È più facile

The Miriam and Ira D. Wallach Division of Art, Prints and Photographs: Print Collection, The New York Public Library. (1824). Dragon in a black sky. Da https://digitalcollections.nypl.org/items/a20d00f0-87f2-0133-bf39-00505686a51c

di Roberto Rocchetti

È più facile uscire da questo buco aggrappandomi alla scala di corda che penzola sopra la mia testa o scavando nicchie nelle quali inserire mani e piedi con il coltello che mi sono ritrovato in tasca?

Dalla porzione di cielo che riesco a vedere non capisco se il sole stia sorgendo o tramontando. Sembra che la luce diminuisca, anche se potrebbe trattarsi di una nube passeggera. Ma come sono finito qui? E quando? Non lo so. Comunque devo uscire. Il più presto possibile.

Il buco sarà largo poco più di un metro. Potrei salire come se fossi seduto: a piccoli tratti facendo forza sui piedi mentre la schiena striscia contro le pareti. Pareti sulle quali però vedo parecchi spuntoni di radici, alcuni abbastanza grossi. Con i piedi potrei evitarli, ma la schiena… .

La luce è poca, è difficile valutare, il buco potrebbe essere profondo quattro metri, forse più. Perché non ricordo niente? Mi fa male la spalla, anche il ginocchio, la testa poi, ho dentro un fischio cupo, probabilmente l’ho battuta. Quindi sono caduto. Dalla cima del foro o dalla scala di corda? Ma cosa ci facevo lassù? E questo buco a cosa serve? Basta! Non devo sprecare tempo. Devo solo trovare il modo di uscire. La scala di corda sembra la soluzione più semplice. Tirando pare sicura, ma se cedesse mentre salgo? Magari quando sono vicino alla sommità… sarebbe una caduta disastrosa.

Sotto i piedi la terra è molle, anche le pareti sono friabili, e umide. Il buco deve essere stato scavato da poco. Ma da chi? E se ci fosse qualcuno là fuori? Potrei chiamare, farmi aiutare. Perché non ci ho pensato prima? No! Un momento… se invece mi fossi rifugiato qui sotto perché sono in pericolo? Allora devo tacere, aspettare, sperare che non mi si scopra. Ho un coltello in tasca, per difendermi? Difendermi da chi? Perché non riesco a ricordare? Uno shock, ho battuto la testa. Oppure la paura. E questo cos’è? Un lampo. Piove, un temporale. Si è fatto buio. Che faccio adesso? La pioggia è molto intensa, ho già i piedi quasi sommersi. Dovrei provare ad uscire. Ma se qualcuno si fosse appostato là fuori? Sì, probabilmente mi stanno cercando, forse non hanno visto il buco. Se uscissi farei il loro gioco.

L’acqua è alle ginocchia. Smetterà. Un temporale non può durare a lungo. Qui non mi si vede, poi ho il coltello. I metalli non attirano fulmini, conducono elettricità, ma non attirano. Anche se un coltello è poca cosa per affrontare dei nemici. L’acqua sale. Perché così tanta? Probabilmente fuori il terreno è in pendenza e oltre all’acqua della pioggia il buco riceve anche quella che scende dal versante. E se non smette? Se non smette devo uscire. La scala di corda sarà legata al tronco di un albero? Oppure è agganciata a dei pioli conficcati nel terreno? Con la pioggia potrebbero essersi allentati e non reggere il mio peso. Ma se non avessi dei nemici? D’altronde non ne ho mai avuti. Allora devo uscire! Devo farlo subito. La terra ormai è troppo friabile per scavare delle nicchie e poi con questo buio non riuscirei a vederle. Devo fidarmi della scala. A tirare è ancora solida… però meno di prima. E se invece davvero qualcuno volesse farmi del male… Meglio che resti qui, anche con l’acqua al petto. Al buio. Nascosto.

5 Commenti

  1. Mentre leggevo il racconto vedevo le mmagini e vivevo le emozioni vissute dallo scrittore. Scrittura essenziale. Complimenti!

  2. Si piomba nell’incubo già dalle prime parole.
    E lì si rimane con il cuore in gola.
    Un racconto molto potente.
    Complimenti!👏👏👏

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

articoli correlati

Accusatio manifesta

di Alberto Comparini
Questa cicatrice cheloide è il tuo marchio di fabbrica. Da adulto è molto più complicato raccontare a dei perfetti sconosciuti perché ti chiami Alberto come il tuo ortopedico di Sondrio

Il principe

di Silvano Panella
Ero stato chiamato alla reggia per ricevere una proposta di lavoro. Il precettore del principe, un anziano accademico spagnolo, mi venne incontro nella grande sala adorna di muqarnas

L’incidente

di Simone Redaelli
Quel giorno avevo chiesto al mio capo un aumento. Ricordo precisamente l’espressione vinta sul suo volto, la cupa rassegnazione di un uomo di potere con le mani legate

La risposta

di Enrico Galantini
Quella notte risognò un sogno che aveva fatto a diciott’anni. Quel sogno lo aveva salvato, in un periodo difficile in cui non riusciva ancora a capire chi fosse e che cosa volesse fare davvero della sua vita

La Resistenza al di là delle celebrazioni (1970)

di Oretta Bongarzoni
Per i giovani la Resistenza non solo continua, ma rinasce. Dicono: «I problemi sono ancora tutti in piedi, quindi non c'è che da andare avanti»

Fanfani e il nudo

di Riccardo Eymann
Gli storici sono tutti tacchini, gli avevo detto quando m’aveva parlato del suo mestiere (ricercatore espertissimo in socialdemocrazia europea), tutti, dal primo all’ultimo, e anche tu, guardati, un tacchino fatto e finito
davide orecchio
davide orecchio
Vivo e lavoro a Roma. Libri: Lettere a una fanciulla che non risponde (romanzo, Bompiani, 2024), Qualcosa sulla terra (racconto, Industria&Letteratura, 2022), Storia aperta (romanzo, Bompiani, 2021), L'isola di Kalief (con Mara Cerri, Orecchio Acerbo 2021), Il regno dei fossili (romanzo, il Saggiatore 2019), Mio padre la rivoluzione (racconti, minimum fax 2017. Premio Campiello-Selezione giuria dei Letterati 2018), Stati di grazia (romanzo, il Saggiatore 2014), Città distrutte. Sei biografie infedeli (racconti, Gaffi 2012. Nuova edizione: il Saggiatore 2018. Premio SuperMondello e Mondello Opera Italiana 2012).   Testi inviati per la pubblicazione su Nazione Indiana: scrivetemi a d.orecchio.nazioneindiana@gmail.com. Non sono un editor e svolgo qui un'attività, per così dire, di "volontariato culturale". Provo a leggere tutto il materiale che mi arriva, ma deve essere inedito, salvo eccezioni motivate. I testi che mi piacciono li pubblico, avvisando in anticipo l'autore. Riguardo ai testi che non pubblico: non sono in grado di rispondere per mail, mi dispiace. Mi raccomando, non offendetevi. Il mio giudizio, positivo o negativo che sia, è strettamente personale e non professionale.
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: