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Esordienti over 65

La casa editrice Transeuropa ha indetto la prima edizione del concorso letterario nazionale “Progetto Over 65”. Obiettivo è la realizzazione della prima antologia di scrittori esordienti con un’età superiore ai 65 anni.

L’Italia, secondo un indagine Istat del 2006, si conferma il paese degli anziani. La fascia di popolazione oltre i 65 anni rappresenta il 19,7% della popolazione italiana, ovvero un residente su cinque. Questo processo incide anche sul rapporto tra popolazione attiva e non attiva (indice di dipendenza strutturale), che è passato dal 46% del 1990 al 51,1% del 2006.

Una tale progressione comporta il rischio, più volte paventato presso l’opinione pubblica, che venga meno quel «patto di solidarietà» tra generazioni che fin qui è stato anche il modello dell’attuale organizzazione previdenziale. Il dibattito politico che ne è scaturito – e che somma le inevitabili strumentalizzazioni di parte ai reali problemi tecnici, economici e sociali implicati dalla situazione contingente – ha contribuito a incrementare il sospetto reciproco tra due categorie – i giovani e gli anziani – da sempre in conflitto su molteplici versanti, ma entrambe accumunate da uno stesso, permanente rischio di emarginazione sociale e incomunicabilità culturale, oggi in costante aumento.

Da qui parte l’idea di realizzare un’antologia che si collochi a metà strada tra un’inchiesta di sociologia culturale e un discorso specificatamente letterario.

Il progetto riprende il format storico delle pubblicazioni di esordienti “Progetto Under 25” già curate da Pier Vittorio Tondelli per le edizioni Transeuropa, sviluppandone le prospettive per adattarle ai nuovi interrogativi legati alla classe di autori “over 65”. Anche oggi dunque, Transeuropa raccoglie una sfida: da un lato di colmare un vuoto editoriale e letterario e dall’altro di indicare una linea di ricerca che porti alla creazione di un contesto adatto alla ricezione e alla promozione di una nuova classe di autori e di narrazioni.

Le case editrici tendono oggi ad escludere dal proprio orizzonte di ricerca quegli autori che, se pure validi, hanno un’età che apparentemente non concede grosse garanzie di impiego. Come scriveva Tondelli in “Un momento della scrittura”, 1988: «Fino a qualche anno fa, per un giovane era pressoché impossibile esordire, farsi leggere, arrivare in libreria. Oggi ci troviamo in una situazione inversa, per cui tutti cercano giovani talenti, ma se hanno un buon testo di un autore di settant’anni scelgono di rifutarlo.»

Il “Progetto Over 65” intende effettuare un’indagine sullo stile di vita degli anziani che sia capace di superare i pregiudizi generazionali e editoriali e che allo stesso tempo affronti l’urgenza del tema attraverso un approccio empatico tra le diverse generazioni. L’obiettivo è la promozione della cultura del libro come strumento di integrazione e di conoscenza a partire da un contesto di riferimento specifico, la terza età, che attraversa un momento di particolare disagio sociale.

I generi ammessi al concorso sono: narrativa, diari, memorie, testimonianze, reportage narrativi, narrazioni epistolari – il tutto rigorosamente in prosa.

I materiali possono essere spediti entro il 31 marzo 2008 a info@transeuropalibri.it oppure per posta di superficie a Transeuropa Edizioni, via Alberica 40, 54100 Massa, segnalando sulla busta “Progetto Over 65” – casella postale 4. Tel. 0585 091592/351015.

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11 Commenti

  1. Ottimo. Gli archivi delle case editrici, soprattutto le piccole, sono pieni di manoscritti ‘dimenticati’. E in effetti gli Over65 scrivono soprattutto prosa. Anche i generi scelti da Transeuropa vanno nella direzione giusta: la memorialistica sulla Seconda Guerra mondiale è un serbatoio dell’inedito ancora tutto da esplorare. Non solo per ripescare nuove testimonianze sulla resistenza e la lotta partigiana, ma anche per dare voce ai reduci, o più spesso a chi si ritirò in fuga, braccato, dai fronti delle guerre fasciste, magari soggiornando in un campo di concentramento (le testimonianze sulla guerra d’Albania e la Campagna in Grecia sono numerosissime). Ma gli Over65 si divertono anche con il giallo, il noir – sempre ancorati alla storia italiana del dopoguerra, tipo delitto Montesi o giù di lì-, e ancora le favole, una forma letteraria che si sta praticamente estinguendo. Ho avuto anche l’occasione di leggere reportage di giornalisti senza medaglie dai quattro capi del mondo, l’Africa soprattutto. Mi preme sottolineare un aspetto decisivo per questa fascia di scritture italiane, che rientra nelle maglie interpretative della sociologia letteraria: molti di questi autori hanno una alfabetizzazione di ‘ritorno’, hanno imparato a scrivere (e a leggere) seguendo percorsi formativi che oggi appaiono quantomeno bizzarri. E’ fondamentale, quindi, accompagnarli alla pubblicazione con un attento lavoro di editing, che poi è lo stesso spirito con cui Tondelli si mise al lavoro con gli Under 25, se ricordate l’episodio del ragazzetto che gli va a consegnare a casa il manoscritto mangiando uno yogurt, o qualcosa del genere. In ogni caso credo che a un editore attento come Transeuropa non sarà sfuggita un dettaglio come questo. Tienici informati sulle novità, eh, Marco?

  2. Speriamo solo che non si prendano troppo tempo per l’editing che se no passano direttamente dall’inedito al postumo.

  3. Volete due nomi di super scrittori anziani? Se ne potrebbero dare molti, ma due per tutti basteranno. Theodor Fontane (l’autore di Effi Briest) e Samuel Beckett. Questo per dire che l’arte è praticabile con sublimi risultati anche in età avanzata. Il destino è strano: alcuni danno tutto da giovani o giovanissimi, altri da vecchi o vecchissimi. Non c’è una legge fissa in queste come in altre questioni inerenti l’uomo. Questo è un essere particolare e imprevedibile, essendo dotato di libertà, autonomia e volontà, e queste caratteristiche, incontrandosi con con l’oggetività e la casualità della vita generano i risultati più inopinati e sorprendenti.
    In Italia da vari anni, a cura del Ministero per i beni e le attività culturali, si svolgono iniziative per la lettura degli anziani, e molte altre ne svolgono istituzioni locali pubbliche e private. Poche sono invece le iniziative per la scrittura nella terza età, e dunque questa mi sembra particolarmente utile e opportuna. Spezzando una lancia a favore del progetto di Transeuropa devo dire che la mia esperienza in giurie di premi letterari mi ha convinto almeno di una cosa sulla scrittura degli anziani: della loro quasi assoluta mancanza di vanità letteraria, come se avessero troppo sofferto la vita, per perdersi dietro futili atteggiamenti esteriori. Ne risulta che i loro elaborati saranno magari malfatti sotto il profilo grammaticale o sintattico, ma quasi sempre veri, emotivamente carichi, perché attingono da un serbatoio reale di dolorosa e gioiosa esperienza di vita. Un giovane invece, questa vita – che ancora non ha o ancora non comprende – spesso la affetta, la finge, con risultati disastrosi sull’opera – comunque molto più disastrosi di qualche errore grammaticale o sintattico.
    Mi risulta che l’iniziativa di Transeuropa ha ottenuto il patrocinio del Ministero per i beni e le attività culturali, è questo è un importante riconoscimento e un ottimo viatico per Transeuropa. Perché non approfittarne per estendere a tutte le Associazioni che hanno anziani tra i loro soci (sindacati, associazioni di categoria, università per la terza età, parrocchie, partiti ecc.) la notizia e l’invito al progetto? Non può far nulla NI per questo?
    Un caro saluto e un fortissimo in bocca al lupo per questo bellissimo progetto.

  4. @TheO.C.
    Ti ringrazio per la stima e l’attenzione. Tuttavia, nel ringraziarti, vorrei precisare per quanti possono essere interessati al progetto che le linee di ricerca da te indicate sono solo una parte di quelle rintracciabili. Tanto per cominciare, tutto al rovescio del progetto “under 25”, qui troviamo una finestra che “si apre” a 65 anni. Gli eventuali narratori in quota appartengono dunque a una fascia assai più lasca, che sviluppa a conti fatti dal 1942 (ma anche 1943, 1944, 1945, se volessimo tener conto dei tempi di pubblicazione, di auspicabili secondi e terzi appuntamenti, di eccezioni, ecc.) e “rescende” ipoteticamente fino all’ultracentenario. Abbiamo i nonni e i bisnonni, ma abbiamo anche i padri. Questo significa che la memorialista di guerra e altre evenienze che pertengono agli aspetti “pubblici” dell’esistenza sono solo parzialmente in questione. Tra l’altro, mi pare che un’attesa del genere sottintenda alla fine un’idea di narrazione abbastanza istituzionale o istituzionalizzabile – e in quanto tale già digerita, mappata, liquidata. Temo infatti che determinate istanze siano le stesse che muovono i processi decisionali della prassi editoriale del nostro paese per come la conosciamo. E queste istanze sono, a tutti gli effetti, perfettamente liquidatorie. Da qui, immagino, il discorso di Tondelli ripreso nel comunicato, che anticipa e dunque pone – come dentro una interpretazione figurale – il senso del progetto varato. Personalmente, non credo affatto che gli over 65 di oggi corrispondano al ritratto che (spesso) ne fanno i giornali, o comunque non è dalle cronache né dalla Storia né dalla letterattura d’antan che traggo le mie aspettative, le mie prospettive. Detto questo, il tuo intervento pone una questione decisiva, ovvero la necessità – trattandosi di un concorso – di articolare meglio i criteri in base ai quali procederemo alla selezione dei materiali. Lo spazio di un commento, come comprenderai, non è sufficiente e forse nemmeno il più adatto, ma posso garantirti che nei prossimi giorni torneremo a darne conto con maggior dettaglio.

  5. @giulio
    Forse è venuto il momento di riaprire gli archivi. Guardare cosa abbiamo trascurato, cos’è sfuggito, tutto quello che poteva essere salvato e invece è stato liquidato. Ci vuole tempo e pazienza. Esiste (e resiste) una popolazione canuta che scrive per passione e non solo “in vista della pubblicazione”. Che vuole essere letta e recensita, e non si prende troppo sul serio, come fanno molti giovinastri. Gente coraggiosa che non si spaventa a scrivere “po” con l’accento e si diverte un sacco quando gli spieghi come dovrà correggere il prossimo rientro. Sono gli autori migliori, quelli che non vorrebbero mai restare soli. Un criterio di selezione, in fondo, potrebbe essere questo, il “fattore umano”. Quello di Maurice Castle. Prima le persone e l’esperienza che portano (in redazione), poi il libro che hanno scritto. C’era un bisnonno che aveva fatto il preside in una scuola del Nord Italia. OverOttanta. Si godeva la pensione scrivendo favole transletterarie e piccoli saggi su Collodi e i risorgimentali. Una fantasia che non ti dico. Ma non è questo il punto. Non so se vi è mai capitato di leggere un manoscritto, dico proprio un testo scritto a mano, sui fogli che usavamo al liceo per i compiti in classe. Il preside aveva una calligrafia di un’eleganza strepitosa, senza uno sbavo d’inchiostro. Era un maestro di calligrafia, non solo un narratore di mestiere. Una volta stampato, il racconto perse (buona?) parte della sua forza. Detto questo, lo so che il sistema editoriale è ‘disumano’. Nelle scelte, nei tempi e nei modi. Sottochiave gli archivi, sottosopra l’identità.

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marco rovelli
Marco Rovelli nasce nel 1969 a Massa. Scrive e canta. Come scrittore, dopo il libro di poesie Corpo esposto, pubblicato nel 2004, ha pubblicato Lager italiani, un "reportage narrativo" interamente dedicato ai centri di permanenza temporanea (CPT), raccontati attraverso le storie di coloro che vi sono stati reclusi e analizzati dal punto di vista politico e filosofico. Nel 2008 ha pubblicato Lavorare uccide, un nuovo reportage narrativo dedicato ad un'analisi critica del fenomeno delle morti sul lavoro in Italia. Nel 2009 ha pubblicato Servi, il racconto di un viaggio nei luoghi e nelle storie dei clandestini al lavoro. Sempre nel 2009 ha pubblicato il secondo libro di poesie, L'inappartenenza. Suoi racconti e reportage sono apparsi su diverse riviste, tra cui Nuovi Argomenti. Collabora con il manifesto e l'Unità, sulla quale tiene una rubrica settimanale. Fa parte della redazione della rivista online Nazione Indiana. Collabora con Transeuropa Edizioni, per cui cura la collana "Margini a fuoco" insieme a Marco Revelli. Come musicista, dopo l'esperienza col gruppo degli Swan Crash, dal 2001 al 2006 fa parte (come cantante e autore di canzoni) dei Les Anarchistes, gruppo vincitore, fra le altre cose, del premio Ciampi 2002 per il miglior album d'esordio, gruppo che spesso ha rivisitato antichi canti della tradizione anarchica e popolare italiana. Nel 2007 ha lasciato il vecchio gruppo e ha iniziato un percorso come solista. Nel 2009 ha pubblicato il primo cd, libertAria, nel quale ci sono canzoni scritte insieme a Erri De Luca, Maurizio Maggiani e Wu Ming 2, e al quale hanno collaborato Yo Yo Mundi e Daniele Sepe. A Rovelli è stato assegnato il Premio Fuori dal controllo 2009 nell'ambito del Meeting Etichette Indipendenti. In campo teatrale, dal libro Servi Marco Rovelli ha tratto, nel 2009, un omonimo "racconto teatrale e musicale" che lo ha visto in scena insieme a Mohamed Ba, per la regia di Renato Sarti del Teatro della Cooperativa. Nel 2011 ha scritto un nuovo racconto teatrale e musicale, Homo Migrans, diretto ancora da Renato Sarti: in scena, insieme a Rovelli, Moni Ovadia, Mohamed Ba, il maestro di fisarmonica cromatica rom serbo Jovica Jovic e Camilla Barone.
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