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Manette o ambrogino d’oro?

di Pino Tripodi

Conosco alcuni del Comitato Abitanti Giambellino Lorenteggio recentemente arrestati a Milano con l’accusa di associazione a delinquere. Dopo l’arresto avevo pensato di esprimere pubblicamente la mia simpatia verso di loro per i motivi in nota*. Ma per ragioni di cautela – la storia è colma di persone colte dedite alle peggiori nefandezze del mondo – anzi di procedere ho voluto leggere il dispositivo delle accuse che li ha condotti agli arresti. Il ponderoso documento dell’Ordinanza,172 pagine, mi ha destato grande sorpresa. Avevo timore di trovare accuse terribili e circostanziate, invece mi sono trovato davanti a un’accurata apologia degli imputati. Il documento del GIP a mio parere trasuda in ogni parola di simpatia e in ogni apparente accusa cela elogio della loro condotta.  Sono rimasto così sorpreso che alla prima rapida lettura ne è seguita una seconda, molto più lenta, alla fine della quale mi sono francamente chiesto se la firmataria dell’Ordinanza non avesse un attimino esagerato. Ho avuto sinceramente anche il sospetto che la copia a cui avevo attinto fosse stata scritta da qualche amico degli imputati passato per gioco dalla filosofia politica alla guerriglia dell’immaginario.

Verificata l’autenticità del documento, non nascondo di aver avvertito una certa invidia. Invidia della quale mi scuso, ma che è difficile non provare nei confronti di chi avendo una passione vitale per la filosofia non la coltiva ad uso esclusivo dell’ego, della propria formazione, della propria carriera, ma la spende per ridurre il tasso dell’ignominia sociale della città, per ridurre lo scarto tra le vetrine luccicanti e l’obliato sottosuolo di Milano. L’Ordinanza è un raro esempio di carnevale linguistico con cui chi legge non può non avere simpatia per gli accusati mentre viene indotto passo passo a comprendere come e perché chi appare come vittima – l’amministrazione preposta alla tutela del patrimonio abitativo pubblico – assurge a vero colpevole.  

Il Sodalizio Criminale organizza presidi, cortei, riunioni, finalizzati a “impedire l’esecuzione degli escomi, nelle quali sono stati coinvolti anche i cittadini (molto spesso stranieri) che avevano aderito al Comitato”. L’accusa di associazione a delinquere è una chiara iperbole utilizzata, immagino, per dimostrare che gli imputati sono eroi di tutt’altra pasta. Infatti è scritto che si associavano tra di loro in una struttura criminosa dotata di supporti logistici quali “attrezzatura per compiere lavori di idraulica, muratura e elettrici negli alloggi occupati, telefoni cellulari e schede per contatti”. Insomma, se interpreto bene le parole, si arrangiavano, senza torcere un capello a nessuno, a rendere agibili e funzionali le case sfitte come usano fare, spero con maggiore perizia, artigiani che utilizzano i loro stessi utensili. Essendo ovvio che nessun artigiano può venire accusato di condotta criminosa perché utilizza gli utensili del mestiere, è chiaro che l’accusa intende dimostrare altro. L’altro sta certamente nel fine del disegno criminoso comune che consiste nella “consumazione continuativa e professionale dei delitti di invasione di terreni ed edifici”.

Questo passaggio dell’Ordinanza merita particolare attenzione poiché, a mio modo di vedere, è il cuore dell’apologia. Infatti, se l’accusa non fosse una mossa linguistica destinata a significare encomio, dovrebbe dimostrare in che modo gli imputati  abbiano condotta professionale, cioè che cosa ci guadagnano. Ma siccome è scritto a chiare lettere che gli imputati nulla lucrano – i 10 euro di sottoscrizione sono richiesti a puro titolo di difesa – è evidente che il carattere professionale della loro azione è un’iperbole. Al massimo gli imputati possono essere considerati dei dilettanti, cioè persone che non compiono delle azioni per il lucro, ma per il diletto di vedere soddisfatte tramite le occupazioni abusive  le esigenze abitative delle persone in male arnese, per lo più, come viene ripetuto spesso, extracomunitarie.

Sprovveduto rispetto alla dinamica attuale delle occupazioni, pensavo che i miei conoscenti si fossero macchiati della colpa che si usa attribuire a chi, anziché alleviare le condizioni di precarietà e disagio, provoca guerra tra i poveri.Ma anche su questo punto l’Ordinanza del GIP è chiarissima.  Il nefasto caso di istigazione alla guerra tra poveri sarebbe stato in essere qualora Il Comitato avesse occupato le case assegnate dopo complicate, estenuanti procedure  pluriennali dall’Aler, cosa esclusa categoricamente. Infatti, l’Ordinanza non smette di ripetere che gli imputati hanno occupato unità abitative destinate ad uso pubblico di proprietà dell’Aler in quel momento disabitate poiché non assegnate. Quel poiché ha la forza dell’in quanto aristotelico. Tra le case dell’Aler e l’occupazione del Comitato vige una causalità piena e  definitiva. Ci sono delle case non assegnate dall’Aler, c’è un comitato d’occupazione delle case. Le case vengono occupate in quanto non vengono assegnate. Le occupazioni del Comitato si realizzano se e solo se le case di edilizia popolare anziché venire assegnate a chi ne ha legittimo diritto vengono tenute sfitte per tempo immemore e non si capisce per quale ragione.  Anziché nei confronti del Comitato, la magistrata sembra scrivere un attto d’accusa nei confronti dell’Aler. Quel “poiché non assegnate” sembra chiedere con insistenza e forza all’Aler perché non sono state assegnate le case. Siccome nessuna casa già assegnata è stata mai occupata dal Comitato, è evidente che se le case fossero state assegnate nessuno dei membri del Comitato le avrebbe occupate.

Qualcun altro magari sì – chi ha interesse a far crescere la rendita urbana,  esponenti del racket della casa, miserevoli persone che sarebbe già qualificante chiamare malandrini o mafiosi -, quel qualcuno che viene aiutato nei suoi loschi affari dalla non puntuale assegnazione delle case. Si deduce che l’iperbole di configurare la condotta degli imputati come criminosa sia utile in verità per denunciare le organizzazioni  legali o criminali che lucrano sulla situazione di disagio dell’abitare e sui colpevoli ritardi dell’amministrazione preposta alle assegnazioni. Oltre al perché le case non vengono assegnate, sarebbe logico chiedere quante ve ne sono non assegnate in quanto da ciò si potrebbero dedurre la quantità delle case a rischio d’occupazione e il dolo sociale che si compie non assegnandole immediatamente.

A dimostrazione definitiva che il Comitato abbia interesse alla tutela del patrimonio abitativo pubblico c’è la testimonianza degli agenti di polizia. Ci si attenderebbe che le case dell’Aler vengano danneggiate dopo le occupazioni, e invece no: con tutta onestà, gli agenti descrivono l’interno di una casa occupata ” in perfetto stato, del tutto ammobiliata, pulita ed in ordine con attive le utenze di luce, acqua e gas”.

Per tutte le azioni di alto valore sociale compiute dai 9 arrestati, mi sento di chiedere ciò che per naturale predisposizione professionale il GIP non può. Anziché le manette l’ambrogino d’oro, il riconoscimento che il Comune di Milano rende ogni anno a personalità che hanno dato lustro alla città. Inoltre, visti i tempi,  se avrò la fortuna di conoscere avvocati, magistrati, scrittori, filosofi, persone comuni sensibili al tema, vorrei concorrere a scrivere:

  1. Il Codice Benale teso a riconoscere le illegalità commesse a fin di bene e a tutelarle adeguatamente.
  2. L’Albo delle Associazioni a Beninquere, che includa tutte le organizzazioni che, pur producendo il pubblico bene, si trovino ad agire illegalmente. Il Comitato Abitanti Giambellino Lorenteggio sembra essere un buon prototipo.

NOTA
*Li conosco perché, rari per l’epoca, hanno il vizio della filosofia e l’amore della lotta. Passano, a quanto mi è dato di sapere, metà del loro tempo a studiare Benjamin, Plotino, Spinoza, Agamben e l’altra metà a errare alla ricerca della situazione di vita attiva. Studiano e traducono testi filosofici e letterari, ne discutono con altri amici  nelle contrade del mondo che usano frequentare. Recentemente, mi avevano fatto avere la loro traduzione di un libro ancora inedito in Italia, Nous: collection Figures, di Tristan Garcia, filosofo francese. Dopo aver letto e apprezzato la loro traduzione, mi ero impegnato a trovare un editore che prendesse in esame il testo. Mesi dopo, quando finalmente ho trovato l’editore Milieu che ha iniziato a occuparsi dei diritti d’autore e delle altre amenità editoriali, li ho con difficoltà contattati per chiedere di pubblicare il loro lavoro. Non mi hanno detto né sì, né no, né hanno preteso alcunché se non quello di non comparire come traduttori. Ho detto loro che qualcuno doveva risultare come traduttore e che quel qualcuno sarebbe stato magari pagato, ma mi sono arreso alla loro levata di spalle a significare fate come volete. A noi interessa che quel libro sia diffuso. Il resto non ci riguarda.

Piuttosto che occuparsi di gestire la loro opera stavano traducendo altra filosofia che spero mi diano da leggere prima o poi.

 

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7 Commenti

  1. Il mio plauso a questo scritto che dice bene quel che ho pensato quando ho letto la notizia dell’arresto. Ambrogino subito!
    Aler è molto più di un esempio di cattiva politica leghista in Regione, inquietano le presenze dei racket e della criminalità, e bene ha fatto il Comune d Milano a riprendersi gli alloggi, gestiti ora da MM. Ne ho visto uno al Gallaratese, visitando amici, e sono molto belli.

  2. ciao
    posso pubblicarlo su un giornale autoprodotto? si chiama Lotta Continua.
    Grazie
    Francesco

  3. Questa vicenda mi fa sognare e mi mette molta tristezza.
    Sognare perché nonostante viviamo in un Mondo rassegnato esistono ancora persone che credono nei propri ideali.
    Tristezza perché questo Mondo non ci permette di sognare seno’ diventi un criminale.

  4. grazie Pino per l’elevato tasso di tensione morale che condurrà sicuramente alla candidatura all’ambrogino d’oro anche la procuratrice… facci avere il dispositivo. ed il nome della magistrata. bisogna lodarla… e cerca di farci sapere l’esito del procedimento. grazie.

  5. Oggi sono liberi tutte e tutti…ma non erano pericolosi mafiosi?
    Ah, quelli son latitanti o nelle stanze del Potere, dentro i partiti al governo e dell’opposizione?

    Comunque li abbiamo festeggiati…
    viva i Robin Hood

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Biagio Cepollaro, nato a Napoli nel 1959, vive a Milano. Esordisce come poeta nel 1984 con Le parole di Eliodora (Forum/Quinta generazione), nel 1993 pubblica Scribeide (Piero Manni ed.) con prefazione di Romano Luperini e Luna persciente (Carlo Mancosu ed.) con prefazione di Guido Guglielmi. Sono gli anni della poetica idiolettale e plurilinguista, del Gruppo 93 e della rivista Baldus . Con Fabrica (Zona ed., 2002), Versi nuovi (Oedipus ed., 2004) e Lavoro da fare (e-book del 2006) la lingua poetica diventa sempre più essenziale aprendosi a una dimensione meditativa della poesia. Questa seconda fase del suo percorso è caratterizzata da pionieristiche attività editoriali in rete che danno vita alle edizioni on line di ristampe di autori come Niccolai, Di Ruscio e di inediti di Amelia Rosselli, a cui si aggiungono le riviste-blog, come Poesia da fare (dal 2003) e Per una Critica futura (2007-2010). Nello stesso periodo si dedica intensamente alla pittura (La materia delle parole, a cura di Elisabetta Longari, Galleria Ostrakon, Milano, 2011), pubblicando libri che raccolgono versi e immagini, come Da strato a strato, prefato da Giovanni Anceschi, La Camera Verde, 2009. Il primo libro di una nuova trilogia poetica, Le qualità, esce presso La Camera Verde nel 2012. E' in corso di pubblicazione il secondo libro, La curva del giorno, presso L'arcolaio editrice. Sito-archivio: www.cepollaro.it Blog dedicato alla poesia dal 2003: www.poesiadafare.wordpress.com Blog dedicato all’arte: http://cepollaroarte.wordpress.com/
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