Da “Campagne”
di Giancarlo Busso
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La bealera dove fiorivano le nebbie dei campi, dove tutto divorava tutto, nel muoversi degli insetti, nel saltare di anfibi, nel passaggio della libellula saettante a rasoio a salire, per scovare vite libere a danzare. Nel difendere separando con la spada ciò che si consigliava essere il bene e il male, così si allontana la morte dalla sorte, ma la lama immersa nell’acqua si piegava, imprecisa e deforme, ora nel disfarsi in domande, ora nel riflesso di un viso stanco. A pochi passi si udiva un respiro profondo in ciò che si poteva attraversare, fin dentro un gorgoglìo di acque accovacciate alla terra. Pace minacciosa, nauseavi fino a lasciare storditi, nelle ossa, nei corpi, nella ragione persa dentro la follia precisa, inestricabile, della tiepida natura che ci camminava accanto. Dove andava la strada? Come una ragnatela catturava le nostre apparizioni in un tempo limitato dal sistema, nel raggiungere lavori inutili, in una melodia estiva che si faceva sottofondo al rumore delle macchine.
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5
Il fosso dove i salici fanno ceste, oppure vimine per le belve. Strapparsi questo pezzo di carne. Essere solo peste, imbratto, orribilmente arroganti. Non c’era attesa che non poteva essere rispettata, chi veniva con gli occhi come lune. Dove sei? Non trovo giustificazione al rimanere qui. Non c’era in tutta questa attesa altro motivo. Non si era detto niente se non silenzi fermi. Partecipare a un lungo ritrovarsi in proprietà private, ormai vuote. Essere sepolti nel proprio egoismo. Essere improvvisamente insofferenti, ma servili. Il verbo è ancora attendere, ma già si annuncia l’assenza. Camminare in una direzione, forse, ha senso?
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7
C’è il motore potente, deve essere il più potente, deve avere forza. Si possono fare giornate di terra in poco tempo, non esiste che non si abbia un. Il trattore è tutto quello che ti chiedono per poter essere, deve essere grande, con grandi gomme, la terra non deve fare paura, la terra deve fare la terra. È il trattore che traina il carro, dentro il raccolto, bisogna raccogliere, raccogliere il sudore che si è seminato, bisogna saper condurre, bisogna far rendere. L’aratro solca, scava, incide, penetra, fa spazio al seme, lo spinge. L’acqua che si è presa nei pozzi, profondi, sempre più profondi, fa germinare il seme. Il seme è vita, non c’è vita senza semina. Non c’è guadagno senza un buon raccolto. Lo sforzo è massimo, il trattore ti aiuta, amplia i tuoi progetti, il trattore è sulla statale, è enorme. Le auto sono piccole, lo superano e fuggono via, il trattore domina ovunque. Il trattore espone la sua motrice, può spostare interi fienili, intere stalle, intere cascine, intere trattorie. Il trattore è l’unica ragione per cui si ara ancora questa tavola di sale.
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8
Il sismografo è lo strumento di misura, viene utilizzato per registrare i fenomeni sismici. Gli uomini e i vermi si muovono rigirando la terra, alcuni hanno diversi occhi e si completano da soli. Nessuno percepisce la necessità di essere diverso da un uomo e nessuno da un verme, rimangono in simbiosi o dentro la terra o fuori di essa. Il sismografo consente una rappresentazione grafica del sisma. Quindi miliardi di uomini e miliardi di vermi si possono muovere con movimenti sincroni anche nel lungo periodo, spostando intere campagne, intere città, interi continenti, creando vibrazioni sempre più intense, ma non percettibili ai più. Una stazione sismografica è l’insieme di strumentazioni adatte a misurare lo spostamento, la velocità o l’accelerazione del suolo. I vermi e gli uomini raggiungono infine lo stesso obiettivo, la terra potrebbe essere maggiormente scossa o maggiormente ferma, ma mai del tutto priva di movimento.
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9
L’irroratrice a trattore sparge gli anticrittogamici, sparge il frutteto in una fitta nebbia nodulare. Dotata di cisterna principale a svuotamento totale, emette un sibilo leggero di avvertimento. Da lontano il puzzo è nauseante, potrebbe uccidere se respirato con dovuta frequenza, mangiato con dovuta frequenza, espulso con dovuta frequenza. Tra filari infiniti, labirinti da cui voler uscire e prendere respiro, strisciare via, in km di frutta polposa, forare, scavare, raggiungere il nocciolo, provvedere alla fissione.
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12
Non c’era più niente che potevamo fare, il nostro sogno era partito, lontano da noi quanto noi da lui.
La terra era un fumetto, disegnato come un fumetto, dentro c’erano anche Dylan Dog e Pippo, un po’ di
veleno, un cancello enorme, forse un portacenere.
Non era per niente sicuro che avremmo ancora avuto il coraggio di scavare qui dentro, come
dentro il ventre della madre, che non aveva più un ventre, era un profondo stratificarsi di coloranti per
ogni sezione, strati fusi di plastiche che si erano abbattuti sulla terra come meteoriti, ma noi
eravamo ancora qui ad interrogarci sulla sua fertilità. La madre ha generato un alieno, un essere in
grado di cibarsi di solo dolore, un immenso moloch che ci osserva mentre lo sterro riprende.
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14
L’indirizzo era sbagliato, era sbagliato ogni intervento che potesse modificarne il percorso. Attraverso i ponti si raggiungeva il centro abbandonato, ogni strada portava a un’altra strada, i negozi erano chiusi, al posto dei commercianti grandi foto appese alle vetrine spente raccontavano di un tempo di luci, di chiacchiere mattutine, di compere per i pasti giornalieri, ora insegne sbiadite, ora supermercati aperti 24h su 24h in altre periferie. Tutto era precisamente posto in un angolo della pianura, una gran voglia di volare di rondini, persone, macchinari agricoli, verso una migrazione nelle nubi prima del temporale. Pioveva già percolato dentro i secchielli in cortili di pietra sconnessi, nessuno ritornava qui per evitare di uscirne in un luogo impreciso, all’indirizzo sbagliato oppure il navigatore
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Ci siamo incontrati in un terreno fuori città, tra mura di discariche, bastioni di ripetitori, il verde in appalto, ci dicono di sbrigarci perché il giorno passerà sopra le povere cose. Deriva da questo, nel testo, una sensazione di improvvisa nausea. Il refrattario modo di fare scrolling, il biasimo continuo di non essere stati annunciati, il riflesso delle nostre ombre nelle pozze. Il costo medio di un loculo, il recupero coattivo per il mancato pagamento, la richiesta di una dilazione. Il rimanere prossimo all’ossario mentre si edifica una cappella di famiglia, in cemento, in marmo, oppure prefabbricata, la soluzione più economica (diritti di segreteria e costi dell’operazione inclusi). La cripta degli dèi, le piramidi, il mausoleo, la necropoli, la tomba a camera ipogea, la tomba alla cappuccina, la tomba a cassone, la tomba a dado, la tomba a edicola, la tomba a fossa, la tomba a grotticella, la tomba a thοlos, il totem di Freud, la teca prima e dopo, l’annaffiatoio di plastica verde rotto, i fiori finti, i fiori appassiti, l’odore acre, la colonna di formiche, il cercare un nome amico,
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Testi tratti da: Giancarlo Busso, Campagne, prefazione di Marco Giovenale, Fallone editore, 2025.
