ANIMAzioni#01: “LE NEZ” di Alexandre Alexeïeff e Claire Parker [ 1963 ]

da IL NASO di Nikolaj Vasil’evic Gogol’

 


di Orsola Puecher

Alexandre Alexeïeff nasce a Kazan in Russia il 5 Agosto 1901. Passa la sua infanzia a Costantinopoli, dove il padre era addetto militare all’ambasciata Russa. Come destino esige in un famiglia di militari, viene educato all’Accademia dei Cadetti di San Pietroburgo. Allo scoppio della rivoluzione del ’17 è cadetto in Marina. Negli anni seguenti viaggia in Estremo Oriente, animato dallo spirito apolide e vagante di molti dei figli di una grande madre patria, come quella russa, che nella sua moltiplicità di etnie è tutte le patrie insieme e forse nessuna. Nel 1921 arriva a Parigi, meta elettiva dell’epoca, e si afferma come incisore ed illustratore. Nel 1929 si ammala di tubercolosi e trascorre un lungo periodo in sanatorio: nell’atmosfera isolata dal resto del mondo, rarefatta ed incantata, del luogo di cura tanto profondamente sotterraneo e metaforico per la letteratura novecenetsca, elabora e realizza l’idea de “l’ecran d’epingles“. Lo “schermo di spilli”,  che gli permise di realizzare i suoi capolavori d’animazione, era un pannello bianco con infilzati 500.000 spilli neri che rientravano e fuoriuscivano a diverse altezze. Due faretti ai lati facevano sì che la luce radente su ogni spillo proiettasse due ombre oblique. Dosando le altezze degli spilli si riuscivano ad ottenere tutte le sfumature possibili di grigio, formando le immagini con un mosaico di infinitesime capocchie che, fotografate in sequenza, costituivano i fotogrammi dell’animazione. Un lavoro simile ai piccoli tratti di bulino dell’incisore, ai leggeri tocchi di pennino, l’uno vicino all’altro, del disegnatore. Una specie di oggettivazione artigianale da orologiaio minuzioso dei pixel, che, in un futuro non molto lontano ma inimmaginabile, comporranno meccanicamente le immagini digitali sullo schermo.

 

              

 

Un vero e proprio catalizzatore per Alexeïeff sarà l’incontro nel 1930 con Claire Parker, studentessa americana a Parigi, sua compagna di vita e d’arte fino alla morte, avvenuta a Parigi il 9 agosto 1982. Dalla collaborazione con Claire, che insieme a lui modellava pazientemente gli spilli, seduti uno di fronte all’altro davanti allo schermo verticale, nasceranno i loro grandi piccoli capolavori: da Una notte sul monte Calvo ispirato alla musica di Musorgskij nel 1933 [ che Walt Disney cercherà di emulare nel suo Fantasia con esiti molto meno artistici ], come “Quadri d’una esposizione“, alcune canzoni popolari russe e favole, fino a questo “Il naso” da Gogol. Dopo una rilettura del racconto [ assai consigliabile in questi tempi cupi di epopee ombelicali ] con la sua scrittura limpida, magistrale nei cambi di scena, ironica e surreale, priva di qualsiasi enfasi tronfia, le immagini animate sembrano aderire al tessuto narrativo con incredibile leggerezza e naturalezza e danno vita propria ai personaggi di Gogol: il barbiere Ivàn, l’Assessore di Collegio Kovalèv che pomposamente si fa chiamare Maggiore, fiero del suo titolo ma piccolo e schiacciato dalla immane burocrazia, preoccupato solo della sua ascesa sociale impossibile senza un naso regolamentare in mezzo alla faccia, e il naso stesso con un pastrano dagli alamari, spadino al fianco ed un cappello piumato da Consigliere di Stato, che scarrozza per le strade, le chiese e i palazzi della città immersa in una prospettiva nevosa e metallica, con la luce che la “bagna” progressivamente, risvegliandone i particolari. L’assurdo allora sembra possibile, l’inconcepibile necessario, come dice Gogol alla fine del racconto:
 
Ma la cosa più strana, più incomprensibile di tutte è che degli scrittori possano dedicarsi a simili argomenti. Lo riconosco, questo è davvero inconcepibile, è davvero… no, no, non posso proprio capire. In primo luogo, non ne viene decisamente alcun vantaggio per la patria; in secondo luogo… ma anche in secondo luogo non ne viene alcun vantaggio. Semplicemente non so che mai significhi tutto questo…
 
E forse il significato profondo dell’arte è proprio questa mescolanza di possibile ed impossibile, che nelle animazioni di Alexandre e Claire fa convivere i chiaroscuri di Dürer con gli incubi di Goya, le architetture fantastiche di Piranesi accanto alla poeticità visionaria di Marc Chagall ed all’ingenuità popolare dei lubok russi, e resuscita il contrasto pittorico dell’espressionismo in una sintesi unica e vibrante di movimento.
 
[ La compressione di formato di you tube, meritorio per la varietà ma non certo encomiabile per la qualità, ci consente un assaggio integrale de “Il Naso“, restituendone comunque l’emozione, la delicatezza da incisore di una “puntasecca” e di una “acquatinta”. ]

 

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[ immagini tratte da http://www.lafilmforum.org ]

 

ANIMAzioni: [02]

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10 Commenti

  1. Straordinario. Di Alexeieff ricordo il prologo e l’epilogo de “Il processo” di Orson Welles, una successione inquietante di spazi, corridoi, porte, mentre una voce fuori campo legge un estratto di “Davanti alla Legge” di Kafka. Credo fosse stato realizzato con le stessa tecnica.

  2. Cara Orsola,
    le tue “stupefacenti” scoperte ci rendono “Orsola-dipendenti”.
    Un caro saluto,
    Roberto

  3. l’ho visto ieri e stamattina mi sta ancora sulla testa
    è come se arrivasse da un intendimento
    totalmente preciso e al quale giova non poco
    quella faccenda dei “500.000 spilli”
    ciao Orsola, un abbraccio Ad.

  4. ehi orsola è davvero impressionante e non lo avevo mai visto ed è correlato come tu dici a piranesi e chagall et alii ma è pure così bambino e visionario giacché in quei 500.000 spilli coesistono pure tutte le tavolette chiodate da premersi sulla faccia per rialzare una espressione o un difetto o un profilo o stampigliare un’orma. bellissimo. grazie. chi

  5. Grazie a tutti.
    Franz ho altre “chicche” in programmazione.
    Sergio ricorda bene, c’è su you tube anche quello.
    Nadia sempre gentile.
    Roberto caro l’Orsola dipendenza però mi sembra assai grave…
    La prima volta che vidi le animazioni di Alexeieff, ma anche di Mc Claren, Jiri Trnka, Little Nemo e il dinosauro di Mc Cay e altri, fu moltissimi anni fa, con mio padre, ricordo con dolcezza il momento preciso e la sopresa, ed incredibilmente alla televisione: era un programma sui cartoni animati a puntate, credo dal titolo tipo Ciack Gulp i fumetti in TV, di quando la TV non era solo l’odierno volgare stupidario che ci tocca.
    Mi si infilzarono quegli spilli da allora.
    Ad… però con quegli spilli sulla testa mi ricordi Pierino Porcospino o il tuo capello-riccio di quella signora al mercato.
    Chi hai ragione… anzi a pensarci bene in certi angoli remoti della casa, che le casalinghe poco efficienti trascurano apposta per commuoversi al ritrovare reperti del passato, di sicuro c’è ancora qualche chiodino colorato dei Coloredo della Quercetti dei bambini, ora giunti a considerevoli altezze (i bambini).

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  6. Ricordo anche che nel 1930 Dmitrij Šostakovič compose l’opera “Il naso”, sempre tratta dal racconto di Gogol’. In Unione Sovietica l’opera fu praticamente censurata quasi fino alla morte del compositore.

  7. Grazie Cristoforo.
    Il complesso rapporto di Šostakovič con il regime sovietico fra tolleranza e censura è unico. Bastava che il Partito Sovietico dei Musicisti paventasse l’accusa di formalismo o di decandetismo borghese che zacchete… scattava la censura.

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orsola puecher
orsola puecherhttps://www.nazioneindiana.com/author/orsola-puecher/
,\\' Nasce [ in un giorno di rose e bandiere ] Scrive. [ con molta calma ] Nulla ha maggior fascino dei documenti antichi sepolti per centinaia d’anni negli archivi. Nella corrispondenza epistolare, negli scritti vergati tanto tempo addietro, forse, sono le sole voci che da evi lontani possono tornare a farsi vive, a parlare, più di ogni altra cosa, più di ogni racconto. Perché ciò ch’era in loro, la sostanza segreta e cristallina dell’umano è anche e ancora profondamente sepolta in noi nell’oggi. E nulla più della verità agogna alla finzione dell’immaginazione, all’intuizione, che ne estragga frammenti di visioni. Il pensiero cammina a ritroso lungo le parole scritte nel momento in cui i fatti avvenivano, accendendosi di supposizioni, di scene probabilmente accadute. Le immagini traboccano di suggestioni sempre diverse, di particolari inquieti che accendono percorsi non lineari, come se nel passato ci fossero scordati sprazzi di futuro anteriore ancora da decodificare, ansiosi di essere narrati. Cosa avrà provato… che cosa avrà detto… avrà sofferto… pensato. Si affollano fatti ancora in cerca di un palcoscenico, di dialoghi, luoghi e personaggi che tornano in rilievo dalla carta muta, miracolosamente, per piccoli indizi e molliche di Pollicino nel bosco.
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