ScomettIAmo
di Mattia Azzini
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Roberto aspettava al solito angolo, all’ombra di un rovere. Osservava dei bambini che giocavano a calcio nel campetto davanti, sogghignava di tanto in tanto per il loro inesauribile fervore e per i pesanti insulti gratuiti che svolazzavano.
La ghiaia scricchiolò, dietro Roberto comparve Giulio. Sul volto aveva un accenno di sorriso, in mano una tazzina da caffè. Con la mano libera gli diede due pacche sulla spalla; era ancora assorto nella partita.
«La prossima volta vieni con me al Bernabéu» Disse Giulio indicando i bambini.
«Non sono così interessanti le partite che guardi tu» Rispose Roberto.
«Non bevi nulla?»
«Tra un po’ ordino un altro caffè»
Esplosero grida di giubilo che attirarono di nuovo l’attenzione dei due; si sentii un frullare d’ali, dei piccioni fuggirono in cerca di un riparo più tranquillo.
A Giulio scappò una risatina, mentre muoveva la ghiaia con la punta del piede.
«Devi sentire questa Rob, non ci crederai» dando un colpetto sul braccio all’amico «sei pronto?»
«Non dirmi che…» disse Roberto inarcando un sopracciglio.
«No, no… non c’entra Nadia».
Roberto finse di togliersi il sudore dalla fronte mentre Giulio finì il caffè. Accese una sigaretta, aspettando che l’altro riprendesse a parlare.
«Hanno pubblicato un ‘’mio’’ racconto su La biblioteca di Babele» disse Giulio, facendo un vago gesto con la mano mentre pronunciava la parola ‘’mio’’.
Roberto fece roteare gli occhi, poi tornò a guardare i bambini che ora se ne stavano seduti a semicerchio in mezzo al campo. Ora si sentivano solo i rumori quotidiani provenienti dalla strada attigua.
«Non sapevo avessi anche tu aspirazioni letterarie» disse Roberto in tono sarcastico.
«Non ne ho» Ribatté Giulio con assoluta serietà.
«Non sto capendo».
«Diciamo che ho eseguito da committente di racconti… aspetta… ti faccio vedere».
Giulio estrasse il telefono, digitò per qualche secondo, poi lo piazzò sul tavolino. Lo fece scivolare verso l’amico dicendo: «leggi, così capisci».
Sullo schermo era aperto una nota:
Scrivi un racconto di 30000 battute mescolando diversi stili tra: Cortazar, Juan Rulfo, Poe e Calvino. Nel complesso deve risultare un’opera sperimentale e innovatrice, scritta da un autore colto, che possiede una vasta conoscenza dei meccanismi narrativi e una padronanza ineccepibile della lingua Italiana. Dev’essere complesso e enigmatico ma scorrevole.
Temi: il cambiamento climatico, l’avidità e il consumismo.
Genere: deve oscillare dall’horror al grottesco con qualche elemento di umorismo nero. Spargi qua e là qualche citazione colta. Il testo dev’essere il più drammatico possibile.
Usa più registri linguistici possibili.
Inserisci una nutria di ghiaccio come oracolo che gli umani che consultano per tentare di salvarsi da una catastrofe imminente.
Finale: Il racconto deve terminare con un cliffhanger.
Titolo: scegli una locuzione latina pertinente al testo.
Roberto posò il telefono, si stropicciò le palpebre per qualche istante. Appoggiò la testa al tronco; guardò sopra di sé, come fosse in cerca di una risposta dalle foglie tremolanti del rovere.
«Sai chi è Juan Rulfo?» Chiese Roberto, volgendo improvvisamente lo sguardo verso l’amico, con un sorriso malizioso.
«Certo che no», rispose l’altro «me l’ha suggerito l’IA». Disse strizzandogli l’occhio.
Roberto alzò l’indice per chiamare l’attenzione della barista. Lei arrivò con passo cauto, inclinò di poco il mento e attese l’ordinazione.
«Mi porteresti una doppio malto, per favore?» le chiese Roberto.
«Certo» rispose, abbozzando un sorriso.
«Ti ho sconvolto?» Chiese Giulio, cingendo l’amico per le spalle e scuotendolo.
«Sulla Biblioteca di Babele?» chiese con una nota di incredulità.
«Sì, la conosci… no?»
«Quale scrittore non la conosce?» rispose, cambiando tono di voce.
I due si interruppero per un istante, mentre la ragazza posava il calice traboccante di liquido scuro. Portò via le tazzine; rimasero in silenzio qualche secondo. I bambini avevano riattaccato a schiamazzare, il secondo tempo era iniziato.
«Quindi, sei anche tu uno scrittore ora?» Domandò lisciandosi la barba.
«Uno scrittore, oddio…direi uno tra i più promettenti esordienti», disse a metà tra il trionfante e l’ironico «a quanto dicono i miei acclamatori».
«Se vuoi per il tuo prossimo romanzo ti insegno».
«Non farmi diventare volgare» Rispose Roberto.
«Ora ti faccio diventare volgare», Disse Giulio «Se facessimo una scommessa?»
«Sentiamo».
«Commissiono un altro racconto su due giovani ad un bar che discutono sulle potenzialità creative dell’IA».
«Vai avanti» disse Roberto sporgendosi in avanti.
«I due scommettono sulla pubblicazione di un racconto breve generato da ChatGpt, che ne dici scetticone?»
«Se vinco io ammetti che non era altro che un esperimento» disse, sollevando il calice di birra e dando un colpo secco al tavolino.
«Ah sì? la metti così?» Ribatté Giulio dopo aver applaudito all’amico. «Se vinco io allora, giochi per due settimane assieme a loro» disse indicando i bambini.
«Sei proprio un bastardo» disse Roberto.
Rimase in silenzio qualche secondo, lisciandosi la barba, guardando l’amico con aria meditabonda «ci sto!».
(Questo racconto è stato scritto senza il ricorso a ChatGpt o ad altri chatbot)
