasci continue zone d’ombra. Non hai avuto la passione enciclopedista di certi autori apocalittici, che aprono un mondo, lo dispiegano e infine lo annullano. Il mondo di FKF potrebbe essere ancora raccontato, in altri romanzi. No?

Doveva assomigliare a una registrazione in presa diretta della vita dei personaggi. Mostrare il più possibile, argomentare solo quel tanto che basta per rendere il mondo di riferimento e la storia comprensibili. Il mondo di FKF è uno scenario aperto, le zone d’ombra sono allusioni, aperture, contrazioni, servono a rendere vivo ciò che si legge. E’ un peep show aperto su certi tizi che affrontano certe avventure in un certo mondo di riferimento. In FKF trovo molto presente l’aspetto voyeuristico. Chi ha voglia di leggere un romanzo dove tutto è dato in modo piano e ovvio? Un sacco di gente, certo, ma questo non è il migliore dei mondi possibili…

Nel 2025 la Morìa (un’aviaria prossima ventura che fa strage di ovini, bovini, etc.) mette l’economia globale di fronte ad un dubbio: può l’uomo occidentale fare a meno del suo barbecue?  Trovo che la pagina che “spiega” il mito USA attraverso i suoi hamburger sia una delle meglio riuscite del romanzo, no?

E’ una delle poche parti argomentative che ho tenuto, perchè era davvero efficace. E’ sgorgata da sola, attraverso la tastiera, parte di un’ipotetica enciclopedia futura: di come accadde che il mondo cambiò animali da carne. Per non rendere la parte pedante ho optato per un taglio ellroyano, hai presente quando racconta in mezza pagina  storie e ambiti che attraversano molti anni…

Se ti dico Alan D. Altieri, tu che mi rispondi?

Non l’ho mai letto, ma sono molto curioso. I titoli sono interessanti. “L’Uomo Esterno”… se è all’altezza dei titoli, niente male

Se ti dico Alan Moore, tu che mi rispondi?

Watchmen è una delle grandi narrazioni degli ultimi trent’anni. L’attenzione al quotidiano è ciò che mette i supereroi di Watchmen su un altro livello rispetto a tutti gli altri. Si può essere realisti anche parlando di tizi in calzamaglia con superpoteri.

Se ti dico Alan Sorrenti, tu che mi rispondi? (non c’entra un cazzo, ma faceva pendant!)

Aveva ottimi sessionmen. La sua idea di musica popolare era piuttosto eteroclita. Non sono un grande fan, anche se Figli delle Stelle non è male.

Insomma: fuori i nomi! Due li fai in esergo: Bukowski e Burroughs. Poi?

Beh… Ballard? Sì, Ballard, e anche Castaneda…  lessi Castaneda la prima volta a dodici anni, era il 1976 ed ero in un albergo di Istanbul pieno di hippie… ero con mio fratello, e trovai A Scuola dallo Stregone in camera, sotto il materasso… qualcuno lo aveva lasciato lì apposta. Non perchè lo trovassi io, perchè qualcuno lo trovasse, intendo. Decisi da subito che dovevo incontrare anch’io un Don Juan, o almeno imparare a scrivere… altri nomi? Genna… e poi direi Wu Ming 1.

Il libro è colmo di personaggi. Non esiste neppure un protagonista in senso stretto. C’è una caciara infinita: 250 pagine e 250 personaggi circa. Li avevi “programmati” tutti? Ti sgorgavano strada facendo?

Volevo che i personaggi componessero una sorta di ontologia polifonica, vibratile, che dessero l’idea di traiettorie esistenziali in collisione… il disordine nel mondo interiore e affettivo dei personaggi doveva avere uno stretto parallelismo nell’ambiente esterno… così i personaggi si affastellavano, venivano fuori man mano.

I vari protagonisti muoiono tutti, come dire… nel modo sbagliato. Sbagliato secondo una drammaturgia standard. Cioè muoiono “alla cazzo”, spesso senza clamore, “nel momento sbagliato”. È come se avessi depotenziato l’atto eroico, il colpo di scena classico. Sto delirando?

Adoro l’anticlimax, tendo ad abusarne. Però devo dire che è una scelta che rispetta la poetica complessiva di FKF. Che interesse avrebbe avuto una morte “eroica” di Shin, o una “redenzione” di Wang? Nel mondo di FKF, gli eroi sono ancora più impossibili che nel nostro.

La nostra attuale letteratura patria si picca di essere una “letteratura del corpo”, la tua, mi viene da dire, è “letteratura della carne”. (non è, con atteggiamento “spiritualista”, cibo libero da karma, ma cibo da karma liberato. Siamo in pieno materialismo!) Che significa?

Non faccio distinzioni tra carne e spirito. Non sono dualista. Complimenti per l’acutezza nell’analisi del titolo.

FKF ha una scrittura nervosa, paratattica, sincopata, veloce ma sobbalzante. Sbaglio?

No, direi di no. La velocità, qualcosa come Albert Ayler più i Germs, e poi la semplicità, la tendenza all’elisione, l’iterazione degli epiteti… FKF non avrebbe potuto essere scritto altrimenti. E’ stata una grande palestra, ha richiesto disciplina e dedizione: la mia prosa naturale è molto più ipotattica, molto più Buona Vecchia Cara Letteratura Italiana.

La “colonna sonora” del futuro è un vintage black music dei nostri anni ’70. Colpa tua o colpa di Wu Ming 1? (e più in generale: quanto sono presenti, con consigli, suggerimenti, discussioni, i tuoi compagni?)

A un certo punto stavo finendo sommerso dal mio stesso materiale, non riuscivo a venirne fuori, non capivo come organizzare la sequenza dei capitoli in modo che la vicenda fosse frubile facilmente, frammentaria e deviante com’è. Ci ha pensato Wu Ming 1, il montaggio, il mixaggio finale è suo. Il concetto era semplice, ma mi sfuggiva: metti tutte le cose una dietro l’altra, rispetta la successione temporale. E così è stato. E anche i titoli dei capitoli sono di Wu Ming 1, un’idea che trovo perfetta.
Quindi, come vedi, c’è ben più di una influenza; ma non sul versante musicale. La musica nera è una delle mie passioni da sempre.

USA e ASIA. L’Europa semplicemente non c’è, nel tuo libro. Che fine ha fatto?

Dimmelo tu.

Trovo l’appendice finale un vero gioiello. Non ho mangiato carne per giorni, comunque. Sei pagato dalla lobby dei vegetariani?

Se fossi pagato da qualche lobby avrei il culo al caldo da qualche parte.

Notizie dal web: Su un sito di una sezione siciliana di boy scout si danno indicazioni su come uccidere e mangiare ricci, gatti, cani, etc. Poi: il Principe Henrik di Danimarca ha dichiarato di amare la carne di cane. Ma vuoi per caso dirmi che FKF in realtà è un libro niente affatto avveniristico? Anzi: assolutamente “realista”? A quando una bella bistecca di carne U?

C’è  poco di distopico in FKF. Più che altro è una forma di cronaca deviante, delirante: de-lirare, uscire dal solco, ma di molto poco… la piantina cresce lo stesso, forse malata, forse venefica e patogena. Ma cresce.

Più che per capitoli il libro è organizzato per scene. Non amo i nostri letterati che si vergognano di ammettere l’influenza del cinema nella loro scrittura. L’immaginario filmico ci appartiene e abbiamo tutto il diritto di farne uso, non trovi?

Non ho mai nascosto che le mie influenze principali stanno nel cinema e nel fumetto. Poi, so di apparire snob, ma i letterati italiani non li frequento.

Facciamo un gioco: chi dovrebbe dirigere il film di FKF? Terry Gillian?

Mi piacerebbe Winterbottom, metterebbe la mia stessa maniacale attenzione sul connotato musicale e stilistico… e sono convinto che può fare grandi scene d’azione, anche se questo magari non si è ancora visto.

Finito il libro ho fatto un altro incubo. Ripeto: mangio pesante oppure c’è della droga nelle pagine del romanzo?

In che senso? In un certo senso la droga c’è, ovviamente.  

Ciao, ti abbraccio e ti saluto. Vado a modificarmi la dentatura.

(pubblicato su Stilos, 23 maggio 2006)

 

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28 Commenti

  1. Ma il libro, allucinazioni a parte, com’è? Indispensabile? Inevitabile? Buono? Dovreste mettere delle stelline, come al cinema.

    Scusa la domanda un po’ piatta, @GB, ma ho una pila di roba da leggere e sto diventando diffidente, oltre che con le scarselle vuote.

  2. Ma Temp, a te non potrei rispondere che così: “FKF è il libro più bello del millennio!” ;-)

  3. “Ontologia polifonica”!!! Quel libro deve essere peggio di un fungo allucinogeno. E che bella questa collaborazione!: il wumingone che fa il montaggio e il remixaggio al wumingfive!!! Altro che società postfordista, qui siamo in pieno taylorismo. Comunque, una (“una”) cosa giusta la dice nel corso dell’intervista: che “Watchmen” è una delle più grandi narrazioni degli ultimi trent’anni.

    @ Temp: io, di fronte a un’ontologia polifonica e a un remixaggio, cercherei di assottigliare la pila, qualunque cosa contenga. ;)

    @ Blondìl: ti suggerisco, come criterio di valutazione, quello in uso nella scuola elementare che frequenta mio figlio: da una a tre “manine” o da uno a tre “cuoricini”. :-)

  4. “il wumingone che fa il montaggio e il remixaggio al wumingfive”

    E viceversa, pare, dicono. I romanzi individuali sono rivisti in gruppo.

    “qui siamo in pieno taylorismo”

    Io la chiamerei ‘amicizia’.
    Perplesso?
    Vedi qui:
    http://www.demauroparavia.it/4909

  5. Mia cara Contessa, mi permetta di proporLe, mentre se ne sta lì beata, sui bastioni del castello di Cachtice (!), un piccolo indovinello: io Le propongo alcune definizioni, tratte dal Demauro/Paravia, e Lei prova a individuare il termine a cui si riferiscono. Ci sta? Credo di sì, ormai Lei è completamente rabbonita e il Suo istinto sanguinario è, fortunatamente, solo un lontano ricordo.

    s.f.

    1) particolare modo di esprimersi che conferisce alle parole un significato opposto o diverso da quello letterale;
    2) figura retorica che consiste nell’usare parole di significato contrario a quello che si pensa;
    3) atteggiamento che consente di affrontare la vita in modo critico e con distacco;
    4) etc.

    Ha indovinato?

    Lo so che Lei difficilmente si perplime, ma mi preme dirLe, se mai Le interessasse, che: a) Ugolino Conte è il mio nome di battesimo, non un nick; b) “Free Karma Food” è uno degli ultimi libri che ho letto (e, per lunghi tratti, molto apprezzato: Lei l’ha letto, o si di-letta a difendere chi sa quale corporazione?).

    La saluto in modo de-ferente.

  6. Non mi sono espressa sul libro, ma sull’intervista, e non conosco corporati, comunque gradisco l’invito e mi esprimo sull’indovinello.

    Dunque dunque…

    Secondo me la parola è…

    “Stronzaggine”.

  7. Ci avrei giurato che Lei l’azzeccava subito, cara Contessa: non è un caso, del resto, che Lei rimane una delle massime autorità in materia.

  8. Caspita, Contessa, quasi una giornata di ricerche su siti vari, e per uno straccio di risposta, poi!. Ma, secondo me, Lei può fare molto, molto di più, senza scoprirSi troppo ed esporSi, come in questo caso, a una replica che Lei stessa si attira.

    “E’ vero, sono sempre stata bravissima a riconoscere quel genere di persone”.

    Con questa affermazione, Lei sembra, mi consenta, più che una Contessa, una principiante del gioco degli scacchi.

    Elementare la risposta, ne sarebbe capace anche il Dott. Watson.

    “Infatti, chi più della diretta interessata potrebbe mai dire di conoscerSi così bene e così a fondo come fa Lei?”.

    La saluto, Contessa, scriva pure quello che vuole, ma non Le risponderò più. Alla fin fine, nonostante tutto (nick compreso) Le voglio troppo bene per continuare. Sarà per una proscèn fuà. Riverisco.

    Il Suo Conte preferito: Ugolino.

  9. Conte, qua vedo che moderano i miei commenti e non so se potrò mai più parlarvi, ma non mi lasci, vi prego, in questo luogo triste, io già vi adoro!

  10. Contessa, La prego, non faccia così! Io non La lascerò mai: come potrei, con una Nobildonna che dimostra, post dopo post, di conoscermi tanto in profondità? Sarebbe un crimine, e spero, proprio per continuare a saperne sempre di più su di me (oltretutto Lei mi risparmia anche le spese dello strizzacervelli!), che nessuno La “moderi” o La censuri. Perché poi? Lasciamole ai plebei queste pratiche da basso impero, noi siamo ben oltre, ne conviene?

    Ecco, proprio per allievare la Sua solitudine, in questo momento io Le sto mordendo dolcemente il lobo dell’orecchio sinistro (scelga Lei, eventualmente, altre zone, a Suo esclusivo godimento). Mi sente? Ci sono: ogni volta che sentirà quel brivido diffondersi a macchia d’olio dalla regione nucale alla schiena, sappia che è il Suo Conte preferito che la sta “pensando” intensamente. A presto, Contessa.

    p.s.

    Sono proprio curioso di vedere quale sarà il commento emotic-ale di Madame Temperanza a questo post! Alla quale Nobildonna, poi, io cedo volentieri la mia copia di “Free Karma Food”, in cambio di uno qualsiasi dei testi che compongono la “pila” che tanto l’assilla.

  11. Conte mio, cosa dite? Io non sono Elisabetta Bathory (la Contessa pratica di “stronzi”?)! E poi, cosa avete inteso dal mio messaggio e dal mio ingenuo slancio? Ch’io volessi esser morsa? E nel lobo sinistro, così precisamente?

    Resta in attesa, perplessa e sempre più triste
    la vostra umilissima Contessa Triste

  12. Tristy, perdonami se non ti ho riconosciuta subito, ma ho una maledetta allergia da pollini che mi blocca l’olfatto: bastava annusare il tuo post, infatti, per riconoscerti subito dal profumo, per non parlare, poi, delle altre “tracce” ben visibili che hai seminato. ;-)
    E’ proprio vero, in rete bisogna usare il naso: alcuni commenti profumano, altri emanano un tanfo di muffa e stantìo.
    E’ sempre un piacere “sentirti”, mia insostituibile Contessa Triste. :-)

    Ugolino Conte.

  13. Ma che commenti intelligenti. E si sono pure sforzati/e. Ugolino, proprio non avevi niente di intelligente e sensato da dire?

  14. Un tartufo non è mica un cane. Ma attira i cani. Io, ahimè, non sono una stronza, ma evidentemente… :(

  15. E’ vero, bassissimo, ma considera pure che non tutti sono al tuo livello. Perché non ci fai partecipi del tuo altissimo commentare, e senza sforzi per giunta? Dài, forza, apri una “scuola di commento intelligente in rete” e noi ti seguiremo come fedeli e devoti discepoli! Stai solo attento a scegliere la località giusta, bas! Scarta Tortona: sembra che in questo periodo sia oltremodo intasata di discenti al guinzaglio dei maestri (e viceversa). Io ci sto, a patto che non si paghi più di quindici euro. Non sai quanto ho sempre invidiato la tua capacità di “commentare” senza nessuno sforzo. Io, purtroppo (o per fortuna?), quando commento devo sempre spingere (le meningi).

  16. Conte, io vi scrissi non conoscendo la vostra persona e solo apprezzando quello che scrivevate e come lo scrivevate. Ora mi sorge un dubbio che m’inquieta: se siete chi ora penso sarà meglio ch’io vi lasci. Addio, addio.

  17. @ Elisabetta Bathory

    Va già meglio, Contessa, vedo che ha studiato oggi. Ma, come le dicevo, non mi va di replicare. Stia bene.

    @ Contessa Triste

    Ho impiegato un bel po’ di tempo a capire, ma finalmente ce l’ho fatta! Il mio problema, tra i tanti, è che una digestione difficoltosa mi blocca sempre le rotelle (superstiti): quell’ “ontologia polifonica” mi ha scombussolato, ci ho messo quasi due giorni a deglutirla del tutto.

    Insostituibile Contessa. :-)

  18. Conte, io invece non ho capito nulla. Capite? E non solo ora. Vi dirò: da qualche anno. Perdonatemi, non ho più voglia di scherzare. Se ero triste prima, ora lo sono di più. Un amico mio muore in queste ore.
    Addio.

  19. Gentile (?) Aldo, come ho scritto, non ho capito chi sia il Conte: non vedo perciò come avrei potuto scrivergli in privato. Saluti cordiali alla Sua notevolissima intelligenza.

  20. Eh, Ciacco, ti capisco, dal luogo in cui ti trovi deve essere molto difficile distinguere la sottile linea che separa l’ironia dal silenzio, la goliardia dal buon gusto e dal rispetto. Comunque rallegrati: una nomination al “Bischero D’Oro 2006” te la sei già guadagnata.

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GIANNI BIONDILLO (Milano, 1966), camminatore, scrittore e architetto pubblica per Guanda dal 2004. Come autore e saggista s’è occupato di narrativa di genere, psicogeografia, architettura, viaggi, eros, fiabe. Ha vinto il Premio Scerbanenco (2011), il Premio Bergamo (2018) e il Premio Bagutta (2024). Scrive per il cinema, il teatro e la televisione. È tradotto in varie lingue europee.
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