Eugenetica socialdemocratica

Abbiamo visto più di una volta la società chiedere ai propri migliori elementi il sacrificio della loro vita. Sarebbe strano non poter chiedere a quelli che già attentano alla forza dello Stato questi sacrifici minori, spesso non percepiti tali dagli interessati, al fine di evitare di essere sommersi dall’incapacità. È meglio per tutto il mondo che, invece di aspettare di giustiziare la progenie degenerata per la sua criminalità, o di farla morire di fame per la sua imbecillità, la società possa impedire a coloro che sono chiaramente non idonei di continuare la propria stirpe. Il principio che legittima la vaccinazione compulsiva è lo stesso che giustifica il taglio delle tube di Falloppio. Tre generazioni di imbecilli sono già abbastanza. 

Roberto De Caro su Carmilla in due parti, qui  e qui, ha pubblicato un lungo saggio che reputo sia importante leggere. Fatelo. Lo segnalo qui su NI tenendo aperti i commenti, sperando sia da stimolo a  una discussione attenta sui moltissimi temi che De Caro mette in atto nel suo saggio documentato e, giustamente, indignato.

17 Commenti

  1. Il saggio di De Caro è stato scritto per il numero 24 della rivista Hortus Musicus e poi ripreso su Carmilla. Sennò sembra che tutto venga dalla rete, mentre ci sono riviste che fanno per passione un lavoro preziosissimo.

  2. Andrea: è scritto nel primo paragrafo del pezzo su Carmilla. Basta leggere.
    E, dettomi da Evangelisti in una email, è anche l’inizio della collaborazione alla redazione di Carmilla di De Caro.

  3. Secondo me scrivere anche qui che il testo viene dalla rivista Hortus Musicus è un’inezia che farebbe comunque piacere a De Caro. Vedi tu.

  4. biondillo, scusi, la conosco da tempo, sono venuto ad almeno 6 presentazioni sue, compresa quella favolosa a mantova fatta al libro di bertoncelli: non pensa, lei che è persona di comprovata saggezza, che questo a.b. sia un gigantesco rompicoglioni? e che de caro non meriti uno sponsor-emmerdeur come questo?

  5. ***fondamentali leggi eugenetiche per la politica demografica: la legge sull’aborto del 1938***

    già uccidevano i bambini nel ’38?

  6. Gentile Morris,
    De Caro merita attenzione da parte di tutti. E’ intellettuale di grande valore. Le chiedo anche di moderare il linguaggio. Concentriamoci sul testo, il paratesto è poca cosa, in fondo.

  7. ha ragione, caro biondillo, ha ragione. la classe non è acqua. mi scusi – e lei voglia scusare, se vorrà, gli indiani e i lettori tutti, compreso a.b. e temperanza – della mia – appunto – intemperanza.
    un caro saluto a lei, agli indiani e ai lettori di nazione indiana tutti.

  8. E chi lo stabilisce quali sono gli elementi migliori? e quelli da eliminare? e cchi è il giudice dell’imbecillità altrui? Adolf Hitler se l’era sentita; se tu te le senti…
    Daniele

    P.S. ma questo non era un sito “di sinistra”

  9. !!!??? Ap-punto (.)
    personalmente non ritengo necessaria, tanto meno in topic, la correlazione tra aborto e eugenetica.

  10. daniele con la maiuscola non sono io!
    come direbbe bsicardi(quello vero)mi dissocio…
    da oggi mi firmo danielegreco(che poi è il mio nome e il mio cognome)
    saluti a tutti gli indiani

  11. Cûk-Utiz riprende a commentare, scavalcando il tema e scoppiando forse OT. Ma ci tiene, il povero Cûk, e ci tiene a farlo a sirene spiegate, dicendo che il De Caro è una polveriera di proposte analitiche mui interessanti, purtroppo ora sbriciolate a pochi lampi, visto che con rammarico Cûk, che vi era abbonato da sempre, non riceve più Hortus Musicus (De Caro ne era il direttore), unica rivista in Italy di rigorosa e non integrata e non effimera “critica culturale”, chiusa perché ha preso ad abitare lontano dai circoli simil-sinistri-di-sinistra e dal danaro puzzone. In quei fascicoli, il De Caro ha profuso lampi di ricerca storica (memorabili quello sulla crisi Argentina e quello sul coinvolgimento dell’intellighenzia italica con le leggi razziali fasciste) e di giusto atteggiamento – urlato, sudato, frammentato – di infinità contrarietà ai tempi in corso, ben al di là della patriotica e restaurativa loquela de’ servi d’intelletto, sempre pronta (e prona), questa parlata affaristica e professorale, ad esaltare un savi(an)o-giovane-di-successo, ormai vero divo letterario, e in fondo capace di solo gran brusio, e allo stesso tempo capace di fare alloggiare nei sottoscala fior fiore di preziosi intellettuali, ribelli non per posa, ma per necessità. Il saggio sull’eugenetica socialdemocratica non nasce dal nulla, ma da una precisa e meticolosa volontà di stare nell’essenza, e proprio in un periodo dove domina il resoconto. Un applauso a Biondillo che ha colto l’importanza di questa esperienza personale e critica. Cûk spera che il gesto venga ripetuto.

    Cûk-Utiz

  12. Evidentamente molto dev’essere ancora analizzato delle relazioni tra razza e democrazia, e più in generale del rapporto che intercorre tra la dimensione etnica e quella politica.
    Un plauso a De Caro per il lavoro, grazie a Biondillo per la preziosa segnalazione.

  13. Avevo sentito parlare della cosa, ma è la prima volta che ne leggo un po’ in dettaglio. Complimenti a De Caro e grazie a Gianni.

    Un’osservazione un po’ laterale: mi ha assai colpito, trovo molto significativa la frase di D’Alema citata nell’articolo, perfetta espressione di un perniciosissimo “razzismo di sinistra” di cui sarebbe bello riuscire a liberarsi una volta per tutte.

  14. Degna di riflessione imho, e con un occhio all’attualità, anche la direzione che de caro ha impresso al pezzo a partire dal titolo su carmilla *la società in mano ai medici* : ad es. definizione/costruzione/normalizzazione/monetizzazione della devianza, trasformazioni del biopotere, medicalizzazione (vedi ad esempio “lessico di biopolitica”, manifesto libri 2006,
    la voce medicalizzazione è riprodotta qui
    jcom.sissa.it/archive/05/01/C050102/jcom0501(2006)C02_it.pdf )

  15. Le leggi eugenetiche svedesi per la politica demografica non sono tre, ma quattro: oltre a quella sull’aborto ecc., da decenni ne abbiamo una sull’eutanasia. E poi il Nobel è una mafia: oltre a Myrdal per l’economia, l’hanno dato a Fo per…?!

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GIANNI BIONDILLO (Milano, 1966), camminatore, scrittore e architetto pubblica per Guanda dal 2004. Come autore e saggista s’è occupato di narrativa di genere, psicogeografia, architettura, viaggi, eros, fiabe. Ha vinto il Premio Scerbanenco (2011), il Premio Bergamo (2018) e il Premio Bagutta (2024). Scrive per il cinema, il teatro e la televisione. È tradotto in varie lingue europee.
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