Il tour

di Roberto Bolaño
[Traduzione di Dario Valentini]

 La mia idea era di intervistare John Malone, il musicista scomparso. Da cinque anni ormai, Malone aveva abbandonato quella zona oscura dove dimorano le leggende e adesso, in realtà, non faceva più notizia, anche se i fan non avevano dimenticato il suo nome. Negli anni Sessanta del ventesimo secolo Malone, insieme a Jacob Morley e Dan Endycott, era stato uno dei fondatori dei Broken Zoo, uno dei gruppi rock di maggior successo dell’epoca. Nel 1966 i Broken Zoo registrarono il loro primo LP. Fu un album magnifico, all’altezza delle cose migliori che si facevano in Inghilterra in quel periodo, e sto parlando di anni in cui erano in attività Beatles e Rolling Stones. Poco dopo uscì il secondo LP e con sorpresa di tutti fu ancora migliore del primo. I Broken Zoo fecero un tour europeo e poi uno negli Stati Uniti. Il tour nordamericano si prolungò per diversi mesi. Mentre viaggiavano di città in città il disco scalava la classifica delle vendite e alla fine raggiunse la prima posizione. Quando tornarono a Londra si presero qualche giorno di riposo. Morley si chiuse dentro a una villa che aveva appena comprato nella periferia di Londra dove aveva uno studio di registrazione privato. Endycott si è dedicò a rimorchiare tutte le belle donne che giravano intorno al gruppo, finché una di queste bellezze non rimorchiò lui, comprarono una casa a Belgravia e si sposarono. Malone, dal canto suo, sembrava più spento. Secondo alcuni biografi dei Broken Zoo, partecipava a strane feste, pur senza specificare cosa intendessero loro, i biografi, per strane. Immagino che nel gergo dell’epoca, ciò significasse un mix di droga e sesso. Poco dopo Malone sparì e dopo un tempo ragionevole, un mese? due mesi? Il manager del gruppo tenne una conferenza stampa dove annuciò quel che era già sulla bocca di tutti: John Malone aveva lasciato il gruppo senza dare spiegazioni. Poco dopo si presentarono Morley ed Endycott, insieme al batterista, Ronnie Palmer, e a un altro dei musicisti, Corrigan, e diedero la loro versione dei fatti. Fatta eccezione per Ronnie Palmer, Malone non si era messo in contatto con nessuno. Aveva telefonato a Palmer circa tre settimane dopo la sua sparizione solo per dirgli che stava bene, di non cercarlo e non aspettarlo perché non aveva intenzione di tornare. Molti a quel punto diedero il gruppo per spacciato. Malone era il migliore di loro e senza di lui era difficile immaginare come i Broken Zoo sarebbero potuti andare avanti. Allora Morley si rinchiuse per un mese o giù di lì nella sua villa in periferia e Endycott ogni giorno passava dieci ore a lavorare a casa di Morley, finché non composero il terzo LP del gruppo. Al contrario di ciò che i critici si aspettavano, il terzo album dei Broken Zoo fu migliore del primo e del secondo. Nel primo, il settanta per cento delle canzoni erano state scritte da Malone. Sia testi che musica. E anche nel secondo, il settanta per cento delle canzoni erano opera di Malone. Il resto era stato composto rispettivamente da Morley e da Endycott, ad eccezione di una canzone del secondo LP in cui il testo era stato scritto a quattro mani da Morley e Palmer e che rappresentava senza dubbio di un’eccezione. Nel terzo disco, invece, il novanta per cento delle canzoni furono scritte da Morley ed Endycott e il restante dieci percento diviso tra Palmer, Morley, Endycott, e un nuovo musicista, Venable, che si era unito al gruppo quando era stato chiaro che Malone non sarebbe tornato. Sul disco c’era una canzone dedicata a Malone. Senza alcuna amarezza. Solamente con amicizia e ammirazione. Intitolata “When Are You Going To Come Back?”, fu pubblicata come singolo e in meno di due settimane raggiunse la prima posizione nella top ten londinese. Malone, ovviamente, non tornò, e sebbene diversi giornalisti del tempo si fossero messi a cercarlo, tutti i tentativi risultarono vani. Si arrivò persino a sostenere che fosse morto in una città francese e i suoi resti sepolti in una fossa comune. Per quanto riguarda i Broken Zoo, al terzo album seguì un quarto, unanimamente apprezzato, e dopo il quarto vi fu un quinto album e poi un sesto, doppio, che fu l’apoteosi, l’LP insormontabile. A quel punto rimasero senza suonare per un po’, ma poi tirarono fuori un settimo LP, abbastanza buono, e poi un ottavo e a metà degli anni ottanta pubblicarono il loro nono album, di nuovo doppio, e Morley ed Endycott sembrava avessero fatto un patto col diavolo, poiché il nono ebbe un successo travolgente in tutto il mondo, dal Giappone all’Olanda, dalla Nuova Zelanda al Canada, passando come un tornado attraverso la Thailandia, che è tutto dire. Infine il gruppo si sciolse, anche se di tanto in tanto tornarono a riunirsi per suonare in posti molto speciali, in giorni speciali, le loro vecchie canzoni. Nel 1995 un giornalista di Rolling Stone scoprì dove si trovava Malone. L’articolo suscitò un certo stupore solo nei fan della prima ora dei Broken Zoo, quelli che conservavano ancora i loro primi dischi in vinile. Alla maggior parte dei lettori interessava ben poco il destino di un tipo che quasi tutti davano per morto. La vita di Malone, per tutto quel tempo, in un certo senso, sembrava essere stata una morte in vita. Quando aveva abbandonato Londra non aveva fatto altro che tornare a casa dai suoi genitori. Questo era tutto. Per due anni era rimasto lì, senza far nulla, mentre i suoi ex compagni si lanciavano all’arrembaggio dell’universo.

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1 commento

  1. Vorrei solo osservare che l’immagine o meglio l’opera scelta è un capolavoro assoluto.

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mariasole ariothttp://www.nazioneindiana.com
Mariasole Ariot ha pubblicato Essendo il dentro un fuori infinito, Elegia, opera vincitrice del Premio Montano 2021 sezione opera inedita (Anterem Edizioni, 2021), Anatomie della luce (Aragno Editore, collana I Domani - 2017), Simmetrie degli Spazi Vuoti (Arcipelago, collana ChapBook – 2013), poesie e prose in antologie italiane e straniere. Nell'ambito delle arti visuali, ha girato il cortometraggio "I'm a Swan" (2017) e "Dove urla il deserto" (2019) e partecipato a esposizioni collettive.  Aree di interesse: letteratura, sociologia, arti visuali, psicologia, filosofia. Per la saggistica prediligo l'originalità di pensiero e l'ideazione. In prosa e in poesia, forme di scrittura sperimentali e di ricerca. Cerco di rispondere a tutti, ma non sempre la risposta può essere garantita.
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