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33 giri stereo lp

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33-giri1.jpg

di Vincenzo Bagnoli

da
Orfeo all’inferno 1999 (i tempi morti)

I mov.: metamorfosi di dante

betametasone disodio fosfato
zero e seicentocinquantotto
due-mercaptoetansulfonato
terfenadina e ketoconazolo
alterazioni elettrocardiografiche
(e chiedimi se odio le promesse)

I narrificatori

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sbobinato da Tiziano Scarpa

Skng.jpgIO: Senti, l’altra volta avevi detto una cosa che mi è rimasta in testa.

IL MIO AMICO FILOSOFO: Almeno una… È già molto.

IO: A un certo punto hai tirato fuori i narrificatori.

una sola moltitudine

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il blog di Marco Giovenale

Nel weblog slow-forward.splinder.it ogni settimana o più volte a settimana compaiono -fanìe, costruzioni e spostamenti i più diversi.

Scritti sulla poesia italiana e straniera contemporanea, pagine di poetica, o di estetica & politica, notizie di mostre e presentazioni, notille sulla fotografia come ‘arte del sottrarre’, recensioni (p.es. a Simic, Buffoni, Magrelli, Frene), link et alia.

In questo momento è presente un intervento dedicato a una generazione di autori indicativamente nati nella seconda metà degli anni ’60 (o poco dopo).

(immagine di Francesca Vitale)

Gli Stati del romanzo

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di Giulio Mozzi

bandam.jpgDal diario di Giulio Mozzi, riprendo questo intervento, che per la verità lui aveva intitolato “Politica: un pezzo di un pezzo” (T.S.)
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In questi giorni sto partecipando a una discussione, per una rivista, sullo “stato del romanzo italiano”. Pubblico qui un pezzo del mio pezzo (che è ancora in elaborazione).

Quanto allo “stato del romanzo italiano”, ho ben poco da dire. Vedo molti, davvero molti buoni romanzi, discreti romanzi. Vedo assai pochi romanzi davvero impressionanti – ma questo mi sembra normale. Se ogni mille romanzi discreti ce n’è uno di veramente impressionante, credo che ci sia da essere contenti.

Sette poesie

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di Antonio Trucillo

cno.gifRingrazio Diego De Silva che mi ha inviato queste poesie. (T. S.)
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Mi chiama.
Mi parla della finale
delle canoe di oggi pomeriggio
ed io, perché è domenica,
gli dico una bugia, che vado a mangiare
a casa di un amico,
ché sennò diventa così triste
a sapermi a mangiare
tutto solo.

The Passion of the Christ, pro Mel

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di Jacopo Guerriero

com0308r.jpgHo scritto questi appunti prima e dopo aver visto l’ultimo film di Mel Gibson. Magari possono contribuire al dibattito che si è aperto, ho l’impressione di una prevenzione ingiustificata.

«Vidi la Vergine lavare il capo e il volto insanguinato del Signore,
Tolse il sangue che gli riempiva gli occhi, le narici e le orecchie.
Allo stesso modo gli pulì la bocca semiaperta, la lingua, i denti e le labbra.
Poi divise i capelli: quando li ebbe sgrovigliati davanti li fece passare dietro le orecchie.
L’Addolorata lavò e ripulì, a una a una, le numerose e orribili piaghe. Allora solamente le fu possibile vedere nei minimi particolari gli spaventosi martìri subiti da suo Figlio..»

Coinvolgimenti

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di Elio Paoloni

guernicaparticolare.jpg E’ del mio paese la bambina massacrata di cui tutte le cronache parlano. Di un altro morto recente, sempre di Latiano, si parla solo sui media regionali: era un pregiudicato, aveva partecipato a sparatorie, potrebbe aver avuto addirittura morti sulla coscienza. Non sono rimasto molto colpito né dal primo né dal secondo delitto. E neppure la concomitanza ha avuto particolari ripercussioni. Non so quanto di caratteriale, vuoi genetico vuoi indotto (influenza ambientale del fatalismo meridiano) e quanto di minuziosamente costruito vi sia in questa indifferenza.

Meditazioni joxiane #2

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di Dario Voltolini

welt.gif

Il brano del generale Ralph Peters che ho ripreso dal libro di Joxe esprime credo con chiarezza una visione della situazione mondiale e del tipo di azione per intervenire su di essa da parte dell’unica potenza rimasta sul pianeta. Si tratta di una visione di destra. Di una destra, come dice Joxe, “pessimista”. Ma Joxe cita questo brano all’interno di un discorso che ha come tema la politica clintoniana, con al centro il concetto di “enlargement”, visto come strategia “ottimistica”. Dice Joxe: «Sotto Bill Clinton , il concetto politically correct adottato dall’establishment per esprimere il rinnovamento dell’impero non è il tetro e pessimista clash of civilization di Samuel Huntington ma l’enlargement di Antony Lake che, con ottimismo, affida agli Stati Uniti il compito di estendere e consolidare la “libera comunità delle democrazie di libero mercato” (market democracies)[1]. L’enlargement, pur essendo soprattutto di carattere politico-economico, propone tuttavia alle alleanze militari degli Stati Uniti un contenuto diverso dalla difesa di un territorio statico, come l’area Nato del passato o la cristianità di Samuel Huntington, in quanto si rapporta a un territorio in espansione.» [2]

Nuovo cinema paraculo: C’è del marcio registrato in Danimarca

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di Francesco Longo

gruppo.jpg
Quanti (come me) dopo aver visto Festen hanno creduto che nel cinema contemporaneo qualcosa si fosse finalmente rinnovato? E quanti, rinati coi Lars von Trier si arrendono ancora oggi con facilità, se vedono nel cast di un film in uscita un mazzetto di ø ø ø nei nomi degli attori? Quanti insomma, sulla spinta di un’euforia poco alimentata, hanno pensato di pagare, per vedere il nuovo film del cosiddetto cinema-scandinavo: L’eredità di Per Fly?

Defecatio Post Mortem (problemi di narrazione viscerale)

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di Giorgio Vasta

apparatodigerente.gifIl nostro sistema digerente è una trama. Una vera e propria trama narrativa. Un cosiddetto plot, organizzato classicamente in una struttura in tre atti. Primo-secondo-terzo atto, esposizione-conflitto-scioglimento. O, secondo altre formalizzazioni, nel caso specifico quella di Joseph Campbell e del suo monomito, separazione-iniziazione-ritorno (ma la sostanza è la stessa).

Un plot con la sua normale evoluzione: il primo turning point, poco prima della fine del primo atto (primo turning point utile a innescare il passaggio al secondo atto, il passaggio cioè dalla vita domestica all’avventura, dalla fisiologia alla patologia, Cappuccetto Rosso che decidendo di lasciare la via maestra incontra il lupo, con quel che ne consegue), e il secondo turning point, poco prima della fine del secondo atto (l’accadimento che prelude all’individuazione del sistema per venire a capo del mistero, la formula magica, la pozione, il quinto elemento, conquistato il quale si può evolvere fiduciosi verso il finale, passare dall’avventura alla sua ricomposizione, dalla patologia alla nuova fisiologia, il cacciatore che passa vicino la casa della nonna, sente russare e si avvicina, cosa che lo porterà all’uccisione bianca, esangue, del lupo, e alla liberazione del micronucleo familiare incomprensibilmente non masticato).

Il blogrodeo delle mutande

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Avete ancora 40 minuti per partecipare al blogrodeo di oggi, fino alle 14.00 su blogrodeo.org. Il tema, ohibò, è preso da un racconto del sottoscritto (che onore, che vergogna).

Non esiste racconto impossibile

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Sbobinato da Tiziano Scarpa

Uomoinammollo.jpgIO: Ho visto la nuova pubblicità del Bio Presto.

IL MIO AMICO FILOSOFO: Dove?

IO: Alla tivù.

IL MIO AMICO FILOSOFO: Non ho il televisore. Descrivimela.

IO: Lui e lei al ristorante. Lui si macchia, allora si alza da tavola e si getta nell’acquario del locale, poi versa il detersivo in acqua. Lei si vergogna. Il cameriere è sbalordito: “Impossibile!” lo redarguisce. Lui risponde serafico: “Non esiste sporco impossibile per Bio Presto.” Si smacchia la camicia e torna a sedersi a mangiare, tutto inzuppato.

Alla ricerca della perla nera (#5 – fine)

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di Mariolina Bongiovanni Bertini

galleon.jpg [Termina qui il racconto fatto in casa per i piccoli indiani. Ringrazio Mariolina per avercelo dato. DV.]

4. Il compleanno di Capitan Uncino

Yessèr nuotava ormai da sei o sette ore , dritto verso la linea dell’orizzonte, quando cominciò a preoccuparsi un po’: ormai vedeva davanti a sé la costa aspra e rocciosa della Corsica, ma dell’isolotto della Strega, nemmeno l’ombra. Forse si era spostato troppo verso oriente, visto che era partito da Bergeggi e non da Varigotti; o forse aveva girato a destra in un punto dove Espiègle, invece, il giorno prima l’aveva fatto girare a sinistra. Insomma, non sapeva più bene né dov’era né in che direzione doveva nuotare, e si sentiva anche molto stanco. D’un tratto, davanti a una piccola baia, gli apparve un grande veliero , ancorato a circa duecento metri dalla costa. Era davvero imponente, con i suoi tre alberi altissimi e tante belle sculture di legno dorato che gli ornavano la prua. Sull’albero maestro ondeggiava al vento una bandiera fatta a questo modo:

I demoni e la pasta sfoglia

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di Michele Mari

Moicano.jpg [Esce da Quiritta questo bellissimo libro di Michele Mari, I demoni e la pasta sfoglia, di cui pubblico la prefazione e uno dei capitoli. Ho scelto il brano su James Fenimore Cooper nella ricchissima orgia letteraria di Mari per motivi di indianità. Ringrazio Michele Mari e Quiritta per la loro disponibilità. DV.]

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I demoni e la pasta sfoglia

Céline, Gadda, Gombrowicz, Kafka, Borges, Conrad, Canetti, Manganelli, Perutz, Melville, Landolfi, Maupassant: molti dei nostri scrittori prediletti sono degli ossessi. Ossessione è da assedio, ma il suo nome scientifico, anancasma, è da destino, ananké. Scrittori al servizio della propria nevrosi, pronti ad assecondarla e a celebrarla: scrittori che hanno nell’ossessione non solo il tema principale (e insieme il metodo con cui anche la più semplice esperienza è assottigliata in pasta sfoglia verbale), ma l’ispirazione stessa, sì che nessuna interpretazione mi pare fuorviante come quella che ne riconduce l’opera a un intento salvifico, quasi la scrittura sia solo un surrogato della pratica psicoanalitica. Al contrario, è proprio scrivendo che essi finiscono di consegnarsi inermi agli artigli dei demoni che li signoreggiano, finché, posseduti, essi diventano quegli stessi demoni. Così, nelle loro pagine, quelle visioni, quegli stravolgimenti, quell’eccitazione verbale, quegli avvitamenti retorici, quelle torsioni espressive (insomma quell’altissima maniera) non sono offe stilistiche gettate nelle fauci del mostro, ma lo stile stesso del mostro (uno stile paradossalmente naturale). Questo significa che lo scrittore-ossesso parlerà della propria ossessione anche quando non ne fa un tema esplicito, anche in àmbiti insospettati: il Gadda delle norme radiofoniche, ad esempio.

Blogrodeo in diretta

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Intanto su www.blogrodeo.org, fino alle 14.09, si sta svolgendo un blogrodeo in diretta. Avete un’ora di tempo per reagire alfabeticamente a questa frase: “Da piccolo non mantenevo le promesse”.

BLOGRODEO 1.0

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Perché i blogger sognano parole elettriche?

21 maggio 2004
Spazio Aurora – Rozzano (Milano)
via Cavour 4
ore 21.00-2.00
www.blogrodeo.org

La Scuola Milanese, con il Patrocinio del Contado di Pisa, ti invita al primo BlogRodeo italiano.

Alla ricerca della perla nera (#4)

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di Mariolina Bongiovanni Bertini

kobold2.jpg 3. Il Coboldo di Bergeggi.

Quando Yessèr arrivò in vista della costa di Varigotti, il sole era già sceso dietro la collina , che si stagliava tutta nera contro il cielo luminoso. Di tornare alla Baia dei Delfini, bisogna dire che non ne aveva troppa voglia. Già gli sembrava di sentire nonno Cutberto: ” Eh, ve l’avevo detto io… Ai miei tempi sì che eravamo prudenti… Ai miei tempi…”
– Ho bisogno di qualcuno che, invece di sgridarmi, mi dia una mano a trovare questa famosa perla nera – pensava Yessèr – Insomma, di qualcuno che mi aiuti senza farmi una testa così… Ma certo, la medusa Carlotta! E’ la migliore amica della mamma e sarà contentissima di fare qualcosa per noi. Questa sì che è una buona idea!
Voltando la coda alla Baia dei Delfini, Yessèr si diresse verso l’abitazione di Carlotta. Carlotta viveva nel minuscolo braccio di mare che separa tra loro quei due grandi scogli scuri chiamati “i paggèi” ( in lingua varigottese vorrebbe dire “i pagliai” , perché hanno la forma di quei mucchi di paglia che si vedono a volte in campagna). Era la medusa più discreta e gentile che si possa immaginare: per darvi un’idea del suo carattere, vi dirò soltanto che quando nuotava vicino alla spiaggia, si metteva certi guantini e una cuffietta di alghe, lavorati a maglia, per essere ben sicura di non pungere qualche nuotatore di passaggio. In una rientranza dello scoglio-pagliaio più grande si era arredata quello che chiamava con fierezza il suo salottino o, come si diceva allora, il suo buduàr: cuscinetti ricamati e centrini di pizzo di alghe da tutte le parti , candelabri di marmo verde , tazzine di corallo rosa con il bordo dorato , portaceneri di conchiglie, statuine di cristallo a forma di stella marina , di cavalluccio marino, di pesce spada, di gambero, di cozza gigante. Forse l’insieme era un po’ troppo affollato di cose inutili per essere davvero di buon gusto, un po’ come quei salotti delle nonne pieni di porcellane, bambole , vassoietti e bicchierini , ma lei ci stava benone e quando poteva invitare qualcuno ad ammirare i suoi tesori era la medusa più felice di tutta la costa.

La cruna

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di Antonio Moresco

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Qualche mese fa, dopo la presentazione di un libro sull’Italia, a Firenze, sono stato invitato da Luciana Floris a partecipare a un convegno sul tema dell’autenticità in letteratura. L’idea del convegno, da quanto ho capito, sarebbe nata anche da un articolo apparso sull’inserto culturale del Manifesto dove veniva usato polemicamente il termine “autenticismo”.

Due poesie

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di Marco Mantello

9.jpg

Il territorio

Nel mondo dei primati
che a soli vent’anni
sono tutti arrampicati
sopra gli alberi di una foresta
e a soli vent’anni
si ripetono che questa

è soltanto una crisi nervosa

Infanti della patria # 2

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di Sergio Baratto

AllBlack.jpgServi dei servi, come recitano certi slogan un po’ muffi. Ma è proprio così. Servi delle multinazionali. Servi del peggior governo americano dai tempi di Nixon, impelagati in un’impresa guerresca che nulla ha a che fare con la lotta al terrorismo, ma promette di trasformarsi in una catastrofe di dimensioni storiche.

Quassù nel mondo dello sviluppo sostenibile e delle riviste maschili pare valga ancora la vecchia regola: “di quello che succede intorno che ci frega?”. Intanto però nelle nostre città comincia a bruciarci il culo, saliamo su treni e metropolitana con una mano sul giornale (gratuito) e una sui coglioni. Lo sguardo corre alle pagine dello sport. Alla tele: la Fattoria, il Grande Fratello: “hai visto quella troia di …?”. I più furbi dicono: “io guardo Mai dire grande fratello”.

I ragazzi della Tecnocasa

6

di Christian Raimo

tecnocasa.jpg Quei ragazzi che lavorano alla Tecnocasa
e che chiudono alle nove, anche nove e dieci,
che serrano la porta di un colore bianco
definito, uguale a tutte le altre porte
degli uffici in tutto il Centritalia,