FASCISMI MAINSTREAM Fano 14/04/2018


La ⇨ Libreria Indipendente “Colonna 130” e lo ⇨ Spazio Autogestito Grizzly Fano organizzano
SABATO 14 APRILE, ore 17 Dibattito FASCISMI MAINSTREAM: Sdoganamento e legittimazione a reti unificate
presso ⇨ Spazio Autogestito Grizzly Fano, via della Colonna 130, Fano.
Ne discutiamo con:
Annalisa Camilli, giornalista di Internazionale
Valerio Renzi, giornalista di Fanpage.it
Massimo Veneziani, giornalista Rai.
Achtung Banditen, Progetto antifascista romano.

Fascismi Mainstream, al plurale. Il problema nel nostro paese non sono solamente gli spazi concessi, su tutte le televisioni, i talk show o simili, a gruppi o partiti dichiaratamente fascisti e razzisti. Se mai questo è il risultato lampante, sotto gli occhi di tutti, di un processo che, da molti anni ormai, ha portato lo sdoganamento, la normalizzazione e la legittimazione di un discorso pubblico e di una cultura politica esplicitamente fascista e razzista. Per essere chiari, però, mai fino ad oggi le televisioni mainstream avevano concesso tanto spazio e tempo a questi micro partiti, contribuendo in modo determinante a costruire la percezione di partiti forti, strutturati e con un enorme radicamento sociale. Tutto ciò è stato sonoramente smentito dai fatti, ma la gravità del problema rimane in tutta la sua profondità. E allora la domanda sorge tanto spontanea quanto lecita: qual’è l’interesse nel dare spazio e visibilità sempre maggiori a questi gruppi? Questa è una delle domande a cui proveremo a rispondere insieme.
Concretamente cosa significa tutto ciò? Significa, prima di tutto, che alcune tematiche che sono state all’ordine del giorno nell’ultima campagna elettorale, che vengono fatte passare come problematiche sociali, trovano spazio all’interno di tutti i dibattiti pubblici. Questo fatto è particolarmente visibile quando si parla di migranti e migrazioni. Parole come invasione, sostituzione etnica, aiutiamoli a casa loro, portano le malattie, taxi del mare e l’elenco potrebbe continuare a lungo, sono diventate senso e linguaggio comune. Appartengono, ormai indiscriminatamente, ad un ordine del discorso tollerato, percepito come scontato e quindi vero e assodato.
La natura del problema che in questo dibattito vogliamo indagare è duplice, in quanto si presenta come relativamente semplice ma allo stesso tempo maledettamente complessa. La semplificazione estrema appartiene al nostro nemico in tutte le forme in cui si presenta. Dai media alla politica istituzionale semplificare, banalizzare, appiattire, sono le coordinate entro cui si muove il discorso pubblico e l’azione politica. La complessità e la problematizzazione è il contesto in cui siamo costretti a muoverci, non per scelta, ma perché la realtà ce lo impone in modo netto, senza scorciatoie possibili.
Tutto questo ci parla di una cosa molto chiara. L’egemonica politica e culturale nel nostro paese, ma il discorso vale per l’Europa, ma non solo, è in mano a chi semplifica, a chi fa della società una realtà unica, liscia e omogenea. Lo sdoganamento e la relativa normalizzazione e legittimazione di una cultura politica razzista e fascista, della guerra tra poveri, della paura e dell’attacco sempre più profondo alle libertà e ai diritti sta lì a dimostrarcelo, tanto quanto l’irresponsabilità con cui vengono trattate le contraddizioni e le problematiche sociali. Noi pensiamo, o meglio siamo assolutamente convinti, che la cultura, intesa come un dispositivo sociale, linguistico, antropologico, ha ricadute materiali e tangibili molto forti. Ora proprio per questo crediamo che di questo dispositivo dobbiamo riappropriarci per ribaltare completamente di senso e di segno un discorso pubblico, un senso ed un linguaggio comune che attraversa la società. Questo dibattito s’inserisce in questo quadro ed in questa volontà, consapevoli che la cultura non è un qualcosa di aleatorio e di effimero, ma qualcosa che si costruisce, passo dopo passo, dentro i percorsi di lotta e di conflitto di cui il nostro paese ha un enorme bisogno, ma anche all’interno della ricostruzione di un immaginario forte in cui l’opposizione ai fascismi come la conquista dei diritti e delle libertà ritornino ad essere al centro.

articoli correlati

La morte e il lambrusco

Perché insegnare Storia è una caccia nel fango
di Francesco Bertani
La strada è come quando c’è la neve: deve fare attenzione a dove lascia la prima impronta. Così sta fermo e attento. Ha una scarpa slacciata e da dietro le lenti spesse mi osserva con un timore coltivato dalla quinta elementare.

L’Europa davanti alla sua frattura

di Martina Mattia
Nell’Europa che implode nel culto del tempo misurabile, esiste un luogo in cui l’orologio si arresta: il Sud Italia, e in particolare la Basilicata, la più remota, la più spopolata, la più dimenticata delle regioni meridionali. Qui l’atemporalità raggiunge la sua forma estrema.

La natura ama il vuoto

di Giuliano Tosi
Un lampo. Il riflesso acuminato del sole. I due emisferi di bronzo scintillano, rotondi e lucenti, nel pomeriggio primaverile. Sono uniti a comporre una sfera metallica di circa sessanta centimetri di diametro e si comprende al primo sguardo che sono stati costruiti per combaciare in modo perfetto.

Dietro il vaso

di Giuliano Tosi
Non si può guardare un quadro senza immaginarlo in frantumi. Nella densa nebbia milanese dei suoi novant’anni, a Francesco Hayez erano rimasti solo due ricordi chiari e distinti della sua infanzia veneziana.

Come fu che l’oro dei filosofi rubò a mastro Albini la vita eterna

di Greta Bienati
Mastro Giacomo Albini, medico di prìncipi ed estrattore di quintessenza, nacque in Moncalieri, cinquant’anni prima della Grande Peste, in cui scomparve senza lasciare traccia. Della sua vita, le pergamene raccontano le guarigioni e i viaggi...

Il dubbio del talmid

di Martina Mattia
Eliezer ben Mordechai, nonostante il freddo pungente tipico delle notti invernali di Amsterdam, continuava ad asciugarsi il sudore dalla fronte. Tale era il tormento che si portava nel cuore. Proprio lui, nipote del celebre Rav Eliyahu Meir Grodensky...
orsola puecher
orsola puecherhttps://www.nazioneindiana.com/author/orsola-puecher/
,\\' Nasce [ in un giorno di rose e bandiere ] Scrive. [ con molta calma ] Nulla ha maggior fascino dei documenti antichi sepolti per centinaia d’anni negli archivi. Nella corrispondenza epistolare, negli scritti vergati tanto tempo addietro, forse, sono le sole voci che da evi lontani possono tornare a farsi vive, a parlare, più di ogni altra cosa, più di ogni racconto. Perché ciò ch’era in loro, la sostanza segreta e cristallina dell’umano è anche e ancora profondamente sepolta in noi nell’oggi. E nulla più della verità agogna alla finzione dell’immaginazione, all’intuizione, che ne estragga frammenti di visioni. Il pensiero cammina a ritroso lungo le parole scritte nel momento in cui i fatti avvenivano, accendendosi di supposizioni, di scene probabilmente accadute. Le immagini traboccano di suggestioni sempre diverse, di particolari inquieti che accendono percorsi non lineari, come se nel passato ci fossero scordati sprazzi di futuro anteriore ancora da decodificare, ansiosi di essere narrati. Cosa avrà provato… che cosa avrà detto… avrà sofferto… pensato. Si affollano fatti ancora in cerca di un palcoscenico, di dialoghi, luoghi e personaggi che tornano in rilievo dalla carta muta, miracolosamente, per piccoli indizi e molliche di Pollicino nel bosco.
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: