La narrativa italiana riesumata in digitale: la collana “Reloaded” di Laurana

intervista a Marco Drago di Mariarosa Rosi

A proposito della narrativa italiana degli anni 90, si può parlare di una controcultura simile a quella che ha generato la beat generation degli anni 60? Lei ne ha qualche volta fatto cenno.

Direi proprio di sì.  Non so se proprio come al tempo dei beat, però è vero che tanti scrittori nati tra il 1960 e il 1970 si sono trovati spesso a fare cose insieme, fossero queste delle antologie o degli incontri pubblici. Esistevano tante riviste e ognuna  tendeva a creare per sé un gruppo omogeneo e regolare di autori. Ed eravamo tutti, chi più chi meno, dei postmoderni inconsapevoli. Aldo Nove e Tiziano Scarpa facevano eccezione perché erano i più consci del valore dirompente di quello che stavano facendo. Molti altri erano semplicemente lì per via dello spirito dei tempi, ma erano quasi tutti scrittori molto bravi e innovativi. Ovviamente avevamo intorno un’editoria molto diversa da quella attuale.

In che senso diversa?

 Allora avevamo a che fare con dei vecchi che si comportavano da vecchi. Era gente che aveva vissuto tutto il ‘900. Si sapeva con chi si aveva a che fare. Adesso i più postmoderni sono proprio i dirigenti delle case editrici che hanno abbondantemente superato gli autori in termini di ribaltamento dei vecchi e cari luoghi comuni sull’editoria nazionale. Una volta andavi a parlare con un direttore o direttrice editoriale e ti trovavi di fronte a una persona che trasmetteva un senso di sicurezza e autorevolezza che ti faceva ben sperare. Adesso succede che un direttore editoriale si faccia vedere quasi in lacrime mentre prega di indovinare un best-seller di finta letteratura qualsiasi. Non hanno più vergogna a mostrare il loro terrore per la perdita del posto di lavoro e gli autori si sentono quasi in colpa perché continuano a scrivere dei romanzi che non vendono niente.

Racconto, testo breve, diario. Sono questi i generi più ricaricati da Laurana. Perché questa scelta?

Il mio gusto personale è molto ben rappresentato dalla collana che dirigo. Un occhio a qualche nome di maggior presa lo butto sempre, stiamo trattando i diritti di autori abbastanza importanti e con una sicura base di pubblico, ma al 90% la mia attenzione è dedicata a testi che mi avevano colpito quando erano usciti e che ora sono di scarsa reperibilità. Non sono un gran lettore di romanzi puri. La fantasia, in narrativa, mi stufa, infatti non sono un lettore di fantasy e nemmeno di fantascienza e nemmeno di gialli. La trama ben congegnata mi mette tristezza. Mi interessano sempre di più altre forme di scrittura.

Quali in particolare?

 Mi piacciono gli scrittori che ti fanno sentire la fatica della scrittura. Diffido dei narratori che applicano alla lettera la lezione calviniana sulla leggerezza. La facilità di affabulazione, l’eccessiva scorrevolezza di un testo, l’orecchiabilità, sono caratteristiche che mi mettono in guardia. Il più delle volte, quella facilità nasconde il vuoto e non te ne accorgi fino a che non hai finito e metabolizzato il testo. Le mie scelte per Reloaded premiano libri poco inquadrabili: libri che hanno a che fare con la sperimentazione – Dario Voltolini, Flavio Santi, Matteo Galiazzo -,  libri di racconti anche brevissimi – sempre Voltolini ma anche Giulio Mozzi, Luca Ragagnin e Roberto Alajmo,-  romanzi comico/grotteschi – Fulvio Abbate, Ernesto Aloia, Galiazzo, Walter Fontana, Piersandro Pallavicini -. Pochi romanzi-romanzi – Nicoletta Vallorani, Paolo Grugni, Massimiliano Griner -.

 Tra le vostre riproposte figura Cargo di Matteo Galiazzo. Quando, nel 99, uscì nei Coralli Einaudi, Maria Corti su Repubblica parlò di un giovane scrittore ricco di intelligenza, cultura e stile. Ma di certo non è un testo facile.  Come si muove ora nel catalogo reloaded?

Cargo è il titolo più scaricato di tutta la collana! Certo, è un testo molto particolare. Facile che molti non l’abbiano mai sentito nominare. Però quando qualcuno lo legge, poi non lo dimentica più. Troppo fuori di testa, per passare inosservato. È un romanzo che si scrive mentre lo si legge, è un manuale di istruzioni, un trattato di economia e di filosofia, un inesauribile cazzeggio che riflette su se stesso. Impossibile fare meglio, per un autore di appena 28 anni.

 Tutti gli autori della collana hanno avuto buone critiche alla prima edizione. Questo non ha impedito al loro libro di uscire dal mercato. E il destino dei titoli di nicchia o pensa che questa seconda vita sul web possa premiarli?

Credo che sia nella natura dei numeri. Non riesco a immaginarmi che possa andare altrimenti.  Il mercato butta fuori di tutto, solo qualcuno sopravvive.  Ma adesso il digitale può davvero rimescolare le carte in modo intelligente. Innovativo e intelligente.

E come, secondo lei?

 L’importante è separare le strade dei libri cartacei e quella dei libri digitali. Un po’ l’ha capito Feltrinelli con la collana Zoom, che pubblica testi troppo corti o troppo strani per uscire su carta ed escono soltanto in ebook. Ora è il momento di pensare appunto a quali testi fare uscire solo in ebook. Spero che non prevalga la logica dell’ebook come serie B della carta e che quindi vengano parcheggiati nel settore elettronico tutti quegli autori con un pubblico non numerosissimo. Quella la vedrei come una mossa miope e poco inventiva. Si può fare di meglio.

 Ha in mente una strategia precisa?

Innanzitutto ricreare i cataloghi in digitale. Assurdo che non si trovi nemmeno un titolo di Milan Kundera o di Guenther Grass in  ebook, in Italia, oggi. Il catalogo di titoli prestigiosi,  che tutti i grandi editori hanno, va sfruttato in senso digitale e  poi via via così per il resto dei titoli,  ad esempio proponendo tutti i romanzi usciti negli ultimi 20-25 anni,  o altro ancora. Qualcuno sta cominciando, altri non ci pensano nemmeno. Fare un ebook costa pochissimo, distribuirlo costa pochissimo. Strano che gli editori non si siano già buttati a pesce sull’occasione. Poi si possono fare affari con i testi scolastici o universitari, le dispense, insomma ci sono decine di applicazioni del digitale che aspettano solo qualcuno che le metta in pratica.

 Dalla carta allebook, ma anche il contrario. No?

Il mercato ci ha già pensato con una stampante speciale in grado di creare in pochi minuti un volume rilegato e dotato di copertina partendo dal file dell’ebook. Si può scegliere da un catalogo internazionale di 7 milioni di titoli fuori diritti, o stampare il proprio libro, se si vuole. In Italia, la prima di queste macchine è già installata presso il Mondadori Megastore di Piazza Duomo a Milano.

 Avete difficoltà a riacquisire i diritti dautore? Dovete fare tante rinunce?

 Nessuna difficoltà, tutto dipende da quello che vogliono fare gli autori. Se c’è la loro volontà, nessuno e niente ci può fermare. I diritti sulla versione elettronica di un testo non sono quasi mai presenti nei contratti originari dei libri che abbiamo in collana. Ma anche se fossero citati, qualora l’editore si dimostrasse inadempiente in quanto non ha mai realizzato l’ebook dell’opera, l’autore ridiventa automaticamente il padrone del suo testo e può farne quello che vuole.

 Qual è il valore aggiunto di Laurana Reloaded rispetto alle altre collane di ebook sul mercato?

Ridiamo la vita a titoli morti. Li andiamo a prendere dai cataloghi di tutti gli editori italiani. Quindi: reperibilità e varietà.

 Quale, a distanza di due anni, il bilancio della collana?

Niente di spettacolare, non è stato un miracolo, un boom. Ma non ha nemmeno portato gravi dissesti finanziari all’editore, forse anzi gli ha dato una cosa in più da dire quando parla della sua azienda. Il segreto è non mollare, non scoraggiarsi. Prima o poi tutti questi ebook daranno i loro frutti.

Prossimi titoli in programma?

Rimetteremo in circolazione un titolo poco noto di Gaetano Cappelli,I due fratelli, uscito per la De Agostini nel 1993 e diretto all’epoca ai ragazzi delle scuole. E poi, più avanti, Visto che siete cani di Walter Fontana, romanzo comico su una compagnia di attori teatrali che per sopravvivere in tempi di crisi del teatro si trasforma in una gang di ladri; Nonno Rosenstein nega tutto di Marco Bosonetto, una storia sarcastica in cui un ebreo scampato ai lager diventa negazionista per non soccombere al dolore dei ricordi. E ancora tanti altri: da Sorelle e Nemiche della noirista Barbara Garlaschelli a La resistenza del nuotatore di Sebastiano Nata, fino al recupero di Plays, una magnifica raccolta di racconti uscita per un editore locale piemontese una decina d’anni fa. L’autore è semi-sconosciuto: il musicista e traduttore Gianrico Bezzato, prematuramente scomparso nel 2012.

 

NdR: questa intervista è apparsa su PEN, trimestrale del Pen Club Italia, n.34, gennaio-marzo 2016; e qui di seguito il cappello introduttivo di Mariarosa Rosi:

“Sono quasi 900 mila i titoli messi fuori commercio negli ultimi vent’anni. Una piccola parte sarà ristampata, in edizioni tascabili o non, ma la gran parte sarà avvolta nell’oblio, sia perché senza merito o perché non più attuale, sia perché, distratti come siamo, lasciamo ai posteri il merito di scoprire il valore di ciò che noi non siamo stati capaci di riconoscere”. Così Giuliano Vigini, massimo esperto di editoria e docente di Comunicazione alla Cattolica, su La Lettura (Corriere della sera, 15 agosto 2015).  In realtà una piccola ma vivacissima casa editrice milanese, “Laurana Editore”, fondata da Lillo Garlisi , Giulio Mozzi e Gabriele Dadati, la sfida dell’oblio l’ha già raccolta e un paio d’anni fa ha dato vita alla  collana  “ Reloaded” (“ricaricati”) che ripropone, esclusivamente in ebook,  opere già edite di narrativa italiana dagli anni ’90 ai 2000. E’ un’opportunità resa possibile dai bassi costi del digitale ma anche dalla politica editoriale di questi ultimi anni che ha saturato il mercato con troppi titoli condannandoli a una vita media brevissima . Chi non ricorda i banconi delle librerie traboccanti di novità e di bestseller pigliatutto? Tra questi titoli Laurana fa una nuova scelta coerente con la sua espressa vocazione di “pubblicare libri utili” e cioè “di utilizzare la narrativa per far luce sulla realtà”. Perché il merito della collana non è tanto e solo il recupero dei titoli (già Amazon o altri lo fanno, con successo, per i libri introvabili) ma l’organicità della proposta editoriale che speriamo possa darci della narrativa italiana degli ultimi tempi un’idea più precisa di quella emersa dalle comparsate televisive, dal frastuono di certi festival o di altri non meglio identificati “eventi”.  A oggi, i titoli recuperati sono una ventina tutti di autori già noti e conosciuti dalla critica e pubblicati in prima edizione da editori consolidati o comunque affermati (Einaudi, Rizzoli, Feltrinelli, il Saggiatore, Minimum fax). Ma un aggiornamento su questa collana pioniera che potrebbe aprire altre prospettive interessanti sull’utilizzo futuro del digitale, ci rivolgiamo direttamente a Marco Drago, direttore  della collana. Laureato in letteratura americana alla facoltà di lingue dell’Università di Genova , scrittore (Lamico dei pazzi, Cronache da chissà dove, La prigione grande come un paese), conduttore radiofonico (Raitre, Radiotelevisione Svizzera) giornalista,  è stato anche  fondatore della rivista Maltese Narrazioni,  attiva dal ’89 al 2006 , che si è molto occupata della generazione degli “scrittori cannibali” di metà degli anni ’90. Quelli, per intenderci, che nell’antologia einaudiana a loro dedicata (Gioventù cannibale, a cura di Daniele Brolli, 1996 ) venivano definiti “una covata di narratori italiani giovani e giovanissimi,  che getta scompiglio nei vicoli della cittadella letteraria, negli schermi video  e nei talk  shows, tra le anime morte del perbenismo”.

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4 Commenti

  1. Il libro di Marco Drago si intitola “L’amico del pazzo” (in realtà aveva anche il sottotitolo “e altri racconti”).
    Non L’amico DEI PAZZI, anche se qualcosa di vero nel titolo ci sarebbe :-)

    L’intervista è molto interessante. Bravo Marco e brava Mariarosa.

    • Hai ragione, ma ci sono abituato. Il programma che facevo su Radio3 anni fa si chiamava La fabbrica DI polli ma tutti la chiamavano La fabbrica DEI polli.

  2. Dopo sedici giorni dal mio precedente inutile commento, ci ho ripensato. Hanno ragione Mariarosa Rosi che ha scritto l’articolo e Giacomo Sartori che l’ha pubblicato: Marco Drago ha scritto proprio “L’amico dei pazzi”.
    Il libro non è più in commercio e forse non lo è mai stato. Dunque rivolgetevi a Mariarosa e Giacomo che sicuramente ne condividono una copia. Sarei curioso di vedere la copertina, se potete postate un selfie col libro in mano.

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giacomo sartori
giacomo sartori
Sono agronomo, specializzato in scienza del suolo, e vivo a Parigi. Ho lavorato in vari paesi nell’ambito della cooperazione internazionale, e mi occupo da molti anni di suoli e paesaggi alpini, a cavallo tra ricerca e cartografie/inventari. Ho pubblicato alcune raccolte di racconti, tra le quali Autismi (Miraggi, 2018) e Altri animali (Exorma, 2019), la raccolta di poesie Mater amena (Arcipelago Itaca, 2019), e i romanzi Tritolo (il Saggiatore, 1999), Anatomia della battaglia (Sironi, 2005), Sacrificio (Pequod, 2008; Italic, 2013), Cielo nero (Gaffi, 2011), Rogo (CartaCanta, 2015), Sono Dio (NN, 2016), Baco (Exorma, 2019) e Fisica delle separazioni (Exorma, 2022). Alcuni miei romanzi e testi brevi sono tradotti in francese, inglese, tedesco e olandese. Di recente è uscito Coltivare la natura (Kellermann, 2023), una raccolta di scritti sui rapporti tra agricoltura e ambiente, con prefazione di Carlo Petrini.
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