Cucina campagnola dell’Azerbaigian

3
6895

Come un video trovato per caso possa aprire un mondo, dove si cucina e si mangia all’aperto, anche se fuori nevica, fra cagnolini, galline e galli baldanzosi, pecore, fiori e steccati degni di un quadro di Chagall.

I video di Kənd Həyatı, vita di villaggio, illustrano con sapienza innata fantastiche ricette cotte su bracieri, in pentole e padelle larghe come bacili, dove si bevono tisane e tè di sontuosi samovar, preparate da Hormet e le verdure sono tagliate da Aziza, cuoca sopraffina, con una incredibile mannaia, sullo sfondo una casetta hobbit con porte e finestre rotonde verdi sul cui tetto si possono piantare grano e fiorellini.

Il ⇨ canale di Kənd Həyatı con più di un milione di followers crea dipendenza ed è una scuola di vita e di pensiero, dove ci si può vestire senza look, ma ogni oggetto utile e necessario ha una sua grazia intrinseca, e alla fine delle lunghe ricette si mangia en plen air con una tovaglia ben spianata e bicchierini di infusi.

Si dicono pochissime parole e si fa.

Che ci vuole a ⇨ Preparare un tradizionale forno per il pane Lezgi con paglia e terra? O a ⇨ Cucinare uno storione intero nel forno a fango? O a fare della ⇨ baklava un capolavoro di simmetria grafica?

Nel villaggio di Hil nel Gusar in Azerbaigian tutto è possibile.

Life in village. Gusar residents share delicious food recipes

Print Friendly, PDF & Email
Articolo precedenteUna passeggiata ad Avalon
Articolo successivoUna trilogia scombinante
,\\' Nasce [ in un giorno di rose e bandiere ] Scrive. [ con molta calma ] Nulla ha maggior fascino dei documenti antichi sepolti per centinaia d’anni negli archivi. Nella corrispondenza epistolare, negli scritti vergati tanto tempo addietro, forse, sono le sole voci che da evi lontani possono tornare a farsi vive, a parlare, più di ogni altra cosa, più di ogni racconto. Perché ciò ch’era in loro, la sostanza segreta e cristallina dell’umano è anche e ancora profondamente sepolta in noi nell’oggi. E nulla più della verità agogna alla finzione dell’immaginazione, all’intuizione, che ne estragga frammenti di visioni. Il pensiero cammina a ritroso lungo le parole scritte nel momento in cui i fatti avvenivano, accendendosi di supposizioni, di scene probabilmente accadute. Le immagini traboccano di suggestioni sempre diverse, di particolari inquieti che accendono percorsi non lineari, come se nel passato ci fossero scordati sprazzi di futuro anteriore ancora da decodificare, ansiosi di essere narrati. Cosa avrà provato… che cosa avrà detto… avrà sofferto… pensato. Si affollano fatti ancora in cerca di un palcoscenico, di dialoghi, luoghi e personaggi che tornano in rilievo dalla carta muta, miracolosamente, per piccoli indizi e molliche di Pollicino nel bosco.

3 Commenti

  1. The rural day time landscape, cooking, the potatoes, the tomatoes, mushrooms and capsicum and the flowers, the colours, the sound of the breeze… all of them speak through this beautifully non-documentary film. Bellissima.

I commenti a questo post sono chiusi