Da “Cassandra a bruciapelo”
di Sandra Moussempès
Traduzione di Valentina Gosetti, Tommaso Santi e Adriano Marchetti
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Oggetti femminili non identificati
Principesse cinematografiche fuggite da un convento orientato a Est da tempo già sanno dove possono andare
Si sono rifugiate in una casa stregata, abbandonata dal 1972, stanche d’aver camminato per ore nella foresta, adesso sanno che in qualsiasi istante il racconto si può fermare
Il film può smaterializzarsi, torneranno allora dalle loro famiglie benestanti di Beverly Hills o in una di quelle lussuose zone residenziali di Santa Monica in riva al mare
Per ora masticano chewing-gum alla fragola selvatica, ascoltano Dubstep ondeggiando in un corridoio dorato, stese su vecchi materassi sparsi sul pavimento polveroso
Sulla tavola della cucina rimangono dei corn-flakes fossilizzati dal 1972, la scatola è coperta di ragnatele, gli slogan pubblicitari hanno mantenuto i colori fuorimoda dell’epoca
Nell’atmosfera si sente qualche cosa di vaporoso, ectoplasmi alla ricerca della loro storia, corpi che cercano d’infiltrarsi in altri corpi.
Non sappiamo cosa stia succedendo qui, ogni spiegazione sarebbe incompleta dinnanzi alla vastità di dibattiti invisibili, le voci fuori campo s’intrecciano:
– Dove sono i ricordi che più non ricordi?
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Similarità di capigliature
Una casa si staglia dal resto della foresta, da secoli sgombra dei suoi occupanti
Un lampadario oscilla, pronto a staccarsi dal soffitto
Vorrei ridurre l’immagine, ritagliarla, ma non riesco ad aprire il file sullo stato dei luoghi, sembra che questo momento non sia stato archiviato
Si possono intuire unità strutturali, un contesto sociale onnipresente, un languore più empirico che teorico illuminerà tutti gli schermi della sala esterna
La capigliatura dell’una copre il corpo dell’altra, certi corpi si sono incastrati, i respiri si diffondono nella stanza
Ecco la sensazione principale in questo village middle-class: niente e nessuno è veramente certo di cosa stia accadendo ma le cose torneranno alla normalità, concetti e drappeggi floreali per eventuali bagagli
Alle studentesse verrà chiesto di far attenzione quando escono, gli si spiegherà che qualche tipo losco vuole entrare nelle camere del campus
Alcune reclute si ricordano segmenti momentanei dei loro ricordi archiviati
Brandelli di discussione sono memorizzati su vecchi registratori che lasciano tracce sonore da trovare anni più tardi:
– Avevo i capelli lunghi che non cadevano mai in morbidi boccoli o in getti di luce dorata, preferivo filmare quelli delle principesse, con la mia telecamera in mano, dalla camera pre-matrimoniale
– Camminavano sempre in una foresta di abeti giganti, verde scuro, da cui nessuna ragazza bionda può uscire indenne
Ricordo un dipinto in un salotto deserto raffigurante personaggi pronti ad uscire dalla cornice
Ragazze che dormivano, raggomitolate l’una contro l’altra, nei loro maglioni, sembravano principesse hippie circondate dal fuoco
a volte la casa bruciava
Pellicole abbandonate in un magazzino, eroine cinematografiche che invocano, fra le loro compagne, entità rinvenute da vite precedenti
– avvolte da tessuto di cotone –
Che abbiano fatto voto di castità, o che siano attratte qui dalla lussuria, possono entrare
Sono finalmente riapparse nella casa abbandonata, piccolo salutare scompenso dopo aver conseguito il diploma di fine anno in tenuta da ragazza pom-pom
Questo diversivo indica capacità vocali eccezionali oppure permette di nuotare in un fiume di paillettes
Non hanno visto che un cartello gigantesco di DIVIETO D’ACCESSO a una proprietà privata può segnalare una futura impossibilità di abbandonare i locali
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Laboratorio dedicato alla riappropriazione degli specchi
“Sono pronta” dice, nuda sotto una camicia da notte rosa confetto, una benda sul polso
La cornetta del telefono sul pavimento porta all’avvolgimento del filo su se stesso
Registrata è la conversazione di un film fantasma
– parlare nel vuoto è una sinecura –
Questa voce profonda e modulata sbatte contro i blocchi di cemento dietro le pareti rivestite di carta da parati
“È una camera oscura che mi guida”
“È quindi lei la donna in questione?”
“Per molto tempo, ho vissuto in una stanza rettangolare, da questa camera non uscivo mai”
“Volevo poter scegliere la mia lingua senza essere disturbata dal riassemblaggio di parole riparate”
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Infiltrazione teorica
La qualità di questa sceneggiatura è a dir poco confusa
Seguire le orme di giovani ragazze dai lunghi capelli biondi
Rifugiate in una casa stregata dal 1972
È un passeggiare fittizio proprio come una camminata veloce sul tapis roulant
O queste ragazze se ne vanno e si perdono nella foresta
O si addormentano qui sul pavimento del salotto polveroso
La teoria non ci permette più di pretendere qualcosa di vero
La teoria è sempre più simile a un’attrice perfetta in fase meditativa
– che mai esisterà –
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Lisieux (1)
Una casa con una santa invisibile al suo interno
Il suo letto è fatto, la moglie del sindaco del mio paese normanno ha interpretato il ruolo di Teresa a 15 anni negli anni 70
Mi dice “sono la sola ad aver dormito nel suo letto da quando è morta”
Nella cornice al di sopra del letto si trovano le ciocche di capelli di Teresa dai 5 ai 16 anni
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Lisieux (2)
Il giovane volontario resta tutto il giorno nella camera di Teresa
Davanti al lettino dove è morta (di qualche cosa che non ha nulla a che fare con quello che pensavo)
Spiega ai visitatori che era una ragazzina molto civettuola dell’alta borghesia
Non sa se diventerà prete, nel frattempo fa l’insegnante di matematica & è il custode di una casa stregata
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Lisieux (3)
Vorrei sempre raggiungere questo preciso momento in cui so che la poesia è finita
Non importa quanto mi sforzi, nella vita di tutti i giorni al di fuori della poesia
Mi spavento sempre di più, le case mi spaventano sempre di più
Le case sono troppo amate da specchi sgretolati
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[Quando ho incontrato Emily…]
Quando ho incontrato Emily in costume svuotato
Aveva l’aria seria sotto un mantello color malva
Quando ho incontrato le dodici Emily brune e sospettose
La colonna sonora era la stessa
Sussurri di discepoli in un austero collegio di notte
Portavano lo stesso terzo occhio in mezzo alla fronte ma con sguardi diversi
Verso il corridoio
Si trovava una cosa gigantesca che nessuno poteva vedere (tranne loro)
Morta vivente che non ce la faceva di fronte a questo specchio contestuale
Una bocca a forma di cuore che aspirava metodicamente la fisionomia della sua controfigura
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[Oggi sono contenta…]
Oggi sono contenta di essere me
Che bevo una tazza di tè verde
Che leggo poesie coreane ben tradotte
Contrariata da altre cose ridotte in cenere
La contrarietà fa parte del reale mi avevano detto
Ho visto di peggio della contrarietà
Le ossa di un morto vivente in una ciotola di spaghetti di soia
Il buco nero che striscia sul pavimento
Mi invade come una tristezza passeggera
La festa degli alberi è già diventata una sfilata di moda
“You are so great!” in mezzo al bosco la mondanità ha la meglio sulla pulsazione
La sposina finale con il vestito di pizzo
È una suora che entra in scena e nasconde il buco col suo strascico
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Kidnapping
Tutte le adolescenti rapite si rifugiano sotto la tavola
Sapendo che una ragazza divorata da una madre divorata da una madre
Non può arrivare a liberarsi da sola
Le scarpe senza lacci al vostro servizio
A due metri dalla piccola rapita che sorseggia un succo di pompelmo rosa
La luna e la paglia sono venerate dal proprietario di questa casa, basta vedere il numero degli affittuari che aspirano una luce rossa
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[Vorrei uscire da un sogno…]
Vorrei uscire da un sogno su una donna che dorme con una donna senza essere una donna – né un uomo
Questa contusione degli stati provvisori è una forza infiltrata in se stessa
La donna che donna non è mi chiede di aspettarla nel sogno successivo oppure posso accompagnarla guardarla da lontano dovrei fabbricarle una collana di perle auto-finzionali
Proseguendo nel sogno il suo viso si rivela per poi scomparire totalmente
Rimane il corpo e l’accrocchio dei capelli, a volte un insetto attraversa il lato nascosto del viso
Vi descrivo ciò che sono dall’interno ma l’esterno mi è sconosciuto
Trecce di tutte le capigliature della mia vita sono aggrovigliate in uno story-board
Degli automi mi rappresentano in diverse età4, un piccolo libretto d’istruzioni in seta è inserito in ogni meccanismo che potete consultare
Le labbra falliscono con una pietra conficcata nella bocca: taceresti
Verserai olio sulla tua fronte, il tuo viso interiore riapparirà quando avrai scelto uno specchio a tema: buchi e linguaggio
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NOTE
4 È Anie Besnard primo amore di Antonin Artaud (e compagna, un tempo, del padre dell’autrice) che collezionava automi nel suo appartamento dell’Ile Saint-Louis e offrì all’autrice una bambola di porcellana somigliante alla bambina di 6 anni che era, nonché un piccolo automa di orso chiamato dall’autrice Ben poi perso alla morte del padre nel 1981.
