Articolo precedentebestia comune
Articolo successivoSul merito e sul valutare

Roberta Castoldi: “scrivo da sotto il crepaccio”

 

 

Una scelta di testi dal terzo libro di poesia di Roberta Castoldi, La formula dell’orizzonte (AnimaMundi, 2022), che esce dopo quindici anni di silenzio dal precedente, Il bianco e la conversazione (Marietti, 2007). Il libro è il secondo titolo della collana cantus firmus a cura di Franca Mancinelli e Rossana Abis. Contiene la silloge omonima, con una prefazione di Donatella Bisutti, e la riedizione dell’esordio poetico dell’autrice, La scomparsa (1999, con un’introduzione di Franco Loi), ora arricchito da sette testi precedentemente esclusi, e accompagnato da una Nota dell’autrice e da un testo critico di Franca Mancinelli. Con fotografie dell’artista corso Dominique Degli Esposti.

***

(dalla nota di Donatella Bisutti) “[…] Siamo così di fronte a una poesia attraversata da guizzi luminosi e drammatici, in cui si spalancano abissi improvvisi e innominabili, e la liquidità è anche quella, densa, vischiosa, del sangue che cola dalle ferite. Come in un guanto l’esterno si rovescia di continuo in un interno e viceversa. Espressionismo, sperimentalismo e surrealismo: tutte queste ascendenze storiche trovano riscontro in questi testi, dove la parola non vuole esprimere il mondo né la psiche ma li reinventa entrambi mescolandoli e intrecciandoli indissolubilmente, e sonda i fondali dell’inconscio per riemergerne con un serto di alghe magari un po’ viscide, ma che di quei fondali conservano la suggestione – per poi lasciarle morire sulla riva.”

***

(dall’introduzione di Franco Loi a La scomparsa) “[…] non è lei “la scomparsa”, ma il mondo che attorno le svanisce e si deforma. C’è in questa giovane donna, per parafrasare Shakespeare, “la stoffa” di cui son fatti i poeti […]. Il suo “scomparire” è quello di ognuno di noi, quando la vita ci assorbe, quando l’amore ci risuona come musica delle cose e degli uomini, quando il mondo ci accoglie nella sua vicenda dolente e tuttavia attraente.”

 

***

(dalla nota di Franca Mancinelli) “[…] una voce così autentica da farsi subito presente nella mente del lettore, con la stessa lucidità visionaria e incandescente con cui sembrano sfiorarci, e a tratti raggiungerci, i messaggi portati dagli uccelli, dalle foglie, dalle forme che provengono dal corpo plurale della natura.”

 

 

da La formula dell’orizzonte

 

Quando l’amore mi sproporziona

 

senza tecnica

né pratica

 

in tutto il corpo

o nella mente che traspare sola

vetri e verande

 

e mi consiglia come strada un fiume.

*

 

 

Che mi trovino i cercatori d’oro

sotto il primo strato di sabbia

come un anello

 

e mi prendano senza riconoscermi

e mi vendano a qualcun altro.

 

da La scomparsa

 

 

 

da Ciclo I. Le derive

 

VIII

 

Essere nel mare come nel ricordo
il mare come aderisce al fondo: imparare

a non tralasciare sasso.

 

Aspetta ogni mio pensiero

e confonde ogni mio umore

con il suo.

 

Guidami ad aderire

alla tua riflessione.

*

 

da Ciclo II. Il compito

 

 

II

 

Scrivo da sotto il crepaccio

dove decade quanto non si ripete.

 

Raduno attorno all’osso

nudità dolorosa e tagliata

spaccata pietra.

 

Umiltà del ginocchio alla roccia

dietro di me non c’è niente.

 

Testimonio le cose:

anteriorità della bocca alla fonte

dietro di me non c’è niente.

 

*

 

V

 

Io mi spingo

 

la coscienza in piume

l’intuito della radice

 

dove il buio s’interra la gola.

 

Afferrare la lucidità
come uccelli frequentano i rami spogli.

 

 

Print Friendly, PDF & Email

articoli correlati

E il Topo. Storia di una rivista d’artista con un’insolita strategia editoriale

di Gabriele Doria
Se l’uomo non chiudesse sovranamente gli occhi, finirebbe per non vedere più quel che vale la pena di essere guardato. René Char

Bestie delinquenti

  È il 1892 quando l'avvocato napoletano Carlo D’Addosio decide di pubblicare Bestie delinquenti, un trattato dedicato a un interrogativo...

L’incontro con il pubblico come esercizio mitopoietico

di Giorgiomaria Cornelio
La poesia è un'erbaccia nella storia della letteratura? Per molti sembra così. La vita di un libro di poesia è generalmente una vita minorata, una vita di acciacco. Rispetto a un romanzo o un saggio, per dire, ci si aspetta meno da chi scrive: presentazioni sporadiche, reading spesso affollatissimi, miracolose apparizioni in qualche festival.

Nicola Passerini: dispersazione delli tramonti

«nacque in molte parole tacque accortosi che con le carte in mano tutti gli uomini sono uguali pronti ad...

Simone Zafferani: “se inseguo la creazione già la perdo”

      In occasione della pubblicazione de L'ora delle verità di Simone Zafferani per Pequod, ho chiesto a Giorgio Ghiotti (che...

Essere Paul Shepard. Verso un’ecologia del collasso

    È da poco stato pubblicato in Italia da Meltemi Teneri Carnivori di Paul Shepard, fondamentale saggio uscito per la prima...
Giorgiomaria Cornelio
Giorgiomaria Cornelio (1997) è poeta, regista, curatore, redattore di «Nazione Indiana». Ha co-diretto la "Trilogia dei viandanti" (2016-2020), presentata in festival e spazi espositivi internazionali. Suoi interventi sono apparsi su «Doppiozero», «Il Tascabile», «Antinomie», «L'indiscreto». Ha vinto il Premio Opera Prima con la raccolta "La Promessa Focaia" (Anterem, 2019). Ha pubblicato "La consegna delle braci” (Luca Sossella Editore) e “La Specie storta" ( Edizioni Tlon ). Cura il progetto “Edizioni volatili”, e la festa della poesia "I fumi della fornace".
Print Friendly, PDF & Email
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: