di Federica Rigliani In casa siamo sempre stati noi due. Una camera ciascuno e la cucina, che odorava di legna e affacciava sull’aia. Lì, quattro galline ovaiole razzolavano tra il basilico e i gerani, compressi nelle latte di pomodoro e addossati tutt’intorno al muro
di Fabrizio Pelli Con un tintinnio si rompe il moschettone e lei precipita al chiodo di sotto. La gamba, assediata, rimane fra la parete e il suo corpicino — corpicino che schiaccia l’osso. Si rompe senza un rumore. L’urlo cade, pietra, lungo la parete e rimbalza nella valle
di Igor Antonio Lipari Tutte queste crepe; e quanto vaste e ramificate stanno divenendo - ma non lo preoccupano più di tanto, nonostante sembrino allargarsi a vista d'occhio
di Walter Nardon A volte, tutto sta nel trovare un buon pretesto. Non che debba per forza essere inattaccabile, anzi è meglio se lascia trasparire una sua distesa anonimità...
di Giovanni di Benedetto Lo sentimmo arrivare da lontano, il mare. Nel giro di pochi minuti l’intera parte nord-occidentale fu ricoperta dalle acque. Fu così che ebbe inizio la nostra vita nel mondo sommerso
di Dora Annarumma C’era quella scena, in un film che aveva il nome di un crostaceo. Era la scena finale, il protagonista voleva accecarsi per amore, Sandra non ricordava bene per quale motivo vi fosse costretto, ma lui prendeva un ago gigantesco, uno spillone, lo appoggiava alla parete e per diversi minuti restava lì con l’occhio vicinissimo alla punta, cercando il coraggio di.
di Martino Pinna Questo lavoro mi piace, è vero, ma col passare del tempo vedo sempre di più gli aspetti negativi. Le strade sono sempre più affollate e i tempi di consegna sono a volte impossibili, e poi ti controllano costantemente: le società di consegne, i clienti che si incazzano con te anche se non è colpa tua, la polizia, insomma siamo sempre controllati da tutti.
di Igor Antonio Lipari Sia detto a mezza voce: di recente in certi ambienti ben informati si sta facendo un gran parlare di una neonata start-up, i cui soci fondatori si nascondono dietro l'astruso nickname collettivo di "astemi"
di Patrizia Tenda Quando iniziai le famose “90 riunioni in 90 giorni”, dovetti girare tutti i paesi vicini che ospitavano gruppi di alcolisti. Mio padre mi portò al suo gruppo. Lo chiamavano il gruppo “Guardie e Ladri”, perché si teneva vicino alla prigione di Ossining.
di Matteo Crescenti
Era figlio unico. Sin dai diciott’anni, aveva seguito gli affari dell'azienda e, data l’età avanzata dei suoi, si preparava all’imminente cambio di testimone. Ora arriva questo granchio blu e spazza via tutto
di Monica Pace
Raccogliamo anche davanti a casa mia, ma al Rosso non l’ho mai detto dove abito. Di solito iniziamo qualche strada più giù, dal vialone con gli alberi nel mezzo. All’alba ci stanno ancora le ultime puttane che battono, o che fanno colazione
di Matteo Quaglia
Quello che posso aggiungere sul “filone cinema” è che di una tempesta di sabbia si può dire solo quello che ci è concesso quando il vento smette di vorticare e di sollevare i granelli, cioè che non ci si è capito un cazzo
di Maria Teresa Rovitto Riuscivamo a vedere l’abbondanza che ci circondava senza prendere sul serio nessuna delle teorie sulla povertà relativa. Era bastato nascere da madri che consumavano pasti nutrienti, dormivano supine e ci leggevano le favole proposte dai libri che afferravano dalle vetrine del corso.
di Alberto Bartolo Varsalona
Fuoco era la statale, che amici e parenti s’erano portati botti e contro-botti da mezza Palermo: bombe, tuoni che facevano tremare le celle, sbarre e catene al Pagliarelli. Era da poco iniziato lo spettacolo d’artifici, di sbummichiate in su per il buio cielo, fuoco su fuochi, e lampi, e tagli come di tempesta, di malotempo verticale sull’immondo fiume Oreto, ove scorre non acqua, ma melma
di Alberto Comparini
Quando mi ascoltava il dottor S era una figura ambigua singolare di genere maschile come il φαρμακός che prescriveva sistematicamente ai suoi pazienti più stretti. In questo testo è lui l’uomo destinato a morire prima di essere la vittima dei suoi pazienti
di Alberto Comparini
Sono un tossicodipendente: un novenario venuto male, soggetto e oggetto di veleni che provengono da ambienti interni ed esterni, un dipendente statale; sono nudo proprio come tutti gli altri di fronte a una porta scorrevole di ultima generazione (una Dura-Glide™ full-energy automated sliding door, the number one selling automatic sliding door in North America). È ora di entrare
di Fabio Rodda
La catena fa sglang, sglang, sglang. Comincia con una sirena, un rumore aspro che risuona troppo a lungo nel capannone ancora silenzioso. Poi, si accendono gli ingranaggi ed è sglang, sglang, sglang che non smette più. Sglang, il colpo della pressa sulle lamiere: passano, sfilano sui rulli e arrivano alla postazione di Martino.
di Giovanni Blandino
Come ultima cosa portai su la tela. Ovviamente si trattava di quel quadro con il pollo del vicino. Come si era fatto pesante! Fu in quel momento che mi chiesi per la prima volta se non stessi dedicando troppo tempo a quel lavoro. Notai infatti che le numerose pennellate, tutte più o meno sovrapposte, avevano inspessito la tela.
di Rocco Coronato Andrew Rappaport, titolare di un’agiata ditta inglese di marmellate d’arancia a Siviglia, sorrise all’avvocato che gli stava traducendo il necrologio del fratello minore, “Shaky” Peter. Poco prima, Andrew aveva ricevuto impeccabile le condoglianze dei pochi venuti in chiesa (ai funerali dei solitari ci vanno giusto altri solitari)
di Fausto Paolo Filograna
Ho già detto che il mio peccato è la dimenticanza. Ma la memoria riguarda il mio corpo e dunque la mia vita attuale. Quando io ricordo io vivo, o rivivo, proprio nel mio corpo — come una zanzara, morta, attraversata da una scossa elettrica rivive il movimento. Non c’è memoria se non nel corpo
di Mario Temporale
Il bambino era un oggetto allo stesso tempo fragile e potente, con la sua sola presenza poteva indurre l’adulto a pensarsi debole e inutile
a cura di Giulia Marcucci Fin da piccolissima quasi tutte le mie paure erano legate a mia madre. Sarà che era una "cardiologica", oppure sarà che da bambina, fino a sei anni o quasi, non l'ho vista felice nemmeno una volta, sempre e soltanto isterica
di Paola Ivaldi
Tutto così semplice, sarebbe tutto così semplice, se solo riuscissi a sospendere il giudizio, a provare compassione, a perdonare, ad accettare: a partire da me stessa
di Alberto Comparini
Le patologie hanno il vantaggio di essere strumenti narrativi, raccontano e si raccontano facilmente, spesso male, ma almeno raccontano qualcosa, si lasciano raccontare
di Carla Isernia Non si è spaventata Elena, quando ha cominciato a perdere un po’ del suo sano appetito, né della arsura continua, né dei piccoli tremori che non riesce a controllare
di Laura Mancini Se a ossessionarmi non fosse la morte ma l’enigmistica troverei gustosa Termini senza mezzi. Prenderei nota della coincidenza idiomatica – che cos’è, una crittografia, un indovinello, un’inversione? – e scatterei una foto di piazza dei Cinquecento nella sua inconsueta nudità
di Giovanna Daddi Perciò non si muove. Poco prima si muoveva, fino a qualche giorno fa: si muoveva fin troppo. Entrava nelle stanze, aprendo una porta dietro l’altra, come scatole cinesi infinite.