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Il re di «Pointlandia», «Esso»… lancia la sua rivoluzione…

esso

Berlusconi… lancia la sua personale «rivoluzione»… contro la Carta Costituzionale (di tutti noi… non sua, né della maggioranza)…

E noi italiani non dovremmo tutti (tutti, indipendentemente dalla casacca) accoglierla con lo spirito con cui Abbott racconta di «Esso», la «misera creatura» che governa Pointlandia? O forse davvero questo paese  è tentato dal baratro dell’adimensionalità… dominato com’è da troppi «Punti», troppi «Esso» che si sentono Re del Nulla?

di Evelina Santangelo

Da Flatlandia di Edwin A. Abbott (traduzione di Masolino D’Amico, Adelphi).

«Osserva quella misera creatura. Quel Punto è un essere come noi, ma confinato nel baratro adimensionale. Egli stesso è tutto il suo Mondo, tutto il suo Universo; egli non può concepire altri fuori di se stesso: egli non conosce lunghezza né larghezza né altezza, poiché non ne ha esperienza; non ha cognizione nemmeno del numero Due; né ha un’idea della pluralità, poiché egli è in se stesso il suo Uno e il suo Tutto, essendo in realtà Niente. Eppure nota la sua soddisfazione totale, e traine questa lezione: che l’essere soddisfatti di sé significa essere vili e ignoranti, e che è meglio aspirare a qualcosa che essere ciecamente e impotentemente felici. Ascolta adesso».

S’interruppe; e in quel momento dalla creaturina ronzante si levò un lieve ticchettio, basso e monotono ma distinto, come da uno dei vostri fonografi di Spacelandia, e io ne distinsi queste parole:
«Infinita beatitudine dell’esistenza! Esso è, e non c’è altro al di fuori di Esso».
«Cosa vuol dire con “esso” – dissi io – quella piccola creatura?»
«Vuol dire se stesso, – disse la Sfera. – Non hai notato prima d’ora che i bambini e le persone infantili, che non sanno distinguere tra se stessi e il mondo, parlano di sé alla Terza Persona? Ma taci».
«Esso riempie ogni Spazio, – continuò la piccola creatura nel suo soliloquio, – e quello che Esso riempie, Esso è. Quello che Esso pensa, Esso lo dice; e quello che Esso dice, Esso lo ode; ed Esso è Pensatore, Parlatore, Ascoltatore, Pensiero, Parola, Audizione; è L’Uno, e tuttavia il Tutto nel Tutto. Ah, la felicità, ah, la felicità di Essere».

«Perché non gli apri gli occhi, a quel cosino, in modo che la finisca col suo compiacersi?» dissi io… «Non è facile, – disse il mio Maestro. – Provaci tu».
Al che, levando alta la voce, dissi al Punto così:
«Silenzio, silenzio, Creatura spregevole! Tu ti chiami il Tutto nel Tutto, e invece sei il Nulla; il tuo cosiddetto Universo non è che un puntolino in una Linea, e una Linea non che un’ombra in confronto a…»
«Sss, sss! Hai detto abbastanza, – mi interruppe la Sfera. – Ascolta ora, e nota l’effetto della tua arringa sul Re di Pointlandia».

Il luccicore del Monarca, che rifulgeva più che mai mentre ascoltava le mie parole, mostrava chiaramente che la sua compiacenza di sé non era stata intaccata; e io non avevo ancora terminato che egli riprendeva il suo ritornello:
«Ah, la gioia, ah, la gioia del Pensiero! Cosa non può Esso ottenere grazie al Pensiero! Il suo proprio Pensiero che a Se stesso si rivolge, insinuando il disprezzo di sé solo per esaltare la Sua felicità! Dolce ribellione suscitata per finire in trionfo! Ah, il divino potere creativo del Tutto nell’Uno! Ah, la gioia, la gioia di Essere».

«Vedi – disse il mio Maestro – quanto poco hanno potuto le tue parole. Nella misura in cui il Monarca riesce ad afferrarle, egli le accetta come sue (poiché è incapace di concepire altri all’infuori di se stesso) e si vanta della varietà del “Suo Pensiero” come di un esempio di Potere creativo. Lasciamo questo Dio di Pointilandia al godimento ignorante della propria onnipresenza e onniscenza: niente che tu e io possiamo fare può scuoterlo dal compiacimento che prova di se stesso».

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6 Commenti

  1. certo che se alla brutalità aperta del partito azienda si risponde con le citazioncine raffinatine, al massimo con gli appelli tra intellettuali…
    stranissima questa debolezza di fondo dell’anti-berlusconismo.
    come non si trovasse un perno, un punto di appoggio.
    eppure ad averci coraggio, ad essere compatti, di azioni davvero efficaci se ne potrebbero organizzare e in modo del tutto autonomo.
    altro che Abbott, che pure è un bel libro.

  2. ma a chi arriva questa minaccia(?) lettura(?). Chi corre per il pane, nemmeno per la focaccia, questo nemmeno lo sente, ma altro che gli si intorcola alle budella, al letto dove dorme, se dorme, a quelle quattro acche che possiede sottraendosi ciò che sarebbe necessario,ecco quello sì che lo capisce. Non di aste vive la gente, ma di lance sì.ferni

  3. Sì, ma non voleva essere uno strale (non avrei mai scritto un articolo così), né la «risposta»… voleva solo essere un modo di riappropiarsi anche di un pensiero libero, ironico, svincolato dalla contingenza, una volta tanto… Anche questo, a mio parere, è un modo di rivendicare la libertà…

    Le controrisposte devono venire, certo Francesco, e devono essere pari all’attacco «violento», come dici tu, di una violenza inaudita (penso anche al video sul giudice trasmesso da canale Cinque!). E so anche che questa minaccia non arriva… Fenirosso, ma non è una minaccia… voleva solo essere un modo per dire: non si può accettare di essere ridotti a un tale linguaggio mediocre e meschino messo in atto per schiacciare ogni forma di intelligenza… e sdoganare ogni forma di violenza psicologica, verbale, politica…
    Non è un gesto politico di contrattacco… è un modo per tirare su la testa dall’acqua e respirare…

  4. il lavoro che oggi necessita di essere fatto è quello che recupera coloro che nonsanno più dire, coloro che non sanno più leggere, interpretare poi, è troppo evoluto.E non mi riferisco alla gente qualunque ma a quei rappresentatnti di un potere che soffre di analfabetismo in modo così grave e sa dire tutto in funzione di costi e soldi all’ingrosso. La cultura è per quelli solo un pacco da buttare.ferni

  5. Pochi giorni fa avevo scritto questa cosa, che mi pare inerente.

    L’innominato (indovina di chi parlo)

    E’ un egoista patologico. Uno che non ha mai mosso un singolo dito al di fuori della propria convenienza. Anche se ritiene di essere un tipo di gran compagnia, è un uomo solo per natura, perchè vede gli altri e il mondo intero solo in relazione a sè stesso e al guadagno che puo’ trarne.
    Non concepisce il condividere, il donare disinteressato, l’empatia sincera che genera altruismo vero. Come puo’ non essere solo?
    Lui non concepisce altra condizione umana che quella. L’egoismo.
    Adesso è preoccupato perchè gli eventi ledono la sua convenienza, sembra che l’Universo congiuri contro il suo interesse, e trova che questo sia una grande ingiustizia.
    Ci crede davvero, e sente la coscienza a posto. Ripete a sè stesso: che ho mai fatto di male? Ho fatto solo e sempre il mio interesse! C’e’ forse altro modo di vivere?

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